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Ballata per i centri antiviolenza

Igor Lampis
Language: Italian


Igor Lampis

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(Igor Lampis)
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(Olivia Sellerio)


2018
Nuovo Cantacronache 4
cantacronache

L’urgenza di un Nuovo Cantacronache in questi tempi così svuotati di senso e bellezza è un fatto scontato.

Dal gruppo torinese che si proponeva di “evadere dall’evasione”, Igor Lampis raccoglie il testimone del rigore programmatico, del taglio narrativo, della versificazione incalzante in rima baciata, dell’osservazione acuta che si fa invettiva, tra sberleffo e dramma, declinando il tutto con un’attitudine punk che schiaffeggia in maniera provocatoria il belcanto, le buone maniere e qualsiasi deriva estetizzante per dire con schiettezza vino al vino e pane al pane.

Lampis narra con il piglio del cantastorie l’epopea sommersa della gente comune, quella che se la passa male, quella che si arrangia di lavoro in lavoro, vessata dall’opprimente assenza dello Stato. La sua è la voce del guastafeste che canta fuori dal coro: la voce di chi rifiuta l’omologazione, di chi sceglie traiettorie sghembe, di chi conosce la dolente bellezza dei margini, ben sapendo che “dai diamanti non nasce niente”.
Il cenacolo di Ares
Come ti senti, bambina,
nata sotto un nastro rosa
quando il rosa d’ogni cosa
il futuro ti indovina?
Quando già ti si programma
con i trucchi nell’astuccio,
con la bambola col ciuccio,
nata appena, e già mamma?

Come ti senti, bambina,
quando ti fan benedire
e già il prete a partorire
di dolore ti destina?
Quando recita da un tomo
nero come la sua veste
che, da donne, non sareste
che una costola dell’uomo?

Come ti senti, fanciulla
quando già non dan respiro,
quando ti prendono in giro
e tu non puoi fargli nulla?
Loro fanno anche a mazzate,
e si regolan la vita;
alle tue esili dita
le difese non son date.

Come ti senti, ragazza,
quando tuo padre va in bestia
e alza un’ombra di molestia
su tua madre che sbarazza?
E ti bandisce in soffitta
come un cane, se ti impicci
dei suoi fatti; e maledici
lei che piange e resta zitta.
 
E come ti senti, donna
a saper che per le strade
della tua vita decide
la misura di una gonna?
A saper che cerchi rogna
tra le mani della torma
che ti umilia e ti trasforma
la bellezza in vergogna?
 
E come ti senti, donna,
mentre sanguini in cucina
come quella catenina
con il cuor della madonna,
dono di tua madre, quando,
quando il taglio ancora brucia
di lui che era in tua fiducia,
lui che ti sposò giurando?
 
Come ti senti, fantasma
tra lenzuola sotto cui
non esisti, sotto a lui,
a coprire ogni miasma,
ogni segno che ti tatua
ogni giorno che tramonta.
È la colpa che si sconta,
ma alla fine ci si abitua.
 
Come ti senti, compagna,
ad alzar lo sguardo asciutto,
a lasciarti indietro tutto
questo rimmel che ristagna,
ed andar libera e sola
a parlare ad altre uguali,
a lottar gli stessi mali,
a tornare alla parola?

Contributed by Dq82 - 2019/2/4 - 13:25


Asterischi, scarpe e panchine rosse sono insopportabile retorica
di Sandra Figliuolo
Today.it, 26 novembre 2021


Torino. Panchina rossa devastata.
Torino. Panchina rossa devastata.


Al netto di scarpe, sciarpe, luci e panchine rosse in questo Paese le donne continuano a non ricoprire ruoli apicali, ad essere pagate meno, a non avere alcun supporto dallo Stato se decidono di diventare madri e - che audacia! - di continuare pure a lavorare, ad incontrare obiettori di coscienza se decidono di abortire, ad essere considerate prima di tutto per il loro aspetto fisico e, quando - quasi sempre - sono più intelligenti e preparate degli uomini, a diventare improvvisamente anche delle gran rompiscatole, o, se sono "troppo" libere ed emancipate, delle poco di buono.

In questo Paese si continua a pensare di dover risolvere i problemi con il codice penale, invocando pene sempre più pesanti, ma la violenza di genere è un problema culturale. Ci vogliono la scuola, l'educazione sentimentale, affettiva e sessuale tra i banchi. Occorre garantire realmente le stesse possibilità alle ragazze e ai ragazzi, crescere in una famiglia composta da persone che si amano e non che stanno insieme solo per paura di stare sole, che nell'altro vedono un fine e non un mezzo, che si sentono profondamente e che tuttavia sono indipendenti. Ci vuole Amore e ci vuole pure l'Arte di amare (il saggio di Erich Fromm, seppure scritto alla fine degli anni Cinquanta, è senza tempo ed andrebbe davvero studiato nelle scuole).

Servono la sostanza e i contenuti, non le ridicole disquisizioni grammaticali, gli asterischi, le sigle impronunciabili e questo ormai insostenibile politicamente corretto che appesta ogni cosa, queste censure bigotte mascherate da grandi scelte libertarie e questo moralismo imperante e insopportabile. Non si capisce come, con questioni così importanti sul tavolo, sia stato possibile trasformare anche la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne in pura e stucchevole retorica, eppure è successo. Giovedì come mai prima.

daniela -k.d.- e RV - 2021/11/28 - 11:59




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