Na Rua António Maria
Da Primaz Instituição
Vive a Maior Confraria
Desta válida Nação
E muita matula brava
Ainda pensava
Que havia de vir
Um dia assim de repente
Para toda a gente
Voltar a sorrir
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Na Rua António Maria
Convenha a todos saber
A patriótica espia
Sabe bem onde morder
Vela pela vossa morada
No vão duma escada
Sem se anunciar
E oferece a quem bem destina
Um quarto de esquina
Com vistas pr`ó mar
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Tem quatro letras apenas
Mas outro nome lhe dão
Nesta Fortaleza antiga
Só não muda a guarnição
E muita matula ufana
Cuidado que a mana
Morrera de vez
Deu graças à Dª. Urraca
Ao som da ressaca
Que o pagode fez
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Aldeia da roupa branca
Suja de já não corar
O Zé Povo foi à França
Não se cansa de esperar
O capataz de fazenda
Pôs a quinta à venda
Para quem mais der
E os donos marcaram tentos
Com novos inventos
Doa a quem doer
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Da Primaz Instituição
Vive a Maior Confraria
Desta válida Nação
E muita matula brava
Ainda pensava
Que havia de vir
Um dia assim de repente
Para toda a gente
Voltar a sorrir
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Na Rua António Maria
Convenha a todos saber
A patriótica espia
Sabe bem onde morder
Vela pela vossa morada
No vão duma escada
Sem se anunciar
E oferece a quem bem destina
Um quarto de esquina
Com vistas pr`ó mar
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Tem quatro letras apenas
Mas outro nome lhe dão
Nesta Fortaleza antiga
Só não muda a guarnição
E muita matula ufana
Cuidado que a mana
Morrera de vez
Deu graças à Dª. Urraca
Ao som da ressaca
Que o pagode fez
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Aldeia da roupa branca
Suja de já não corar
O Zé Povo foi à França
Não se cansa de esperar
O capataz de fazenda
Pôs a quinta à venda
Para quem mais der
E os donos marcaram tentos
Com novos inventos
Doa a quem doer
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
Mas eles, Conceição, vão
Lamber as botas
Comer à mão
Dum novo Pina Manique
Com outra lábia
Com outro tique
envoyé par Bernart Bartleby - 7/4/2020 - 21:44
Langue: italien
Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännos:
Riccardo Venturi, 8-4-2020
Ha certamente ragione BB, che ha proposto questo brano di José Afonso, nel dire che è difficile. Aggiungerei: oscuro, come molti testi di José Afonso di quel periodo. Tant'è vero che, in Rete (almeno a quanto mi è stato dato constatare) non ve n'è l'ombra di una traduzione in qualsiasi idioma. Accingendomi a tentare di farne una, la corredo della presente introduzione un po' più ampia (che qualche cosa dovrebbe chiarire).
La canzone non risale al 1968, ma al 1970, ed è una data importante; mancano ancora quattro anni alla Revolução dos Cravos del 25 aprile 1974, e da un anno (cioè dal 1969) la PIDE aveva cambiato nome. La spietata Policia Internacional e de Defesa do Estado, fondata nel 1945 come polizia di frontiera, controllo e immigrazione ma divenuta ben presto la polizia politica dell'Estado Novo, il regime salazarista, viene ribattezzata DGS (Direcção Geral de Segurança, “Direzione Generale di Sicurezza”) ma tutti continuano a chiamarla PIDE, e i suoi agenti rimangono os pides. Ha sempre sede nella rua António Maria Cardoso (un esploratore morto nel 1900) ai numeri 20 e 22, in una parte di quello che era stato il Palazzo dei Duchi di Braganza (di origine cinquecentesca, ma ricostruito interamente dopo il terremoto del 1° novembre 1755). Anche semplicemente nominare la “via António Maria” dove aveva sede l' “Istituzione Principe” (“Principe” perché su di essa si reggeva il regime) poteva essere pericolosissimo.
Figuriamoci in una canzone, che José Afonso scrive per Conceição Matos, nata nel 1936, antifascista e resistente comunista assieme al fratello, Alfredo Matos (che è compagno e amico personale di Zeca) e al compagno di vita, Domingos Abrantes. Conceição Matos viene arrestata una prima volta il 21 aprile 1965 assieme al suo compagno, per “attività contrarie alla sicurezza dello Stato”; viene portata nella “via António Maria”, dove viene prima crudelmente torturata, poi rinchiusa nel famigerato carcere della fortezza di Caxias, utilizzato per i prigionieri politici. Il suo compagno, Domingos Abrantes, viene invece rinchiuso nel carcere di Peniche. Liberata dopo diciotto mesi di prigionia, Conceição Matos viene di nuovo arrestata nel 1968; è probabilmente in questa occasione che José Afonso concepisce la canzone, scrivendola però due anni dopo e donandone il manoscritto a Conceição Matos. La data di composizione appare palese da un riferimento nella canzone: "Ha solo quattro lettere / ma la chiamano diversamente" si riferisce proprio al cambio di denominazione da PIDE a DGS (avvenuto, come detto, nel 1969). Non la incide perché una canzone del genere può portare diritti a Caxias, nell' “antica fortezza” che funge da carcere politico della PIDE/DGS. Il 10 novembre 1970, però, la canta a Parigi, alla Maison de la Mutualité; tanto basta.
Il 4 ottobre 1971, José Afonso sperimenta puntualmente il pericolo che poteva rappresentare questa sua canzone dedicata a una militante prigioniera torturata. Mentre si trova all'aeroporto di Lisbona, viene arrestato dai pides “por suspeitas de exercer actividades atentatórias da segurança do Estado”, per sospetti di esercitare attività che attentano alla sicurezza dello Stato. E poiché una canzone del genere poteva portare a Caxias, a Caxias viene rinchiuso. Durante l'interrogatorio nella sede della DGS, viene accusato di vilipendio all'onore e alla considerazione dovuta a S.E. il Presidente del Consiglio, vilipendio espresso precisamente nella canzone “Na Rua António Maria da Primaz Instituição”. Il manoscritto della canzone, sequestrato a Conceição Matos, viene prodotto come prova.
José Afonso rimane a Caxias per quattro mesi. La canzone è esplicita e oscura al tempo stesso: vi si nominano sì Conceição Matos e la via António Maria Cardoso, ma il testo contiene spesso allusioni difficili da cogliere (fatto naturale per canzoni militanti scritte durante una dittatura) frammiste ad altre allusioni chiarissime. Il tutto “rimescolato” nel linguaggio poetico di José Afonso, estremamente difficile di per sé. Che avesse ben cosciente le possibili conseguenze della canzone, lo si vede nel riferimento alla “stanza d'angolo con vista sul mare”: la fortezza di Dom Luis di Caxias si trova, appunto, di fronte al mare. Mentre è in carcere, José Afonso scrive una delle sue canzoni più belle e, al tempo stesso, più inestricabilmente oscure, quasi in un metalinguaggio: Era um redondo vocábulo. José Afonso continuò a non inciderla mai fino alla sua morte, avvenuta il 23 febbraio 1987 per sclerosi laterale amiotrofica; per vederla in un album, è occorso aspettare il 2014, quando Sérgio Godinho la incise nel suo album Liberdade ao vivo.
Una canzone che porta in galera, e una traduzione da galera in giorni da galera. Non potrei definire altrimenti quello che state per leggere. Ci ho messo più di un giorno, e ci ho messo alcune note; ma avverto che non tutto ho ben capito, e non tutto si può ben capire perché questa canzone è in un codice che, forse, soltanto la sua destinataria e quelli che come lei soffrivano incarceramenti e torture potevano comprendere. Gli stessi pides, con tutta probabilità, ne avevano compreso solo le parti a loro più o meno esplicitamente dedicate, ma per loro fu sufficiente. Il 25 aprile 1974, a sera, a loro furono dovute le uniche quattro vittime di quella giornata.
Riccardo Venturi, 8-4-2020
Ha certamente ragione BB, che ha proposto questo brano di José Afonso, nel dire che è difficile. Aggiungerei: oscuro, come molti testi di José Afonso di quel periodo. Tant'è vero che, in Rete (almeno a quanto mi è stato dato constatare) non ve n'è l'ombra di una traduzione in qualsiasi idioma. Accingendomi a tentare di farne una, la corredo della presente introduzione un po' più ampia (che qualche cosa dovrebbe chiarire).
La canzone non risale al 1968, ma al 1970, ed è una data importante; mancano ancora quattro anni alla Revolução dos Cravos del 25 aprile 1974, e da un anno (cioè dal 1969) la PIDE aveva cambiato nome. La spietata Policia Internacional e de Defesa do Estado, fondata nel 1945 come polizia di frontiera, controllo e immigrazione ma divenuta ben presto la polizia politica dell'Estado Novo, il regime salazarista, viene ribattezzata DGS (Direcção Geral de Segurança, “Direzione Generale di Sicurezza”) ma tutti continuano a chiamarla PIDE, e i suoi agenti rimangono os pides. Ha sempre sede nella rua António Maria Cardoso (un esploratore morto nel 1900) ai numeri 20 e 22, in una parte di quello che era stato il Palazzo dei Duchi di Braganza (di origine cinquecentesca, ma ricostruito interamente dopo il terremoto del 1° novembre 1755). Anche semplicemente nominare la “via António Maria” dove aveva sede l' “Istituzione Principe” (“Principe” perché su di essa si reggeva il regime) poteva essere pericolosissimo.
Figuriamoci in una canzone, che José Afonso scrive per Conceição Matos, nata nel 1936, antifascista e resistente comunista assieme al fratello, Alfredo Matos (che è compagno e amico personale di Zeca) e al compagno di vita, Domingos Abrantes. Conceição Matos viene arrestata una prima volta il 21 aprile 1965 assieme al suo compagno, per “attività contrarie alla sicurezza dello Stato”; viene portata nella “via António Maria”, dove viene prima crudelmente torturata, poi rinchiusa nel famigerato carcere della fortezza di Caxias, utilizzato per i prigionieri politici. Il suo compagno, Domingos Abrantes, viene invece rinchiuso nel carcere di Peniche. Liberata dopo diciotto mesi di prigionia, Conceição Matos viene di nuovo arrestata nel 1968; è probabilmente in questa occasione che José Afonso concepisce la canzone, scrivendola però due anni dopo e donandone il manoscritto a Conceição Matos. La data di composizione appare palese da un riferimento nella canzone: "Ha solo quattro lettere / ma la chiamano diversamente" si riferisce proprio al cambio di denominazione da PIDE a DGS (avvenuto, come detto, nel 1969). Non la incide perché una canzone del genere può portare diritti a Caxias, nell' “antica fortezza” che funge da carcere politico della PIDE/DGS. Il 10 novembre 1970, però, la canta a Parigi, alla Maison de la Mutualité; tanto basta.
Il 4 ottobre 1971, José Afonso sperimenta puntualmente il pericolo che poteva rappresentare questa sua canzone dedicata a una militante prigioniera torturata. Mentre si trova all'aeroporto di Lisbona, viene arrestato dai pides “por suspeitas de exercer actividades atentatórias da segurança do Estado”, per sospetti di esercitare attività che attentano alla sicurezza dello Stato. E poiché una canzone del genere poteva portare a Caxias, a Caxias viene rinchiuso. Durante l'interrogatorio nella sede della DGS, viene accusato di vilipendio all'onore e alla considerazione dovuta a S.E. il Presidente del Consiglio, vilipendio espresso precisamente nella canzone “Na Rua António Maria da Primaz Instituição”. Il manoscritto della canzone, sequestrato a Conceição Matos, viene prodotto come prova.
José Afonso rimane a Caxias per quattro mesi. La canzone è esplicita e oscura al tempo stesso: vi si nominano sì Conceição Matos e la via António Maria Cardoso, ma il testo contiene spesso allusioni difficili da cogliere (fatto naturale per canzoni militanti scritte durante una dittatura) frammiste ad altre allusioni chiarissime. Il tutto “rimescolato” nel linguaggio poetico di José Afonso, estremamente difficile di per sé. Che avesse ben cosciente le possibili conseguenze della canzone, lo si vede nel riferimento alla “stanza d'angolo con vista sul mare”: la fortezza di Dom Luis di Caxias si trova, appunto, di fronte al mare. Mentre è in carcere, José Afonso scrive una delle sue canzoni più belle e, al tempo stesso, più inestricabilmente oscure, quasi in un metalinguaggio: Era um redondo vocábulo. José Afonso continuò a non inciderla mai fino alla sua morte, avvenuta il 23 febbraio 1987 per sclerosi laterale amiotrofica; per vederla in un album, è occorso aspettare il 2014, quando Sérgio Godinho la incise nel suo album Liberdade ao vivo.
Una canzone che porta in galera, e una traduzione da galera in giorni da galera. Non potrei definire altrimenti quello che state per leggere. Ci ho messo più di un giorno, e ci ho messo alcune note; ma avverto che non tutto ho ben capito, e non tutto si può ben capire perché questa canzone è in un codice che, forse, soltanto la sua destinataria e quelli che come lei soffrivano incarceramenti e torture potevano comprendere. Gli stessi pides, con tutta probabilità, ne avevano compreso solo le parti a loro più o meno esplicitamente dedicate, ma per loro fu sufficiente. Il 25 aprile 1974, a sera, a loro furono dovute le uniche quattro vittime di quella giornata.
Nella via António Maria
Nella via António Maria
Dell'Istituzione Principe
Abita la Maggior Confraternita
Di questa vigorosa Nazione
E molta brava gente [1]
Pensava ancora
Che per tutti sarebbe arrivato
Un giorno, così all'improvviso,
Per tornare a sorridere
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique [2]
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Nella via António Maria
Sappiatelo tutti quanti
La patriottica spia
Veglia sulla vostra dimora
Nella tromba delle scale
Senza annunciarsi
E offre a chi se lo merita
Una stanza d'angolo
Con vista sul mare [3]
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Ha solo quattro lettere
Ma la chiamano diversamente [4]
In questa antica Fortezza
Non cambia certo il mobilio
E molta gente superba,
Presumendo che la sorella [5]
Sarebbe morta una buona volta,
Ringraziò la regina Urraca [6]
Al rumore di risacca
Che fece la baldoria [7]
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Villaggio di biancheria
Sporca da non stender più al sole
La Plebaglia se n'è andata in Francia [8]
Non si stanca di sperare
Il fattore della fattoria
Ha messo il podere in vendita
Al miglior offerente
E i padroni han segnato punti
Con nuovi ritrovati
Se ne dolga chi deve
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Nella via António Maria
Dell'Istituzione Principe
Abita la Maggior Confraternita
Di questa vigorosa Nazione
E molta brava gente [1]
Pensava ancora
Che per tutti sarebbe arrivato
Un giorno, così all'improvviso,
Per tornare a sorridere
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique [2]
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Nella via António Maria
Sappiatelo tutti quanti
La patriottica spia
Veglia sulla vostra dimora
Nella tromba delle scale
Senza annunciarsi
E offre a chi se lo merita
Una stanza d'angolo
Con vista sul mare [3]
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Ha solo quattro lettere
Ma la chiamano diversamente [4]
In questa antica Fortezza
Non cambia certo il mobilio
E molta gente superba,
Presumendo che la sorella [5]
Sarebbe morta una buona volta,
Ringraziò la regina Urraca [6]
Al rumore di risacca
Che fece la baldoria [7]
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Villaggio di biancheria
Sporca da non stender più al sole
La Plebaglia se n'è andata in Francia [8]
Non si stanca di sperare
Il fattore della fattoria
Ha messo il podere in vendita
Al miglior offerente
E i padroni han segnato punti
Con nuovi ritrovati
Se ne dolga chi deve
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
Ma loro, Conceição,
Leccheranno gli stivali,
Mangeranno dalla mano
D'un nuovo Pina Manique
Con un altro imbroglio
Come altri maniaci
[1] Matula significa propriamente “combriccola, cricca”; ma nel linguaggio popolare corrente è da tempo sinonimo generico di “gente”.
[2] Diogo Inácio de Pina Manique (1733-1805) fu un magistrato portoghese di epoca Pombalina. Attorno al 1789, durante il regno di Maria I (la regina detta sia “La Pietosa” che “La Pazza”), occupava la carica di Intendente Generale della Polizia (in pratica, il capo supremo della Polizia portoghese): si distinse per il suo spietato reazionarismo e per la capillare repressione di chiunque professasse idee vicine a quelle della Rivoluzione Francese. In questo, si distinse per la persecuzioni di intellettuali, artisti, poeti, scrittori, e per la censura che fece esercitare su libri e pubblicazioni in genere.
[3] L'arresto di Conceição Matos e del suo compagno Domingos Abrantes, il 21 aprile 1965, avvenne in casa della coppia. I due erano strettamente sorvegliati, e per questo motivo avevano escogitato una sorta di “segnale di via libera” quando uno dei due era fuori casa e doveva rientrare. I pides si erano appostati nella tromba delle scale dello stabile dove la coppia abitava; essendone a conoscenza, i pides avevano, con dei finti lavori stradali, occultato la visione della strada dalla finestra. Conceição Matos si era accorta dell'appostamento, e fece il segnale che però Domingos Abrantes non poté vedere; entrò quindi nell'androne e fu arrestato immediatamente. Altri agenti sfondarono la porta di casa e portarono via Conceição Abrantes, devastando l'appartamento e rubando il rubabile (non è improbabile che anche a questo si riferisca Era de noite e levaram).
[4] Come specificato anche nell'introduzione alla traduzione, sono le “quattro lettere” che formano la sigla PIDE; la quale viene “chiamata diversamente” a partire dal 1969, quando cambia nome in DGS (leggasi de-ge-es). È un riferimento che pone un terminus ante quem la canzone non può essere stata composta.
[5] Mana è forma popolare di irmã “sorella”. Il riferimento è qui abbastanza chiaro a Alfredo Matos, a sua volta celebre militante incarcerato più volte, fratello di Conceição Matos e amico personale di José Afonso. I fratelli Matos finirono in carcere nelle attività di repressione susseguitesi all'assassinio del generale Humberto Delgado e della sua segretaria brasiliana Arajaryr Moreira Campos, avvenuto a Olivenza il 13 febbraio 1965 con un'imboscata tesa dalla PIDE mentre i due stavano tentando di rientrare in Portogallo.
[6] Non mi è chiaro, qui, perché si ringrazi Donna Urraca di Castiglia (1186-1220), consorte del re Alfonso II e, dal 1211 fino alla morte, regina del Portogallo (il lungo testamento di Alfonso II che consegna il Regno alla moglie è uno dei più antichi documenti scritti in lingua portoghese; ma il Re morì due anni dopo di lei, nel 1222). Accetto ipotesi al riguardo (ma v. anche la nota 7).
[7] Pagode significa sì “pagoda”; nel linguaggio popolare però significa “festa, baldoria, casino”. Potrebbe essere la “baldoria” fatta per l'arresto dei “sovversivi” e per la possibile morte di Conceição Matos; oppure, addirittura, un riferimento alle torture da lei subite. Il ringraziamento alla regina Urraca (v. nota 6) potrebbe a questo punto essere una sorta di “urrà patriottico”. Ma in questi versi siamo nell'oscurità più profonda e le mie sono solo personali elucubrazioni.
[8] Zé Povo è una denominazione della “plebaglia”, della “marmaglia”, del “popolaccio”; è formata con povo “popolo” e Zé, propriamente diminutivo estremamente popolare di José (come Zeca), ma anche appellativo generico della “persona qualunque” (in Portogallo non è raro sentirsi chiamare “Zé” così come si direbbe “ehi” a qualcuno per la strada). In questa ultima strofa, nei primi versi c'è un possibile riferimento al carcere-fortezza di Caxias (il “villaggio di biancheria sporca da non stender più al sole”; il verso dello Zé Povo si riferisce probabilmente all'emigrazione di massa.
[2] Diogo Inácio de Pina Manique (1733-1805) fu un magistrato portoghese di epoca Pombalina. Attorno al 1789, durante il regno di Maria I (la regina detta sia “La Pietosa” che “La Pazza”), occupava la carica di Intendente Generale della Polizia (in pratica, il capo supremo della Polizia portoghese): si distinse per il suo spietato reazionarismo e per la capillare repressione di chiunque professasse idee vicine a quelle della Rivoluzione Francese. In questo, si distinse per la persecuzioni di intellettuali, artisti, poeti, scrittori, e per la censura che fece esercitare su libri e pubblicazioni in genere.
[3] L'arresto di Conceição Matos e del suo compagno Domingos Abrantes, il 21 aprile 1965, avvenne in casa della coppia. I due erano strettamente sorvegliati, e per questo motivo avevano escogitato una sorta di “segnale di via libera” quando uno dei due era fuori casa e doveva rientrare. I pides si erano appostati nella tromba delle scale dello stabile dove la coppia abitava; essendone a conoscenza, i pides avevano, con dei finti lavori stradali, occultato la visione della strada dalla finestra. Conceição Matos si era accorta dell'appostamento, e fece il segnale che però Domingos Abrantes non poté vedere; entrò quindi nell'androne e fu arrestato immediatamente. Altri agenti sfondarono la porta di casa e portarono via Conceição Abrantes, devastando l'appartamento e rubando il rubabile (non è improbabile che anche a questo si riferisca Era de noite e levaram).
[4] Come specificato anche nell'introduzione alla traduzione, sono le “quattro lettere” che formano la sigla PIDE; la quale viene “chiamata diversamente” a partire dal 1969, quando cambia nome in DGS (leggasi de-ge-es). È un riferimento che pone un terminus ante quem la canzone non può essere stata composta.
[5] Mana è forma popolare di irmã “sorella”. Il riferimento è qui abbastanza chiaro a Alfredo Matos, a sua volta celebre militante incarcerato più volte, fratello di Conceição Matos e amico personale di José Afonso. I fratelli Matos finirono in carcere nelle attività di repressione susseguitesi all'assassinio del generale Humberto Delgado e della sua segretaria brasiliana Arajaryr Moreira Campos, avvenuto a Olivenza il 13 febbraio 1965 con un'imboscata tesa dalla PIDE mentre i due stavano tentando di rientrare in Portogallo.
[6] Non mi è chiaro, qui, perché si ringrazi Donna Urraca di Castiglia (1186-1220), consorte del re Alfonso II e, dal 1211 fino alla morte, regina del Portogallo (il lungo testamento di Alfonso II che consegna il Regno alla moglie è uno dei più antichi documenti scritti in lingua portoghese; ma il Re morì due anni dopo di lei, nel 1222). Accetto ipotesi al riguardo (ma v. anche la nota 7).
[7] Pagode significa sì “pagoda”; nel linguaggio popolare però significa “festa, baldoria, casino”. Potrebbe essere la “baldoria” fatta per l'arresto dei “sovversivi” e per la possibile morte di Conceição Matos; oppure, addirittura, un riferimento alle torture da lei subite. Il ringraziamento alla regina Urraca (v. nota 6) potrebbe a questo punto essere una sorta di “urrà patriottico”. Ma in questi versi siamo nell'oscurità più profonda e le mie sono solo personali elucubrazioni.
[8] Zé Povo è una denominazione della “plebaglia”, della “marmaglia”, del “popolaccio”; è formata con povo “popolo” e Zé, propriamente diminutivo estremamente popolare di José (come Zeca), ma anche appellativo generico della “persona qualunque” (in Portogallo non è raro sentirsi chiamare “Zé” così come si direbbe “ehi” a qualcuno per la strada). In questa ultima strofa, nei primi versi c'è un possibile riferimento al carcere-fortezza di Caxias (il “villaggio di biancheria sporca da non stender più al sole”; il verso dello Zé Povo si riferisce probabilmente all'emigrazione di massa.
Obrigado obrigadinho a te, BB, però ci sto continuando a rimuginare sopra...davvero una cosa spaventosa, come comprensione e interpretazione...
Riccardo Venturi - 8/4/2020 - 22:44
E, oltre all'interpretazione del testo, ci sarebbe pure l'interpretazione della Storia...
Per curiosità, ho messo in ricerca il nome del primo morto del 25 aprile 1974 in via António Maria Cardoso... Si chiamava Fernando Carvalho Giesteira (e non Gesteira), e aveva 17 anni...
Per curiosità, ho messo in ricerca il nome del primo morto del 25 aprile 1974 in via António Maria Cardoso... Si chiamava Fernando Carvalho Giesteira (e non Gesteira), e aveva 17 anni...
B.B. - 8/4/2020 - 22:53
A quanto mi ricordo, tutti e quattro i morti della sera del 25 aprile 1974 erano molto giovani, dei ventenni o poco più. Sempre andando a memoria (in quei giorni avevo anni undici e seguivo appassionatamente le vicende della Revolução dalla TV e dai giornali, inframezzate con la lettura del Topolino e coi compiti di 5a elementare) mi sembra che ci fu anche un "pide" morto, seppur indirettamente. I "pides" furono presi e messi in mutande, letteralmente. Mi sembra anche che, in linea di massima, poi non ne finì nemmeno uno in galera a parte i primi giorni. Ma ripeto, vado a memoria e è roba, ormai, di quarantasei anni fa...
Riccardo Venturi - 8/4/2020 - 23:19
Ciao Ricardinho,
col mio ultimo commento mi riferivo alle "vittime della Storia"...
Della categoria non fanno parte coloro che hanno consapevolmente e deliberatamente lottato contro regimi ed ingiustizia, magari anche rimettendoci la pelle. Nel caso specifico, non ne fa parte Conceição Matos, che nonostante il carcere e la tortura ha trionfato su suoi carnefici, e avrebbe ugualmente trionfato anche se fosse stata ammazzata...
Le "vittime della Storia" sono quelle come Fernando Carvalho Giesteira, un ragazzino di 17 anni, senza nessuna appartenenza politica, nessuna militanza, uno che si trovava a passare di lì, forse un po' troppo curioso e ingenuo, finito fucilato nell'ultimo giorno della dittatura...
Per decine di anni nessuno ha mai nemmeno raccontato la sua storia, per decine di anni ne è stato pure strpiato il nome, persiono sulla lapide ufficiale affissa in via António Maria Cardoso... Leggevo che i suoi genitori, gente semplice, non hanno mai nemmeno capito bene, anzi, il prete raccontò loro che il figlio era stato ammazzato per colpa dei comunisti, e forse sono morti con questa convinzione...
Vittime della Storia, morti (o vivi) senza sapere perchè, sconosciuti, senza nessuno che li abbia mai raccontati, figli di un Dio minore...
Quanti saranno stati e sono? Tantissimi, la stragrande maggioranza.
Bisognerebbe potere, sapere raccontare la Storia di ognuno di loro, per quanto minima.
Comunque sia andata, a trionfare solo sempre e soltanto quelli che vengono raccontati.
Saluzzi
col mio ultimo commento mi riferivo alle "vittime della Storia"...
Della categoria non fanno parte coloro che hanno consapevolmente e deliberatamente lottato contro regimi ed ingiustizia, magari anche rimettendoci la pelle. Nel caso specifico, non ne fa parte Conceição Matos, che nonostante il carcere e la tortura ha trionfato su suoi carnefici, e avrebbe ugualmente trionfato anche se fosse stata ammazzata...
Le "vittime della Storia" sono quelle come Fernando Carvalho Giesteira, un ragazzino di 17 anni, senza nessuna appartenenza politica, nessuna militanza, uno che si trovava a passare di lì, forse un po' troppo curioso e ingenuo, finito fucilato nell'ultimo giorno della dittatura...
Per decine di anni nessuno ha mai nemmeno raccontato la sua storia, per decine di anni ne è stato pure strpiato il nome, persiono sulla lapide ufficiale affissa in via António Maria Cardoso... Leggevo che i suoi genitori, gente semplice, non hanno mai nemmeno capito bene, anzi, il prete raccontò loro che il figlio era stato ammazzato per colpa dei comunisti, e forse sono morti con questa convinzione...
Vittime della Storia, morti (o vivi) senza sapere perchè, sconosciuti, senza nessuno che li abbia mai raccontati, figli di un Dio minore...
Quanti saranno stati e sono? Tantissimi, la stragrande maggioranza.
Bisognerebbe potere, sapere raccontare la Storia di ognuno di loro, per quanto minima.
Comunque sia andata, a trionfare solo sempre e soltanto quelli che vengono raccontati.
Saluzzi
B.B. - 9/4/2020 - 13:16
Ciao Ricardinho,
avanzo un'altra ipotesi - del tutto avventata e creativa - sull'interpretazione dell'oscuro verso "Deu graças à Dª. Urraca" e della relativa strofa...
Dona Urraca potrebbe essere Urraca di Castiglia, quella che regnò tra il 1109 ed il 1126, "la prima sovrana europea regnante per proprio diritto", come la descrive it.wikipedia.
Costei fu donna di potere e fu sempre avversata dalla sorellastra Teresa di León, che reclamava diritti di sovranità per lei ed il figlio Alfonso.
Alla morte della sorellastra Urraca, nel 1126, Teresa provò a disconoscere il nuovo re di León e Castiglia Alfonso VII, ma mal gliene incolse.
Potrebbe quindi qui trattarsi di un paragone storico per riferirsi invece all'avvicendamento tra PIDE e DGS nel 1969, nel quadro della cosiddetta "primavera marcelista", poi quasi subito travolta dal "legittimo pretendente al trono", la Rivoluzione.
Che ne dici? Un volo pindarico?
Saluzzos
avanzo un'altra ipotesi - del tutto avventata e creativa - sull'interpretazione dell'oscuro verso "Deu graças à Dª. Urraca" e della relativa strofa...
Dona Urraca potrebbe essere Urraca di Castiglia, quella che regnò tra il 1109 ed il 1126, "la prima sovrana europea regnante per proprio diritto", come la descrive it.wikipedia.
Costei fu donna di potere e fu sempre avversata dalla sorellastra Teresa di León, che reclamava diritti di sovranità per lei ed il figlio Alfonso.
Alla morte della sorellastra Urraca, nel 1126, Teresa provò a disconoscere il nuovo re di León e Castiglia Alfonso VII, ma mal gliene incolse.
Potrebbe quindi qui trattarsi di un paragone storico per riferirsi invece all'avvicendamento tra PIDE e DGS nel 1969, nel quadro della cosiddetta "primavera marcelista", poi quasi subito travolta dal "legittimo pretendente al trono", la Rivoluzione.
Che ne dici? Un volo pindarico?
Saluzzos
Don B.B. - 9/4/2020 - 17:44
Mmmm....mmmm! Con tutto il rispetto per Pindaro e per i suoi voli, secondo me invece non sei mica tanto di fuori! E' veramente interessante la tua ipotesi. Poi, magari, si scopre che si tratta di un modo di dire portoghese che significa chissà cosa...
Riccardo Venturi - 9/4/2020 - 18:21
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[1970]
Parole e musica di José Afonso
Una canzone inedita, eseguita solo dal vivo nel corso di un concerto alla Maison de la Mutualité a Parigi il 10 novembre 1970.
Testo trovato su Avante!
Ripresa da Sérgio Godinho in "Liberdade ao vivo" del 2014
Quel giorno stesso, agenti della PIDE spararono sui manifestanti, uccidendone quattro.
Un testo difficile, che non so comprendere fino in fondo...
So solo che:
- si tratta di un'invettiva contro la PIDE, la feroce polizia politica del regime salazarista, che aveva la sua sede centrale a Lisbona in via António Maria Cardoso;
- è dedicata a Maria da Conceição Matos, classe 1936, militante comunista clandestina, arrestata più volte e ripetutamente torturata dalla PIDE, così come il suo compagno Domingos Abrantes.