Il revient à ma mémoire des souvenirs familiers
Je revois ma blouse noire lorsque j'étais écolier
Sur le chemin de l'école je chantais à pleine voix
Des romances sans paroles, vieilles chansons d'autrefois
Douce France, cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance, je t'ai gardée dans mon cœur !
Mon village au clocher, aux maisons sages
Où les enfants de mon âge ont partagé mon bonheur
Oui je t'aime et je te donne ce poème
Oui je t'aime dans la joie ou la douleur
Douce France, cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance, je t'ai gardée dans mon cœur !
J'ai connu des paysages et des soleils merveilleux
Au cours de lointains voyages tout là-bas sous d'autres cieux
Mais combien je leur préfère mon ciel bleu mon horizon
Ma grande route et ma rivière, ma prairie et ma maison
Douce France, cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance, je t'ai gardée dans mon cœur !
Mon village au clocher, aux maisons sages
Où les enfants de mon âge ont partagé mon bonheur
Oui je t'aime et je te donne ce poème
Oui je t'aime dans la joie ou la douleur
Douce France, cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance, je t'ai gardée dans mon cœur !
Je revois ma blouse noire lorsque j'étais écolier
Sur le chemin de l'école je chantais à pleine voix
Des romances sans paroles, vieilles chansons d'autrefois
Douce France, cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance, je t'ai gardée dans mon cœur !
Mon village au clocher, aux maisons sages
Où les enfants de mon âge ont partagé mon bonheur
Oui je t'aime et je te donne ce poème
Oui je t'aime dans la joie ou la douleur
Douce France, cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance, je t'ai gardée dans mon cœur !
J'ai connu des paysages et des soleils merveilleux
Au cours de lointains voyages tout là-bas sous d'autres cieux
Mais combien je leur préfère mon ciel bleu mon horizon
Ma grande route et ma rivière, ma prairie et ma maison
Douce France, cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance, je t'ai gardée dans mon cœur !
Mon village au clocher, aux maisons sages
Où les enfants de mon âge ont partagé mon bonheur
Oui je t'aime et je te donne ce poème
Oui je t'aime dans la joie ou la douleur
Douce France, cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance, je t'ai gardée dans mon cœur !
Langue: italien
Traduzione italiana di Gian Carlo da Lyrics Translate
con alcune limitate correzioni
con alcune limitate correzioni
DOLCE FRANCIA
Mi ritornano in mente dei ricordi familiari
Rivedo la mia blusa nera di quand'ero scolaro
Sulla strada per la scuola cantavo a squarciagola
Motivi senza parole vecchie canzoni di una volta
Dolce Francia, caro paese della mia infanzia
Cullandoti con tenera spensieratezza ti ho serbata nel mio cuore!
Il mio paese col campanile e le semplici case
Dove i bambini della mia età hanno condiviso la mia felicità
Sì, ti amo e ti dono questa poesia
Sì, ti amo nella gioia e nel dolore
Dolce Francia, caro paese della mia infanzia
Cullandoti con tenera spensieratezza ti ho serbata nel mio cuore!
Ho conosciuto posti e soli meravigliosi
Nei miei viaggi lontano, lontano, sotto altri cieli
Ma quanto preferisco il mio cielo blu, il mio orizzonte,
La mia grande strada, il mio fiume, i miei prati e la mia casa.
Dolce Francia, caro paese della mia infanzia
Cullandoti con tenera spensieratezza ti ho serbata nel mio cuore!
Il mio paese col campanile e le semplici case
Dove i bambini della mia età hanno condiviso la mia felicità
Sì, ti amo e ti dono questa poesia
Sì, ti amo nella gioia e nel dolore
Dolce Francia, caro paese della mia infanzia
Cullandoti con tenera spensieratezza ti ho serbata nel mio cuore!
Mi ritornano in mente dei ricordi familiari
Rivedo la mia blusa nera di quand'ero scolaro
Sulla strada per la scuola cantavo a squarciagola
Motivi senza parole vecchie canzoni di una volta
Dolce Francia, caro paese della mia infanzia
Cullandoti con tenera spensieratezza ti ho serbata nel mio cuore!
Il mio paese col campanile e le semplici case
Dove i bambini della mia età hanno condiviso la mia felicità
Sì, ti amo e ti dono questa poesia
Sì, ti amo nella gioia e nel dolore
Dolce Francia, caro paese della mia infanzia
Cullandoti con tenera spensieratezza ti ho serbata nel mio cuore!
Ho conosciuto posti e soli meravigliosi
Nei miei viaggi lontano, lontano, sotto altri cieli
Ma quanto preferisco il mio cielo blu, il mio orizzonte,
La mia grande strada, il mio fiume, i miei prati e la mia casa.
Dolce Francia, caro paese della mia infanzia
Cullandoti con tenera spensieratezza ti ho serbata nel mio cuore!
Il mio paese col campanile e le semplici case
Dove i bambini della mia età hanno condiviso la mia felicità
Sì, ti amo e ti dono questa poesia
Sì, ti amo nella gioia e nel dolore
Dolce Francia, caro paese della mia infanzia
Cullandoti con tenera spensieratezza ti ho serbata nel mio cuore!
Nous, nous restons persuadés qu’il faut attribuer une chanson à son auteur et d’autant plus quand il l’a interprétée lui-même et non à des épigones, qu’il serait par ailleurs juste de signaler en tant qu’interprètes de versions ultérieures.
Et certainement pour cette chanson-ci qui a connu des dizaines d’interprètes, mais un seul créateur.
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Et certainement pour cette chanson-ci qui a connu des dizaines d’interprètes, mais un seul créateur.
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Lucien Lane - 23/9/2018 - 12:26
Caro Lucien Lane, la canzone originale non ha ragione di stare qui. La versione détournée sì. Per questo la abbiamo attribuita a loro.
Lorenzo - 23/9/2018 - 15:11
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traduzione parziale di un articolo di Manuel Perreux
Il cantante Rachid Taha, morto lo scorso 12 settembre, ha conosciuto grandi momenti di gloria nella sua carriera, ma la sua idea più provocatoria e originale non è stata ben compresa, quando negli anni '80 incide una versione di Douce France con il suo grupppo Carte de séjour.
La band si era formata a Lione nel 1981 e comprendeva Rachid Taha, paroliere, cantante, percussionista e porta parola del gruppo. In un periodo in cui la Francia rinforzava le sue leggi sull'immigrazione, dove i magrebini erano rappresentati mediaticamente come dei fannulloni, ambigui e potenzialmente violenti, Taha sceglie il nome di Carte de séjour (Permesso di soggiorno), sottintendendo ironicamente che i membri del gruppo erano immigrati non integrati che avevano bisogno di essere inquadrati dallo Stato.
Taha esagerava di proposito la sua identità araba. Giocava sulla percezione e i cliché del pubblico francese ma anche dei franco-magrebini.
Soprattutto Rachid Taha cantava quasi esclusivamente in arabo: scriveva in francese poi traduceva i testi in darja, una forma di arabo dove il vocabolario francese è spesso presente. Le parole del primo album erano scritte in arabo, altro segno di rivendicazione della sua identità. In un paese che ha imposto e generalizzato l'uso di una lingua nazionale, questa preferenza ha sorpreso non poco.
In anni in cui l'estrema destra si rinnovava, la particolarità del gruppo ne fece dei porta parola della causa anti razzista, soprattutto a partire dal 1983 quando sostengono il movimento anti-violenza del quartiere di Minguettes a Vénissieux, nell'agglomerazione di Lione, un movimento che organizzerà poi la Marcia per l'uguaglianza e contro il razzismo. Il gruppo partecipa al concerto in piazza della Bastiglia. Un anno e mezzo più tardi sarà logicamente invitato al concerto di SOS Racisme, dove interpreta una versione moderna di un classico della canzone francese; «Douce France».
Charles Trenet aveva cantato per la prima volta «Douce France» nel 1943 per poi inciderla nel 1947. Nella canzone si racconta un ricordo di infanzia in un piccolo villaggio francese, la nostalgia della spensieratezza e l'amore per la nazione, sulla musica di una ballata lenta e leggera.
Secondo la ricercatrice Barbara Lebrun, autrice di Carte de séjour: revisiting “Arabness” and anti-racism in 1980s France, «dato che la canzone era stata scritta e cantata durante l'occupazione e il ruolo ambiguo di Trenet durante quel periodo, la canzone era già stata oggetto di controversie, appariva petainista per la sua idealizzazione della Francia rurale, ma anche un simbolo di resistenza per la sua evocazione di una nazione libera e senza problemi. In ogni caso il patriottismo della canzone è innegabile, e la versione dei Carte de séjour, quarant'anni dopo, ha messo in discussione in particolare questo significato".
Secondo il percussionista Brahim M'Sahel, «la cover non aveva niente a che vedere con i gruppi dell'epoca che riprendevano canzoni della Piaf o di Brel. Per noi era veramente il détournement di una canzone del repertorio francese riarrangata in salsa orientale».
Il 15 giugno 1985 il gruppo rock offe al pubblico parigino riunito in massa in Place de la Concorde, la sua interpretazione.
«Rachid Taha scimmiotta l'accento arabo delle periferie per lanciare la canzone di Trenet - mostrando così in maniera ostentatoria lo stereotipo dell'immigrato - cosa che provoca immediatamente l'indignazione di una parte del pubblico. Poi si interrompe e apostrofa la folla: "Ho il diritto di mettere le mani sul vostro patrimonio? Qualcuno non è d'accordo?". E incassando gli applausi, può finalmente salmodiare “Douce France” con l'intensità del rock», riassume Philippe Hanus.
Ma l'interpretazione non è solo un "atto di pura derisione", quando si vuole indagare il senso della contrapposizione, la volontà di convincere di Rachid Taha. «In effetti, questo sequestro simbolico di un luogo di memoria francese da parte dei "furbetti di periferia" legalizza e legittima una presenza nello spazio pubblico: quella dei figli degli immigrati postcoloniali, e abolisce in qualche modo le frontiere interiori e esteriori.
Grazie alla fama dell'originale e alla provocazione dei rockers, la cover non passa inosservata. La versione studio è registrata nel 1986.
Nella nuova versione tutta la parte musicale di «Douce France» è riadattata, grazie al canto con l'accento arabo forzato di Taha e l'uso dello oud e del derbouka, ma il testo non cambia. Come spiega Barbara Lebrun, «il fatto di non cambiare le parole suggeriva che gli "arabi" esprimevano il loro amore per la Francia come aveva fatto Trenet e per estensione il popolo francese bianco. Questa interpretazione letterale sottintendeva anche che, proprio come i francesi, gli "arabi" avevano dei ricordi d'infanzia in Francia, erano parte integrante della nazione, e serbavano la memoria della "dolcezza" della loro vita in Francia. Questa interpretazione assimilazionista non era voluta da Taha, ma era abbastanza per fare della canzone una dichiarazione di sostegno all'integrazione repubblicana alla francese, e essere considerata nel 1986 come una risposta vigorosa al Front National, che aveva appena ottenuto i suoi primi seggi all'Assemblea Nazionale in marzo».
L'odio di Le Pen era reale, ma Taha era evidentemente più ironico. Per lui , «Douce France» era «una antifrasi. Era per ironia nei confronti di una Francia che in realtà non era per niente dolce per gli immigrati che abbiamo scelto questo titolo».
In realtà, Taha era ben lontano dall'apprezzare Trenet, a causa dei comenti razzisti negli anni 70 sull'innocenza infantile dei neri, e ha anche dichiarato nel 2008 che il gruppo "vomitava" le parole di “Douce France”.
Se i Carte de séjour godevano fino ad allora di un pubblico di nicchia, in una scena rock francese che aveva bisogno di novità, la mediatizzazione di «Douce France» li conduce su un terreno ben più ampio e difficile da gestire. Dopo la pubblicazione nell'86 della versione in studio, la formazione lionese è etichettata dal Partito Socialista porta parola dell'integrazione repubblicana. Il 19 novembre in risposta al progetto di riforme del codice di nazionalità, l'ex ministro della cultura Jack Lang e Charles Trenet sono presenti in parlamento per distribuire il singolo di «Douce France» nuova versione. Nessun membro del gruppo Carte de séjour è presente.
Dunque è il cantante originale che riceve tutta l'attenzione. Sempre secondo Lebrun, «Carte de séjour fu menzionato brevemente in certe pubblicazioni, ma generalmente identificato come un "gruppo arabo di Lyon", senza antecedenti professionali, il termine "beur" serviva così a piegare l'immagine del gruppo dato che non cantavano spesso in francese e criticavano l'integrazione. Oltre a questo, la presenza di Trenet ha oscurato la parodia e ristabilito il messaggio originale delle parole, imponendo praticamente una interpretazione patriottica del singolo».
E quando Jack Lang ha dichiarato che la Francia è sempre stata "un paese generoso, aperto e accogliente", l'immagine repubblicana e umanista della Francia era restaurata e Rachid Taha trasformato in militante socialista arabo al servizio della causa.
In occasione di un discorso al Municipio di Lione, Rachid Taha ha espresso il suo punto di vista. «Ci sarebbero quindi due diversi tipi di arabi? I migranti educati che contribuiscono all'espressione culturale francese - vale a dire noi - che mangiano pasticcini nei salotti esclusivi delle amministrazioni, e gli immigrati cattivi che se le prendono perché non fanno altro che apportare la loro forza lavoro al loro paese d'adozione?».
Mettendosi contro sia il conservatorismo di destra e il dogma progressista, i Carte de séjour si ritrovano così bloccati.
Alla fine la canzone riceve una certa pubblicità, ma come abbiamo visto in un senso che non è nello spirito originario del gruppo, oscura gli altri pezzi e alla fine non viene passato in radio. Nel 1989 il gruppo si scioglie e Rachid Taha continua la sua carriera come solista.