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Song des Guck

Jura Soyfer
Language: German


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[1936]
Canzone dalla commedia “Der Weltuntergang, oder, Die Welt steht auf kein' Fall mehr lang”, esordio letterario di Jura Soyfer (1912-1939), di famiglia ebraica originaria di Charkiv (Impero russo, oggi in Ucraina), giornalista e scrittore, viennese d'adozione.
Il brano si trova anche interpretato dai Schmetterlinge nel loro album del 1981 intitolato "Verdrängte Jahre", interamente dedicato all'opera di Jura Soyfer.

La fine del mondo

Verdrängte Jahre

La cornice cosmica della pièce "Der Weltuntergang. Die Welt steht auf kein’ Fall mehr lang… (Zwischen Himmel und Erde)" ("La fine del mondo. Il mondo non reggerà ancora a lungo… (fra cielo e terra)"), con il prologo e l’epilogo calati nella Zauberdramatik dei pianeti chiamati a consulto dal sole per rimediare alla disarmonia della terra, richiama la farsa magica Der böse Geist Lumpazivagabundus oder Das liederliche Kleeblatt (1833) di Nestroy oltre che la tragedia Die letzten Tage der Menschheit (1918-19) di Karl Kraus. Il titolo apocalittico di quest’opera, rappresentata dal 6 maggio all’11 luglio 1936 nell’ABC-Kabaret, era il riflesso del succedersi di drammatici avvenimenti, basti ricordare che l’ultima rappresentazione coincise con gli accordi di Berchtesgaden fra Hitler e il cancelliere Schuschnigg. Nella cornice drammatica l’allegoria della cometa Konrad, inviata da sua maestà il Sole, su suggerimento di Marte, sulla Terra per bonificarla dal parassita uomo e farla così rientrare nell’armonia celeste, è tragicomica quanto profetica rappresentazione dell’umanità di fronte all’imminente catastrofe della guerra. Lo scienziato Guck, che ha inventato una macchina in grado di evitare l’impatto, resta inascoltato nelle varie capitali europee. I trenta giorni di tempo che gli uomini hanno per tentare di salvare se stessi e la terra dalla distruzione si consumano nella sottovalutazione del pericolo e nella convinzione che ognuno riuscirà in qualche modo a salvarsi e che a soccombere sarà sempre l’altro. La cometa non distruggerà la terra non perché gli uomini hanno saputo porvi rimedio, ma perché innamoratasi di lei la risparmia disobbedendo agli ordini celesti. L’evidente finalità satirica, con la quale Soyfer intende denunciare la miopia degli uomini, il loro egoismo, l’interesse individuale e dei mercati finanziari, l’ottusità e l’irresponsabilità dei politici, non è disgiunta, anzi è accentuata dalla vis comica.
Nel quarto quadro ha luogo un’udienza del professor Guck presso «un führer», dove con l’articolo indeterminativo da un lato non si può mettere in dubbio l’evidente riferimento a Hitler, mentre dall’altro l’autore allude a una estensione e generalizzazione del potere dittatoriale:

FÜHRER: Professore, lei ha tratto il suo genio dalle radici della forza del nostro popolo. Mi dia la sua forte mano! [...]
GUCK: No, devo veramente...
FÜHRER: Niente no! No è una parola straniera! Guck, dello Stato lei è il pubblico orgoglio numero due! La fine del mondo è un’invenzione del popolo! [...]
GUCK: Ma...
FÜHRER: Niente ma! Ma è un’espressione marxista! [...]
GUCK: Credo che lei non comprenda completamente il significato della mia scoperta. La cometa ci
distruggerà tutti.
FÜHRER: Per distruggere ci sono qua io!
GUCK: Ma l’intera umanità...
FÜHRER: Umanità? Non la conosco!
GUCK: Un’esecuzione di massa...
FÜHRER: Questa la conosco...


L’ideologia e la politica nazionalsocialista sono condensate in poche battute, costruite con una vena comica che alimenta la cornice satirica. Hitler è al potere da tre anni e Soyfer prefigura già nel 1936 l’esito tragico della sua azione che due anni dopo avrebbe come primo passo portato all’Anschluß. Quanto più si avvicina la scadenza della fine del mondo, secondo i calcoli dello scienziato, tanto più l’evento distruttivo diviene oggetto di intrattenimento e di profitto. La constatazione di Guck: «Evidentemente gli uomini devono occuparsi tanto della vita che non arrivano proprio a pensare alla morte» introduce a una scena in cui la comicità traspare dalla situazione grottesca del giovane che, abbandonato dalla sua ragazza, vuole farla finita gettandosi nel Danubio:

GUCK: Dove va così di fretta, giovanotto?
SUICIDA: Vado a buttarmi nel Danubio.
GUCK: Ma perché mai?
SUICIDA: La mia ragazza mi ha lasciato. Vado a buttarmi nel Danubio.
GUCK: Giovanotto, domani a mezzogiorno il mondo finirà.
SUICIDA: E io vado a buttarmi nel Danubio.
GUCK: Mi dica, e fino ad allora non può proprio resistere?
SUICIDA: La mia ragazza mi ha lasciato. Vado a buttarmi nel Danubio.
GUCK: Ma un briciolo di pazienza. Tanto domani a mezzogiorno va tutto in fumo!
SUICIDA: Non si sa mai.


Nella pièce le situazioni comiche si determinano per l’incapacità di comprendere la portata di un rischio planetario che viene tutt’al più derubricato e riassorbito dalla routine. Il continuare a vivere come se nulla stia per accadere, senza dare ascolto a Guck che potrebbe con una sua macchina deviare la traiettoria della cometa, genera nella fitta e frizzante tessitura di gags la combinazione tragicomica. Ne è ancora un esempio la grottesca conversazione di due diplomatici:

PRIMO DIPLOMATICO: Il mondo finirà fra venti giorni. Deve ammettere, Sir, che al fatto non gli si può non riconoscere il carattere d’urgenza.
SECONDO DIPLOMATICO: Capirà, Monsieur, che l’equilibrio europeo non dovrà in alcun modo risentire della fine del mondo.
PRIMO: Che cosa intende fare allora?
SECONDO: Niente. È sempre la cosa più sicura.
PRIMO: Ma la fine del mondo...
SECONDO: La fine del mondo saprà comportarsi da gentildonna.


La Terra si salva non per un qualche intervento dell’uomo, ma per l’atto d’amore della cometa che disobbedisce agli ordini celesti e all’apoteosi del sistema solare nel valzer iniziale dei pianeti risponde con la Kometen-song, proiezione utopica di Soyfer nello spirito nestroyano e illuministico.
(Fabrizio Cambi, su "Fillide")




Jura Soyfer venne arrestato a Vienna una prima volta nel 1937, con l'accusa di essere un simpatizzante comunista. Gli vennero sequestrati tutti i suoi manoscritti, molti dei quali ancora inediti, che non vennero mai più ritrovati. All'inizio dell'anno seguente fu rilasciato grazie ad un indulto per i prigionieri politici, ma poco dopo fu l'“Anschluss”, l'annessione dell'Austria alla Germania nazista... Jura Soyfer venne arrestato dalle guardie di frontiera mentre tentava di raggiungere la Svizzera. Fu internato a Dachau, dove insieme ad Herbert Zipper compose il Dachaulied. Nel settembre del 1938 fu trasferito a Buchenwald, dove fece parte del comitato clandestino di resistenza e dove scrisse ancora alcuni testi teatrali. E a Buchenwald Jura Soyfer morì di tifo il 16 febbraio del 1939, ucciso dalla stupidità e dalla crudeltà degli uomini così bene descritta proprio nella sua “La fine del mondo”.



Una canzone questa che non può non far pensare al rapporto tra scienza e politica, tra scienza e società anche in questi tempi di Coronavirus... Lo scienziato Guck nel suo dialogo col führer mi ricorda tanto l'immunologo Anthony Fauci alle prese con Donald Trump...
Ihr habt in meinen Schädel tausend Formeln verstaut,
Ihr gabt mir die Weisheit mit Löffeln zu fressen,
Ihr habt mir die modernsten Apparate gebaut,
Um die Schöpfung exakt zu vermessen.
Ihr truget mir auf, nach den Gründen zu sehen,
Und ihr stelltet mein Hirn auf die Wacht.
Und ich suchte die Wahrheit für euch zu verstehen
Und habe die Wahrheit zu kennen gedacht.

Falsch ist falsch, und wahr ist wahr,
Spricht der Narr.
Wahr ist, was die Kurse stützt,
Falsch, was keiner Aktie nützt,
Spricht, wer gewitzt.

Ihr habt mit meinem Ruhm die Illustrierte gefüllt,
Die Wochenschau hat meine Größe verkündet.
Ihr habt mich dann in Stein und auch in Bronze enthüllt
Und Vereine um mich gegründet.
Solang ich euch Tod und Verderben versprach,
Sprach ich wahr, denn der Börse tat’s gut.
Die Rettung in Händen, so lief ich euch nach:
Ihr lachtet und schlugt mir vom Kopfe den Hut.

Wahr ist falsch, und falsch ist wahr:
Merk dir’s, Narr!
Falsch ist wahr zu guter Letzt:
Wer die Wahrheit höher schätzt,
Wird matt gesetzt!

Contributed by Bernart Bartleby - 2020/5/12 - 20:00



Language: Italian

Traduzione italiana di Laura Masi, da "Jura Soyfer, Teatro. Vol I" (contiene: "La fine del mondo" - "Edi Lechner guarda in Paradiso" - "Astoria"), a cura di Hermann Dorowin (edizione con testo originale a fronte), Morlacchi editore, Perugia, 2011.
CANZONE DI GUCK

Voi mi avete riempito il cervello di mille formule,
Voi mi avete insegnato a mangiare col cucchiaio,
Voi mi avete costruito gli strumenti più moderni
Per misurare esattamente il creato.
Voi mi incaricaste di trovare le cause
Voi avete messo in guardia la mia mente.
E ho cercato di capire la verità per voi,
E ho creduto di conoscere la verità.

Il falso è falso e il vero è vero,
Dice il folle,
Vero è ciò che tiene le quotazioni,
Falso ciò che non serve alle azioni,
Dice lo scaltro.

Voi avete riempito le riviste della mia fama,
La mia grandezza proclamata al cinegiornale della settimana,
Poi avete scoperto un monumento in mio onore in pietra e anche in bronzo
E fondato circoli a mio nome.
Finché vi promettevo morte e rovina
Dicevo il vero e la borsa saliva.
Vi offrivo la salvezza:
Ma ridendo mi faceste volar via il cappello di testa.

Il vero è falso e il falso è vero:
Ricordatelo, folle!
Il falso è vero alla fine:
scacco matto a chi sopravvaluta la verità!

Contributed by B.B. - 2020/5/12 - 20:01




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