As the snow flies
On a cold and gray Chicago mornin'
A poor little baby child is born
In the ghetto
And his mama cries
’cause if theres one thing that she don’t need
It’s another hungry mouth to feed
In the ghetto
People, don’t you understand
The child needs a helping hand
Or hell grow to be
An angry young man some day
Take a look at you and me,
Are we too blind to see,
Do we simply turn our heads
And look the other way
Well the world turns
And a hungry little boy with a runny nose
Plays in the street as the cold wind blows
In the ghetto
And his hunger burns
So he starts to roam the streets at night
And he learns how to steal
And he learns how to fight
In the ghetto
Then one night in desperation
A young man breaks away
He buys a gun, steals a car,
Tries to run, but he dont get far
And his mama cries
As a crowd gathers round an angry young man
Face down on the street with a gun in his hand
In the ghetto
As her young man dies,
On a cold and gray Chicago mornin,
Another little baby child is born
In the ghetto
On a cold and gray Chicago mornin'
A poor little baby child is born
In the ghetto
And his mama cries
’cause if theres one thing that she don’t need
It’s another hungry mouth to feed
In the ghetto
People, don’t you understand
The child needs a helping hand
Or hell grow to be
An angry young man some day
Take a look at you and me,
Are we too blind to see,
Do we simply turn our heads
And look the other way
Well the world turns
And a hungry little boy with a runny nose
Plays in the street as the cold wind blows
In the ghetto
And his hunger burns
So he starts to roam the streets at night
And he learns how to steal
And he learns how to fight
In the ghetto
Then one night in desperation
A young man breaks away
He buys a gun, steals a car,
Tries to run, but he dont get far
And his mama cries
As a crowd gathers round an angry young man
Face down on the street with a gun in his hand
In the ghetto
As her young man dies,
On a cold and gray Chicago mornin,
Another little baby child is born
In the ghetto
envoyé par Renato Stecca - 24/8/2007 - 09:15
Langue: italien
Versione italiana di Renato Stecca
NEL GHETTO
Mentre la neve cade
In una fredda e grigia mattina di Chicago
Un povero piccolo piccino è nato
Nel ghetto
E sua madre piange
Perché se c’è una cosa di cui non ha bisogno
È un’altra bocca affamata da nutrire
Nel ghetto
Gente, non capite
Il bimbo ha bisogno di una mano che l’aiuti
O crescerà fino ad essere
Un giovane pieno di odio un giorno
Date un’occhiata a voi e a me,
Siamo troppo ciechi per vedere,
O semplicemente giriamo la testa
E guardiamo da un’altra parte?
Be’, il mondo gira
E un ragazzino pieno d’odio col naso rotto
Gioca per strada mentre soffia un vento freddo
Nel ghetto
E la sua fame brucia
Così lui comincia a scorazzare per le strade di notte
Ed impara a rubare
Ed impara a combattere
Nel ghetto
E poi una notte di disperazione
Un giovane scappa via
Compra un’arma, ruba un’auto,
Cerca di correre, ma non va lontano
E sua madre piange
Mentre una folla si assembra attorno ad un giovane pieno d’odio
Faccia a terra sulla strada con un’arma in mano
Nel ghetto
E mentre il suo ragazzo muore,
In una fredda e grigia mattina di Chicago
Un altro piccolo piccino è nato
Nel ghetto
Mentre la neve cade
In una fredda e grigia mattina di Chicago
Un povero piccolo piccino è nato
Nel ghetto
E sua madre piange
Perché se c’è una cosa di cui non ha bisogno
È un’altra bocca affamata da nutrire
Nel ghetto
Gente, non capite
Il bimbo ha bisogno di una mano che l’aiuti
O crescerà fino ad essere
Un giovane pieno di odio un giorno
Date un’occhiata a voi e a me,
Siamo troppo ciechi per vedere,
O semplicemente giriamo la testa
E guardiamo da un’altra parte?
Be’, il mondo gira
E un ragazzino pieno d’odio col naso rotto
Gioca per strada mentre soffia un vento freddo
Nel ghetto
E la sua fame brucia
Così lui comincia a scorazzare per le strade di notte
Ed impara a rubare
Ed impara a combattere
Nel ghetto
E poi una notte di disperazione
Un giovane scappa via
Compra un’arma, ruba un’auto,
Cerca di correre, ma non va lontano
E sua madre piange
Mentre una folla si assembra attorno ad un giovane pieno d’odio
Faccia a terra sulla strada con un’arma in mano
Nel ghetto
E mentre il suo ragazzo muore,
In una fredda e grigia mattina di Chicago
Un altro piccolo piccino è nato
Nel ghetto
envoyé par Renato Stecca - 24/8/2007 - 09:18
Langue: italien
Cover italiana di Michele
(1969) Valzer delle candele/Negro (In the ghetto)
traduzione di S. Bardotti
(1969) Valzer delle candele/Negro (In the ghetto)
traduzione di S. Bardotti
NEGRO (In The Ghetto)
Nevicava
Nella fredda notte di New York
Venne al mondo un altro figlio
Un figlio in più
Era negro
(Era negro)
E sua madre lo baciava
Ma piangeva perché
Era solo un'altra bocca
Una fame in più
Era negro
(Era negro)
Cercate di capire
Un bimbo che non ha niente
Quando sarà più grande
Cosa avrà?
Soltanto il desiderio
Di avere tante cose
Tante cose che la vita
A lui non darà mai
E si perderà
Ed un piccolo ragazzo
Comincia già
A dare pugni agli amici che
Sono negri
(Sono negri)
Ora è grande
E di notte a casa non va più
Ed impara a rubare
Ed impara a scappare
Perché è negro
(Perché è negro)
E una notte disperata
Prende una pistola
Ruba un'auto per fuggire
Ma lontano non ci va:
Lo uccidono
E sua madre piange
E la gente intorno
Si scopre il capo davanti a lui
Sono negri
(Sono negri)
C'è la neve
(Sono negri)
Nella casa lì davanti gridano
Viene al mondo un altro figlio in più
Ed è negro
(Ed è negro)
Ed è negro
(Ed è negro
Ed è negro
Ed è negro)
Nevicava
Nella fredda notte di New York
Venne al mondo un altro figlio
Un figlio in più
Era negro
(Era negro)
E sua madre lo baciava
Ma piangeva perché
Era solo un'altra bocca
Una fame in più
Era negro
(Era negro)
Cercate di capire
Un bimbo che non ha niente
Quando sarà più grande
Cosa avrà?
Soltanto il desiderio
Di avere tante cose
Tante cose che la vita
A lui non darà mai
E si perderà
Ed un piccolo ragazzo
Comincia già
A dare pugni agli amici che
Sono negri
(Sono negri)
Ora è grande
E di notte a casa non va più
Ed impara a rubare
Ed impara a scappare
Perché è negro
(Perché è negro)
E una notte disperata
Prende una pistola
Ruba un'auto per fuggire
Ma lontano non ci va:
Lo uccidono
E sua madre piange
E la gente intorno
Si scopre il capo davanti a lui
Sono negri
(Sono negri)
C'è la neve
(Sono negri)
Nella casa lì davanti gridano
Viene al mondo un altro figlio in più
Ed è negro
(Ed è negro)
Ed è negro
(Ed è negro
Ed è negro
Ed è negro)
envoyé par Dq82 - 2/5/2019 - 14:32
Renato, lei per caso è un insegnante? Potrei essere un suo alunno! Comunque la canzone è bellissima e struggente, l'ho ascoltata per la prima volta oggi..
Un saluto, Marco
Un saluto, Marco
Marco - 28/12/2007 - 17:41
Sì, sono un insegnante (provincia di Treviso, ma lo dico piano, perchè me ne vergogno: è una provincia di merda!) e tu potresti essere un mio alunno; ma quale dei tanti Marco che ho avuto? Comunque, mi fa piacere che tu sia capitato su questo sito; hai visto quanto è bello? Leggilo attentamente e fallo conoscere in giro.
E chiedo scusa agli amici delle CCG per questo scambio di informazioni strettamente private.
Renato Stecca
E chiedo scusa agli amici delle CCG per questo scambio di informazioni strettamente private.
Renato Stecca
Renato Stecca - 28/12/2007 - 19:30
davvero un bel pezzo. Devo preparare una relazione sul ghetto/ ghettizzazione: perfetto!
Angela - 4/3/2008 - 08:37
Pensavo non mi avessero passato il messaggio (grazie,approposito!)..Comunque,io frequentavo la scuola media di Biadene (mitica 3°A) ed eravamo in due Marco in classe..e diciamo che io ero quello che non c'entrava con l'acqua..:-) ..Spero di rivederla!Ciao!
Marco - 6/4/2008 - 11:06
I miserabili
di Massimo Gramellini, da La Stampa del 20 ottobre 2009
A Napoli un bambino è morto a sei anni di povertà. Veniva dall’isola di Capo Verde, ma sapeva già leggere e scrivere in italiano. Era educato, ordinato, molto pignolo, dicono le maestre. Amava il disegno e sognava di fare l’ingegnere. Si chiamava Elvis, come l’eroe del rock. Lo hanno trovato per terra, in una stamberga di venti metri quadri, i polmoni intasati dalle esalazioni di un piccolo braciere. Da quando l’Enel aveva staccato la corrente che alimentava la stufetta elettrica, quel fuoco improvvisato e velenoso era diventato l’unica fonte di riscaldamento di tutta la famiglia. Non c’era altro calore, non c’era più cibo. Ed Elvis se n’è andato così, addosso alla madre agonizzante, la testa appoggiata al ventre da cui era uscito sei anni prima per la sua breve e infelice partecipazione alle vicende del pianeta Terra.
Mi sento totalmente inutile, come giornalista e come essere umano, perché mi tocca ancora raccontare storie del genere, nel mio evoluto Paese. Ci riempiamo la bocca, io per primo, di parole superflue. Ci appassioniamo ai problemi di minoranze potenti e arroganti. E accanto a noi, in un silenzio distratto, si consumano le disfatte degli umili e dei mansueti. Persone come la mamma di Elvis, che fino all’ultimo ha provato a raggranellare onestamente qualche soldo per la stufetta, andando in giro a fare le pulizie. Il Bene ieri ha perso di brutto. L’importante è rendersene conto, non distrarsi, non rassegnarsi, organizzare la riscossa. Anche per Elvis, che tornerà a trovarci ogni giorno, sulla faccia di tanti bambini uguali a lui.
di Massimo Gramellini, da La Stampa del 20 ottobre 2009
A Napoli un bambino è morto a sei anni di povertà. Veniva dall’isola di Capo Verde, ma sapeva già leggere e scrivere in italiano. Era educato, ordinato, molto pignolo, dicono le maestre. Amava il disegno e sognava di fare l’ingegnere. Si chiamava Elvis, come l’eroe del rock. Lo hanno trovato per terra, in una stamberga di venti metri quadri, i polmoni intasati dalle esalazioni di un piccolo braciere. Da quando l’Enel aveva staccato la corrente che alimentava la stufetta elettrica, quel fuoco improvvisato e velenoso era diventato l’unica fonte di riscaldamento di tutta la famiglia. Non c’era altro calore, non c’era più cibo. Ed Elvis se n’è andato così, addosso alla madre agonizzante, la testa appoggiata al ventre da cui era uscito sei anni prima per la sua breve e infelice partecipazione alle vicende del pianeta Terra.
Mi sento totalmente inutile, come giornalista e come essere umano, perché mi tocca ancora raccontare storie del genere, nel mio evoluto Paese. Ci riempiamo la bocca, io per primo, di parole superflue. Ci appassioniamo ai problemi di minoranze potenti e arroganti. E accanto a noi, in un silenzio distratto, si consumano le disfatte degli umili e dei mansueti. Persone come la mamma di Elvis, che fino all’ultimo ha provato a raggranellare onestamente qualche soldo per la stufetta, andando in giro a fare le pulizie. Il Bene ieri ha perso di brutto. L’importante è rendersene conto, non distrarsi, non rassegnarsi, organizzare la riscossa. Anche per Elvis, che tornerà a trovarci ogni giorno, sulla faccia di tanti bambini uguali a lui.
Alessandro - 20/10/2009 - 07:55
Ringraziando Alberto Scotti che ha rimesso a posto le parole della versione italiana di Michele, noto con raccapriccio che in questa pagina appare, fin dal 2009, un articolo di Gramellini. Essendo da anni un fan del gruppo "Buongiorno un cazzo": resistenza culturale al gramellinismo invito ogni collaboratore e visitatore di questo sito a non inviare citazioni o collegamenti a scritti di questo sedicente giornalista, uno scribacchino capace di trascinarti nel più bieco qualunquismo e pressappochismo anche quando riempie la carta, incredibilmente tuttora messa a sua disposizione, di banalità apparentemente e vagamente condivisibili.
Lorenzo - 23/4/2023 - 22:48
Toglietelo allora il Gramellini...
Anche se non so se mi piace meno il Gramellini o i suoi troppo tardivi (14 anni!) censori.
Anche se non so se mi piace meno il Gramellini o i suoi troppo tardivi (14 anni!) censori.
Cato - 24/4/2023 - 20:11
Ciao Cato, me ne fossi accorto prima l'avrei anche tolto visto che ben poco aggiunge alla canzone del grande Elvis. Ormai si terrà come testimonianza di un contributo lontano... Questo suo pezzo antico contiene in ogni caso almeno due verità: "Mi sento totalmente inutile, come giornalista e come essere umano" e "Ci riempiamo la bocca, io per primo, di parole superflue."
Certo è che il Gram non deve temere la censura delle CCG quando ha a disposizione uno spazio quotidiano sul principale giornale italiano. Ci sarà anche chi lo trova toccante e profondo. Personalmente lo trovo irritante nella forma prima ancora che del contenuto, ma è solo un'opinione personale.
Lasciamo quindi il Gramellini alle sue commoventi e strazianti parole e torniamo ad ascoltare The King of Rock ’n’ Roll. Buon 25 aprile!
Certo è che il Gram non deve temere la censura delle CCG quando ha a disposizione uno spazio quotidiano sul principale giornale italiano. Ci sarà anche chi lo trova toccante e profondo. Personalmente lo trovo irritante nella forma prima ancora che del contenuto, ma è solo un'opinione personale.
Lasciamo quindi il Gramellini alle sue commoventi e strazianti parole e torniamo ad ascoltare The King of Rock ’n’ Roll. Buon 25 aprile!
Lorenzo - 25/4/2023 - 09:40
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Words and music by Mac Davis
Non sono uno sfegatato fan di Elvis Presley, però ne riconosco l'importanza "storica". In occasione del trentennale della sua scomparsa vi invio questa che, secondo me, è una delle sue più belle canzoni; non parla di guerra, ma ogni volta che la sento mi fa pensare a quanti "poveri piccoli piccini" hanno lasciato i ghetti d'America per andare a morire in Vietnam.
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