Ora rimpiangi la notte
che sospende i commerci
sfolla le strade.
Presto una vita andrà perduta
ogni cosa poi tornerà
nel suo ventre da dove è venuta.
è già un miracolo
che tutto questo sia esistito,
quelle esistenze quei nomi
che ci han testimoniato
rifiorirai vessillo di dolore
dovrei restare umana nel più bestiale amore.
Come per muovere i primi passi
quando scappasti alla madre ridente
con la paura di perdere tutto
che tutto poi restasse attaccato per sempre
ora tacciono tutte le radio
e cessa il traffico tardivo
lo stridore dei tram
il vaniloquio di qualche ubriaco
al vivo al vero agli occhi chiusi del mondo,
ovunque soffiano scorie da uno spazio profondo
Come per muovere i primi passi
quando scappasti alla madre ridente
con la paura di perdere tutto
che tutto poi restasse attaccato per sempre
ora tacciono tutte le radio
e cessa il traffico tardivo
lo stridore dei tram
il vaniloquio di qualche ubriaco
al vivo al vero agli occhi chiusi del mondo,
ovunque soffiano scorie da uno spazio profondo
E in uno slancio d'oblio
quel tempo si dorò senza più dono
o follia in prati prossimi alla città,
ovunque rotolerà lontano quel punto d'incontro
d'ogni male il frutto disumano il sogno l'immane
che sospende i commerci
sfolla le strade.
Presto una vita andrà perduta
ogni cosa poi tornerà
nel suo ventre da dove è venuta.
è già un miracolo
che tutto questo sia esistito,
quelle esistenze quei nomi
che ci han testimoniato
rifiorirai vessillo di dolore
dovrei restare umana nel più bestiale amore.
Come per muovere i primi passi
quando scappasti alla madre ridente
con la paura di perdere tutto
che tutto poi restasse attaccato per sempre
ora tacciono tutte le radio
e cessa il traffico tardivo
lo stridore dei tram
il vaniloquio di qualche ubriaco
al vivo al vero agli occhi chiusi del mondo,
ovunque soffiano scorie da uno spazio profondo
Come per muovere i primi passi
quando scappasti alla madre ridente
con la paura di perdere tutto
che tutto poi restasse attaccato per sempre
ora tacciono tutte le radio
e cessa il traffico tardivo
lo stridore dei tram
il vaniloquio di qualche ubriaco
al vivo al vero agli occhi chiusi del mondo,
ovunque soffiano scorie da uno spazio profondo
E in uno slancio d'oblio
quel tempo si dorò senza più dono
o follia in prati prossimi alla città,
ovunque rotolerà lontano quel punto d'incontro
d'ogni male il frutto disumano il sogno l'immane
envoyé par Dq82 - 11/2/2019 - 18:25
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La febbre incendiaria
Liberamente tratto dal romanzo "La Storia" di Elsa Morante
Marco Cantini: voce e chitarra acustica
Francesco "Fry" Moneti (Modena City Ramblers): violino
Riccardo Galardini: chitarre elettrica e acustica
Lorenzo Forti: basso elettrico
Fabrizio Morganti: batteria
Lele Fontana: hammond
Gianfilippo Boni: piano
Claudio Giovagnoli: sax tenore
Il tragico epilogo. Ida trova in casa il piccolo Useppe privo di vita (anche lui, come la madre, affetto da epilessia) e viene sopraffatta dal dolore fino ad impazzire. Nella sua mente ruotano le scene dell’intera Storia umana, che percepisce come le spire di un assassinio interminabile. Il brano è una celebrazione della vita in tutte le sue forme, con la sua mortuarietà contrapposta alla Storia.
loudvision.it