[1] לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (d)
שטעל דעם סאַמאָוואַר
שטעל דעם סאַמאָוואַר
לאָמיר זיך איבערבעטן
זייַ זשע נישט קיין נאַר
לאָמיר זיך איבערבעטן
זייַ זשע נישט קיין נאַר
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (c)
קויף אַ פּאָר מאַראַנצן
קויף אַ פּאָר מאַראַנצן
לאָמיר זיך איבערבעטן
וועלן מיר גיין טאַנצן
לאָמיר זיך איבערבעטן
וועלן מיר גיין טאַנצן
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (f)
קויף אַ פֿונט פֿיסטאַשקעס
לאָמיר זיך איבערבעטן
שענק מיר דייַנע לאַסקעס
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (g)
אין האַרצן ברענט אַ פֿייַער
לאָמיר זיך איבערבעטן
ליבע איז דאָך טייַער
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (a)
וואָס שטייסטו בייַ דער טיר
וואָס שטייסטו בייַ דער טיר
לאָמיר זיך איבערבעטן
קום אַרייַן צו מיר
לאָמיר זיך איבערבעטן
קום אַרייַן צו מיר
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (b)
וואָס שטייסטו בייַ דעם פֿענצטער
וואָס שטייסטו בייַ דעם פֿענצטער
לאָמיר זיך איבערבעטן
דו ביסט דאָך מייַן שענסטער
לאָמיר זיך איבערבעטן
דו ביסט דאָך מייַן שענסטער
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (e)
גענוג שוין זייַן ווי גוייִם
גענוג שוין זייַן ווי גוייִם
לאָמיר זיך איבערבעטן
לאָמיר שרייַבן תּנאים.
לאָמיר זיך איבערבעטן
לאָמיר שרייַבן תּנאים
שטעל דעם סאַמאָוואַר
שטעל דעם סאַמאָוואַר
לאָמיר זיך איבערבעטן
זייַ זשע נישט קיין נאַר
לאָמיר זיך איבערבעטן
זייַ זשע נישט קיין נאַר
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (c)
קויף אַ פּאָר מאַראַנצן
קויף אַ פּאָר מאַראַנצן
לאָמיר זיך איבערבעטן
וועלן מיר גיין טאַנצן
לאָמיר זיך איבערבעטן
וועלן מיר גיין טאַנצן
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (f)
קויף אַ פֿונט פֿיסטאַשקעס
לאָמיר זיך איבערבעטן
שענק מיר דייַנע לאַסקעס
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (g)
אין האַרצן ברענט אַ פֿייַער
לאָמיר זיך איבערבעטן
ליבע איז דאָך טייַער
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (a)
וואָס שטייסטו בייַ דער טיר
וואָס שטייסטו בייַ דער טיר
לאָמיר זיך איבערבעטן
קום אַרייַן צו מיר
לאָמיר זיך איבערבעטן
קום אַרייַן צו מיר
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (b)
וואָס שטייסטו בייַ דעם פֿענצטער
וואָס שטייסטו בייַ דעם פֿענצטער
לאָמיר זיך איבערבעטן
דו ביסט דאָך מייַן שענסטער
לאָמיר זיך איבערבעטן
דו ביסט דאָך מייַן שענסטער
לאָמיר זיך איבערבעטן איבערבעטן (e)
גענוג שוין זייַן ווי גוייִם
גענוג שוין זייַן ווי גוייִם
לאָמיר זיך איבערבעטן
לאָמיר שרייַבן תּנאים.
לאָמיר זיך איבערבעטן
לאָמיר שרייַבן תּנאים
[1] טראַנסקריפּציע / Trascrizione / Transcription
LOMIR ZIKH IBERBETN
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Shtel dem samovar!
Shtel dem samovar!
Lomir zikh iberbetn,
Zay zhe nisht keyn nar!
Lomir zikh iberbetn,
Zay zhe nisht keyn nar!
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Koyf a por marantsn!
Lomir zikh iberbetn,
Veln mir geyn tantsn!
Lomir zikh iberbetn,
Veln mir geyn tantsn!
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Koyf a funt fistashkes!
Lomir zikh iberbetn,
Shenk mir dayne laskes!
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
In hartsn brent a fayer,
Lomir zikh iberbetn,
Libe iz dokh tayer.
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Vos shteystu bay der tir?
Vos shteystu bay der tir?
Lomir zikh iberbetn,
Kum arayn tsu mir!
Lomir zikh iberbetn,
Kum arayn tsu mir!
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Vos shteystu bay dem fentster?
Vos shteystu bay dem fentster?
Lomir zikh iberbetn,
Du bist dokh mayn shenster
Lomir zikh iberbetn,
Du bist dokh mayn shenster
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Genug shoyn zayn vi goyim.
Genug shoyn zayn vi goyim
Lomir zikh iberbetn,
Lomir shraybn tnoyim.
Lomir zikh iberbetn,
Lomir shraybn tnoyim
LOMIR ZIKH IBERBETN
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Shtel dem samovar!
Shtel dem samovar!
Lomir zikh iberbetn,
Zay zhe nisht keyn nar!
Lomir zikh iberbetn,
Zay zhe nisht keyn nar!
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Koyf a por marantsn!
Lomir zikh iberbetn,
Veln mir geyn tantsn!
Lomir zikh iberbetn,
Veln mir geyn tantsn!
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Koyf a funt fistashkes!
Lomir zikh iberbetn,
Shenk mir dayne laskes!
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
In hartsn brent a fayer,
Lomir zikh iberbetn,
Libe iz dokh tayer.
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Vos shteystu bay der tir?
Vos shteystu bay der tir?
Lomir zikh iberbetn,
Kum arayn tsu mir!
Lomir zikh iberbetn,
Kum arayn tsu mir!
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Vos shteystu bay dem fentster?
Vos shteystu bay dem fentster?
Lomir zikh iberbetn,
Du bist dokh mayn shenster
Lomir zikh iberbetn,
Du bist dokh mayn shenster
Lomir zikh iberbetn, iberbetn,
Genug shoyn zayn vi goyim.
Genug shoyn zayn vi goyim
Lomir zikh iberbetn,
Lomir shraybn tnoyim.
Lomir zikh iberbetn,
Lomir shraybn tnoyim
Contributed by Riccardo Gullotta - 2021/1/6 - 23:02
Language: Italian
Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 7-1-2021 08:24
Con note / With notes
Riccardo Venturi, 7-1-2021 08:24
Con note / With notes
Facciamo pace
(d) Facciamo pace, facciamo pace, [1]
Prepara il samovar
Prepara il samovar,
Facciamo pace,
Su, non fare lo sciocco [2]
Facciamo pace
Su, non fare lo sciocco
(c) Facciamo pace, facciamo pace,
Compra un po' di arance, [3]
Facciamo pace,
Su, andiamo a ballare ! [4]
Facciamo pace,
Su, andiamo a ballare!
(f) Facciamo pace, facciamo pace,
Compra una libbra di pistacchi! [5]
Facciamo pace,
Dammi le tue carezze! [6]
(g) Facciamo pace, facciamo pace,
Nel cuore mi arde un fuoco,
Facciamo pace,
Eppure l'amore è prezioso
(a) Facciamo pace, facciamo pace,
Perché te ne stai alla porta?
Perché te ne stai alla porta?
Facciamo pace,
Vieni dentro, qui da me,
Facciamo pace,
Vieni dentro, qui da me!
(b) Facciamo pace, facciamo pace,
Perché te ne stai alla finestra?
Perché te ne stai alla finestra?
Facciamo pace,
Certo che sei il mio innamorato! [7]
Facciamo pace,
Certo che sei il mio innamorato.
(e) Facciamo pace, facciamo pace,
Dài, basta fare come i Gentili,
Dài, basta fare come i Gentili [8]
Facciamo pace,
Fidanziamoci, [9]
Facciamo pace,
Fidanziamoci.
(d) Facciamo pace, facciamo pace, [1]
Prepara il samovar
Prepara il samovar,
Facciamo pace,
Su, non fare lo sciocco [2]
Facciamo pace
Su, non fare lo sciocco
(c) Facciamo pace, facciamo pace,
Compra un po' di arance, [3]
Facciamo pace,
Su, andiamo a ballare ! [4]
Facciamo pace,
Su, andiamo a ballare!
(f) Facciamo pace, facciamo pace,
Compra una libbra di pistacchi! [5]
Facciamo pace,
Dammi le tue carezze! [6]
(g) Facciamo pace, facciamo pace,
Nel cuore mi arde un fuoco,
Facciamo pace,
Eppure l'amore è prezioso
(a) Facciamo pace, facciamo pace,
Perché te ne stai alla porta?
Perché te ne stai alla porta?
Facciamo pace,
Vieni dentro, qui da me,
Facciamo pace,
Vieni dentro, qui da me!
(b) Facciamo pace, facciamo pace,
Perché te ne stai alla finestra?
Perché te ne stai alla finestra?
Facciamo pace,
Certo che sei il mio innamorato! [7]
Facciamo pace,
Certo che sei il mio innamorato.
(e) Facciamo pace, facciamo pace,
Dài, basta fare come i Gentili,
Dài, basta fare come i Gentili [8]
Facciamo pace,
Fidanziamoci, [9]
Facciamo pace,
Fidanziamoci.
[1] zikh iberbetn, “fare la pace, riconciliarsi”; alla lettera, “metterci una coperta sopra”.
[2] Quel “su” vorrebbe più o meno rendere l'onnipresente e intraducibile particella asseverativa yiddish zhe (derivata dal russo), che in pratica significa ogni cosa e si trova dovunque.
[3] Lo yiddish a por (lett. “un paio”) è come il tedesco ein paar (e, in fondo, anche come l'italiano “un paio”): significa propriamente “alcune, un po' (di)”, indicando una quantità indeterminata ma scarsa. Ma, del resto, anche dire “due arance” significa spesso la stessa cosa. Il tedesco scritto differenzia sottilmente i significati: quando l'espressione indica una quantità indeterminata (e ha valore, quindi, di indefinito), paar si scrive con l'iniziale minuscola; quando invece è proprio un “paio” formato da due oggetti, si scrive con l'iniziale maiuscola (ein Paar “una coppia”).
[4] Anche qui ho usato nella traduzione il “su” per rendere la particolare costruzione yiddish, assai simile a quella inglese: veln mir geyn tantsn = shall we go dance?. La costruzione ha escusivamente valore esortativo, sia che si intenda il veln in senso proprio (“vogliamo...?”) sia che lo si intenda come ausiliare per la formazione del futuro (“andremo?...”).
[5] I fistashkes sono propriamente i pistacchi; è parola assai antica e di provenienza incerta, probabilmente di origine iranica (il che non stupirebbe, essendo tuttora l'Iran il maggior produttore di pistacchi del mondo). Così ho tradotto, anche dato l'autentico amore per i pistacchi (e per tutta la frutta secca, i garinim) che hanno gli ebrei e tutte le genti a partire dalla Grecia. Però va detto che i pistacchi sono carissimi, ed in questa scenetta di riconciliazione tra innamorati hanno evidentemente valore di cosa preziosa. Sono talmente cari, i pistacchi, che in yiddish il termine ha assunto comunemente il valore delle ben più economiche “noccioline”, le arachidi insomma (anche nella forma popolare tronca stashkes). Quindi dipende dal valore che si vuol dare a questa parola, cioè se la riconciliazione tra i due innamorati avviene a base di pistacchi o di noccioline.
[6] Nell'inestricabile impasto lessicale dello yiddish, il termine per “carezza”, laske è di derivazione slava (può significare anche “coccole” in senso generico). Da notare che, in lingua cèca, il termine (láska) è scivolato pian piano verso il significato pieno di “amore”, tout court. e anche in yiddish. L'espressione potrebbe voler dire semplicemente “facciamo l'amore”.
[7] Da questa parola si evince che la canzone è condotta dalla ragazza, che si rivolge all'interlocutore usando una forma maschile (shenster, propriamente il superlativo relativo sostantivato di sheyn “bello”, corrispondente al tedesco schönster; quindi “il mio più bello” o qualcosa del genere, ove “bello” si usa precisamente come nell'italiano “la mia bella” per indicare l'innamorata).
[8] La questione sul significato e sull'uso storico del termine goy è troppo complessa per essere sintetizzata; per un accenno rimando all'articolo Wikipedia. In questa canzone, sembra quasi che “fare come i Gentili” significhi “farsi la guerra”!
[9] Il termine ebraico tnay [תּנאַי ; pl. תּנאָים /tnoyem/ nella pron. yiddish] significa propriamente: “condizione”. Ma il plurale ha quasi esclusivamente il significato di “promessa di fidanzamento” in senso formale, ufficiale, stipulata tra le famiglie di due giovani. Da qui shraybn tnoyem, lett. “scrivere un fidanzamento”, cioè “fidanzarsi ufficialmente” con tanto di documento scritto. E' precisamente l'espressione usata nella canzone; evidentemente i suoi protagonisti non sono ancora "fidanzati in casa" e, come direbbe il commissario Montalbano, si son fatti una sciarratina.
[2] Quel “su” vorrebbe più o meno rendere l'onnipresente e intraducibile particella asseverativa yiddish zhe (derivata dal russo), che in pratica significa ogni cosa e si trova dovunque.
[3] Lo yiddish a por (lett. “un paio”) è come il tedesco ein paar (e, in fondo, anche come l'italiano “un paio”): significa propriamente “alcune, un po' (di)”, indicando una quantità indeterminata ma scarsa. Ma, del resto, anche dire “due arance” significa spesso la stessa cosa. Il tedesco scritto differenzia sottilmente i significati: quando l'espressione indica una quantità indeterminata (e ha valore, quindi, di indefinito), paar si scrive con l'iniziale minuscola; quando invece è proprio un “paio” formato da due oggetti, si scrive con l'iniziale maiuscola (ein Paar “una coppia”).
[4] Anche qui ho usato nella traduzione il “su” per rendere la particolare costruzione yiddish, assai simile a quella inglese: veln mir geyn tantsn = shall we go dance?. La costruzione ha escusivamente valore esortativo, sia che si intenda il veln in senso proprio (“vogliamo...?”) sia che lo si intenda come ausiliare per la formazione del futuro (“andremo?...”).
[5] I fistashkes sono propriamente i pistacchi; è parola assai antica e di provenienza incerta, probabilmente di origine iranica (il che non stupirebbe, essendo tuttora l'Iran il maggior produttore di pistacchi del mondo). Così ho tradotto, anche dato l'autentico amore per i pistacchi (e per tutta la frutta secca, i garinim) che hanno gli ebrei e tutte le genti a partire dalla Grecia. Però va detto che i pistacchi sono carissimi, ed in questa scenetta di riconciliazione tra innamorati hanno evidentemente valore di cosa preziosa. Sono talmente cari, i pistacchi, che in yiddish il termine ha assunto comunemente il valore delle ben più economiche “noccioline”, le arachidi insomma (anche nella forma popolare tronca stashkes). Quindi dipende dal valore che si vuol dare a questa parola, cioè se la riconciliazione tra i due innamorati avviene a base di pistacchi o di noccioline.
[6] Nell'inestricabile impasto lessicale dello yiddish, il termine per “carezza”, laske è di derivazione slava (può significare anche “coccole” in senso generico). Da notare che, in lingua cèca, il termine (láska) è scivolato pian piano verso il significato pieno di “amore”, tout court. e anche in yiddish. L'espressione potrebbe voler dire semplicemente “facciamo l'amore”.
[7] Da questa parola si evince che la canzone è condotta dalla ragazza, che si rivolge all'interlocutore usando una forma maschile (shenster, propriamente il superlativo relativo sostantivato di sheyn “bello”, corrispondente al tedesco schönster; quindi “il mio più bello” o qualcosa del genere, ove “bello” si usa precisamente come nell'italiano “la mia bella” per indicare l'innamorata).
[8] La questione sul significato e sull'uso storico del termine goy è troppo complessa per essere sintetizzata; per un accenno rimando all'articolo Wikipedia. In questa canzone, sembra quasi che “fare come i Gentili” significhi “farsi la guerra”!
[9] Il termine ebraico tnay [תּנאַי ; pl. תּנאָים /tnoyem/ nella pron. yiddish] significa propriamente: “condizione”. Ma il plurale ha quasi esclusivamente il significato di “promessa di fidanzamento” in senso formale, ufficiale, stipulata tra le famiglie di due giovani. Da qui shraybn tnoyem, lett. “scrivere un fidanzamento”, cioè “fidanzarsi ufficialmente” con tanto di documento scritto. E' precisamente l'espressione usata nella canzone; evidentemente i suoi protagonisti non sono ancora "fidanzati in casa" e, come direbbe il commissario Montalbano, si son fatti una sciarratina.
Sui pistacchi
Impressionato , come sempre, dal filologo Riccardo Venturi con le sue note che YIVO Institute for Jewish Research recepirebbe volentieri ( quanto a rendere facile ai goym l’accesso e la ricerca è un altro paio di maniche) mi permetto di offrire i miei 2 cents a margine della nota 5.
L’etimologia più accreditata è di origine pahlavi, linguaggio medio persiano di epoca sassanide.Nel dizionario Pahlavi-Inglese il pistacchio figura alla voce pistag [pstk].
Il filologo Karl Lokotsch nel suo Etymologisches Wörterbuch der europäischen Wörter orientalischen Ursprungs , Heidelberg 1927, così dettaglia l’origine iranica e i suoi derivati nelle varie lingue:
Pers. pistä:
Ebenso tk. fystyk, ar. fistik, fustak 'Pistazie, Pistacia vera'; hieraus rum. fistic 'Pistazienbäum', fistica 'Pistazie',it. pistacchio, frz. pistache, sp. pistacho, prov. festnc, pg. festuc; mit ar. Art. sp. alfonsigo, alfostigo, wohl auch frz.pasteque 'Melone'.
Ad integrazione : فُسْتُق [fustuq] é il termine arabo e פסתקא [pstqa] quello ebraico.
Da quanto ho potuto appurare in siriaco (aramaico orientale ) scritto in grafia esṭrangēlā la parola è
ܦܘܤܬܩܐ (pustəqā) mentre in samaritano (aramaico occidentale) è byṣṭq. Ne deduco che l’origine è aramaica , quindi semitica piuttosto che iranica dato che la diffusione del pahlavi sarebbe posteriore all’aramaico.
C’è da dire però che se l’origine semitica fosse chiara dovremmo trovare una radice anche nell’antico ebraico. Invece in Genesi 43,11 il pistacchio figura come בָּטְנִ֖ים [bā·ṭə·nîm], da cui potrebbe derivare il termine terebinthus, un’altra specie di pistacchio tuttora diffuso , distinto dal pistacchio cui si fa comunemente riferimento la cui nomenclatura botanica é Pistacia vera. In ebraico moderno il termine ha virato di significato e indica le arachidi.
Last but not least , in siciliano il pistacchio è fastuca, etimo arabo e frutto importato dagli arabi.
Celebre ad Aleppo la moschea al Fustoq del XIV sec, sempre che tagliagole e distruttori non l'abbaino rasa al suolo.
Quanto alle proprietà organolettiche, per quanto mi consta, i migliori pistacchi sono quelli iraniani ex equo con i turchi , seguiti ex equo da quelli siriani e siciliani. La località per eccellenza in Sicilia è Bronte ( proprio la stessa cittadina dell’eccidio del 1860 ), ma anche nell’agrigentino , a Favara e Raffadali , la coltivazione è diffusa. Per i golosi sono imperdibili i ricci di pistacchio dell’agrigentino e la granita di pistacchio nella Sicilia orientale , speciale a Bronte.
Impressionato , come sempre, dal filologo Riccardo Venturi con le sue note che YIVO Institute for Jewish Research recepirebbe volentieri ( quanto a rendere facile ai goym l’accesso e la ricerca è un altro paio di maniche) mi permetto di offrire i miei 2 cents a margine della nota 5.
L’etimologia più accreditata è di origine pahlavi, linguaggio medio persiano di epoca sassanide.Nel dizionario Pahlavi-Inglese il pistacchio figura alla voce pistag [pstk].
Il filologo Karl Lokotsch nel suo Etymologisches Wörterbuch der europäischen Wörter orientalischen Ursprungs , Heidelberg 1927, così dettaglia l’origine iranica e i suoi derivati nelle varie lingue:
Pers. pistä:
Ebenso tk. fystyk, ar. fistik, fustak 'Pistazie, Pistacia vera'; hieraus rum. fistic 'Pistazienbäum', fistica 'Pistazie',it. pistacchio, frz. pistache, sp. pistacho, prov. festnc, pg. festuc; mit ar. Art. sp. alfonsigo, alfostigo, wohl auch frz.pasteque 'Melone'.
Ad integrazione : فُسْتُق [fustuq] é il termine arabo e פסתקא [pstqa] quello ebraico.
Da quanto ho potuto appurare in siriaco (aramaico orientale ) scritto in grafia esṭrangēlā la parola è
ܦܘܤܬܩܐ (pustəqā) mentre in samaritano (aramaico occidentale) è byṣṭq. Ne deduco che l’origine è aramaica , quindi semitica piuttosto che iranica dato che la diffusione del pahlavi sarebbe posteriore all’aramaico.
C’è da dire però che se l’origine semitica fosse chiara dovremmo trovare una radice anche nell’antico ebraico. Invece in Genesi 43,11 il pistacchio figura come בָּטְנִ֖ים [bā·ṭə·nîm], da cui potrebbe derivare il termine terebinthus, un’altra specie di pistacchio tuttora diffuso , distinto dal pistacchio cui si fa comunemente riferimento la cui nomenclatura botanica é Pistacia vera. In ebraico moderno il termine ha virato di significato e indica le arachidi.
Last but not least , in siciliano il pistacchio è fastuca, etimo arabo e frutto importato dagli arabi.
Celebre ad Aleppo la moschea al Fustoq del XIV sec, sempre che tagliagole e distruttori non l'abbaino rasa al suolo.
Quanto alle proprietà organolettiche, per quanto mi consta, i migliori pistacchi sono quelli iraniani ex equo con i turchi , seguiti ex equo da quelli siriani e siciliani. La località per eccellenza in Sicilia è Bronte ( proprio la stessa cittadina dell’eccidio del 1860 ), ma anche nell’agrigentino , a Favara e Raffadali , la coltivazione è diffusa. Per i golosi sono imperdibili i ricci di pistacchio dell’agrigentino e la granita di pistacchio nella Sicilia orientale , speciale a Bronte.
Riccardo Gullotta - 2021/1/7 - 20:27
Io non ho che da ringraziarti di tutto questo corposto articolo sul pistacchio, che contiene diverse cose che ignoravo. La mia, del resto, non è una filologia -sempre che tale sia- confinata in polverosi libri scritti da fumosi eruditi tedeschi; ci ho sempre tenuto, sacrebleu, a esercitarla sul campo, con cose viste e constatate coi miei occhi.
Ad esempio, quale che ne sia l'origine etimologica, che i pistacchi autentici siano carissimi l'ho constatato una lontana primavera fa, discendendo per una ripida strada di Losanna; non so come, in detta strada, quasi come una specie di visione, si era sistemata una bancarella di frutta secca e spezie, tenuta da un iraniano: un vero e proprio delirio di colori e odori in piena Svizzera. Rimasi come abbagliato e desiderai proprio comprarmi un cartoccio di pistacchi, garantiti autentici e arrivati da poco dalla Persia. Tutto codesto sogno si arrestò bruscamente quando il tenutario della bancarella mi comunicò il prezzo del cartoccio, che mi provocò incubi di non facile dissolvimento. Del resto, il famoso INSCO che ogni tanto interviene qua dentro, e che è storicamente ben informato sull'Iran (paese dove è stato più volte) e sulle sue vicende, una volta mi raccontò che un maggiorente della rivoluzione islamica -non mi ricordo se Rafsanjani o chi altro- era uno dei maggiori mercanti di pistacchi del suo paese, e che coi proventi dei pistacchi praticamente ci aveva finanziato la rivoluzione khomeinista che rovesciò lo Scià nel '79.
Gastronomicamente, non mi stupisco affatto delle delizie siciliane che hai nominato. All'Isola d'Elba, però, raccomando di andare a provare almeno una volta i tranci di tonno coi pistacchi che fanno all'Osteria Libertaria di Portoferraio. Qualcosa di unico, semplicemente.
Ma visto che di filologia si parlava, ne approfitto per un'integrazione alla nota sui pistacchi. Quel che ho tradotto come "libbra" non è propriamente esatto, e al tempo stesso è un preciso indice della provenienza russa della canzone. Si tratta infatti della "libbra russa", фунт [funt], termine che deriva sì dal tedesco Pfund (e che è stato mutuato dallo yiddish) ma è inferiore alla classica libbra di circa 350 grammi; il funt russo non dovrebbe superare i tre etti (tra 0,8 e 0,9 libbre classiche). Si tratta comunque di una misura specificamente russa.
Un'ultima annotazione sui garinim che ho nominato. Gli israeliani e gli ebrei in genere, credo, sono i maggiori masticatori di frutta secca del mondo. In Israele, i sacchetti di frutta secca mista, i garinim appunto, vendono venduti in dei chioschi che si potrebbero genericamente definire edicole; e vengono allegati in automatico ai giornali, specie quelli della domenica che hanno dimensioni colossali fra inserti e altre cose. Gli stessi chioschi-edicole vendono anche sigarette e fiammiferi. In pratica, servizio completo: giornale, cicchino e sacchetto di frutta secca da sgranocchiare mentre si legge sulla panchina.
Saluti cari e pistacchiogeni!
Ad esempio, quale che ne sia l'origine etimologica, che i pistacchi autentici siano carissimi l'ho constatato una lontana primavera fa, discendendo per una ripida strada di Losanna; non so come, in detta strada, quasi come una specie di visione, si era sistemata una bancarella di frutta secca e spezie, tenuta da un iraniano: un vero e proprio delirio di colori e odori in piena Svizzera. Rimasi come abbagliato e desiderai proprio comprarmi un cartoccio di pistacchi, garantiti autentici e arrivati da poco dalla Persia. Tutto codesto sogno si arrestò bruscamente quando il tenutario della bancarella mi comunicò il prezzo del cartoccio, che mi provocò incubi di non facile dissolvimento. Del resto, il famoso INSCO che ogni tanto interviene qua dentro, e che è storicamente ben informato sull'Iran (paese dove è stato più volte) e sulle sue vicende, una volta mi raccontò che un maggiorente della rivoluzione islamica -non mi ricordo se Rafsanjani o chi altro- era uno dei maggiori mercanti di pistacchi del suo paese, e che coi proventi dei pistacchi praticamente ci aveva finanziato la rivoluzione khomeinista che rovesciò lo Scià nel '79.
Gastronomicamente, non mi stupisco affatto delle delizie siciliane che hai nominato. All'Isola d'Elba, però, raccomando di andare a provare almeno una volta i tranci di tonno coi pistacchi che fanno all'Osteria Libertaria di Portoferraio. Qualcosa di unico, semplicemente.
Ma visto che di filologia si parlava, ne approfitto per un'integrazione alla nota sui pistacchi. Quel che ho tradotto come "libbra" non è propriamente esatto, e al tempo stesso è un preciso indice della provenienza russa della canzone. Si tratta infatti della "libbra russa", фунт [funt], termine che deriva sì dal tedesco Pfund (e che è stato mutuato dallo yiddish) ma è inferiore alla classica libbra di circa 350 grammi; il funt russo non dovrebbe superare i tre etti (tra 0,8 e 0,9 libbre classiche). Si tratta comunque di una misura specificamente russa.
Un'ultima annotazione sui garinim che ho nominato. Gli israeliani e gli ebrei in genere, credo, sono i maggiori masticatori di frutta secca del mondo. In Israele, i sacchetti di frutta secca mista, i garinim appunto, vendono venduti in dei chioschi che si potrebbero genericamente definire edicole; e vengono allegati in automatico ai giornali, specie quelli della domenica che hanno dimensioni colossali fra inserti e altre cose. Gli stessi chioschi-edicole vendono anche sigarette e fiammiferi. In pratica, servizio completo: giornale, cicchino e sacchetto di frutta secca da sgranocchiare mentre si legge sulla panchina.
Saluti cari e pistacchiogeni!
Riccardo Venturi - 2021/1/7 - 22:55
Agli amanti dei canti ebrei, dalle terre che gli ebrei hanno ospitato per i secoli, canti hasidim:
krzyś Ѡ - 2021/1/19 - 03:35
×
Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
[ XX sec ]
און מוזיק / Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / النص والموسيقى / Sanat ja sävel:
אַנאָנימע /Anonimo / Anonymous / Anonyme / مجهول / Nimeämätön
פּערפאָרמער / Interpreti / Performed by / Interprétée par / مطرب / Laulavat :
1. Zupfgeigenhansel
אלבאם / Album /الألبوم : Jiddische Lieder [1979]
2. Ben Zimet
אלבאם / Album /الألبوم : Chants Yiddish [1974]
3. Ruth Rubin , Pete Seeger
אלבאם / Album /الألبوم : Jewish, Children's Songs & Games [1957]
4. Talila
אלבאם / Album /الألبوم : Chants Yiddish [1977]
E’ un lid yiddish di origine russa. La prima pubblicazione di cui si ha notizia risale al 1914. C’è anche un’altra versione di Yossele Rosenblatt in chiave religiosa.
Nota testuale
La struttura della canzone varia in base alle interpretazioni. Per darne conto le strofe sono contrassegnate con una lettera. La successione delle strofe è la seguente. Le strofe f , g non figurano in nessuna delle interpretazioni prese in esame.
Zupfgeigenhansel : a b c d e
Ben Zimet : d a b c d
Ruth Rubin , Pete Seeger : d a b c e
Talila : a d c e d c
[Riccardo Gullotta]