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Lettera aperta (a favore del concittadino Gino Girolimoni)

Presi per caso
Language: Italian



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[2007]
Testo
/ Lyrics / Paroles / Sanat: Salvatore Ferraro
Musica / Music / Musique / Sävel:
Presi per Caso
(Claudio Bracci - chitarra
Stefano Bracci - basso elettrico
Salvatore Ferraro - chitarra e tastiera
Nando Giuseppetti - batteria e percussioni
Marco Nasini - voce)
Album / Albumi: Lettera aperta (a favore del concittadino Gino G.)

girogiorn


Girolimoni: Il mostro non era lui ma...chi lo sa?
di Daniele Barbieri (da La bottega del Barbieri, 6 maggio 2019)

Il 9 maggio 1927 l’Agenzia Stefani scrisse che dopo «laboriose indagini» erano state raccolte «prove irrefutabili» contro Gino Girolimoni. Il criminologo Samuele Ottolenghi – seguace di Cesare Lombroso – individuò nei tratti somatici dell’arrestato i chiarissimi segni del criminale. Mussolini era contento: il «mostro di Roma» non faceva più ombra al suo regime di (preteso) ordine. Già dopo il primo omicidio Benito Mussolini aveva convocato Arturo Bocchini, capo della polizia, per sollecitarlo ad arrestare al più presto l’omicida.

Erano già 7 – in soli tre anni – le vittime del mostro di Roma: 4 uccise e 3 sopravissute alle aggressioni. Il tragico elenco si apriva con Emma Giacomini (violentata ma sopravvisse) il 31 marzo 1924; poi Bianca Carlieri (violentata e strangolata) il 4 giugno 1924; Rosina Pelli (violentata e assassinata) il 24 novembre 1924; Elsa Berni (violentata e assassinata) il 29 maggio 1925; Celeste Tagliaferri (aggredita ma sopravvissuta) il 26 agosto 1925; Elvira Colitti (anche lei sopravvissuta alla violenza) il 12 febbraio 1926; Armanda Leonardi (stuprata e strangolata) il 12 marzo 1927.

Girolimoni sta per 11 mesi di carcere. Poi viene prosciolto. Come era chiaro dall’inizio il colpevole non era lui. Ovviamente il regime fascista ordina che il proscioglimento passi sotto silenzio: trafiletti e poco più. A nessuno importa che fine farà “il mostro”.

Fu il commissario Giuseppe Dosi che, mentre Girolimoni era in carcere, ottenne la riapertura del caso (la magistratura non era ancora del tutto asservita al Duce). Fu osteggiato dai suoi superiori e addirittura finì in manicomio criminale. Liberato nel 1940, venne reintegrato nella polizia solo dopo la caduta del fascismo. Ebbe in seguito importanti incarichi anche internazionali e scrisse un libro sul caso Girolimoni. Durante le indagini, Dosi aveva individuato Ralph Lyonel Brydges, un pastore protestante inglese che aveva precedenti per molestie sessuali a minori eppure non era stato mai processato. Non era la pista giusta ma restano a Dosi due grandi meriti: aver detto l’indicibile (cioè che il colpevole “gradito” al regime era innocente) e che l’assassino andava cercato fra gli “insospettabili”.

Il fotografo e mediatore Gino Girolimoni (1º ottobre 1889-19 novembre 1961) è stato dunque assolto eppure nell’immaginario collettivo il suo nome resta quello di un assassino. Come segnala Wikipedia nella zona di Roma il suo nome è rimasto sinonimo di pedofilo. Posso testimoniarlo con una piccolissima (ma significativa, mi pare) vicenda privata. Negli anni ’80 abitavo a Roma e per un breve periodo sono stato “fidanzato” – o come si dice – con una trentenne che però aveva uno di quei visi “angelicati” e poteva passare per una quindicenne o perfino più piccola. Nei postacci (lo dico con infinito affetto) che allora frequentavo – cioè le periferie romane – almeno due volte qualcuno mi ha detto scherzando «sei peggio di Girolimoni»: per dire che, nella testa di molti, a distanza di tanto tempo dalla sua assoluzione lui era ancora colpevole.

E il vero colpevole? Chi ha studiato il caso ipotizza che il pedofilo e assassino seriale fosse il fratello di un gerarca il quale fece internare il “mostro” all’estero: il prestigio del Fascio veniva ben prima della legge e della verità.

girofilmNel 1972 il regista Damiano Damiani prova a raccontare questa storia e senza dirlo apertamente strizza l’occhio alla cronaca (c’è in giro un altro “mostro” innocente, stavolta è l’anarchico Pietro Valpreda): «Girolimoni, il mostro di Roma» ottiene, grazie anche a Nino Manfredi, un buon successo. Ma finisce lì. Sopravvive la forza dell’immaginario, delle campagne mediatiche e della cattiva memoria che voleva Girolimoni colpevole.

Presi per caso, una band capitolina composta da ex detenuti, ha pubblicato un cd per ottenere «l’intitolazione di una via romana a Gino Girolimoni, vittima storica di uno dei più eclatanti errori giudiziari: il brano «Lettera aperta» invita, a ritmo di rock, il sindaco di Roma a raccogliere il loro appello.

Penso che immaginiate che fine ha fatto quella legittima richiesta.
Ehi signor Buono se bussiamo oggi al tuo trono
e perché tu puoi aiutarci cominciando per esempio ad ascoltarci
c’è una storia che ancora non ci va giù…la conosci pure tu!
Nell’anno 27 messe strette le manette a un nostro cittadino
per l’anagrafe: Girolimoni Gino
ma infame, perverso assassino è per tutta la gente…
non so se sai che era innocente!
Il giudice Marciano capii subito che strano
era il folle contenuto dell’inchiesta per cui aveva proceduto
fermo, sgomento, elegante bloccò l’istruttoria
ma questo non cambiò la storia
Gino scarcerato, il suo caso archiviato, Gino assolto, liberato,
nella vita ancora non riabilitato
il suo nome inoculato nella mente della gente
si è fissato lentamente… acido e veleno repellente
che ancora oggi si sente, dirlo con fare infamante,
e tanto male ci fa!
Ora signor Buono, se puoi farci questo dono,
tu che elargisci senza avarizia in nome della tua giustizia:
piazze, viuzze, palazzi, pezzi di storia, per onorare la memoria
giusto un trafiletto ricordò che il poveretto
in prima pagina sbattuto, vero mostro ritenuto, era innocente
come spiegarlo allora a tutta la gente
che ancora oggi non sa
Gino scarcerato, il suo caso archiviato, Gino assolto, liberato,
anche morto ancora non riabilitato
distruggi il pregiudizio, frantuma ‘sto supplizio,
cambia subito la storia, onora la memoria tu per primo,
fatti sentire vicino, al nostro concittadino, che chiamavamo “Sor Gino”

Contributed by Riccardo Venturi - 2019/5/6 - 20:42




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