Il tuo nome non fa rima
Con niente, con nessuno
I capelli come china
Le palpebre un sipario
Sciogli i nodi delle vene
Come pettine una lama
E una pietra in petto
Che la gravità reclama
Felicità ostentata rende tutto più sereno
Mentre la gente ti guarda
Dentro al tuo ultimo treno
L'estate, l'inverno della neve
Ti obbliga a stare bene
La notte, l'aborto, la birra, l'aurora
La roba, lе stelle, le Camеl, la scuola
Il sudore, la pelle, il cazzo
E allora?
La voglia che avevi ancora
Il corpo che muta
La sabbia che brucia
I baci bagnati
Gli abbracci negati
Le storie, i racconti di vecchi balordi
La vita che vorresti ancora
Sei una bestia rara, ma non lo sai
Una puttana, come dite voi
Tua madre piange e ancora piangerà
Ma non preoccuparti, abbracciala
Da dove arriva? E chi lo sa
Il dottore dice che c'era già
Nella tua testa, nelle tue idee
Dentro al tuo giardino, fra le orchidee
La vita grida contro di te
E nel paese si dice che
Sei nata male, nata senza Dio
Il sangue fra le gambe lo vedo io
Il ciclo torna, ritorni tu
Sorridi ancora, piccola Gesù
Una brava mamma si gode la vita
Ma che brava moglie, che bella fica
"In paese venivo vista come una bestia rara, non avevo amiche.
Facendo questi discorsi dicevano che ero una puttana e... e ho deciso di andar via di casa"
Con niente, con nessuno
I capelli come china
Le palpebre un sipario
Sciogli i nodi delle vene
Come pettine una lama
E una pietra in petto
Che la gravità reclama
Felicità ostentata rende tutto più sereno
Mentre la gente ti guarda
Dentro al tuo ultimo treno
L'estate, l'inverno della neve
Ti obbliga a stare bene
La notte, l'aborto, la birra, l'aurora
La roba, lе stelle, le Camеl, la scuola
Il sudore, la pelle, il cazzo
E allora?
La voglia che avevi ancora
Il corpo che muta
La sabbia che brucia
I baci bagnati
Gli abbracci negati
Le storie, i racconti di vecchi balordi
La vita che vorresti ancora
Sei una bestia rara, ma non lo sai
Una puttana, come dite voi
Tua madre piange e ancora piangerà
Ma non preoccuparti, abbracciala
Da dove arriva? E chi lo sa
Il dottore dice che c'era già
Nella tua testa, nelle tue idee
Dentro al tuo giardino, fra le orchidee
La vita grida contro di te
E nel paese si dice che
Sei nata male, nata senza Dio
Il sangue fra le gambe lo vedo io
Il ciclo torna, ritorni tu
Sorridi ancora, piccola Gesù
Una brava mamma si gode la vita
Ma che brava moglie, che bella fica
"In paese venivo vista come una bestia rara, non avevo amiche.
Facendo questi discorsi dicevano che ero una puttana e... e ho deciso di andar via di casa"
envoyé par Lorenzo - 15/11/2020 - 23:22
Di Antonello Branca (1935-2002) ricordo molto bene "L'economia del Pentagono", uno splendido documentario su guerra e tecnologia realizzato all'epoca della prima guerra del Golfo.
B.B. - 25/12/2020 - 20:04
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dall'album "L’Ultima Casa Accogliente"
«Ho scritto questa canzone dopo aver visto Storia di Filomena e Antonio, bellissimo documentario di Antonello Branca, del ’76, su una coppia di giovani tossicodipendenti. Il brano narra una storia che mi sono immaginato pensando a Filomena, ma che non parla di lei. Semmai parla di un corpo femminile che non sempre è una casa accogliente, e di droga, di aborto, di ciclo mestruale, di cose di cui non si può parlare a causa di dogmi che qui scardiniamo.
A proposito dell’aborto ci tengo a dire che non è affrontato in quanto questione morale. Ciò che diciamo è che una donna che decide di abortire può essere considerata al pari di Gesù, perché lì c’è un certo tipo di martirio: è una provocazione, ovviamente, e pazienza se qualcuno sentendola s’incazzerà. Poi alla fine sì, si sente la voce di Filomena, donna vessata dai genitori e da un paesino chiacchierone dove essere diverse significava essere puttane: questa traccia la dedichiamo a lei.
Tutto si chiude con una coda strumentale di cui andiamo veramente fieri. Si sa che ci piace liberare i pezzi sul finale e in questo album lo facciamo due volte, qui e nell’ultima traccia».
Gli Zen Circus raccontano 'L'ultima casa accogliente' canzone per canzone
Il documentario è veramente ben fatto e racconta benissimo due storie tragiche fatte di pregiudizio, violenza, emarginazione, sfruttamento, galera, manicomio, droga. Appino ha scritto un testo molto bello, evitando di raccontare direttamente la storia ma suggerendola in una serie di immagini potenti, un atto d’accusa verso una provincia opprimente e bigotta, fatta di pregiudizio e di indici puntati che fa da sfondo alle vicende di una ragazza che non trova più una “casa accogliente” nel proprio corpo (come scrive Giuseppe Provenzano nella sua ottima recensione)
Secondo me una delle migliori canzoni del nuovo disco.