Piccola che in un’asola
ci dormirebbe intera,
mia figlia mentre pisola
sulla sua busta nera
dove stasera si isola
che non è ancora sera
perché pure in quest’isola
sembra sia primavera.
Piccola era stamani
la bimba in ambulanza
sfuggita ai talebani
e morta di ignoranza.
«Morire sì, ma sani!»,
ordina l’ordinanza.
«Lavatevi le mani!
Tenete la distanza!»
Con un colpo di scopa,
in discreto segreto,
qui ci nascondi Europa
che sei tutta un tappeto
sopra a chi in mare crepa,
sopra a chi in terra ha il veto
e sopra mi si assiepa
per qualche sottaceto.
Piccola i quotidiani
riporteranno l’ansa;
piccola, e per domani
se ne dirà abbastanza.
In fila, avanzi umani,
per il cibo che avanza!
«Lavatevi le mani!
Tenete la distanza!»
Questo nembo di guerra
tra gli ulivi e l’Olimpo,
questo lembo di terra
di vivi e morti limbo;
la madre ci sotterra
l’anima insieme e il bimbo,
il fratellino, sferra
un grido senza timbro.
Donna con figlio afghani
non escono di stanza.
Gli portano due pani
e la pietà in pietanza.
Il vento dai Balcani
macabramente danza.
«Lavatevi le mani!
Tenete la distanza!»
Il vento, l’aria buona
non porta sull’acropoli.
La Pasqua non ridona
né polline né propoli.
Il virus che incorona
di fil spinato i popoli.
Imperi di eurozona,
Golgota di tendopoli.
Buoni samaritani
d’ogni cittadinanza,
e cani e pretoriani
mentre Barabba avanza
tra saluti romani
e urla di intolleranza.
Di noi, europei cristiani,
non datevi importanza!
Lavatevi le mani!
Teneteci a distanza!
ci dormirebbe intera,
mia figlia mentre pisola
sulla sua busta nera
dove stasera si isola
che non è ancora sera
perché pure in quest’isola
sembra sia primavera.
Piccola era stamani
la bimba in ambulanza
sfuggita ai talebani
e morta di ignoranza.
«Morire sì, ma sani!»,
ordina l’ordinanza.
«Lavatevi le mani!
Tenete la distanza!»
Con un colpo di scopa,
in discreto segreto,
qui ci nascondi Europa
che sei tutta un tappeto
sopra a chi in mare crepa,
sopra a chi in terra ha il veto
e sopra mi si assiepa
per qualche sottaceto.
Piccola i quotidiani
riporteranno l’ansa;
piccola, e per domani
se ne dirà abbastanza.
In fila, avanzi umani,
per il cibo che avanza!
«Lavatevi le mani!
Tenete la distanza!»
Questo nembo di guerra
tra gli ulivi e l’Olimpo,
questo lembo di terra
di vivi e morti limbo;
la madre ci sotterra
l’anima insieme e il bimbo,
il fratellino, sferra
un grido senza timbro.
Donna con figlio afghani
non escono di stanza.
Gli portano due pani
e la pietà in pietanza.
Il vento dai Balcani
macabramente danza.
«Lavatevi le mani!
Tenete la distanza!»
Il vento, l’aria buona
non porta sull’acropoli.
La Pasqua non ridona
né polline né propoli.
Il virus che incorona
di fil spinato i popoli.
Imperi di eurozona,
Golgota di tendopoli.
Buoni samaritani
d’ogni cittadinanza,
e cani e pretoriani
mentre Barabba avanza
tra saluti romani
e urla di intolleranza.
Di noi, europei cristiani,
non datevi importanza!
Lavatevi le mani!
Teneteci a distanza!
Contributed by Dq82 - 2021/7/2 - 20:18
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2021
Ballate dalla grande recessione
Testo : Salvo Lo Galbo
Musica: Marco Sonaglia
Si parte con “Primavera a Lesbo” (singolo scelto per il lancio dell’album), brano dedicato alle migliaia di profughi in fuga dai bombardamenti delle guerre confinati nell’isola di Lesbo in Grecia; oltre all’indifferenza di tutta la comunità europea i profughi devono anche fare i conti con la pandemia da Covid-19 e per loro il destino è doppiamente segnato (molto significativo a tal proposito l’ultimo verso “Lavatevi le mani!/Teneteci a distanza!”). La chitarra di Sonaglia è la protagonista assoluta della canzone con il suo incedere spedito mitigato dal lamento vero e proprio del violoncello, a sottolineare la drammaticità della situazione.
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