Nacque dentro a un vizio sociale
La rabbia di un poeta le sue idee
E i vincoli del perbenismo familiare
contro quella sporca perversione che
diceva infetta il mondo
ed un tempo era stata sua
ciò che lui chiamava borghesia
Partì senza soldi nè avvenire
escluso dalle scuole pubbliche
fasciste corrotte e reazionarie
rifiutò l'esilio oltreoceano
La fuga dall'inferno
e restò con la sua poesia
Prestando fede all'Anarchia
Prossimo a quell'umanità
che nasce già soggetta
alla violenza organizzata
o la realtà più precaria
ossia la classe operaia
Forse fu grazie a qualche inghippo clandestino
che divenne presto operaio
un latitante ebreo, un sovversivo
Ma la sua identità rimase ancora sconosciuta
la cosmica ferita per l'insulto e per l'assenza
di chi vive a lungo priva di coscienza
Ma la puzza dell'inferno sa di Cloro
e in fondo lui non era come loro
ma odori caustici e le polveri
ininterrotto sisma cronico
la sua libera scelta di rivolta senza soste
e per gli altri una condanna imposta
Figli di quell'umanità
che nasce già soggetta
alla violenza organizzata
e alla realtà più precaria
ossia la classe operaia
Dove la fabbrica non da mai tregua
nel suo fragore
dolgono i timpani
si perdono le voci
Non basta gridare
sai degli odori nelle narici
mischiati al respiro
arroventati vapori che bruciano
fiamme e fumo
L'uomo è frammento di una materia
a buon mercato
dove una macchina ingoia il suo corpo
Lo rende schiavo
La rabbia di un poeta le sue idee
E i vincoli del perbenismo familiare
contro quella sporca perversione che
diceva infetta il mondo
ed un tempo era stata sua
ciò che lui chiamava borghesia
Partì senza soldi nè avvenire
escluso dalle scuole pubbliche
fasciste corrotte e reazionarie
rifiutò l'esilio oltreoceano
La fuga dall'inferno
e restò con la sua poesia
Prestando fede all'Anarchia
Prossimo a quell'umanità
che nasce già soggetta
alla violenza organizzata
o la realtà più precaria
ossia la classe operaia
Forse fu grazie a qualche inghippo clandestino
che divenne presto operaio
un latitante ebreo, un sovversivo
Ma la sua identità rimase ancora sconosciuta
la cosmica ferita per l'insulto e per l'assenza
di chi vive a lungo priva di coscienza
Ma la puzza dell'inferno sa di Cloro
e in fondo lui non era come loro
ma odori caustici e le polveri
ininterrotto sisma cronico
la sua libera scelta di rivolta senza soste
e per gli altri una condanna imposta
Figli di quell'umanità
che nasce già soggetta
alla violenza organizzata
e alla realtà più precaria
ossia la classe operaia
Dove la fabbrica non da mai tregua
nel suo fragore
dolgono i timpani
si perdono le voci
Non basta gridare
sai degli odori nelle narici
mischiati al respiro
arroventati vapori che bruciano
fiamme e fumo
L'uomo è frammento di una materia
a buon mercato
dove una macchina ingoia il suo corpo
Lo rende schiavo
Contributed by Dq82 - 2018/12/11 - 11:18
×
Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
La febbre incendiaria
Liberamente tratto dal romanzo "La Storia" di Elsa Morante
Marco Cantini: voce e chitarra acustica
Tiziano Mazzoni: voce
Francesco "Fry" Moneti (Modena City Ramblers): violino
Riccardo Galardini: chitarre elettrica e acustica
Lorenzo Forti: basso elettrico
Fabrizio Morganti: batteria
Lele Fontana: hammond
Gianfilippo Boni: piano
Claudio Giovagnoli: sax tenore
Il disco è un concept album ispirato da "La Storia" di Elsa Morante, che narra la vita della maestra ebrea Ida Rambundo e dei suoi due figli durante e dopo la seconda guerra mondiale.
In “Classe operaia” il protagonista è Davide Segre, appartenente alla classe borghese che decide di farsi assumere temporaneamente in una fabbrica per conoscere le condizioni di schiavitù degli operai.
«Davide è un idealista. Crede nei propri ideali e li persegue a costo della sua stessa vita. Rinnega la propria famiglia borghese (che poi verrà sterminata ad Auschwitz) e la sua breve vita è un susseguirsi di cocenti sconfitte (la stessa esperienza in fabbrica, che ho raccontato in “Classe operaia”, è per lui un fallimento). Ed è lui stesso che si fa carico dell’episodio che sembra costituire un nucleo concettuale irrinunciabile per la Morante: il discorso finale che tiene nell’osteria affronta temi anche di carattere filosofico e teologico. Ciò che è stato spesso definito il delirio di un ubriaco, è probabilmente un passaggio fondamentale per la scrittrice nel consolidare un’impronta politica al romanzo».
mydreams.it
Descrive la breve parentesi operaia del giovane anarchico Davide Segre che – alla stregua di Simone Weil che ne trasse “La condition ouvrière” – appena uscito dall’adolescenza si fa assumere in una fabbrica (dove resiste solo diciannove giorni) per vivere l’aberrante condizione della moderna schiavitù operaia.
Ma Davide di fronte agli altri operai si sente fortemente in colpa, consapevole che la sua è solo un’esperienza temporanea, una sorta di avventura da intellettuali, mentre per i veri operai rappresenta tutta la vita – dalla giovinezza alla malattia definitiva – tra ritmi estenuanti senza fine.
loudvision.it