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Manos fuera de Venezuela!

Pablo Ardouin Shand
Language: Spanish


Pablo Ardouin Shand

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Manos fuera de Venezuela!
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Pablo Ardouin




dalla intervista a Gianni Minà del 17 febbraio 2019

Fra le tante frottole che vengono raccontate quotidianamente dai media occidentali riguardo al Venezuela ce n’è una che purtroppo è stata sposata anche dal nostro ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.
Il ministro nel corso della sua esposizione alle Camere ha affermato che l’opposizione in Venezuela, quella facente capo a personaggi discutibili come Leopoldo Lopez, Maria Corina Machado ed Henrique Capriles, non aveva partecipato alle ultime elezioni perché la consultazione elettorale non era credibile, anzi era truccata.
Ora a parte che tutto il mondo, se non è in malafede, sa che la defezione fu invece dovuta all’incapacità dell’opposizione di reperire un candidato decente dopo i fallimenti dei presunti combattenti per la democrazia nel paese, è palese che la verità è un’altra.
Mortificare la validità delle ultime elezioni è stato il metodo consueto per giustificare il fallimento dell’opposizione.
Ricordo le campagne anti-Chávez, smentite dai fatti, e ricordo i fatti stessi che avevano come garanti, tra gli altri, Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace, Eduardo Galeano, coscienza critica del Continente e addirittura la Fondazione dell’ex Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, gente la cui onestà intellettuale non era smentibile. E ricordo le numerose campagne elettorali, la cui validità democratica era monitorata da più di 150 osservatori internazionali. A maggio 2018, ad esempio, l’ex premier della Spagna, Josè Luis Zapatero aveva criticato l’atteggiamento sconsiderato della Comunità Europea che aveva lasciato il Venezuela al suo destino di isolamento.
Per questo è stata imbarazzante, fin dall’inizio, una realtà che il nostro ministro Moavero, per real politik, ha il diritto di ricordare come vuole, ma non di travisare la storia.
D’altronde il gioco di confondere le carte è più che mai in auge, attualmente, nella politica internazionale dove ha ragione (o si vorrebbe far passare come ragione) tutto quello che disturba gli interessi dei più potenti perché è difficile accettare o giustificare il prezzo della democrazia, se la democrazia è questa.
Quale offesa ha mai fatto il Venezuela agli Stati Uniti e al mondo occidentale per meritare l’assedio di cui è vittima? Ha soltanto difeso il suo petrolio di cui è la quinta maggior esportatrice al mondo.
Ma questo evidentemente è un gravissimo peccato che la nostra politica, oltre che l’informazione, non riescono a perdonare se è vero che negli ultimi anni tre diversi governi degli Stati Uniti le hanno inventate tutte per sovvertire una situazione che ancora non riescono a giustificare.
Questo ostracismo è iniziato tanto tempo fa: chi è in buona fede ricorda le campagne spietate e le sanzioni inflitte alla terra di Bolivar subito dopo la comparsa di Chavez. In molti erano addirittura arrivati a dar la colpa di quello che stava accadendo alla fastidiosa presenza di un nuovo leader che era riuscito, in poco tempo, a compattare tutti i paesi produttori di petrolio e stava provando con l’ALBA (l’Alleanza bolivariana per le Americhe) a fare lo stesso esperimento in America Latina.
Come se questo tentativo di affrancarsi fosse una bestemmia inaccettabile, un retaggio coloniale.
Sono passati vent’anni dalla prima elezione di Chávez e sei anni dal suo funerale a cui erano presenti due milioni di persone e 33 tra capi di Stato e di Governo. Uno schiaffo morale a chi, già allora, lo presentava come un usurpatore e Maduro, che gli era succeduto, come un inetto. Certo, l’attuale Presidente venezuelano non ha la capacità politica che aveva il suo predecessore, ha sbagliato molto, ma nessuno, come hanno sostenuto Perez Esquivel e tanti altri intellettuali del continente, può chiamarlo “dittatore”, e oltre tutto è quasi impossibile governare con la CIA che ti soffia sul collo.
Come ha scritto lo stesso Perez Esquivel nel 2014: “Con la vittoria di Maduro, ha vinto il progetto bolivariano avviato da Chávez, perché la maggior parte dei venezuelani capisce che il paese è migliorato ed è più egualitario.” Grazie a questo processo il Venezuela, per la prima volta nella sua storia, era riuscito ad essere padrone delle proprie risorse petrolifere e a metterle al servizio del popolo, del continente e addirittura anche degli Stati Uniti quando, nel 2005, furono devastati dall’uragano Katrina. Durante l’ultimo ventennio, poi, il governo aveva aumentato la spesa sociale di oltre il 60.6% ed era il paese della regione con il più basso livello di diseguaglianza, ridotta del 54%, e di povertà, ridotta del 44%. Il Venezuela, prima di Chavez, era un vero e proprio paradosso: sopra una enorme pozza di petrolio, vivevano, anzi sopravvivevano miseramente la maggior parte delle persone che non avevano mai visto nella loro vita un medico, tre pasti al giorno e figuriamoci un libro per l’istruzione. Chavez aveva dato al suo popolo non solo una dignità, ma soprattutto la sopravvivenza. E’ per questo e solo per questo che Chavez prima e Maduro poi sono stati votati e vengono votati in massa, malgrado l’assedio degli Stati Uniti da una parte, e gli errori di Maduro dall’altra.
Insomma, quando si affrontano argomenti complessi sarebbe augurabile che chi esprime giudizi abbia una conoscenza seria di quello che accade in un paese martoriato come il Venezuela che avrebbe il diritto di scegliere da solo il proprio destino senza vederselo imporre da chi pensa che gli interessi della grande economia debbano sempre prevalere.
“Abbiamo avuto i rapporti con l’Argentina e la dittatura di Pinochet, in America Latina abbiamo avuto rapporti con i peggiori dittatori e nessun Parlamento italiano si è mai sognato di dichiarare l’illegittimità delle elezioni. (…) Non si può tirare la coperta della sovranità dei Paesi e del diritto internazionale solo perché gli Stati Uniti combattono una nota e ventennale guerra per il controllo del petrolio contro il Venezuela. E non mi sta bene” ha dichiarato il collega Alessandro Plateroti vice-direttore del Sole 24 ore.
E non sta bene neanche a me. Gli Stati Uniti non hanno sempre ragione, anche se ci hanno divertito per anni con il jazz e il rock’n’roll.

Saque sus manos ya y a sus enviados de Venezuela
No habrá nada para usted y sus aliados en Venezuela
No queremos caridad, su caridad es trampa añeja
Engaño disfrazado en basto oropel de guarimbera
Después de ellas entran los mercenarios, gritos de guerra.
Somos pueblo pacífico y soberano de alma llanera

¡Manos fuera de Venezuela!
¡Manos Fuera!

Saque sus manos ya y a sus enviados de Venezuela
No habrá nada para usted y sus aliados en Venezuela
La soberanía es ley, derecho innato y se respeta
No me meto con usted, usted en lo mío mejor no se meta
Antes de pensar meternos la caridad que tanto alega
Piense en el bisoñé que usted necesita de guarimbera

¡Manos fuera de Venezuela!
¡Manos Fuera!

Contributed by Riccardo Gullotta - 2019/10/3 - 11:11



Language: Italian

Traducción italiana / Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Gullotta
GIU’ LE MANI DAL VENEZUELA !

Togli le mani tue e dei tuoi emissari dal Venezuela.
Non ci sarà nulla per te e per i tuoi alleati in Venezuela.
Non vogliamo la carità, la tua carità è una vecchia trappola,
inganno mascherato da orpello rozzo di guarimba [1]
Dopo di loro entrano i mercenari, grida di guerra.
Siamo una città pacifica e sovrana di alma llanera [2]

Giù le mani dal Venezuela!
Giù le mani!

Togli le mani tue e dei tuoi emissari dal Venezuela.
Non ci sarà nulla per te e per i tuoi alleati in Venezuela.
La sovranità è legge, legge innata e va rispettata.
Non scherzo con te, è meglio che tu non scherzi con me.
Prima di pensare di ottenere la carità che sostieni così tanto
pensa al parrucchino di guarimbera di cui hai bisogno.

Giù le mani dal Venezuela!
Giù le mani!

[1] Guarimba designa oggi una forma di sommossa violenta e vandalica dell’estrema destra venezuelana a scopo destabilizzante. La parola deriva dal proto-germanico warjaną [respingere, difendersi], da cui anche l’inglese “warrant” e l’italiano “garitta”. Nel recente passato indicava il rifugio nei giochi a rimpiattino infantili. Qualche anno fa Maduro adoperò il termine proprio per connotare l’aspetto infantile della protesta.

[2] “Alma llanera”, letteralmente anima della pianura, è un inno nazionale, non ufficiale, del Venezuela. Per antonomasia il Venezuela.

[Note di Riccardo Gullotta]

Contributed by Riccardo Gullotta - 2019/10/3 - 11:14


Muchas gracias por incluir mi canción "Manos fuera de Venezuela" en vuestra lista y también por la excelente traducción en italiano.
?Sería posible uincluir otras canciones mías en contra de la guerra que se encuentran en la lista de reproducción "Guerra" de mi canal de youtube?

Saludos solidarios desde Alemania

!Venceremos!

Pablo Ardouin Shand

Pablo Ardouin - 2020/11/26 - 18:27


IN MORTE DI DOUGLAS BRAVO, GUERRIGLIERO VENEZUELANO




(Gianni Sartori)




Non so - almeno qui da noi - quanti ancora si ricordassero di Douglas Bravo, il rivoluzionario venezuelano scomparso a 88 anni il 31 gennaio. Eppure era stato uno dei più noti comandanti guerriglieri degli anni sessanta. Conosciuto (perlomeno da quelli della mia generazione, da chi aveva 15-16 anni nel 68) anche per essere stato citato da Che Guevara (vedi a pag. 24 di “Creare due, tre...molti Vietnam è la consegna dei popoli”, un opuscolo pubblicato dalla Lega della Gioventù Comunista (m-l) ancora nel 1967, poco prima della morte del CHE in Bolivia)*.

Si parva licet, anche da Saverio Tutino in qualche suo articolo dei primi anni settanta (vedi a pag. 10 di “Da Kennedy a Moro” edizioni Studio Tesi).

Douglas Bravo era nato nel 1932 a Cabure nello stato del Falcon e fin da giovanissimo si impegnò nelle lotte della sinistra e con il Partido Comunista de Venezuela (PCV). Nel marzo del 1962 (all'epoca della presidenza di Romulo Betancourt) aveva fondato il Frente Guerrillero José Leonardo Chirinos e fu alla guida del Partido de la Revolucion Venezolana (PRV) fin dalla separazione dal PCV.

Prese parte, inoltre, alla formazione delle Fuerzas Armadas de Liberacion Nacional (FALN) in cui confluirono sia militanti entrati in dissidio con il PCV sia la componente più di sinistra del partito socialdemocratico Accion Democratica (gli appartenenti al Movimento de Izquierda Revolucionaria).

Di fatto il FALN operava come braccio armato del PRV, scontrandosi con l'esercito all'epoca dei governi di destra degli anni sessanta e settanta. Non bisogna dimenticare che i militari dell'epoca – subalterni all'imperialismo statunitense e garanti dell'ingiusto ordine sociale vigente in Venezuela - si resero responsabili di molteplici violazioni dei diritti umani.

Douglas Bravo contribuì alla costituzione di Ruptura, un movimento politico diretto da Argelia Josefina Melet Martucci de Bravo (sua moglie) e da Angel j. Marquez.

Tra i documenti scritti di suo pugno, alcuni risultarono lungimiranti e fondamentali non solo per la storia del Venezuela, ma forse per l'intera America Latina: Documento de la Montagna, Carta al Comité Central, Insurreccion Combinada, Amplio Teatro de Operaciones, Nueva Etapa Operativa, La Cuestion Continental, El Viraje Tactico, Una Nueva Experiencia, Problemas Militares, La otra crisis, La otra via, Tercer Camino...



Con la sua morte è un altro pezzo della nostra Storia, un altro brandello di speranza che se va.








Gianni Sartori








* nota 1: ovviamente si trattava della traduzione dell'appello del CHE (“Crear dos, tres...muchos Vietnam - Mensaje a los pueblos del mundo a través de la Tricontinental” pubblicato nell'aprile del 1967 a Cuba

Gianni Sartori - 2021/2/1 - 20:34




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