W tym przeklętym szarym domie
W którym śpią na deskach i na słomie
Gdzie żywot wiodą marny,
Tak wygląda obóz karny,
Często bite i kopane,
Nienawiścią obrzucane,
Oczy zamglone i niewinne,
ciało mimo wszystko silne.
Bo to jest pieśń żydówki,
Z której pozostał tylko cień,
Blada z ciągłej harówki,
Która zjada ją co dzień.
Bo to jest pieśń rozpaczy,
Żydowskich bólów i mąk,
Kto wie czy jeszcze zobaczy,
Matczynych czułych rąk.
Burza nad światem wciąż szaleje,
Wicher pośród fal wieje.
Silne echo się unosi,
I o krwawej zemście głosi.
Morderstwa na nas dokonane,
Będą wiecznie pamiętane,
I choć dni są policzone,
krzywdy muszą być pomszczone.
W którym śpią na deskach i na słomie
Gdzie żywot wiodą marny,
Tak wygląda obóz karny,
Często bite i kopane,
Nienawiścią obrzucane,
Oczy zamglone i niewinne,
ciało mimo wszystko silne.
Bo to jest pieśń żydówki,
Z której pozostał tylko cień,
Blada z ciągłej harówki,
Która zjada ją co dzień.
Bo to jest pieśń rozpaczy,
Żydowskich bólów i mąk,
Kto wie czy jeszcze zobaczy,
Matczynych czułych rąk.
Burza nad światem wciąż szaleje,
Wicher pośród fal wieje.
Silne echo się unosi,
I o krwawej zemście głosi.
Morderstwa na nas dokonane,
Będą wiecznie pamiętane,
I choć dni są policzone,
krzywdy muszą być pomszczone.
Contributed by Bernart Bartleby - 2019/1/17 - 21:55
Language: Italian
Traduzione italiana da Memoria in scena
CANTO DI DISPERAZIONE
In questa grigia e disgraziata casa
dove si dorme su tavole di legno e poca paglia.
Qui la vita non ha valore
Questo è un campo di concentramento
Sempre pestate con botte e calci, senza futuro..
corpi innocenti e occhi quasi chiusi
Ma il corpo, nonostante tutto, si sforza di sopravvivere..
Questa è la canzone dell’ebrea di cui è rimasta soltanto l’ombra
in condizioni terribili tutti i giorni
Questa è la canzone degli orrori e dei dolori degli ebrei
Chissà se ancora sentirò le care braccia e le soavi mani materne?
La tormenta nel mondo continua a terrorizzare
Il vento tra le onde muggisce
Si sente un forte eco
Che proclama la sanguinaria vendetta
Gli assassini perpetrati saranno ricordati per sempre
Anche con il passare del tempo, che non conta,
le azioni malefiche devono essere vendicate.
Perché questa è la canzone dell’ebrea di cui è rimasta soltanto l’ombra,
Pallida per il lavoro da schiava che ci consuma ogni giorno
Questa è la canzone degli orrori e dei dolori degli ebrei.
Chissà se ancora sentirò le care braccia e le soavi mani materne?
In questa grigia e disgraziata casa
dove si dorme su tavole di legno e poca paglia.
Qui la vita non ha valore
Questo è un campo di concentramento
Sempre pestate con botte e calci, senza futuro..
corpi innocenti e occhi quasi chiusi
Ma il corpo, nonostante tutto, si sforza di sopravvivere..
Questa è la canzone dell’ebrea di cui è rimasta soltanto l’ombra
in condizioni terribili tutti i giorni
Questa è la canzone degli orrori e dei dolori degli ebrei
Chissà se ancora sentirò le care braccia e le soavi mani materne?
La tormenta nel mondo continua a terrorizzare
Il vento tra le onde muggisce
Si sente un forte eco
Che proclama la sanguinaria vendetta
Gli assassini perpetrati saranno ricordati per sempre
Anche con il passare del tempo, che non conta,
le azioni malefiche devono essere vendicate.
Perché questa è la canzone dell’ebrea di cui è rimasta soltanto l’ombra,
Pallida per il lavoro da schiava che ci consuma ogni giorno
Questa è la canzone degli orrori e dei dolori degli ebrei.
Chissà se ancora sentirò le care braccia e le soavi mani materne?
Contributed by B.B. - 2019/1/17 - 21:55
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Scritta da Bela Bogaty (classe 1927), ebrea polacca, internata a Parschnitz, sotto campo del lager nazista di Gross-Rosen, oggi Rogoźnica, in Polonia.
Testo trovato su Memoria in scena
Insieme alle compagne di prigionia Lena e Radassa (cognomi non pervenuti) Bela creò il canto Pieśń rozpaczy, utilizzando l’unico giorno al mese di riposo dai lavori forzati e stendendo clandestinamente il testo su un foglio di carta. Colpita da tubercolosi riuscì comunque a sopravvivere. Dopo la Guerra emigrò in Italia (dove si unì in matrimonio con Josef Lustman, sopravvissuto a Mauthasen) e successivamente in Brasile.
Pieśń rozpaczy è stata ricostruita da Francesco Lotoro e registrata nel 2015 presso la Sala Cecilia Meirelles di Rio de Janeiro nell’ambito delle riprese del documentario Maestro del regista franco-argentino Alexandre Valenti."
Per il Giorno della Memoria 2019, nello spettacolo intitolato "Libero è il mio canto – Musiche di donne deportate", ideato e diretto dal maestro Francesco Lotoro, che da trent'anni si dedica alla raccolta e trascrizione delle musiche composte dagli internati durante la seconda guerra mondiale.
Con il Coro Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l'Ilse Weber Choir.
Ricerca e scelta dei testi a cura di Viviana Kasam e Marilena Francese.