Quante orecchie per sentire,
Quanti occhi per guardare,
Quante dita per indicare,
Quante lingue per raccontare,
Quante mani per restare,
Quante ali per partire.
Con l'orecchio sordo ho ascoltato,
Con l'occhio orbo ho visto,
Con le dita sghembe ho giurato,
Con la lingua forca ho parlato,
Con la mano monca ho firmato.
Con le ali mozze spicco il volo.
E quando la vecchiaia mi coglierà,
Col fiato corto sarò ricordato.
Strage annunciata?
O profezia autoavverata...
Con la mente labile sarò prescritto.
Quanti occhi per guardare,
Quante dita per indicare,
Quante lingue per raccontare,
Quante mani per restare,
Quante ali per partire.
Con l'orecchio sordo ho ascoltato,
Con l'occhio orbo ho visto,
Con le dita sghembe ho giurato,
Con la lingua forca ho parlato,
Con la mano monca ho firmato.
Con le ali mozze spicco il volo.
E quando la vecchiaia mi coglierà,
Col fiato corto sarò ricordato.
Strage annunciata?
O profezia autoavverata...
Con la mente labile sarò prescritto.
Contributed by [ΔR-PLU] - 2018/9/27 - 23:04
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Sono esattamente tre anni che mi sono laureato all'Università di Firenze. I servizi informatici ti avvisano che la tua casella di posta verrà cancellata. Mi metto di lena ad archiviare le mail.
Colgo l'opportunità per fare un po' d'ordine tra i documenti dell'università. Fra libri piratati e manifesti mai stampati, trovo questa chicca.
Un appunto di blocco note: l'emblema delle cose pensate e mai fatte. A quei tempi pensavo di fare una pièce teatrale sulla questione aeroporto, poi una canzone, poi no. Non era poi una cosa proprio fuori dal mondo, chi frequenta questo sito lo sa.
La trama è semplice.
Nonostante l'evidenza, i rilievi, la scienza.
Nonostante i ricorsi, i blocchi, le occupazioni, le barricate.
Nonostante le cassandre... l'aeroporto viene fatto.
Viene fatto a cinquanta metri dall'università.
L'università rimane dov'è, ma non vuol dire che è immobile.
Tremano le fondamenta ogni volta che passa un aereo per Mosca.
Che vi credevate, mica siamo Innsbruck con gli aerei dei puffi?!
Firenze, la Culla del Rinascimento, merita l'aeroporto.
Non sia mai debba altrove.
Meglio un aereo nel blocco aule che un aeroporto a PISA.
I docenti registrano la voce a casa.
Poi rifanno la lezione in playback.
Gli studenti ascoltano il registrato.
Cuffie insonorizzate (non incluse all'iscrizione).
Si godono la performance.
Il foglio di via dell'aeroporto stabiliva che nella zona pericolosa dove il rischio disastro aereo è significativo non potevano essere più costruiti nuovi edifici.
E per i vecchi?
Per i vecchi non c'è da preoccuparsi! Nessun pericolo, non è ancora tempo per ricostruirli.
Il titolo che avevo messo allora era:
«Aeroporto: una strage annunciata».
Lo stesso dei giornali dell'epoca.
Quante volte l'avrò letto?!
Oggi invece registro una cosetta.
La prima parte è dedicata al rettore Dei
Da piccolo andava ai concerti degli Area.
Ma poi non li ascoltava.
Da grande fa gli spettacoli su De André.
Ma pure con lui se la cava male.
Ora non so quante volte Carrai sarà clonato.
O quante dimensioni avranno gli ologrammi di Renzi.
Sta di certo che la seconda parte è dedicata a quelli che calpesteranno l'università di tutti alla barbarie dei privati pur di far ingozzare i soliti quattro stronzi.
Non aspetteremo la Storia per darne giudizio.