Il mi' nonno era un contadino,
e prima di lui suo padre e il babbo di suo padre.
In famiglia mia eravamo tutti contadini.
Poi ci dissero:
“Questo è il trattore, vi darà da lavorà'!”
e prima di lui suo padre e il babbo di suo padre.
In famiglia mia eravamo tutti contadini.
Poi ci dissero:
“Questo è il trattore, vi darà da lavorà'!”
Aralo bene, ararlo forte,
sennò il diserbo ti tocca da dà',
e tutto quel grano, tutto quel fieno
senza veleno non crescerà.
Se pensi la terra come una guerra
cade l'umano, regna il sovrano.
Se pensi la terra come una guerra
cade l'umano, regna il sovrano,
e qui sull'Emilia, senza il trattore
Dorina, non ci vai a bè'.
Con il trattore multifunzione,
condizionatore, radio e caffè,
trattalo bene, ungilo tutto
ché sicuramente vale più di te.
E penso a Sbarbati, l'altro iersera,
al buio in collina, a pianger miseria,
sopra il trattore, 'un lo volli dire,
sembra proprio, proprio un gran re.
In mezzo ai campi, né bestie, né umani,
ma solo macchine, polvere e sassi,
quel bel manto verde che copre la terra
con alberi e fiori, ora non c'è più,
ma brulle colline e monoculture,
ora il mio orto è l'Ipercoop.
Sopra il trattore, per ogni santo
il contadino si vende a Monsanto,
nelle terre arate di mezzo mondo
c'è un seme morto e non è risorto.
Contributed by Riccardo Venturi e Daniela -k.d.- - 2019/3/17 - 22:28
L'Emilia è la via dove Veronica aprì vicino a Castelnuovo della Misericordia la sua azienda agricola, probabilmente con tanto entusiasmo scontrandosi poi con ció che è diventata l'agricoltura moderna.
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Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Veronica Bigontina e Dario Fantozzi
dal disco "Arriverà l'estate?"
Dedicata a Luca V. Robustelli
E voi che vi credevate che io e la Daniela -k.d.- si fosse fotografato, coi nostri possenti mezzi, soltanto il Singolare Maggio di Tressa dal quadernone delle Soda Sisters scritto a penna? No di certo; ed ecco qui nientepopodimeno che questa canzone scritta su di un trattore, valorosa macchina agrìola che aiuta i' contadino a lavorà' la terra co' meno fatica. E' una canzone ancora per poco inedita, dato che fa parte del terzo album delle tre ragazze rosignano-empolesi, e nella fattispecie l'ha scritta la rosignanese Veronica Bigontina, mentre l'ha cantata l'empolese che peraltro -dopo aver fatto la consueta tirata della toscana di campagna contro Firenze (un classico nei secoli!) s'è beccata dal sottoscritto di carciofaia (Empoli è nota da tempo immemore per la coltivazione di ottimi e enormi carciofi, le famose mamme di Empoli). Carciofi e diatribe regionalistiche a parte (che in Toscana fanno parte della tradizione popolare più antica), occorre immediatamente distaccare questa canzoncina appena scritta, che rovescia un po' le concezioni generali sul lavoro agricolo. E, magari, anche sull'agricoltura in generale; ”la terra è bassa, dice un'antico detto contadino diffuso un po' ovunque (lo citò anche Prospero Gallinari nel suo Contadino nella metropoli...). E' bassa, ha creato rapporti sociali storici, ha creato progresso e sfruttamento, ha creato pane e rovina, ha creato modellamento del paesaggio (in Toscana è particolarmente evidente) e latifondi, ha creato servi e padroni, orticelli familiari e le distese di mais del Midwest, sfamo e fame, acquiescenza prona e rivolte sanguinose, di tutto e il contrario di tutto. Lungi da me voler fare una disamina storica, qua dentro, sulla storia dell'agricoltura nei secoli, però; qui si parla solo del trattore, potente macchinario divenuto quasi simbolo della moderna agricoltura più o meno intensiva (nella canzone, non mi è ben chiara la citazione dell'Emilia -a meno che non si tratti di un nome di persona-, ma certo vengono un po' a mente i celebri e enormi trattori sovietici che l'URSS mandava in regalo alle cooperative agricole dell'Emilia rossa negli anni '50 e '60). Ma questa, è chiaro anzi lampante, è una canzone sull'agricoltura di oggi, sui trattori che sembrano praticamente delle Ferrari (anzi, delle Lamborghini, visto che la Lamborghini produce notoriamente trattori e automobili sportive di superlusso), e che costano come una Ferrari, sulle monoculture (il mais e la soia hanno notoriamente prodotto più danni all'umanità di un migliaio di guerre, anche in termini di prosciugamento delle risorse idriche del pianeta per andare poi a ingrassare vacche per le catene di fast food), sui veleni (pesticidi ecc.) sparsi a fantastilioni di tonnellate su distese monocoltivate grandi quanto uno stato africano di media estensione, sulla privatizzazione dei semi e sul loro brevetto, su ogni cosa di agricolo in mano a multinazionali come la Monsanto (che, fra l'altro, di recente è stata acquisita dalla Bayer, quella dell'Aspirina e anche dello Zyklon B, tanto per riesumare un po' di memoria storica; lo Zyklon B era in origine un pesticida cianogenetico sviluppato da Fritz Haber, un impiegato della Bayer di religione ebraica, con squisita e tremenda ironia). Insomma, come dire: dipende dall'idea che si ha in testa di agricoltura, che è anche, e più in generale, un'idea che si ha in testa del mondo e dei rapporti che lo regolano. Certo è che, dalle campagne toscane fino ad ogni altro angolo del mondo, chi intende coltivare la terra in un modo non soltanto rispettoso dell'ambiente, ma anche della salute e di un'equità economica non basata sull'eterno profitto di pochi (anzi pochissimi), viene regolarmente stiacciàto senza pietà, così come l'ingegnere, l'avvocatone o l'altoborghese che, arrivato alla pensione, si compra il rustico in campagna e si mette a “fare il contadino” come hobby per la vecchiaia, rimanendo magari -pure lui- stiacciàto dal trattore supertecnologico che si è comprato, che non sa mandare, e che s'arrovescia in un botro. Del resto, come si dice giustamente in questa canzone ancora inedita, terra e guerra fanno non soltanto la rima; il “campo del vicino” sempre da conquistare, da ingrandire, da monocoltivare, da avvelenare, finché non saremo tutti morti di mais e di grano strategico. Guerra alla terra, appunto. Evviva il trattore! (e, mi raccomando, comprate l'album delle Soda Sisters, quando uscirà a maggio, e diffondetelo capillarmente perché se lo meritano.) [RV]