Jak tonący okręt przed burzą, Dzisiaj kołysze się świat.
Wciąż czekamy milcząc już ostatniej podróży.
W serca nam smutek się wkradł. W górze,
jak dawniej lśnią gwiazdy na niebie.
Księżyc, jak dawniej, znów woła dziś nas.
Zagubieni w nocy odnaleźliśmy siebie.
I dawno miniony czas. Noc nas połączyła zbłąkanych w
bezdrożu, Gdy świat się zapalił, zatonął we krwi…
Razem gdzieś płyniemy po burzliwym morzu,
Na spienionej fali ciemnych dni.
Noc nas połączyła i nic nie rozłączy.
Serca nam zgodny zjednoczył już rytm.
Głos czyjś nam szepcze, że noc wnet się skończy,
W dali różowi się świt.
Wciąż czekamy milcząc już ostatniej podróży.
W serca nam smutek się wkradł. W górze,
jak dawniej lśnią gwiazdy na niebie.
Księżyc, jak dawniej, znów woła dziś nas.
Zagubieni w nocy odnaleźliśmy siebie.
I dawno miniony czas. Noc nas połączyła zbłąkanych w
bezdrożu, Gdy świat się zapalił, zatonął we krwi…
Razem gdzieś płyniemy po burzliwym morzu,
Na spienionej fali ciemnych dni.
Noc nas połączyła i nic nie rozłączy.
Serca nam zgodny zjednoczył już rytm.
Głos czyjś nam szepcze, że noc wnet się skończy,
W dali różowi się świt.
envoyé par Bernart Bartleby - 20/1/2019 - 11:39
Langue: italien
Traduzione italiana da Memoria in scena
PRIMA DELL'ULTIMO VIAGGIO
Come una nave che affonda, prima della tempesta, oggi il mondo traballa.
Sempre aspettiamo, tacendo, l’ultimo viaggio.
La tristezza pervade i nostri cuori.
In alto le stelle brillano, come prima, nel cielo.
La luna, come prima, ci chiama di nuovo.
Persi nella notte, ci siamo ritrovati l’un l’altro.
E il tempo passato.
La notte ci ha uniti, noi smarriti nei luoghi impervi,
quando il mondo si è incendiato, è affondato nel sangue…
Insieme navighiamo da qualche parte sul mare burrascoso, sull’onda spumeggiante dei giorni bui.
La notte ci ha uniti e niente ci dividerà.
I nostri cuori, li ha uniti un ritmo concorde.
Sento qualcuno sussurrarci che la notte finirà presto,
In lontananza rosseggia l’alba.
Come una nave che affonda, prima della tempesta, oggi il mondo traballa.
Sempre aspettiamo, tacendo, l’ultimo viaggio.
La tristezza pervade i nostri cuori.
In alto le stelle brillano, come prima, nel cielo.
La luna, come prima, ci chiama di nuovo.
Persi nella notte, ci siamo ritrovati l’un l’altro.
E il tempo passato.
La notte ci ha uniti, noi smarriti nei luoghi impervi,
quando il mondo si è incendiato, è affondato nel sangue…
Insieme navighiamo da qualche parte sul mare burrascoso, sull’onda spumeggiante dei giorni bui.
La notte ci ha uniti e niente ci dividerà.
I nostri cuori, li ha uniti un ritmo concorde.
Sento qualcuno sussurrarci che la notte finirà presto,
In lontananza rosseggia l’alba.
envoyé par B.B. - 20/1/2019 - 11:40
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Versi del poeta ebreo polacco Bolesław Pachucki, detto Bolek
Bolek Pachucki, rinchiuso anche lui, come altri 40.000 e oltre, nel ghetto di Białystok, introdusse la giovanissima Rena Hass alla poesia. Si ammalò nel ghetto e poi, quando questo fu liquidato, venne ucciso con tutta la famiglia a Treblinka...
Musica di Rena Hass (1925-2007), sopravvissuta all'Olocausto, poi docente di biologia a New York
Testo trovato su Memoria in scena
Imprigionata con i suoi familiari a Lublin-Majdanek, nel novembre 1943 Rena vide con i suoi occhi il padre violinista Adolf ucciso dopo essere stato costretto a suonare con l’orchestra del campo. Successivamente fu trasferita presso il campo di lavoro coatto di Bliżyn, e nel maggio 1944 ad Auschwitz II Birkenau dove partecipò all’insurrezione del 7 ottobre 1944; poi in novembre presso il campo di lavoro coatto femminile della Lippstädter Eisen und Metallwerke, nel sub-campo di Buchenwald. Sua madre Ernestyna, insegnante, fu trasferita nel gennaio 1945 a Bergen-Belsen ove morì di inedia poco prima della liberazione del Campo.
Nel marzo 1945, già malata di tifo, Rena fu sottoposta a una Todesmarsch verso Berge-Belsen. II 15 aprile 1945 fu liberata dalle truppe statunitensi presso Kaunitz, sub-campo di Buchenwald creato nel marzo 1945 per ospitare le lavoratrici coatte sopravvissute a Lippstadt.
Eppure, nonostante l’orrore vissuto, Rena dopo la liberazione intraprese studi di medicina a Heidelberg (Germania), conseguì un dottorato e nel maggio 1946 si imbarcò sulla Marine Perch ed emigrò negli Stati Uniti beneficiando di un visto collettivo concesso dal governo statunitense. Nel 1948 sposò Marvin Shapiro, e negli anni successivi divenne docente di biologia presso la Bronx High School of Science di New York, pubblicando importanti ricerche e anche il libro di memorie Revisiting the Shadows (Rivisitare le ombre).
Un luminoso esempio di resilienza, coraggio e forza d’animo.
Per il Giorno della Memoria 2019, nello spettacolo intitolato "Libero è il mio canto – Musiche di donne deportate", ideato e diretto dal maestro Francesco Lotoro, che da trent'anni si dedica alla raccolta e trascrizione delle musiche composte dagli internati durante la seconda guerra mondiale.
Con il Coro Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l'Ilse Weber Choir.
Ricerca e scelta dei testi a cura di Viviana Kasam e Marilena Francese.