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Ode to the Confederate Dead

Allen Tate
Langue: anglais


Allen Tate

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For the Union Dead
(Robert Lowell)


Voce di uno davanti un cimitero di guerra corroso dal tempo e dall'incuria, dove fanno il nido il ragno e la serpe, il canto della civetta richiama alla mente il rumore di una lontana carica di cavalleria e le foglie che cadono – è autunno – la teoria dei nomi dei campi di battaglia: Shiloh, Antietam, Malvern Hill... È la Ode to the Confederate Dead di Allen Tate.

 Un giovanissimo soldato confederato, identificato come William T. Biedler, di 16 anni, ritratto tra il 1861 e il 1865.
Un giovanissimo soldato confederato, identificato come William T. Biedler, di 16 anni, ritratto tra il 1861 e il 1865.


Pubblicata per la prima volta in The American caravan. A yearbook of American literature (New York, The Macaulay Company, 1927), più volte ristampata, giunse alla stesura definitiva nell'edizione dei Selected Poems del 1937 (New York, Scribner's).

E si ricordi la «risposta» che volle dare Robert Lowell, con la sua For the Union Dead.
Row after row with strict impunity
The headstones yield their names to the element,
The wind whirrs without recollection;
In the riven troughs the splayed leaves
Pile up, of nature the casual sacrament
To the seasonal eternity of death;
Then driven by the fierce scrutiny
Of heaven to their election in the vast breath,
They sough the rumour of mortality.

Autumn is desolation in the plot
Of a thousand acres where these memories grow
From the inexhaustible bodies that are not
Dead, but feed the grass row after rich row.
Think of the autumns that have come and gone! –
Ambitious November with the humors of the year,
With a particular zeal for every slab,
Staining the uncomfortable angels that rot
On the slabs, a wing chipped here, an arm there:
The brute curiosity of an angel's stare
Turns you, like them, to stone,
Transforms the heaving air
Till plunged to a heavier world below
You shift your sea-space blindly
Heaving, turning like the blind crab.

Dazed by the wind, only the wind
The leaves flying, plunge

You know who have waited by the wall
The twilight certainty of an animal,
Those midnight restitutions of the blood
You know – the immitigable pines, the smoky frieze
Of the sky, the sudden call: you know the rage,
The cold pool left by the mounting flood,
Of muted Zeno and Parmenides.
You who have waited for the angry resolution
Of those desires that should be yours tomorrow,
You know the unimportant shrift of death
And praise the vision
And praise the arrogant circumstance
Of those who fall
Rank upon rank, hurried beyond decision –
Here by the sagging gate, stopped by the wall.

Seeing, seeing only the leaves
Flying, plunge and expire

Turn your eyes to the immoderate past,
Turn to the inscrutable infantry rising
Demons out of the earth – they will not last.
Stonewall, Stonewall, and the sunken fields of hemp,
Shiloh, Antietam, Malvern Hill, Bull Run.
Lost in that orient of the thick-and-fast
You will curse the setting sun.

Cursing only the leaves crying
Like an old man in a storm

You hear the shout, the crazy hemlocks point
With troubled fingers to the silence which
Smothers you, a mummy, in time.

The hound bitch
Toothless and dying, in a musty cellar
Hears the wind only.

Now that the salt of their blood
Stiffens the saltier oblivion of the sea,
Seals the malignant purity of the flood,
What shall we who count our days and bow
Our heads with a commemorial woe
In the ribboned coats of grim felicity,
What shall we say of the bones, unclean,
Whose verdurous anonymity will grow?
The ragged arms, the ragged heads and eyes
Lost in these acres of the ínsane green?
The gray lean spiders come, they come and go;
In a tangle of willows without light
The singular screech-owl's tight
Invisible lyric seeds the mind
With the furious murmur of their chivalry.

We shall say only the leaves
Flying, plunge and expire

We shall say only the leaves whispering
In the improbable mist of nightfall
That flies on multiple wing;
Night is the beginning and the end
And in between the ends of distraction
Waits mute speculation, the patient curse
That stones the eyes, or like the jaguar leaps
For his own image in a jungle pool, his victim.

What shall we say who have knowledge
Carried to the heart? Shall we take the act
To the grave? Shall we, more hopeful, set up the grave
In the house? The ravenous grave?

Leave now
The shut gate and the decomposing wall:
The gentle serpent, green in the mulberry bush,
Riots with his tongue through the hush –
Sentinel of the grave who counts us all!
v. 47 Stonewall, Stonewall ... Il generale confederato Thomas Jonathan Jackson (1824-1863), detto «Muro di Pietra».

v. 48 Shiloh, Antietam, Malvern Hill, Bull Run Località in cui si combatté durante la guerra civile.

envoyé par L.L. - 22/2/2020 - 13:08



Langue: italien

Traduzione italiana di Alfredo Rizzardi

Da: Allen Tate, Ode ai caduti confederati e altre poesie, traduzione e introduzione di Alfredo Rizzardi, Milano, Mondadori, 1970.
ODE AI CADUTI CONFEDERATI

Fila dopo fila con stretta impunità
Le pietre tombali cedono il nome all'elemento,
Il vento soffia senza memoria;
Nei trogoli spaccati le foglie appiattite
S'ammucchiano, sacramento fortuito della natura
All'eternità stagionale della morte;
Poi tratte dal violento esame
Del cielo alla elezione nel grande respiro,
Sussurrano la voce della mortalità.

L'autunno è desolazione nello spazio
Di mille acri dove germogliano i ricordi
Dai corpi inesauribili che non sono
Morti, ma fila dopo ricca fila nutrono l'erba.
Pensa agli autunni che sono venuti e andati!...
Novembre ambizioso con gli umori dell'anno,
Con particolare cura per ogni lapide,
Macchia gli angeli scomodi che vanno in rovina
Sulle lapidi, qui un'ala là un braccio scheggiato:
La curiosità elementare dello sguardo fisso di un angelo
Ti muta, come loro, in pietra,
Trasforma l'aria ansante
Finché tuffato in un mondo più pesante
Tu sposti in un cieco ansare il tuo spazio
Marino, e ti fai come il granchio cieco.

Fuggendo si tuffano le foglie
Stordite dal vento, solo il vento

Conoscete, voi che avete atteso presso il muro,
La certezza crepuscolare dell'animale,
Quelle restituzioni notturne del sangue
Conoscete... i pini implacabili, la coltre fumosa
Del cielo, la chiamata improvvisa: conoscete l'ira,
La pozza fredda lasciata dall'onda che sale,
Di Zenone e di Parmenide resi muti.
Voi che avete atteso la decisione rabbiosa
Di quei desideri che dovrebbero esser vostri domani,
Conoscete la pausa insignificante prima della morte
E lodate la visione
E lodate l'occasione arrogante
Di quelli che cadono
Fila su fila, spinti oltre la volontà,
Qui presso la porta vacillante, fermati dal muro.

Vedendo, vedendo le foglie
A volo, tuffarsi e spirare

Volgete gli occhi all'immoderato passato,
Verso l'inscrutabile fanteria che suscita
Demoni dalla terra... non dureranno.
Stonewall, Stonewall, e i campi sommersi di canapa,
Shiloh, Antietam, Malvern Hill, Bull Run.
Persi in quell'oriente dei duri a morire
Bestemmierete il sole che tramonta.

Bestemmiando solo le foglie in pianto
Come un vecchio nella tempesta

Udite le grida, i folli pini indicano
Con dita turbate il silenzio che
Ti soffoca, mummia, nel tempo.

La cagna
Da caccia, sdentata e morente, in una cantina ammuffita,
Non altro ode che il vento.

Ora che il sale del loro sangue
Indurisce l'oblio più salato del mare,
Sigilla la maligna purezza dell'onda,
Che cosa noi, che contiamo i nostri giorni e pieghiamo
La testa col dolore che commemora
Negli abiti ornati con i nastri di una felicità sinistra,
Che cosa diremo delle ossa, immonde,
Il cui anonimo verde va crescendo?
Delle braccia strappate, delle teste e degli occhi
Persi in questi acri di verde demente?
I ragni grigi, magri, vengono, vanno e vengono;
In un folto intrico di salici senza luce
Della civetta il canto singolare
Invisibile e teso semina nella mente
Il brusio furioso della cavalleria.

Diremo soltanto le foglie
In fuga, si tuffano e spirano

Noi diremo soltanto le foglie mormoranti
Nella bruma improbabile della sera
A volo s'un'ala multipla;
La sera è il principio e la fine
E lì fra le estremità della follia
Aspetta, muta speculazione, la maledizione paziente
Che impietra gli occhi, o come il giaguaro balza
Sulla propria immagine in una pozza di giungla, sua vittima.

Che diremo noi, che abbiamo la conoscenza
Portata sino al cuore? Condurremo l'azione
Alla tomba? Alzeremo, con speranza maggiore, la tomba
Dentro la casa? La tomba rapace?

Ora lasciate
La porta chiusa e il muro putrescente:
La serpe gentile, verde nel cespuglio di more,
Tripudia con la lingua nel silenzio:
Sentinella della tomba che ci numera, tutti!

envoyé par L.L. - 22/2/2020 - 13:15




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