UN TRANVIERE
Musica di Fabrizio de André
Dall'Antologia di Greve River di Edgardo Leo Maestri
Da bambino volevo andare ai Ciliegi
quando rossi di frutti li vedevo a Scandicci,
l'autobus, però, ci aveva scaricati
giù nel viale Nenni in mezzo ai baraccati.
Un sogno, fu un sogno, ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il tranviere
e non per un dio, ma nemmeno per gioco:
perché ai Ciliegi s'andesse a tutte l'ore,
perché ai Ciliegi s'andesse a tutte l'ore.
E quando tranviere lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e salivano in tanti, e si chiamavano "gente",
dai Ciliegi andavano alla stazione.
E i colleghi d'accordo, i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi dirottavan sul tràmme i nullatenenti,
con la sentenza in faccia, e per tutti era uguale:
derelitto, immigrato, incapace a pagare.
E allora capii, fui costretto a capire
che fare il tranviere è soltanto un mestiere,
che il biglietto non puoi regalarlo alla gente
se non vuoi ritrovarti ridotto anche te male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame.
E il sistema sicuro è pigliarti per fame,
nei tuoi figli, in tua moglie che vogliono i' Sùvve
perciò, dopo aver chiuso del tram le portiere
dicevo ai passeggeri: "Si paga al tranviere".
E un giudice, quello della canzone sul nano,
mi spedì a fare un viaggio sopra un cellulare,
la sola fermata era a Sollicciano,
eh sì, ero un tranviere un po' particolare
però quando esco ritorno a guidare.
Musica di Fabrizio de André
Dall'Antologia di Greve River di Edgardo Leo Maestri
Da bambino volevo andare ai Ciliegi
quando rossi di frutti li vedevo a Scandicci,
l'autobus, però, ci aveva scaricati
giù nel viale Nenni in mezzo ai baraccati.
Un sogno, fu un sogno, ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il tranviere
e non per un dio, ma nemmeno per gioco:
perché ai Ciliegi s'andesse a tutte l'ore,
perché ai Ciliegi s'andesse a tutte l'ore.
E quando tranviere lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e salivano in tanti, e si chiamavano "gente",
dai Ciliegi andavano alla stazione.
E i colleghi d'accordo, i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi dirottavan sul tràmme i nullatenenti,
con la sentenza in faccia, e per tutti era uguale:
derelitto, immigrato, incapace a pagare.
E allora capii, fui costretto a capire
che fare il tranviere è soltanto un mestiere,
che il biglietto non puoi regalarlo alla gente
se non vuoi ritrovarti ridotto anche te male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame.
E il sistema sicuro è pigliarti per fame,
nei tuoi figli, in tua moglie che vogliono i' Sùvve
perciò, dopo aver chiuso del tram le portiere
dicevo ai passeggeri: "Si paga al tranviere".
E un giudice, quello della canzone sul nano,
mi spedì a fare un viaggio sopra un cellulare,
la sola fermata era a Sollicciano,
eh sì, ero un tranviere un po' particolare
però quando esco ritorno a guidare.
Bellissima parodia, complimenti. Inserirla proprio il giorno del ventennale, poi! "Il biglietto non puoi regalarlo alla gente": un colpo di genio!
Flavio Poltronieri - 2019/1/11 - 08:22
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Musica / Music / Musique / Sävel: Fabrizio De André (1940-1999), Un medico [Non al denaro, non all'amore, né al cielo, 1971]
Pubblicata originariamente sull'Ἐκβλόγγεθι Σεαυτόν Asocial Network (17-2-2010)
La fermata De André-Ciliegi sulla tramvia fiorentina (linea T1) è la penultima andando verso Scandicci-Villa Costanza (o la seconda andando verso Firenze). E preceduta, o seguita, da "Aldo Moro" e "Resistenza", e il trio Aldo Moro-Resistenza-De André mi è apparso come una delle singolari curiosità del caso, al pari della fermata dei Ciliegi. Ci sarebbe stato bene anche un "Pertini", ma non c'è. Siccome avevo già tutto in testa da giorni nella mia mente malata, ho preso apposta la tramvia per andare a fotografare i cartelli della fermata. La canzone originale è, ovviamente, "Un Medico", vale a dire il "Dottor Siegfried Iseman" di Edgar Lee Masters. [RV 17-2-2010]