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Il ventitré di Marzo a San Severo

Anonymous
Language: Italian (Pugliese Sanseverese)


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Scritto dalle donne di San Severo carcerate a Lucera dopo i fatti del 23 marzo 1950.

San Severo, 23 marzo 1950. Alcune donne arrestate vengono tradotte al carcere di Lucera. Dal giornale "Epoca".
San Severo, 23 marzo 1950. Alcune donne arrestate vengono tradotte al carcere di Lucera. Dal giornale "Epoca".


"I fatti di San Severo del 23 marzo del 1950, con la rivolta popolare repressa sanguinosamente dalla celere scelbiana, furono pure all’origine di due canti, composti dalle donne arrestate e rinchiuse nel carcere di Lucera, che nei loro versi danno la loro versione dei fatti, totalmente travisati dagli organi d’informazione dell’epoca. Ne riportiamo uno."
(da Giovanni Rinaldi: Il canzoniere di Giuseppe di Vittorio - Canti sociali e politici di Capitanata, da dove è ripreso il testo).

Il 23 marzo 1950 i lavoratori di San Severo, all'indomani di uno sciopero generale, insorsero contro le forze di polizia, innalzando barricate e assaltando le armerie e la sede del MSI. Gli scontri causarono un morto e circa quaranta feriti tra civili e militari, e l'esercito occupò coi carri armati le principali vie della città. Nei giorni seguenti, coll'accusa di insurrezione armata contro i poteri dello Stato, furono arrestate centoottantaquattro persone, assolte e rilasciate dopo il processo, un anno dopo.


Italia, 1950. L’eco degli eccidi di lavoratori a Melissa, Montescaglioso, Modena e, per la Puglia, San Ferdinando, Torremaggiore, rimbalza nelle città e nelle campagne scatenando la rabbia di chi vive già afflitto da problemi esistenziali e dalla dura realtà quotidiana. Il 23 marzo 1950 anche San Severo, in Puglia, vive un capitolo di questo dramma nazionale: tra "insurrezione" e "risposta alla provocazione", i braccianti di San Severo si lanciano contro le forze di polizia, urlando "Pane e lavoro!". Al termine di un giorno convulso e drammatico, con numerosi feriti e una vittima sul selciato - Michele Di Nunzio, 33 anni - a sedare la rivolta arriva l'esercito. Carri armati occupano le vie principali della città. Nei giorni successivi vengono arrestate 180 persone, col pesantissimo capo d’accusa: insurrezione armata contro i poteri dello Stato. Gli arrestati verranno sottoposti a un lungo e combattuto processo, che vedrà protagonista Lelio Basso, difensore degli imputati.

Dopo due lunghi anni, il 5 aprile 1952, gli imputati vengono assolti e rilasciati. I loro figli, circa 70 bambini, nel frattempo sono stati ospitati, "adottati" da famiglie di lavoratori del centro-nord in segno di solidarietà sociale e politica. Questo eccezionale movimento collettivo di accoglienza dei figli degli incarcerati di San Severo, è solo un tassello del più vasto movimento nazionale che già dal ’46 operava in Italia, organizzato dai partiti della sinistra e da organizzazioni femminili come l’UDI. Le famiglie emiliano romagnole, marchigiane e toscane, della rete dei comitati di Solidarietà Democratica accolsero come figli adottivi i più poveri bambini del Sud, ma anche quelli delle zone martoriate dai bombardamenti, come per Cassino, o dalle alluvioni, come per il Polesine. Una grande esperienza di massa che portò, nei "treni della felicità", circa 70.000 bambini a vivere l’adozione familiare dal 1946 al 1952. L’Emilia e la Romagna, al centro di questa grande campagna di solidarietà, accolsero i figli dei braccianti pugliesi; contadini e operai incontrarono ed aiutarono i "fratelli" del sud più misero e sfruttato. L’incontro tra queste due Italie e il confronto tra le due culture, unite da ideali e solidarietà, pur nelle differenti condizioni economiche, tese ad una seconda riunificazione nazionale, dopo la tragica esperienza fascista.
Il ventitré di marzo
Successe ‘n’arruina pe’ ddu belle San Sevjire
Nnand’a la Cammera del lavoro
Vulevene eccide a li lavoratour’

U commessarie Fratelle
Ne pers’ li cerevelle andù ‘rriga’ li femenelle
Avevane deic’ come diceve jsse
Pe’ ‘rrista’ li comunist’

Alleghete è jut’a Rouma
Purtete i connutete de li povere carcirete
Ha pigghiete la parola
Cacciete four’ li lavoratour’

Ha pigghiete la parola
L’aveite misse jind’ pe’ pane e lavour’ .

Contributed by Riccardo Venturi - 2007/5/18 - 23:59




Language: Italian (Sanseverese)

Versione corretta fornita da Attilio Littera.

Il testo, così come scritto, dà adito ad errate interpretazioni.
Il 23 marzo 1950 era Commissario di Pubblica Sicurezza tale Gaetano Ricciardi, fu Ernesto, di anni 43, da Napoli, mentre Michele Fratello era semplicemente un agente di polizia. Quindi si tratta di due distinti personaggi che "hànnë pèrzë 'i cërëvèlle a ndërrugà li fëmënèllë".
[Vedi: Raffaele Iacovino, "23 marzo 1950 - San Severo si ribella", Teti editore, 1977, pag. 58].
Il venditrè di màrzo
succèssë 'na rruwínë pë ddu bbèllë Sanzëvírë.
Nnànd'â Càmmëra del lavórë
vulèvënë ccídë a li lavoratórë.

'U cummëssàrjë e Ffratèllë
hànnë pèrzë 'i cërëvèlle a ndërrugà li fëmënèllë.
Avèvën'a dícë ccúmë dëcévë jìssë
pë rrëstà li comunìstë.

Alleghèt'è jjút'a Rrómë,
purtètë 'i connutètë dë li pòvërë carcërètë,
ha ppëgghjètë la parólë:
- Caccètë fórë li lavoratórë.

Ha ppëgghjètë la parólë:
- L’avítë mìssë jìndë pë ppèn'e llavórë.

Contributed by Attilio Littera - 2011/6/12 - 18:55




Language: Italian

Il testo in italiano corrente:
[IL VENTITRÉ DI MARZO A SAN SEVERO]

Il ventitre di marzo
successe una rovina per quella bella San Severo.
Davanti alla Camera del Lavoro
volevano uccidere i lavoratori.

Il commissario e (l'agente di polizia Michele) Fratello
hanno perso le cervella ad interrogare le donnette.
Dovevano dire come diceva lui
per arrestare i comunisti.

(Il senatore Luigi) Allegato (alias Ggëggínë Malìzjë) è andato a Roma,
portati i connotati dei poveri carcerati,
ha preso la parola:
- Scarcerate i lavoratori!

Ha preso la parola:
- Li avete arrestati per pane e lavoro.

Contributed by Attilio Littera - 2012/9/25 - 11:03




Language: Italian (Sanseverese)

Ulteriore versione fornita da Attilio Littera
[In grafia fonetica scientifica]

Il venditrè di màrzo
succèssə 'na rruwínə pə ddu bbèllə Sanzəvírə.
Nnànd'â Càmməra del lavórə
vulèvənə ccídə a li lavoratórə.

'U cumməssàrjə e Ffratèllə
hànnə pèrzə 'i cərəvèlle a ndərrugà li fəmənèllə.
Avèvən'a dícə ccúmə dəcévə jìssə
pə rrəstà li comunìstə.

Alleghèt'è jjút'a Rrómə,
purtètə 'i connutètə də li pòvərə carcərètə,
ha ppəgghjètə la parólə:
- Caccètə fórə li lavoratórə.

Ha ppəgghjètə la parólə:
- L’avítə mìssə jìndə pə ppèn'e llavórə.

Contributed by Attilio Littera - 2012/9/25 - 00:11




Language: Italian

Il testo precedente in italiano corrente
(Con spiegazioni interpolate)
Il ventitre di marzo
successe una rovina per quella bella San Severo.
Davanti alla Camera del Lavoro
volevano uccidere i lavoratori.

Il commissario e (l'agente di polizia Michele) Fratello
hanno perso le cervella ad interrogare le donnette.
Dovevano dire come diceva lui
per arrestare i comunisti.

(Il senatore Luigi) Allegato (alias Ggəggínə Malìzjə) è andato a Roma,
portati i connotati dei poveri carcerati,
ha preso la parola:
- Scarcerate i lavoratori!

Ha preso la parola:
- Li avete arrestati per pane e lavoro.

Contributed by Attilio Littera - 2012/9/25 - 11:06




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