Georges Brassens: La princesse et le croque-notes
GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCGLangue: français
Jadis, au lieu du jardin que voici,
C'était la zone et tout ce qui s'ensuit,
Des masures, des taudis insolites,
Des ruines pas romaines pour un sou,
Quant à la faune habitant là-dessous
C'était la fine fleur, c'était l'élite.
La fine fleur, l'élite du pavé,
Des besogneux, des gueux, des réprouvés,
Des mendiants rivalisant de tares,
Des chevaux de retour, des propres à rien,
Ainsi qu'un croque-notes, un musicien,
Une épave accrochée à sa guitare.
Adoptée par ce beau monde attendri,
Une petite fée avait fleuri
Au milieu de toute cette bassesse.
Comme on l'avait trouvée près du ruisseau,
Abandonnée en un somptueux berceau,
A tout hasard on l'appelait "Princesse".
Or, un soir, Dieu du ciel, protégez nous!
Là voila qui monte sur les genoux
Du croque-notes, et doucement soupire
En rougissant quand-même un petit peu:
"C'est toi que j'aime, et si tu veux tu peux
M'embrasser sur la bouche, et même pire."
"Tout beau, Princesse, arrête un peu ton tir,
J'ai pas tellement l'étoffe du satyr',
Tu a treize ans, j'en ai trente qui sonnent...
Grosse différence! Et je ne suis pas chaud
Pour tâter d'la paille humide du cachot ..."
"Mais, croque-not', j'dirais rien à personne ..."
"N'insiste pas", fit-il d'un ton railleur,
"D'abord tu n'es pas mon genre, et d'ailleurs
Mon cœur est dejà pris par une grande ..."
Alors Princesse est partie en courant,
Alors Princesse est partie en pleurant,
Chagrine qu'on ait boudé son offrande.
Y a pas eu détournement de mineure,
Le croque-notes au matin, de bonne heure,
A l'anglaise a filé dans la charette
Des chiffonniers en grattant sa guitare...
Passant par là quelques vingt ans plus tard,
Il a le sentiment qu'il le regrette.
C'était la zone et tout ce qui s'ensuit,
Des masures, des taudis insolites,
Des ruines pas romaines pour un sou,
Quant à la faune habitant là-dessous
C'était la fine fleur, c'était l'élite.
La fine fleur, l'élite du pavé,
Des besogneux, des gueux, des réprouvés,
Des mendiants rivalisant de tares,
Des chevaux de retour, des propres à rien,
Ainsi qu'un croque-notes, un musicien,
Une épave accrochée à sa guitare.
Adoptée par ce beau monde attendri,
Une petite fée avait fleuri
Au milieu de toute cette bassesse.
Comme on l'avait trouvée près du ruisseau,
Abandonnée en un somptueux berceau,
A tout hasard on l'appelait "Princesse".
Or, un soir, Dieu du ciel, protégez nous!
Là voila qui monte sur les genoux
Du croque-notes, et doucement soupire
En rougissant quand-même un petit peu:
"C'est toi que j'aime, et si tu veux tu peux
M'embrasser sur la bouche, et même pire."
"Tout beau, Princesse, arrête un peu ton tir,
J'ai pas tellement l'étoffe du satyr',
Tu a treize ans, j'en ai trente qui sonnent...
Grosse différence! Et je ne suis pas chaud
Pour tâter d'la paille humide du cachot ..."
"Mais, croque-not', j'dirais rien à personne ..."
"N'insiste pas", fit-il d'un ton railleur,
"D'abord tu n'es pas mon genre, et d'ailleurs
Mon cœur est dejà pris par une grande ..."
Alors Princesse est partie en courant,
Alors Princesse est partie en pleurant,
Chagrine qu'on ait boudé son offrande.
Y a pas eu détournement de mineure,
Le croque-notes au matin, de bonne heure,
A l'anglaise a filé dans la charette
Des chiffonniers en grattant sa guitare...
Passant par là quelques vingt ans plus tard,
Il a le sentiment qu'il le regrette.
envoyé par Riccardo Venturi - 20/4/2007 - 15:09
Langue: italien
Versione italiana di Riccardo Venturi
28 novembre 2002, Bruay-sur-l'Escaut, France 59
dal newsgroup it.fan.musica.de-andre
Ma la traduzione originale è stata un po' modificata. A partire dal titolo. C'era un "chitarrista" che non rendeva bene la cosa; in questa canzone di bidonville, "croque-notes" è formato esattamente come "croquemorts" = becchino, beccamorto. Ho quindi inventato un "beccanote" che ci sta decisamente meglio.
Resta, dal post originale, quel che dicevo a proposito di certe suggestioni cinematografiche: da "Alice's Restaurant" (la scena in cui la ragazzina, mentendo prima sull'eta', si offre a Arlo Guthrie che rifiuta) ai sottoproletari di Pasolini e dell'Ettore Scola di "Brutti, sporchi e cattivi". Grandi film, quelli; e comunque la si pensi su Brassens, una grande canzone "deandreiana". E, forse, almeno in parte, anche autobiografica.
28 novembre 2002, Bruay-sur-l'Escaut, France 59
dal newsgroup it.fan.musica.de-andre
Ma la traduzione originale è stata un po' modificata. A partire dal titolo. C'era un "chitarrista" che non rendeva bene la cosa; in questa canzone di bidonville, "croque-notes" è formato esattamente come "croquemorts" = becchino, beccamorto. Ho quindi inventato un "beccanote" che ci sta decisamente meglio.
Resta, dal post originale, quel che dicevo a proposito di certe suggestioni cinematografiche: da "Alice's Restaurant" (la scena in cui la ragazzina, mentendo prima sull'eta', si offre a Arlo Guthrie che rifiuta) ai sottoproletari di Pasolini e dell'Ettore Scola di "Brutti, sporchi e cattivi". Grandi film, quelli; e comunque la si pensi su Brassens, una grande canzone "deandreiana". E, forse, almeno in parte, anche autobiografica.
PRINCIPESSA E BECCANOTE
Un tempo, qui, non c'era questo giardino,
Ma una bidonville, con quel che ne segue:
Stamberghe e strane catapecchie,
Delle rovine niente affatto romane;
E quanto alla fauna che ci viveva
Era la crema, era l'élite.
La crema e l'élite del lastrico,
Poveracci, straccioni, emarginati,
Accattoni che facevano a gara di tare,
Avanzi di galera, buoni a nulla,
E c'era anche uno strimpellatore,
Un relitto aggrappato a una chitarra.
Adottata da 'sta bella gente intenerita
Una fatina un giorno era fiorita
In mezzo a tutte quelle schifezze.
E siccome l'avevan trovata vicino a una fogna
Abbandonata in una culla sontuosa,
Per farla breve la chiamavan "Principessa".
Una sera, e proteggici, o Dio del cielo,
Eccola che monta sulle ginocchia
Di Beccanote, e gli mormora dolcemente,
Comunque arrossendo un pochino:
"Sei tu che amo, e, se vuoi, tu puoi
Baciarmi sulla bocca, e anche peggio."
"Statti calma, Principessa, non andare oltre,
Non ho poi cosi' tanto la stoffa del satiro,
Hai tredici anni, e io trenta suonati;
Non e' mica poco, e io ancora non son pronto
Per provare un pagliericcio umido in galera..."
"Ma, Beccanote, non diro' nulla a nessuno..."
"Non insistere", lui disse tagliando corto,
"Non sei il mio tipo, e, in ogni caso,
Il mio cuore e' gia' preso da una grande."
Allora Principessa e' scappata via,
Allora Principessa e' scappata piangendo
Offesa d'essere stata rifiutata.
Non c'e' stata corruzione di minorenne
E Beccanote, al mattino, di buon'ora
Se n'e' filato all'inglese dentro al carretto
Degli straccivendoli, grattando la chitarra;
Ma quando passo' di li' vent'anni dopo
Sentì come d'avere un rimpianto.
Un tempo, qui, non c'era questo giardino,
Ma una bidonville, con quel che ne segue:
Stamberghe e strane catapecchie,
Delle rovine niente affatto romane;
E quanto alla fauna che ci viveva
Era la crema, era l'élite.
La crema e l'élite del lastrico,
Poveracci, straccioni, emarginati,
Accattoni che facevano a gara di tare,
Avanzi di galera, buoni a nulla,
E c'era anche uno strimpellatore,
Un relitto aggrappato a una chitarra.
Adottata da 'sta bella gente intenerita
Una fatina un giorno era fiorita
In mezzo a tutte quelle schifezze.
E siccome l'avevan trovata vicino a una fogna
Abbandonata in una culla sontuosa,
Per farla breve la chiamavan "Principessa".
Una sera, e proteggici, o Dio del cielo,
Eccola che monta sulle ginocchia
Di Beccanote, e gli mormora dolcemente,
Comunque arrossendo un pochino:
"Sei tu che amo, e, se vuoi, tu puoi
Baciarmi sulla bocca, e anche peggio."
"Statti calma, Principessa, non andare oltre,
Non ho poi cosi' tanto la stoffa del satiro,
Hai tredici anni, e io trenta suonati;
Non e' mica poco, e io ancora non son pronto
Per provare un pagliericcio umido in galera..."
"Ma, Beccanote, non diro' nulla a nessuno..."
"Non insistere", lui disse tagliando corto,
"Non sei il mio tipo, e, in ogni caso,
Il mio cuore e' gia' preso da una grande."
Allora Principessa e' scappata via,
Allora Principessa e' scappata piangendo
Offesa d'essere stata rifiutata.
Non c'e' stata corruzione di minorenne
E Beccanote, al mattino, di buon'ora
Se n'e' filato all'inglese dentro al carretto
Degli straccivendoli, grattando la chitarra;
Ma quando passo' di li' vent'anni dopo
Sentì come d'avere un rimpianto.
Langue: italien
La versione italiana di Carlo Ferrari (1995).
Carlo Ferrari, cremonese, nutrì una passione talmente smodata per Brassens da tradurne personalmente alcune canzoni (un paio anche in dialetto), registrarle a proprie spese affittando la sala di incisione e i musicisti, e autoproducendosi tutto quanto. Ne venne fuori l'album di cover brassensiane in italiano probabilmente più bello e sconosciuto. "Come in un libro scritto male", Carlo Ferrari è morto il giorno di Natale del 2002, pochi mesi dopo l'uscita del suo album (era uscito nell'aprile dello stesso anno, contenente dodici canzoni). Lo vogliamo qui ricordare.
Da it.fan.musica.de-andre, 14 ottobre 2003. Post in cui si nominano anche "Via del Campo" e "La città vecchia"...
[RV]
Carlo Ferrari, cremonese, nutrì una passione talmente smodata per Brassens da tradurne personalmente alcune canzoni (un paio anche in dialetto), registrarle a proprie spese affittando la sala di incisione e i musicisti, e autoproducendosi tutto quanto. Ne venne fuori l'album di cover brassensiane in italiano probabilmente più bello e sconosciuto. "Come in un libro scritto male", Carlo Ferrari è morto il giorno di Natale del 2002, pochi mesi dopo l'uscita del suo album (era uscito nell'aprile dello stesso anno, contenente dodici canzoni). Lo vogliamo qui ricordare.
Da it.fan.musica.de-andre, 14 ottobre 2003. Post in cui si nominano anche "Via del Campo" e "La città vecchia"...
[RV]
PRINCIPESSINA E IL MUSICISTA
Un tempo al posto di questo quartiere,
di queste case signorili ed austere
c'erano strade un po' più puzzolenti,
rovine non propriamente romane,
tuguri abitati dalle facce più strane,
era il fior fiore delle "brave genti".
Proprio il fior fiore delle brave genti,
vecchi ubriaconi ed artisti pezzenti
che in quanto a tare facevano a gara.
Ladri e puttane ancora in pista,
così come c'era un musicista
aggrappato alla sua chitarra.
Un giorno fu ripescata in un fosso
in una fine culla di raso rosso
una bambina di bella presenza,
da quella gente fu tosto adottata,
"Principessina" venne battezzata,
non si sa mai, per ogni evenienza.
Passano gli anni, e in una notte stellata
mentre lui suonava una triste ballata,
Principessina si fece coraggio.
Gli andò vicina, e gli disse: "Se vuoi
puoi carezzarmi, abbracciarmi e poi
baciarmi in bocca, e anche peggio."
"Principessina, non mi devi tentare,
non sono un satiro e non voglio rischiare,
hai tredici anni, e io trenta suonati...
Gran differenza, e non son del parere
di farmi un giro nelle patrie galere,
è molto meglio star qui tra questi prati."
"Mio musicista, questo grande amore
terrò segreto nel profondo del cuore",
"Mi spiace, bella, ma ho già un'altra fata."
Allora lei se ne fuggì correndo,
allora lei se ne fuggì piangendo
offesa d'essere stata rifiutata.
E il giorno dopo, di buon mattino,
sul carro del venditore di vino
con la chitarra a tracolla è partito.
Vent'anni più tardi tornò nel quartiere
Lui, che non si era più fatto vedere,
provando un rimpianto mai sopito.
Un tempo al posto di questo quartiere,
di queste case signorili ed austere
c'erano strade un po' più puzzolenti,
rovine non propriamente romane,
tuguri abitati dalle facce più strane,
era il fior fiore delle "brave genti".
Proprio il fior fiore delle brave genti,
vecchi ubriaconi ed artisti pezzenti
che in quanto a tare facevano a gara.
Ladri e puttane ancora in pista,
così come c'era un musicista
aggrappato alla sua chitarra.
Un giorno fu ripescata in un fosso
in una fine culla di raso rosso
una bambina di bella presenza,
da quella gente fu tosto adottata,
"Principessina" venne battezzata,
non si sa mai, per ogni evenienza.
Passano gli anni, e in una notte stellata
mentre lui suonava una triste ballata,
Principessina si fece coraggio.
Gli andò vicina, e gli disse: "Se vuoi
puoi carezzarmi, abbracciarmi e poi
baciarmi in bocca, e anche peggio."
"Principessina, non mi devi tentare,
non sono un satiro e non voglio rischiare,
hai tredici anni, e io trenta suonati...
Gran differenza, e non son del parere
di farmi un giro nelle patrie galere,
è molto meglio star qui tra questi prati."
"Mio musicista, questo grande amore
terrò segreto nel profondo del cuore",
"Mi spiace, bella, ma ho già un'altra fata."
Allora lei se ne fuggì correndo,
allora lei se ne fuggì piangendo
offesa d'essere stata rifiutata.
E il giorno dopo, di buon mattino,
sul carro del venditore di vino
con la chitarra a tracolla è partito.
Vent'anni più tardi tornò nel quartiere
Lui, che non si era più fatto vedere,
provando un rimpianto mai sopito.
envoyé par Riccardo Venturi - 20/4/2007 - 15:38
Langue: italien
Versione italiana di Margherita Zorzi
Da Il pornografo - Omaggio a Georges Brassens
Da Il pornografo - Omaggio a Georges Brassens
LA PRINCIPESSA E IL MENESTRELLO
Eccovi qui un giardino incantato,
nelle leggende mai raccontato
piccolo mondo, splendenti miserie.
Solo baracche e nulla di più,
e in quanto quelli che vivevan laggiù,
eran solo l’elite delle macerie.
Solo la crème, ben selezionata,
tra tutta la gente, la più disperata.
I mendicanti, i relitti di guerra.
Tra poveri senza nè arte nè parte,
un bel musicista viveva in disparte.
Un menestrello con la sua chitarra.
E da quel mondo di stracci attirata,
era fiorita una piccola fata,
tra quella fauna sì strana e sommessa.
E qualcuno vedendo il suo dolce riposo,
in un letto di foglie verde e sontuoso,
così per gioco la chiamò principessa.
Ma un dì cupido scagliò la sua freccia
e principessa volò tra le braccia
del menestrello, ed iniziò a sussurargli
un po’ arrossendo, un po’ titubante,
“è te che amo, sei tu solamente,
e se tu vuoi, lo sai, puoi baciarmi”.
“Mia principessa, stai un po’ più distante,
non ho per niente la stoffa da amante;
tu hai 13 anni, io tre volte, sicuro.
Troppa distanza e nessuna intenzione
di andare a marcire in una prigione.”
“Sarà un segreto, menestrello, lo giuro”
“E io ti prego, non insistere ancora,
tu non fai per me, e da qualche ora
ad una grande, ho già dato il mio cuore.”
Così principessa è partita piangendo,
il suo bel viso di pianto bagnando,
con la sua offesa, con il suo dolore.
Ed il menestrello, con buona intenzione,
forse a disagio per la situazione,
di buon mattino, volò via con la brezza,
con il suo carro, la chitarra suonando,
dopo molti decenni, di lì ripassando,
sentì nel cuore l’antica tristezza.
Eccovi qui un giardino incantato,
nelle leggende mai raccontato
piccolo mondo, splendenti miserie.
Solo baracche e nulla di più,
e in quanto quelli che vivevan laggiù,
eran solo l’elite delle macerie.
Solo la crème, ben selezionata,
tra tutta la gente, la più disperata.
I mendicanti, i relitti di guerra.
Tra poveri senza nè arte nè parte,
un bel musicista viveva in disparte.
Un menestrello con la sua chitarra.
E da quel mondo di stracci attirata,
era fiorita una piccola fata,
tra quella fauna sì strana e sommessa.
E qualcuno vedendo il suo dolce riposo,
in un letto di foglie verde e sontuoso,
così per gioco la chiamò principessa.
Ma un dì cupido scagliò la sua freccia
e principessa volò tra le braccia
del menestrello, ed iniziò a sussurargli
un po’ arrossendo, un po’ titubante,
“è te che amo, sei tu solamente,
e se tu vuoi, lo sai, puoi baciarmi”.
“Mia principessa, stai un po’ più distante,
non ho per niente la stoffa da amante;
tu hai 13 anni, io tre volte, sicuro.
Troppa distanza e nessuna intenzione
di andare a marcire in una prigione.”
“Sarà un segreto, menestrello, lo giuro”
“E io ti prego, non insistere ancora,
tu non fai per me, e da qualche ora
ad una grande, ho già dato il mio cuore.”
Così principessa è partita piangendo,
il suo bel viso di pianto bagnando,
con la sua offesa, con il suo dolore.
Ed il menestrello, con buona intenzione,
forse a disagio per la situazione,
di buon mattino, volò via con la brezza,
con il suo carro, la chitarra suonando,
dopo molti decenni, di lì ripassando,
sentì nel cuore l’antica tristezza.
envoyé par Riccardo Venturi - 4/10/2007 - 11:50
Langue: anglais
The Princess and the Troubadour
Long before a garden stood on this site
This was the district that thrives in the night
A hidden hovel of vice and deceit
These ruins would never be a landmark
And all the creatures that dwelled in its dark
They were the finest flower, they were the elite.
Flower and elite of the underground
Hustlers and losers and roustabouts
Beggars united in damage and strife
Broken down racehorses, deviants galore
Not to mention a cut-rate troubadour
A shipwreck clinging onto his guitar for dear life.
Adopted by this tender underworld
There flourished a precious pixie of a girl
Tucked in the heart of this unholy mess
Since she’d been found by a dry riverbed
Cradled in finest silks and left for dead
Soon she was known all around by the name of “princess”.
One fine night, so help us, oh holy Ghost
She slinks in his room and she takes off her coat
She crawls on his lap after closing the door
Blushing a little she says with a sigh
“It’s you that I love and you may if you like
Kiss me on the mouth and then do even more.”
“Hold it there, Princess, that’s not my style
I don’t have the makings of a pedophile
You’re only thirteen, and I’m almost thirty years old
That’s a big difference and I don’t see the point
Of spending the rest of my days in the joint
"She answers “It’s OK, I will not tell a soul.”
“Don’t push it, girl” comes his mocking reply
“First off you’re not my type and besides
My heart already belongs to a woman.”
So Princess burst into tears as she fled
So Princess ran as she bitterly wept
Feeling the burning sting of her first rejection.
Corruption of a minor did not take place
The singer, at dawn, without leaving a trace
Made his escape in the broken down cart
Of an old farmhand, while strumming a tune.
Twenty years later, passing by the same room
He feels a twinge of regret deep down in his heart.
Long before a garden stood on this site
This was the district that thrives in the night
A hidden hovel of vice and deceit
These ruins would never be a landmark
And all the creatures that dwelled in its dark
They were the finest flower, they were the elite.
Flower and elite of the underground
Hustlers and losers and roustabouts
Beggars united in damage and strife
Broken down racehorses, deviants galore
Not to mention a cut-rate troubadour
A shipwreck clinging onto his guitar for dear life.
Adopted by this tender underworld
There flourished a precious pixie of a girl
Tucked in the heart of this unholy mess
Since she’d been found by a dry riverbed
Cradled in finest silks and left for dead
Soon she was known all around by the name of “princess”.
One fine night, so help us, oh holy Ghost
She slinks in his room and she takes off her coat
She crawls on his lap after closing the door
Blushing a little she says with a sigh
“It’s you that I love and you may if you like
Kiss me on the mouth and then do even more.”
“Hold it there, Princess, that’s not my style
I don’t have the makings of a pedophile
You’re only thirteen, and I’m almost thirty years old
That’s a big difference and I don’t see the point
Of spending the rest of my days in the joint
"She answers “It’s OK, I will not tell a soul.”
“Don’t push it, girl” comes his mocking reply
“First off you’re not my type and besides
My heart already belongs to a woman.”
So Princess burst into tears as she fled
So Princess ran as she bitterly wept
Feeling the burning sting of her first rejection.
Corruption of a minor did not take place
The singer, at dawn, without leaving a trace
Made his escape in the broken down cart
Of an old farmhand, while strumming a tune.
Twenty years later, passing by the same room
He feels a twinge of regret deep down in his heart.
envoyé par Riccardo Venturi - 6/2/2021 - 22:58
Langue: espagnol
Versione spagnola, da questa pagina. "Versión de Jesus" (sic)
LA PRINCESA Y EL MUSICO CALLEJERO
Antaño, en lugar del jardín que hay ahora,
En toda esta zona y los alrededores había
casuchas y cuchitriles insólitos,
ruínas que no tenían nada de romanas.
En cuanto a la fauna que vivía dentro de ellas
Era la flor y nata, era la élite.
La flor y nata, la élite de la calle.
Necesitados, indigentes, marginados,
Mendigos a cual de ellos más tarado.
Reincidentes buenos para nada,
Entre ellos un rasca-notas, un músico,
Un desecho agarrado a su guitarra.
Adoptada por esta buena gente enternecida,
Una pequeña hada había florecido,
En medio de toda esta bajeza.
Como la habían encotrado certa del arroyo,
Abandonada en una suntuosa cuna,
Sin pensarlo la llamaron “princesa”.
Y una noche, ¡Dios del cielo, protégenos1
He aquí que se sube a las rodillas
Del rasca-notas y dulcemente suspira,
Ruborizándose al menos un poquito:
“Yo te quiero y si quieres, puedes
besarme en la boca en incluso más...”
“- Bueno, bueno, princesa, detente un poco,
no tengo madera de sátiro,
tienes trece años y yo treinta contantes y sonantes,
mucha diferencia y no estoy dispuesto
a dormir en la paja húmeda de un calabozo...
- Pero, musiquillo, yo no se contaré a nadie...”
“- No insistas, dijo él, con un tono burlón,
de entrada, no eres mi tipo y por otro lado
mi corazón ya está ocupado por una adulta...”
Entonces princesa se fue corriendo,
Entonces princesa se fue llorando,
Dolida porque se había rechazado su ofrenda.
No hubo corrupción de menor,
El musiquillo por la mañana, temprano,
Sin despedirse, se montó en la carreta
De los traperos, rascando su guitarra.
Pasando por allí, unos veinte años después,
Tuvo la sensación de que lo lamenta.
Antaño, en lugar del jardín que hay ahora,
En toda esta zona y los alrededores había
casuchas y cuchitriles insólitos,
ruínas que no tenían nada de romanas.
En cuanto a la fauna que vivía dentro de ellas
Era la flor y nata, era la élite.
La flor y nata, la élite de la calle.
Necesitados, indigentes, marginados,
Mendigos a cual de ellos más tarado.
Reincidentes buenos para nada,
Entre ellos un rasca-notas, un músico,
Un desecho agarrado a su guitarra.
Adoptada por esta buena gente enternecida,
Una pequeña hada había florecido,
En medio de toda esta bajeza.
Como la habían encotrado certa del arroyo,
Abandonada en una suntuosa cuna,
Sin pensarlo la llamaron “princesa”.
Y una noche, ¡Dios del cielo, protégenos1
He aquí que se sube a las rodillas
Del rasca-notas y dulcemente suspira,
Ruborizándose al menos un poquito:
“Yo te quiero y si quieres, puedes
besarme en la boca en incluso más...”
“- Bueno, bueno, princesa, detente un poco,
no tengo madera de sátiro,
tienes trece años y yo treinta contantes y sonantes,
mucha diferencia y no estoy dispuesto
a dormir en la paja húmeda de un calabozo...
- Pero, musiquillo, yo no se contaré a nadie...”
“- No insistas, dijo él, con un tono burlón,
de entrada, no eres mi tipo y por otro lado
mi corazón ya está ocupado por una adulta...”
Entonces princesa se fue corriendo,
Entonces princesa se fue llorando,
Dolida porque se había rechazado su ofrenda.
No hubo corrupción de menor,
El musiquillo por la mañana, temprano,
Sin despedirse, se montó en la carreta
De los traperos, rascando su guitarra.
Pasando por allí, unos veinte años después,
Tuvo la sensación de que lo lamenta.
envoyé par Riccardo Venturi - 20/4/2007 - 15:53
Langue: russe
La versione russa, da brassens.ru
ПРИНЦЕССА И МУЗЫКАНТ
Видишь тот парк? До недавних времён,
Здесь был беднейший в Париже район,
Не для туристов - сплошные трущобы,
Богом и чертом забытый квартал
Что же до тех, кто внутри обитал
Там жил отборный сброд, высокой пробы
Аристократы парижского дна,
Голь, оборванцы, калеки, шпана
Армия нищих, клошар на клошаре
Там среди мыкавших горе людей
Тёрся в ту пору бродячий Орфей
Бренчавший вечно на старой гитаре
Всеми любима, резва, как юла,
Юная фея в трущобах цвела
Нежный цветок среди грязных развалин
В люльке роскошной у речки найдя
Бедную крошку, бродяги дитя
На всякий случай Принцессой прозвали
Боже, спаси нас! На все твоя власть!
Вот к музыканту уже, не спросясь
Лезет она на колени и бойко
Молвит, в смущении бант теребя:
"Я мой орфей полюбила тебя
Можешь меня целовать и не только"
"Слушай, Принцесса, - в ответ ей орфей -
Я не сатир, не охочь до детей
Тебе тринадцать, а мне скоро тридцать.
Да за такое как пить дать тюрьма..."
"Милый, я буду как рыба нема
Если не веришь, могу побожиться!"
"Хватит! - смеясь, он её перебил
Я одну даму уже полюбил
К тому же ты не совсем в моем стиле..."
Спрыгнула крошка с колен и бежать,
Слёз от отбиды не в силах сдержать
Такую щедрость и не оценили
Утром законопослушный орфей
В фуру к старьевщику влез поскорей
И напевая куплет за куплетом
Ноги унёс. И теперь забредя
В эти края лет уж двадцать спустя
Он почему-то жалеет об этом.
Видишь тот парк? До недавних времён,
Здесь был беднейший в Париже район,
Не для туристов - сплошные трущобы,
Богом и чертом забытый квартал
Что же до тех, кто внутри обитал
Там жил отборный сброд, высокой пробы
Аристократы парижского дна,
Голь, оборванцы, калеки, шпана
Армия нищих, клошар на клошаре
Там среди мыкавших горе людей
Тёрся в ту пору бродячий Орфей
Бренчавший вечно на старой гитаре
Всеми любима, резва, как юла,
Юная фея в трущобах цвела
Нежный цветок среди грязных развалин
В люльке роскошной у речки найдя
Бедную крошку, бродяги дитя
На всякий случай Принцессой прозвали
Боже, спаси нас! На все твоя власть!
Вот к музыканту уже, не спросясь
Лезет она на колени и бойко
Молвит, в смущении бант теребя:
"Я мой орфей полюбила тебя
Можешь меня целовать и не только"
"Слушай, Принцесса, - в ответ ей орфей -
Я не сатир, не охочь до детей
Тебе тринадцать, а мне скоро тридцать.
Да за такое как пить дать тюрьма..."
"Милый, я буду как рыба нема
Если не веришь, могу побожиться!"
"Хватит! - смеясь, он её перебил
Я одну даму уже полюбил
К тому же ты не совсем в моем стиле..."
Спрыгнула крошка с колен и бежать,
Слёз от отбиды не в силах сдержать
Такую щедрость и не оценили
Утром законопослушный орфей
В фуру к старьевщику влез поскорей
И напевая куплет за куплетом
Ноги унёс. И теперь забредя
В эти края лет уж двадцать спустя
Он почему-то жалеет об этом.
envoyé par Riccardo Venturi - 13/12/2007 - 14:17
caro venturi, dire che una canzone di brassens è deandreiana mi par troppo. semmai, molte canzoni di de andrè sono brasseniane. o no?
gango - 11/3/2011 - 17:11
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[1973]
Paroles et musique de Georges Brassens
Testo e musica di Georges Brassens
Lyrics and music by Georges Brassens
Album: "Mourir pour des idées"
Un altro mio "demone di canzone", una di quelle che non manca mai dove c'è il sottoscritto. In qualche modo lontanissimo ha comunque a che fare con le CCG. Quando sono nate, a Bruay sur l'Escaut quattro anni, questa canzone, che ascoltavo in automobile su un percorso che facevo tutti i giorni (chiudo gli occhi e me lo rivedo come fosse due secondi fa...), è stata una delle "colonne sonore" di quella primitiva raccolta. Me la canticchiavo persino inserendo Le déserteur...
Quando la avevo inserita, grazie al grande Alessandro, il nostro impareggiabile cazador de emepetrés, avevamo potuto offrirla in ascolto a tutti. Purtroppo la pagina è stata eliminata, così come gli altri links a suo tempo reperiti da Giorgio. Fortunatamente, il 6/1/10 la canzone originale è stata di nuovo reperita su YouTube. [RV]