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Langue: yiddish


Mordkhe Gebirtig [Mordechai Gebirtig] / מרדכי געבירטיג

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[1938/40]
Reyzele
טעקסט / Testo / Lyrics / Paroles / Sanat: מרדכי געבירטיג - Mordekhay Gebirtig
מוזיק / Musica / Music / Musique / Sävel: מרדכי געבירטיג - Mordekhay Gebirtig
יבערזעצן / Interprete / Performed by / Interprétée par / Laulaa : Chava Alberstein - חוה אלברשטיין

Mordechai Gebirtig (1877-1942)
Mordechai Gebirtig (1877-1942)
E’ una famosa canzone yiddish di Mordechai Gebirtig. Fu composta presumibilmente tra il 1938 e il 1940.
Come nelle altre sue canzoni, la vita ,i sentimenti e le usanze ebraiche nel periodo antecedente l’Olocausto sono tratteggiati con la semplicità e la tenerezza di un grande interprete della cultura yiddish .Si divise tra l’impegno politico nel Bund ed il teatro. Avrebbe potuto salvarsi lasciando il Ghetto di Cracovia ma rifiutò. Fu fucilato dai nazisti per strada nel 1942.

I confinati nel Ghetto, tra cui la sua famiglia e i suoi compagni, finirono nei campi di sterminio in 11.000, vittime del piano delle SS di distruzione del Ghetto,”Aktion Krakau”.
Questi i nomi dei criminali SS und Polizeiführer che attuarono il piano: Julian Scherner e Odilo Globočnik.

Si propone qui il brano interpretato da Chava(Eva) Alberstein una delle più note cantanti di musiche yiddish.

Nota biografica su Chava Alberstein

Chava Alberstein ( ebraico : חוה אלברשטיין ) è una cantante, paroliere e compositrice israeliana. Nata l'8 dicembre 1946 a Stettino, in Polonia, si trasferì con la famiglia in Israele nel 1950. Ha pubblicato più di 60 album. Ha registrato in ebraico , inglese e yiddish . La maggior parte delle canzoni del suo album Mehagrim (Immigranti) è opera sua. Il marito di Alberstein era il regista Nadav Levitan , che scrisse il testo del suo album "End of the Holiday". Nel 1986 ha scritto musica per il film di Levitan “Stalin's Disciples “. Le sue canzoni sono state incluse in una serie di collezioni tra cui " Songs of the Vilna Ghetto " e "The Hidden Gate - Jewish Music Around the World".

Durante la sua carriera è stata un'attivista per i diritti umani e l'unità arabo-israeliana. Nel 1989, la sua canzone di Had Gadya (uno spin-off di una canzone tradizionale Chad Gadya) in cui critica la politica israeliana nei confronti dei palestinesi , fu bandita dalla radio israeliana . La canzone è stata successivamente riproposta nel film Free Zone dal regista Amos Gitai.

Alberstein ha vinto il Premio Kinor David ( David's Harp ). Nel 1999 ha ricevuto il Premio Itzik Manger . Ha ricevuto il Lifetime Achievement Music Award dall'associazione israeliana di compositori, autori e editori di opere musicali e ha conseguito dottorati onorari presso l'Università di Tel Aviv e l'Istituto di scienza di Israele di Weizmann. Ha ricevuto un dottorato onorario dalla Brandeis University nel 2018.

Da en.wikipedia: Chava_Alberstein
[1] שטייט זיך דאָרט אין געסעלע
שטיל פֿאַרטראַכט אַ הייַזעלע
דרינען אויפֿן בוידעם שטיבל
וווינט מייַן טייַער רייזעלע
יעדן אָוונט פֿאַרן הייַזל
דריי איך זיך אַרום
כ´גיב אַ פֿייַף און רוף אויס רייזל
קום קום קום

עפֿנט זיך אַ פֿענצטערל
וואַכט אויף ס´אַלטע הייַזעלע
און באַלד קלינגט אין שטילן געסל
אַ זיס קול ס´רעדט רייזעלע
נאָך אַ ווייַלע וואַרט מייַן ליבער
באַלד ווער איך זייַן פֿרייַ
גיי זיך נאָך אַ פּאָר מאָל איבער
איינס צוויי דרייַ

גיי איך מיר אַ פֿריילעכער
זינג און קנאַק מיר ניסעלעך
הער איך אויף די טרעפּלעך שפּרינגען
אירע דראָבנע פֿיסעלעך
שוין אַראָפּ פֿון לעצטן טרעפּל
כ´נעם זי ליב אַרום
כ´גיב איר שטיל אַ קוש אין קעפּל
קום קום קום

כ´וויל דיך בעטן דודל
זאָלסט אַרויף נישט פֿייַפֿן מער
הערסט ער פֿייַפֿט שוין זאָגט די מאַמע
זי איז פֿרום ס´פֿאַרדריסט זי זייער
פֿייַפֿן זאָגט זי איז נישט ייִדיש
ס´פּאַסט נאָר בלויז פֿאַר זיי
גיב אַ צייכן פּראָסט אויף ייִדיש
איינס צוויי דרייַ

כ´וועל פֿון הייַנט נישט פֿייַפֿן מער
דערויף גיב איך אַ שבֿועהלע
דיר צוליב וועל איך אַפֿילו
ווערן פֿרום מייַן צנועהלה
כ´וועל זייַן ווען דו ווילסט נאָר רייזל
ווי דייַן מאַמע פֿרום
יעדן שבת גיין אין קלייַזל
קום קום קום

כ´גלייב עס דיר מייַן ליבינקער
און דערפֿאַר דיר דודל
שטריק איך אַ שיין תּפֿילין זעקל
מיט אַ מגן דודל
ווען געפֿעלן ס´וועט אין קלייַזל
זאָגן זאָלסטו זיי
ס´האָט געשטריקט מייַן ליבע רייזל
איינס צוויי דרייַ

כ´דאַנק פֿאַר דייַן מתּנהלה
כ´ליב אַזוי דיך רייזעלע
כ´ליב דייַן מאַמען כ´ליב דאָס געסל
כ´ליב דאָס אַלטע הייַזעלע
כ´ליב די שטיינדלעך לעבן הייַזל
טרעטסט אויף זיי אַרום
הער דייַן מאַמע רופֿט שוין רייזל
קום קום קום

גיי איך מיר אַ פֿריילעכער
זינג און קנאַק מיר ניסעלעך
הער איך אויף די טרעפּלעך לויפֿן
אירע דראָבנע פֿיסעלעך
ווידער שטייט פֿאַרטראַכט דאָס הייַזל
ס´געסל ווידער שטום
קום צו מיר אין חלום רייזל
קום קום קום
[1] Reyzele

Shteyt zikh dort in gesele,
Shtil fartrakht a hayzele,
Drinen oyfn boydem-shtibl
Voynt mayn tayer Reyzele,
Yedn ovnt farn hayzl
Drey ikh zikh arum,
Kh'gib a fayf un ruf oys:
"Reyzl, kum, kum, kum!"

Efnt zikh a fentsterl
Vakht oyf s'alte hayzele,
Un bald klingt in shtiln gesl
A zis kol, s'redt Reyzele:
“ Nokh a vayle vart mayn liber,
Bald vel ikh zayn fray,
Gey zikh nokh a por mol iber”,
Eyns, tsvey, dray.

Gey ikh mir a freylekher,
Zing un knak mir niselekh,
Her ikh oyf di treplekh shpringen
Ire drobne fiselekh,
Shoyn arop fun letstn trepl,
Kh'nem zi lib arum,
Kh'gib ir shtil a kush in kepl:
“ Kum kum kum!”

Kh'vel dir zogn, Dovidl,
Zolst aroyf nit fayfn mer.
“ Herst, er fayft shoyn” zogt di mame
Zi iz frum; s'fardrist zi zeyer.
“ Fayfn, zogt zi, iz nisht yidish;
Past es bloyz far zay”.
Gib a tseykhn prost oyf yidish,
Eyns, tsvey, dray!

Kh'vel aroyf nit fayfn mer;
Deroyf gib ikh a shvuele,
Dir tsulib vel ikh afile
Vern frum, mayn tsnuele,
Vel ikh vern frum, mayn reyzl,
Vi di mame frum,
Yedn shabes geyn in klayzl.
“ Kum kum kum!”

Kh'gleyb es dir mayn libenker,
D'rum dafar dir Dovidl
Strikh ikh a sheyn tsviln-zekl
Mit a mogn-Dovidl,
Ven gefeln s'vet in klayzl
Zogn zolstu zey:
" Dos hot geshtrikt mayn libe reyzl,
Eyns, zvey, dray!"

Kh’ dank far dayn matonele,
Kh’ lib azoy dikh Reyzele,
Kh’ lib di mame, kh’ lib dos gesl,
Kh’ lib dos alte hayzele,
Kh’ lib di shteyndlekh lebn hayzl;
Geyst oyf zey arum.
Her, dayn mame ruft shoyn:
“ Reyzl! kum kum kum”.

Gey ikh mir a freylekher,
Zing un knak mir niselekh,
Her ikh oyf di treplekh loyfn
Ire drobne fiselekh.
Vider shteyt fartrakht dos gesl,
S'hayzl vider shtum.
Kum tsu mir in kholem, reyzl,
Kum, kum, kum!

envoyé par Riccardo Gullotta + CCG/AWS Staff - 5/8/2019 - 13:10




Langue: italien

Traduzione italiana / איטאַליעניש איבערזעצונג / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 11-08-2019 05:44

REYZELE

Stà là nel vicolo, silenziosa,
sognante, una casetta,
ci abita, in un piccolo attico
la mia cara Reyzele. [1]
Ogni sera, davanti alla casetta
Io mi aggiro,
Faccio un fischio e chiamo:
“Reyzele, vieni, vieni, vieni!”

Si apre una finestrella
Si sveglia la vecchia casetta,
E presto nella tranquilla viuzza
Una dolce voce: è Reyzele che parla:
“Aspetta ancora un attimo, amore mio,
Presto sarò libera,
Fatti ancora una passeggiatina”,
Uno, due, tre.

E io cammino contento,
Canto e schiaccio noccioline,
Sento poi il rumore dei suoi passettini
E i suoi piccoli piedini,
Appena sceso l'ultimo scalino,
La abbraccio con amore,
La bacio tranquillo sulla fronte:
“Vieni, vieni, vieni!”

“Ti voglio dire, Daviddino, [2]
Che non dovresti più farmi fischi.
'Sentilo come fischia', dice la mamma,
Lei è devota, la fa molto arrabbiare.
'Fischiare', dice, 'non è da ebreo;
È buono solo per quegli altri.' [3]
Fammi solo un segnale in yiddish, [4]
Uno, due, tre!”

“ D'ora in poi non ti farò più fischi;
Ti faccio un giuramento, [5]
Per te diventerò addirittura
Devoto, mia modesta fanciulla, [6]
Osservante come tua madre,
Ogni sabato andrò in sinagoga.
Vieni, vieni, vieni! '”

“Ti credo, amore mio,
E quindi, per te, Daviddino,
Farò a maglia una bella borsa per i filatteri [7]
Con una stella di David,
Quando piacerà in sinagoga
Allora tu dirai:
“Me l'ha fatta a maglia la mia cara Reyzele,
Uno, due, tre!”

“Ti ringrazio per il tuo regalino,
Ti amo tanto, Reyzele,
Amo tua mamma, amo la viuzza,
Amo la vecchia casetta
E amo pure i suoi scalini;
Amo le pietruzze vicino a casa
Su cui cammini.
Senti, tua mamma già chiama:
'Reyzele! Vieni! Vieni! Vieni!' “

E io me ne vado contento,
Canto e schiaccio noccioline,
Sento correre sugli scalini
I suoi piccoli piedini.
E di nuovo sta sognante la viuzza,
La casetta è di nuovo silenziosa.
Vieni da me in sogno, Reyzele,
Vieni, vieni, vieni!
[1] Reyzele è diminutivo di Roze: quindi, “Rosina, Rosetta”.

[2] Ovviamente, diminutivo di “David”, che in yiddish si scrive con la grafia etimologica ebraica, דוד, ma che si pronuncia [dovid]. Il diminutivo può leggersi sia [dovidl] che [duvedl].

[3] Nel testo originale, “per loro”. “Loro”, o “quegli altri”, sono ovviamente i gentili, i goyim, i non ebrei -che per la pia mamma ebrea osservante devono sembrare dei fischianti mostri di empietà.

[4] Qui, in pochi versi, si ha l'ambivalenza (che poi non è affatto tale) del termine [yidish]: il fatto è che significa sempre e solo “ebreo”, “ebraico”, “giudeo” (tedesco: jüdisch). La lingua “yiddish” è propriamente: “lingua giudea”.

[5] Lo yiddish è, in assoluto, la lingua che più fa uso al mondo di diminutivi in senso affettuoso; anche in una lingua carica di diminutivi come l'italiano, non verrebbe a nessuno di dire un “giuramentuccio” (shvuele, da shvue, termine ebraico [ שבֿועה /shvuah/). Da qui il fatto che tradurre un testo yiddish è, non di rado, pressoché impossibile se si vogliono rendere tutte le sue autentiche sfumature.

[6] Il termine tsnue è ebraico [ צנועה / tsanu'ah /, femminile dell'aggettivo צנוע /tsanu'a/ “modesto”]: significa di per sé “donna modesta” (il derivato צניעות , letto in ebraico /tsni'ut/ e in yiddish /tsniyes/, significa “modestia”). Qui, per una giovane ragazza, si usa ovviamente un diminutivo: tsnuele.

[7] La Torah enuncia ben quattro volte l'obbligo, per un ebreo osservante, di portare i filatteri (termine greco, φυλακτήριον): si tratta di due astucci, in cuoio nero di un animale kasher, da fissare con cinghie durante la preghiera del mattino, lo shahrit. Gli astucci, detti tefillin (in ebraico, termine invariabile, תפילין , connesso con la radice del “collegamento”, dell' “unione”; in yiddish il termine si legge [tsvilin] o [tsviln]) contengono appunto i quattro brani della Torah che prescrivono il loro obbligo in connessione con l'Esodo dall'Egitto e con la Shemà del Deuteronomio. Il primo tefillin, tefillin shel rosh (“t. della testa”) viene fissato alla testa; il secondo, tefillin shel yad (“t. del braccio”), al braccio sinistro (al destro per i mancini); sul tefillin shel rosh è incisa la lettera ebraica shin [ ש ], iniziale di shemà “ascolta”. All'interno di ciascun tefillin si trovano i piccoli rotoli contenenti i brani della Torah, redatti obbligatoriamente a mano in alfabeto di foggia ashuri (contengono 3188 lettere e, per scriverli interamente a mano correttamente e come da precetto, occorrono circa 15 ore). Nella canzone, la fanciulla confeziona a maglia per l'innamorato la borsa per recare i tefillin in sinagoga.

11/8/2019 - 05:45




Langue: anglais

English translation / ענגליש איבערזעצונג /Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös:
Riccardo Gullotta (Mainly based on Yidlid)
REYZELE

There, in the street,
a little house quiet and pensive [1],
In a small room in the attic
lives my dear Reyzele.
Every evening in front of the house
I hangout,
Whistle and call out:
“Reyzl, come, come, come”.

A little window opens,
the old little house awakes,
and soon in the quiet street rings out
a sweet voice - it's Reyzele speaking.
Wait a little longer, my dear,
I shall soon be free,
walk around the street for a while,
One, two, three.

I walk cheerfully, singing and cracking hazelnuts,
Then I hear her little feet
Skipping down the steps.
As she comes down the last step
I embrace her.
Quietly I kiss her head,
come, come, come.

I'll ask you, David,
don't whistle anymore.
You hear - he's whistling again - says mother.
She's pious, and it upsets her.
Whistling is not for Jewish boys.
It’s good only for the others.
Simply give a sign in Yiddish
One, two, three.

From today I won't whistle anymore,
that I swear.
To please you I will even become pious,
my modest one.
Whenever you want, Reyzl,
I will be as observant as your mother
and go every Sabbath to the synagogue.
Come, come, come.

I believe you, my beloved,
and for that ,David,
I shall knit for you
A nice tefillin [2] bag
with a Star of David.
When people in the synagogue will be pleased
tell them:
Reyzl, my beloved, knitted this.
One, two, three.

Thank you for your present.
I love you so much, Reyzele.
I love your mother, I love the street,
I love the little old house.
I love the stones near your house
since you tread on them.
Listen, your mother is already calling :
“ Reyzl, come, come, come”.

So I go cheerfully,
singing and cracking hazelnuts,
Hearing the sound of her little feet
running on the steps.
The little house stands again pensive,
the little street again quiet.
Come to me in my dreams, Reyzl,
Come, come, come.
[1] original text : פֿאַרטראַכט (fartrakht). In the reference translation it is rendered by “thoughtful”. In my opinion “pensive” is more suitable as dreaming is involved.

[2] set of two small leather boxes containing scrolls of parchment inscribed with verses from the Torah. They are worn by the adult Jews ( more than 13 years) during weekday morning prayers. They serve as a reminder of God's intervention for the Exodus from Egypt. One of them is laid on the inner side of the left arm, the other is placed on the middle of the head just above the forehead. The manufacturing, the structure and the utilization are carried out under severe prescriptions.

[Riccardo Gullotta]

envoyé par Riccardo Gullotta - 11/8/2019 - 09:00




Langue: hébreu

תרגום לעברית / Traduzione ebraica / Hebrew translation / Traduction hébraïque / Hepreankielinen käännös:
Avraham Levinson [ אברהם לוינסון ]

Questa è l'autentica traduzione ebraica della Reyzele di Mordkhe Gebirtig: traduzione d'arte di Avraham Levinson interpretata nel 1964 dai Gevatron su adattamento di Nahum Hyman e esecuzione dei solisti Yoav Nakhshon, Vered Even-Tsur e Rina Fürstenberg. Da Zemereshet. [RV]
רייזלה

בַּיִת קָט עוֹמֵד בָּרְחוֹב, וְכֻלּוֹ שַׁלְוָה וּדְמִי
בַּעֲלִיַּת הַגַּג שָׁם גָּרָה רֵיזְל הַיְּקָרָה שֶׁלִּי
מִדֵּי עֶרֶב אֵחָפֵזָה אֶל בֵּיִת חֶמְדָּתִי
וּבְקוֹל אֶשְׁרֹק לָהּ: "רֵיזְל, רְדִי, רְדִי, רְדִי".

הָאֶשְׁנָב נִפְתָּח מִיָּד, מִישֶׁהוּ רוֹמֵז אֵלַי
וּבִדְמִי הָרְחוֹב בּוֹקֵעַ צְלִיל קוֹלָהּ שֶׁל רֵיזְלֶע:
"חֲבִיבִי, חַכֵּה עוֹד רֶגַע, אֶתְפַּנֶּה מִיָּד
עוֹד מְעַט אֵרֵד לְמַטָּה, חַד תְּרֵי תְּלַת".

אֲטַיֵּל עַלִּיז, אָשִׁיר, אֲפַצַּח לִי גַּרְגִּירִים
וּפִתְאוֹם אֶשְׁמַע צְעָדֶיהָ עַל דְּרָגוֹת מִדַּרְדְּרִים
אַךְ יָרְדָה מֵעַל, חִבַּקְתִּי אֶת גּוּפָהּ הָרַךְ
בְּרֹאשָׁהּ דּוּמָם נָשַׁקְתִּי כָּךְ, כָּךְ, כָּךְ.

"אֲבַקֶּשְׁךָ, דּוּדְ'לֶע, אַל תִּקְרָא לִי בִּשְׁרִיקָה
"שׁוּב יִשְׁרֹק", אִמִּי אוֹמֶרֶת בְּרֻגְזָה, הִיא אֲדוּקָה
אֵין שְׁרִיקָה מִמִּנְהָגֵנוּ, זוֹ מִדָּה שֶׁל גּוֹי
קְרָא פָּשׁוּט בִּלְשׁוֹן אִמֵּנוּ: בּוֹאִי, בּוֹאִי, בּוֹאִי".

אֲטַיֵּל עַלִּיז, אָשִׁיר, אֲפַצַּח לִי גַּרְגִּירִים
עוֹד אֶשְׁמַע צַעֲדֵי רַגְלֶיהָ עַל דְּרָגוֹת מִדַּרְדְּרִים
שׁוּב עָטוּף דְּמָמָה הַבַּיִת וְהָרְחוֹב מַחְרִישׁ
בַּחֲלוֹם בַּקְּרִינִי, רֵיזְל, חִישׁ, חִישׁ, חִישׁ!

envoyé par Riccardo Venturi - 12/8/2019 - 07:30




Langue: hébreu

Un'altra “Reyzele” di Mordkhe Gebirtig nella traduzione ebraica
רייזלה נוסף מאת מרדכי גבירטיג בתרגומו לעברית
Another “Reyzele” by Mordkhe Gebirtig in its Hebrew translation
Encore une “Reyzele” de Mordekhaï Gebirtig dans sa traduction hébraïque
Mordechai Gebirtigin toinen “Reyzele” hepreankielisessä käännoksessä


Il testo inserito in un primo momento da Riccardo Gullotta come quello della “Reyzele” di Mordkhe Gebirtig, poi presentato come una sua traduzione ebraica, è in realtà tutta un'altra canzone. E', appunto, in lingua ebraica: da Shironet appare con il titolo di “Reyzele”, e il testo e la musica sono attribuiti a Mordkhe Gebirtig (il traduttore in ebraico sarebbe Yakov Orland); l'interpretazione è dei Gevatron, il famoso gruppo collettivo dei Kibbutz israeliani attivo fin dal 1948 (!). Si tratta di una canzone d'amore tra un giovane violinista e una prostituta. Secondo Zemereshet, che riporta lo stesso testo con le medesime attribuzioni a Gebirtig e al traduttore Orland, si tratterebbe però di Yidl mitn fidl; la quale, però, è una canzone di Yitzik Manger del 1936 che niente ha a che vedere con le “Reyzele” di Gebirtig. Al momento di declinare la fonte yiddish, Zemereshet rimanda però alla “Reyzele” originaria, quella di questa pagina, stavolta sì munita di un'autentica traduzione in ebraico d'arte (di Avraham Levinson). Non mi è stato possibile individuare il testo yiddish di questa ulteriore “Reyzele”, se esiste: forse un testo originario ebraico adattato alla musica di Gebirtig?. La (ri)presento comunque munita di una traduzione italiana: mi sembra comunque interessante (e un bellissimo testo). [RV]
רֵיזֶעלֶע

בֹּקֶר טוֹב לָךְ רֵיזֶעלֶע
בֹּקֶר אוֹר לָךְ יוֹם שֶׁלִּי
כָּל תִּפְאֶרֶת אוֹסְטְרוֹפּוֹלִי
לְרַגְלַיִךְ תֹּם שֶׁלִּי
עַל הָעֵץ בּוֹכֶה יָרֵחַ
וְנוֹשֵׁר עָלֶה
רַק אֶצְלִי בַּלֵּב שָׂמֵחַ
רֵיזֶעלֶע

בֹּקֶר צַח לִידֶעלֶע 
מַה יָּפֶה הַלִּידֶעלֶע
כָּל תִּפְאֶרֶת אוֹסְטְרוֹפּוֹלִי
אֶצְלְךָ בַּפִידֶעלֶע
מַחְוִירִים כּוֹכְבֵי הָאֹשֶׁר
שַׁחַר יַעֲלֶה
רַק אֶצְלִי בַּלֵּב עוֹד חֹשֶׁךְ
יִדֶעלֶע

עוּרִי, עוּרִי רֵיזֶעלֶע
עוּרִי בֹּקֶר אוֹר שֶׁלִּי
לָמָּה בּוֹכִיּוֹת עֵינַיִךְ
קֶשֶׁת וְכִנּוֹר שֶׁלִּי
מַה מֵּצִיק לָךְ מַה מַּכְאִיב לָךְ
מִי לִי יְגַלֶּה
אָנוֹכִי מָגֵן סָבִיב לָךְ
רֵיזֶעלֶע

לֹא תָּבִין זֹאת יִדֶעלֶע
אֶת הַתֵּרוּצִים שֶׁלִּי
לֵב אִשָּׁה הוּא עִיר לוֹחֶמֶת
קֶשֶׁת וְחִצִּים שֶׁלִּי 
לֵב אִשָּׁה סָבוּךְ מִיַּעַר
אַל נָא תִּתְפַּלֵּא
וְאַתָּה, אַתָּה עוֹד נַעַר
יִדֶעלֶע

envoyé par Riccardo Venturi - 12/8/2019 - 07:18




Langue: italien

Traduzione italiana / Italian translation / Traduction italienne / Italian translation:
Riccardo Venturi, 12-08-2019 07:21
REYZELE

Buongiorno a te, Reyzele,
Splenda per te la luce del mattino, giorno mio,
Tutta la gloria di Ostropol
È ai tuoi piedi, la mia innocenza.
La luna sta piangendo sull'albero
E una foglia è caduta
Soltanto nel mio cuore,
Reyzele.

Il mattino canta una canzone,
Come sei bello, ragazzino,
Tutta la bellezza di Ostropol
Suona nel tuo violino.
Le stelle siano benedette,
Sorgerà l'alba,
Solo nel mio cuore c'è più oscurità,
Yidele.

La mia pelle, la mia pelle, Reyzele,
La mia pelle, la mia luce del mattino,
Perché i tuoi occhi piangono
Al mio archetto e al mio violino?
Cosa ti dà fastidio
Cosa ti fa male?
Lo scoprirò?
Hai un protettore egoista attorno a te,
Reyzele.

Non devi capirlo, piccolo,
Ti faccio le mie scuse...
Il cuore di una donna è una città guerriera,
Sono il mio arco e le mie frecce.
Il cuore di una donna è aggrovigliato in una foresta,
Non essere sorpreso.
E tu non sei che un ragazzino,
Yidele.

12/8/2019 - 07:22


Qui in Italia l'ha interpretata Evelina Meghnagi (con alla chitarra S. Genovese) in una cassetta allegata al volume pubblicato da Rudi Assuntino per l'Editrice La Giuntina nel 1998.

Flavio Poltronieri - 11/8/2019 - 20:00




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