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Neprispôsobiví

P.A.T.
Langue: slovaque


P.A.T.

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2017
ft. Rytmus
P.A.T – 3.U.M.F. (2017, CD)

Il 19 giugno, in un sobborgo della città di Teplice nella Boemia settentrionale, è morto un uomo di 46 anni. Si chiamava Stanislav Tomáš e apparteneva all'etnia Rom. Secondo le fonti ufficiali, l'uomo si comportava in modo aggressivo e qualcuno ha chiamato la polizia. Tre poliziotti l'hanno immobilizzato e uno di loro ha utilizzato la mossa del ginocchio sul suo collo per più di 5 minuti, dopodiché hanno trasportato un corpo già immobile dentro un'ambulanza e l'hanno portato via. Ora Stanislav Tomáš non è più tra i vivi.
Ehm, dov'è che l'abbiamo già visto questo scenario...?

Stanislav-Tomas


La polizia ha immediatamente dichiarato che il decesso era dovuto all'effetto della droga. La rapidità del comunicato ha aumentato i sospetti di chi vuole leggere l'accaduto nel modo in cui viene spontaneo farlo. Come minimo, il caso solleva molti dubbi. Alcuni testimoni del quartiere hanno riferito al server A2larm.cz che la polizia gli aveva chiesto di firmare un'impegnativa a non divulgare alcuna informazione, aggiungendo solo a voce che rischiavano fino a 3 anni di carcere se parlavano. Qualcuno dei presenti era convinto che l'uomo fosse deceduto già in strada, non nell'ambulanza o all'ospedale. In un successivo comunicato della polizia sui social si legge: “Ma quale George Floyd ceco? Era un recidivo.” Un'argomentazione non proprio felice, fa notare qualcuno, dato che anche George Floyd era un recidivo. I conoscenti di Stanislav Tomáš sostengono che aveva sì in precedenza problemi con le sostanze stupefacenti, ora però era pulito. Comunque sia, non è questo il punto. Il fatto sta che prima dell'arrivo della polizia c'era una persona con vita, ora non c'è più, e di mezzo ci sono stati 5 minuti di ginocchio sul collo di un uomo con problemi di cuore, in una giornata di 30°C.

I massimi rappresentanti politici hanno subito fatto a gara per esprimere sostegno e fiducia alla polizia. Il presidente del consiglio Andrej Babiš e il ministro dell'interno Jan Hamáček hanno entrambi approvato l'azione repressiva, più tardi ha aggiunto la sua voce anche il presidente della repubblica Miloš Zeman. Fortuna nella disgrazia, il caso ha comunque sollevato un po' di eco, nonostante i palesi tentativi di insabbiamento. Ci sono state delle manifestazioni, una sul luogo dell'accaduto qualche giorno dopo, un'altra ieri l'altro a Praga, organizzata da Anarchistická federace e alcuni collettivi, intitolata Roma Lives Matter – Na romských životech záleží . Ora perfino le istituzioni europee chiedono di indagare a fondo. Non sarà facile. La polizia ha dalla sua parte, oltre al supporto delle massime cariche istituzionali del paese, un altro potente alleato: i sentimenti razzisti verso l'etnia Rom di cui la società ceca è letteralmente permeata. Un razzismo a volte professato apertamente e applaudito da altri, a volte più subdolo e nascosto, il solito “io non sono razzista, ma...”

Mi è subito venuta in mente una notizia che avevo letto qualche mese fa, all'inizio dell'anno scolastico, lo scorso settembre. L'articolo intitolato “A Most i genitori si lamentano della divisione delle classi a seconda del colore della pelle” si può ancora leggere qui V Mostě si rodiče stěžují na rozdělení prvních tříd podle barvy pleti . Parla di una madre che ha portato la sua bambina in prima elementare e si è accorta che sua figlia era l'unica ad avere la pelle chiara nella classe a cui è stata assegnata. Come mai questa “svista”? La madre è una “ceca bianca” ma il padre della bambina è un rom, e quindi la figlia presumibilmente porta il cognome del padre, che non sempre ma in molti casi riconduce all'appartenenza etnica rom. Il caso ha voluto che la sorella della madre in questione ha un figlio della stessa età e quindi i due cuginetti dovevano iniziare le elementari insieme: in due classi diverse però. E quando la sorella mostra all'altra le foto dell'inaugurazione della classe A, quella “bianca”, l'altra rimane interdetta: non sa come spiegare alla figlia come mai a lei non è stato permesso di accompagnarla in classe e farle delle foto, e come mai gli altri bambini hanno in classe una specie di pupazzo per giocarci. E come mai sono tutti bianchi, invece i suoi compagni hanno tutti la pelle più scura.
Conversando con gli altri genitori davanti all'istituto, la madre (che è appena tornata da alcuni anni all'estero) prova a puntare su questo problema, ma gli altri genitori le rispondono che queste divisioni sono nella norma e che funziona così. Chiede loro se hanno mai provato a cambiare la situazione, scrivere una petizione ad esempio, ma per risposta solo alzano le spalle: no, non hanno mai provato a cambiarlo, e forse non hanno proprio voluto cambiarlo. Su romea.cz poi scopriamo che la scuola di Most non è l'unica scuola sul territorio ceco dove è successo qualcosa di simile, qualche anno fa erano già finite sotto denuncia le scuole di Krásná Lípa, Duchcov o Kladno. Ora, possiamo legittimamente criticare le istituzioni per questo approccio, ma il problema è più profondo, più sottile e radicato: i presidi di queste scuole agiscono con ampio consenso, anzi, talvolta su esplicite richieste dei genitori e dell'opinione pubblica.

Ieri ho aperto un articolo con la notizia che la famiglia dell'uomo morto a Teplice (città che tra l'altro si trova vicino a Most, una zona dove la popolazione di etnia Rom è numerosa) ha fatto denuncia alla polizia per l'accaduto, grazie all'aiuto di qualche associazione. Leggendo la discussione sotto, mi si è parata davanti una tale concentrazione di odio che era troppa pure per una discussione online, ed è tutto dire. Nelle altre discussioni dello stesso giornale sembra sempre una battaglia tra due fazioni, difatti negli ultimi anni i media cechi ripetono come un mantra la frase che “la società è spaccata in due” (che poi secondo me è una di quelle frasi tipo “non ci sono più le mezze stagioni” ma lasciamo stare). Ecco, qui invece erano tutti d'accordo, e non so se era esattamente un bene... Mi piacerebbe chiedere a tutti coloro che usano la retorica del “non si integrano, non si adattano”, che cosa, secondo loro, dovrebbe fare una persona per “integrarsi”, se già dalla prima elementare gli viene inculcato di essere diverso, non gradito. Non mi aspetto risposte...

Concludo con la traduzione di una canzone del rapper slovacco P.A.T. (in collaborazione con Rytmus): ebbene sì, l'ho presa in prestito dalla “lingua sorella”, anche perché a conferma di tutto quel che ho scritto sopra, è molto difficile trovare chi parli di questo argomento attraverso la musica. È un tema talmente controverso che la maggior parte degli artisti si guarda bene dall'affrontarlo. Con questo non dico che non esistono proprio canzoni con questa tematica, ma in quel poco che ho trovato in rete mi sembra quella più adatta al contesto (un po' forte, ma ci sta...)
P.A.T. - Neprispôsobiví
Hej! Ty rasista! Tvoj obraz o mne ti namaľoval tvoj štát a tvoje médiá. Teraz ti ukážem pravdu, poď so mnou...

...Nazývate nás pijavicami a parazitmi v osade,
pri tom tí, čo vám cucajú krv, sú biely, a sedia vo vláde.
Hodili ste nás do jedného vreca, sme pekne na hromade.
Lebo médiá nikdy neukážu cigána, čo žije normálne.
Náš krik a hnev a plač, robí vám dobre a to sa mi neľúbi.
A plačete, keď sa nám darí a lietame voľne jak holuby.
Kradnúť a klamať vás to náš váš prijebaný systém donútil.
Hovoríš česť výnimkám, ale ty si tie výnimky zneužil.
Chcete mi povedať, že ste vy svätí, jak vaši farári, čo jebali deti.
Je mi na piču z tých jebnutých rečí, že za všetko môže človek tmavej pleti.
Vy klamete, kradnete, tak, ako my, ale keď sa má súdiť, tak všetci sú slepí.
Obviniť negramotného cigána za vraždu, za krádež a za cudzie hriechy.
Jebal som vám váš plytký zákon, o tom, kto má právo na to, žiť či zomrieť.
Vaše stádo ovec chce nás dať do kolen, zapáliť ten plyn a vidieť zhorieť.
Z nenávisti rodí sa len ďalšia, prepáč, že som ten, na koho nechceš pozrieť.
Sme chorý národ, vy ste chorý národ, chyby tu aj tam, no nikto nechce dospieť.

Stále sme to iba my, stále sme to iba my.
Tí neprispôsobiví, tí neprispôsobiví.
Vytvorili ste nás vy, vytvorili ste nás vy.
Áno, váš obraz sme my, áno, sme obrazom hry. Jeee.
Stále sme to iba my, stále sme to iba my.
Tí neprispôsobiví, tí neprispôsobiví.
Vytvorili ste nás vy, vytvorili ste nás vy.
Áno, váš obraz sme my, áno, sme obrazom hry. Jeee.

Stojím tu za moju rasu, tak hrdo, no dobre viem, že nejsme bez viny.
To, čo si o mne myslíš, ti v hlave vytvorili televízne noviny.
Za každým nás ukazujete v tom najhoršom svetle, a to ste celí vy.
Hovno je to isté, hovno tak isto aj u vás, jak tu, medzi čiernymi.
Keby ste dostali moc, tak by ste s nami zaobchádzali jak so zverou.
To, žeby trpeli naše deti, by pre vás bolo skurvenou odmenou.
To ti nikdy nedovolím!!!
Tieto riadky som si schovával pre vás pod posteľou.
Rasizmus je stále tu, a nezmizol, no šíri sa potichu, ozvenou.
Toto je váš vyjebaný obraz. Češi a Slováci, tí sú nenávisťou opití.
No a toto je môj odkaz:„Všetkých vašich vyjebaných vodcov si najebte do riti!“
Lebo toto není vojna, a keď to neukončíte vy, tak povedz mi, že kto iný?
Vaša vykopaná hrobka čaká na vaše telá, vy nuly, čo trepete, že ste bez chyby.
Prestaň si ma doberať ty vyjebaný sukynsyn za moju farbu.
Ako sa opovažuješ robiť rozhodnutia, ty žebrák, za krajinu?!!
Čo si to dovoluješ usporiadavať rasové pochody po meste?!!
Narodil som sa tu, tak, ako ty, či som vinný, mi povedzte.

Stále sme to iba my, stále sme to iba my.
Tí neprispôsobiví, tí neprispôsobiví.
Vytvorili ste nás vy, vytvorili ste nás vy.
Áno, váš obraz sme my, áno, sme obrazom hry. Jeee.
Stále sme to iba my, stále sme to iba my.
Tí neprispôsobiví, tí neprispôsobiví.
Vytvorili ste nás vy, vytvorili ste nás vy.
Áno, váš obraz sme my, áno, sme obrazom hry. Jeee.

Myyy...neprispôsobiví...

envoyé par Stanislava - 2/7/2021 - 21:44



Langue: italien

Versione italiana di Stanislava
GLI INADATTABILI [1]

Ehi, dico a te, razzista! L'immagine che hai di me te l'ha dipinto il tuo stato e i tuoi media. Adesso ti mostrerò la verità, vieni con me...

…Ci chiamate sanguisughe e parassiti dei borghi,
mentre quelli che succhiano il vostro sangue sono bianchi, e siedono nel governo.
Ci avete messi in un unico sacco, siamo in un bel mucchio,
perché i media non fanno mai vedere uno tzigano che vive in un modo normale.
Quando noi gridiamo, ci arrabbiamo e piangiamo, voi gioite, e questo a me non va.
Piangete quando noi stiamo bene e voliamo liberi come colombe.
Il vostro sistema del cazzo ci ha costretto a rubare e ingannarvi.
Tu dici, onore alle eccezioni, ma tu stesso hai approfittato di quell'eccezione,
mi vuoi dire che voi siete santi, come i vostri preti che abusano dei bambini.
Mi fanno orrore i tuoi discorsi di merda che tutto è colpa delle persone di pelle scura.
Voi ingannate e rubate proprio come noi ma quando si deve giudicare, tutti sono ciechi.
Accusate uno tzigano analfabeta di omicidio, furto e colpe altrui.
Me ne frego della vostra legge superficiale che stabilisce chi ha diritto di vivere e di morire.
Il vostro branco di pecore ci vuole in ginocchio, accendere il gas e vederci bruciare.
Dall'odio solo nasce altro odio. Scusa se sono io quello che non vuoi vedere.
Siamo un popolo malato, voi siete un popolo malato, sbagli sia di qua che di là, e nessuno vuole maturare.

Siamo sempre solo noi, siamo sempre solo noi,
quegli inadattabili, quegli inadattabili.
Ci avete creato voi, ci avete creato voi.
Sì, la vostra immagine siamo noi, sì, siamo l'immagine del gioco, eheh.
Siamo sempre solo noi, siamo sempre solo noi,
quegli inadattabili, quegli inadattabili.
Ci avete creato voi, ci avete creato voi.
Sì, la vostra immagine siamo noi, sì, siamo l'immagine del gioco, eheh.

Sto qui per la mia razza, orgoglioso pur sapendo di non essere senza colpe.
Quello che tu pensi di me, ha creato nella tua testa il telegiornale.
A tutti ci mostrate nella peggiore luce, quello vi riesce.
Merda rimane sempre merda, allo stesso modo sia per voi che per noi scuri.
Se vi dessero il potere, ci trattereste come animali selvaggi
e la sofferenza dei nostri figli sarebbe per voi un premio.
Quello non te lo permetterò mai!
Conservavo queste righe per te sotto il letto.
Il razzismo c'è sempre, non è sparito, si diffonde in silenzio, nell'eco.
Questa è la vostra immagine di merda, i cechi e gli slovacchi sono ubriachi di odio.
E questo è il mio messaggio: “Tutti quei vostri duci, metteteveli nel culo!”
Perché questa non è una guerra, e se non la fate finita voi, allora chi altro, dimmelo.
La vostra tomba scavata aspetta i vostri corpi, non siete nessuno, voi che dite di non sbagliare mai.
Smettila di prendermi in giro per il mio colore, figlio di puttana.
Come ti permetti di fare decisioni per il paese, straccione?
Come ti permetti di organizzare marce razziste in città?
Io sono nato qui, proprio come te, allora ditemi che colpa ne ho.

Siamo sempre solo noi, siamo sempre solo noi,
quegli inadattabili, quegli inadattabili.
Ci avete creato voi, ci avete creato voi.
Sì, la vostra immagine siamo noi, sì, siamo l'immagine del gioco, eheh.
Siamo sempre solo noi, siamo sempre solo noi,
quegli inadattabili, quegli inadattabili.
Ci avete creato voi, ci avete creato voi.
Sì, la vostra immagine siamo noi, sì, siamo l'immagine del gioco, eheh.

Noi... inadattabili...
[1] Termine con cui spesso la popolazione maggioritaria si riferisce alla comunità Rom

envoyé par Stanislava - 2/7/2021 - 21:47




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