Tredici Febbraio del quarantacinque
pantaloni consumati fino al basso ventre,
il freddo nella gola sembra già svanito
ma il coraggio non si scioglie come il mio il gelato.
Davanti al mio negozio non c’è più nessuno,
solo macerie e calcinacci, niente po’ po’ di meno
ma nel cuore ho una ricetta che non posso dire:
proteggere bambini, salvare vite umane.
Cade una pioggia benedetta,
lava i petali di rose e i tetti delle case.
Vaniglia, crema e cioccolato ci faranno ricordare.
Un vecchio treno che non ritorna,
l’ultimo abbraccio di un padre alla figlia
qui a Budapest.
Il saluto di un bimbo che non ha capito
le parole gridate da un vetro appannato
a Budapest.
Sono più dei potenti le mani alzate innocenti.
Nel mio magazzino di cannella e crema
ho celato molte ombre a lume di candela,
pleonastici riflessi di un sorriso terso,
le memorie e i sentimenti chiusi in un abbraccio.
Mani congelate più di questo muro
a terra quattro stracci e polvere da sparo
qui non c’è razza o religione, solamente parte lesa.
Se Dio fosse presente chiederebbe scusa
Pioggia che scroscia dai lampioni
e poi ticchetta contro i vetri
alle finestre delle case.
Vaniglia crema e cioccolato ci faranno ricordare.
Un vecchio treno che non ritorna,
l’ultimo abbraccio di un padre alla figlia
qui a Budapest.
Lo sguardo di un bimbo che non ha capito
parole gridate da un vetro appannato
a Budapest.
Sono ancora presenti certe emozioni distanti.
Quando piove se hai fortuna puoi vedere l’arcobaleno,
che tu sia vecchio paesano oppure un giovane straniero,
non so come sia successo e ancora adesso mi domando
come possa l’ingiustizia arrivare fino a tanto,
l’ho imparato a scuola che davanti agli ideali
non c’è alcuna differenza perché siamo tutti uguali
e non mi importa se il pensiero non sarà contraccambiato,
io volevo solamente regalare un buon gelato.
Il gusto più buono lo sai qual è
è la speranza che porto con me
tutte le cose si scordano in fretta
e la memoria è la cosa giusta,
in ogni lettera mai ricevuta
c'è una storia dimenticata
a Budapest,
non si scioglierà mai, quel gelato se vuoi.
“Questa era la storia di Francesco Tirelli,
una storia vera, di un italiano migrante in Ungheria che ha salvato nel magazzino della sua gelateria molte persone,
che riuscirono a sfuggire al rastrellamento e alle deportazioni nel Maggio del 1944”
pantaloni consumati fino al basso ventre,
il freddo nella gola sembra già svanito
ma il coraggio non si scioglie come il mio il gelato.
Davanti al mio negozio non c’è più nessuno,
solo macerie e calcinacci, niente po’ po’ di meno
ma nel cuore ho una ricetta che non posso dire:
proteggere bambini, salvare vite umane.
Cade una pioggia benedetta,
lava i petali di rose e i tetti delle case.
Vaniglia, crema e cioccolato ci faranno ricordare.
Un vecchio treno che non ritorna,
l’ultimo abbraccio di un padre alla figlia
qui a Budapest.
Il saluto di un bimbo che non ha capito
le parole gridate da un vetro appannato
a Budapest.
Sono più dei potenti le mani alzate innocenti.
Nel mio magazzino di cannella e crema
ho celato molte ombre a lume di candela,
pleonastici riflessi di un sorriso terso,
le memorie e i sentimenti chiusi in un abbraccio.
Mani congelate più di questo muro
a terra quattro stracci e polvere da sparo
qui non c’è razza o religione, solamente parte lesa.
Se Dio fosse presente chiederebbe scusa
Pioggia che scroscia dai lampioni
e poi ticchetta contro i vetri
alle finestre delle case.
Vaniglia crema e cioccolato ci faranno ricordare.
Un vecchio treno che non ritorna,
l’ultimo abbraccio di un padre alla figlia
qui a Budapest.
Lo sguardo di un bimbo che non ha capito
parole gridate da un vetro appannato
a Budapest.
Sono ancora presenti certe emozioni distanti.
Quando piove se hai fortuna puoi vedere l’arcobaleno,
che tu sia vecchio paesano oppure un giovane straniero,
non so come sia successo e ancora adesso mi domando
come possa l’ingiustizia arrivare fino a tanto,
l’ho imparato a scuola che davanti agli ideali
non c’è alcuna differenza perché siamo tutti uguali
e non mi importa se il pensiero non sarà contraccambiato,
io volevo solamente regalare un buon gelato.
Il gusto più buono lo sai qual è
è la speranza che porto con me
tutte le cose si scordano in fretta
e la memoria è la cosa giusta,
in ogni lettera mai ricevuta
c'è una storia dimenticata
a Budapest,
non si scioglierà mai, quel gelato se vuoi.
“Questa era la storia di Francesco Tirelli,
una storia vera, di un italiano migrante in Ungheria che ha salvato nel magazzino della sua gelateria molte persone,
che riuscirono a sfuggire al rastrellamento e alle deportazioni nel Maggio del 1944”
Contributed by Dq82 - 2021/8/21 - 20:12
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2021
Storie vere tra alberi e gatti
Un’altra storia del disco realmente accaduta, raccontata tramite questa toccante canzone dall’arrangiamento sobrio e sospeso, con cambi di scena dettati da violoncelli, viole, violini, glockenspiel e fisarmonica. Francesco Tirelli era un gelataio italiano, originario di Campagnola Emilia, che abbandonò l’Italia negli anni della guerra per trasferirsi a Budapest. Una storia rimasta sconosciuta sino al 2014 quando un testimone ha portato alla luce la sua straordinaria opera di salvataggio e protezione ai perseguitati. Tirelli riuscì a nascondere e a salvare nello scantinato della sua gelateria intere famiglie ebree, che riuscirono così a evitare le deportazioni naziste verso i campi di concentramento. Oggi Francesco Tirelli è racchiuso dentro questa canzone, ma anche dentro un rinomato libro per bambini nonché onorato da Yad Vashem nel “Giardino dei Giusti a Gerusalemme”.
rainews.it