Şu sılanın ufak tefek yolları
Ağrıdan sızıdan tutmaz elleri
Tepeden tırnağa şiir gülleri
Yiğidim aslanım burada yatıyor
Bugün efkârlıyım açmasın güller
Yiğidimden kara haber verdiler
Demirden döşeği taştan sedirler
Yiğidim aslanım burada yatıyor
Ne bir haram yedi ne cana kıydı
Ekmek kadar temiz su gibi aydı
Hiç kimse duymadan hükümler giydi
Yiğidim aslanım burada yatıyor
Ağrıdan sızıdan tutmaz elleri
Tepeden tırnağa şiir gülleri
Yiğidim aslanım burada yatıyor
Bugün efkârlıyım açmasın güller
Yiğidimden kara haber verdiler
Demirden döşeği taştan sedirler
Yiğidim aslanım burada yatıyor
Ne bir haram yedi ne cana kıydı
Ekmek kadar temiz su gibi aydı
Hiç kimse duymadan hükümler giydi
Yiğidim aslanım burada yatıyor
envoyé par Flavio Poltronieri - 3/4/2018 - 19:49
Langue: italien
Traduzione di Flavio Poltronieri
IL MIO EROE
Le strade della mia città sono anguste e piccole
Le sue mani così deboli che non riescono più a scrivere
Le rose delle poesie dall'alto verso il basso
Giace qui il mio eroe
Sono così triste oggi, non lasciare che le rose fioriscano
Portano delle notizie talmente lugubri dal mio eroe
Un letto d'acciaio, dei cuscini di pietra
Giace qui il mio eroe
Non ha fatto mai del male, mai ha ucciso
Semplice come il pane, luminoso come l'acqua limpida
È stato condannato e nessuno l'ha saputo
Giace qui il mio eroe
Può venir fatto del male nella tomba?
Quanta forza può rimanere dopo tredici anni di prigione?
Azrael ha fame e sete, si salverà la tua anima?
Giace qui il mio eroe
Le strade della mia città sono anguste e piccole
Le sue mani così deboli che non riescono più a scrivere
Le rose delle poesie dall'alto verso il basso
Giace qui il mio eroe
Sono così triste oggi, non lasciare che le rose fioriscano
Portano delle notizie talmente lugubri dal mio eroe
Un letto d'acciaio, dei cuscini di pietra
Giace qui il mio eroe
Non ha fatto mai del male, mai ha ucciso
Semplice come il pane, luminoso come l'acqua limpida
È stato condannato e nessuno l'ha saputo
Giace qui il mio eroe
Può venir fatto del male nella tomba?
Quanta forza può rimanere dopo tredici anni di prigione?
Azrael ha fame e sete, si salverà la tua anima?
Giace qui il mio eroe
Langue: grec moderne
La versione greca di Lefteris Papadopoulos
Greek version by Lefteris Papadopoulos
La versione greca di Lefteris Papadopoulos è in realtà un testo autonomo sulla musica di Zülfü Livaneli. La prima esecuzione in assoluto è stata quella di Maria Farandouri. In nota si dà la traduzione italiana di android2020 proveniente da stixoi.info. [RV]
Greek version by Lefteris Papadopoulos
La versione greca di Lefteris Papadopoulos è in realtà un testo autonomo sulla musica di Zülfü Livaneli. La prima esecuzione in assoluto è stata quella di Maria Farandouri. In nota si dà la traduzione italiana di android2020 proveniente da stixoi.info. [RV]
ΜΟΙΡΟΛΌΙ [1]
Μες στο κοιμητήρι, αχ, πικρή βροχή,
κάνε να μη σβήσει τούτο το κερί.
Κι ούτε ένα λουλούδι να μη μαραθεί,
δεν τον σκοτώσαν, έχει κοιμηθεί.
Κι εσύ, αγέρα, πάψε πια να κλαις,
δεν έχει φύγει, ψέματα μου λες.
Μην κοιτάς το στήθος που ’χει ματωθεί,
δεν τον σκοτώσαν, έχει κοιμηθεί.
Ζεστό σαν το ψωμί, καθάριο σαν νερό,
ένα παλληκάρι είκοσι χρονώ.
Ούτε που τ’ αφήσαν ν’ απολογηθεί,
δεν τον σκοτώσαν, έχει κοιμηθεί.
Μαύρο κοιμητήρι, πώς και να γενείς
κάμπος της ελπίδας και της προσμονής;
Ο αρχάγγελός μου έχει πια χαθεί,
μου τον σκοτώσαν, δε θα ξαναρθεί.
Μες στο κοιμητήρι, αχ, πικρή βροχή,
κάνε να μη σβήσει τούτο το κερί.
Κι ούτε ένα λουλούδι να μη μαραθεί,
δεν τον σκοτώσαν, έχει κοιμηθεί.
Κι εσύ, αγέρα, πάψε πια να κλαις,
δεν έχει φύγει, ψέματα μου λες.
Μην κοιτάς το στήθος που ’χει ματωθεί,
δεν τον σκοτώσαν, έχει κοιμηθεί.
Ζεστό σαν το ψωμί, καθάριο σαν νερό,
ένα παλληκάρι είκοσι χρονώ.
Ούτε που τ’ αφήσαν ν’ απολογηθεί,
δεν τον σκοτώσαν, έχει κοιμηθεί.
Μαύρο κοιμητήρι, πώς και να γενείς
κάμπος της ελπίδας και της προσμονής;
Ο αρχάγγελός μου έχει πια χαθεί,
μου τον σκοτώσαν, δε θα ξαναρθεί.
[1] CANTO FUNEBRE
Nel cimitero, ah, pioggia amara,
non far spegnere questo cero.
E che neanche un fiore appassisca,
non l'hanno ucciso, sta dormendo.
E tu, vento, smetti di piangere,
non è andato via, mi dici bugie.
Non guardare il petto che è insanguinato,
non l'hanno ucciso, sta dormendo.
Caldo come il pane, puro come l'acqua,
era un giovane di vent'anni.
Non gli hanno neanche permesso di difendersi,
non l'hanno ucciso, sta dormendo.
Tetro cimitero, come puoi essere anche
campo di speranza e di attesa?
Il mio arcangelo è ormai perduto,
me l'hanno ucciso, non ritornerà.
Nel cimitero, ah, pioggia amara,
non far spegnere questo cero.
E che neanche un fiore appassisca,
non l'hanno ucciso, sta dormendo.
E tu, vento, smetti di piangere,
non è andato via, mi dici bugie.
Non guardare il petto che è insanguinato,
non l'hanno ucciso, sta dormendo.
Caldo come il pane, puro come l'acqua,
era un giovane di vent'anni.
Non gli hanno neanche permesso di difendersi,
non l'hanno ucciso, sta dormendo.
Tetro cimitero, come puoi essere anche
campo di speranza e di attesa?
Il mio arcangelo è ormai perduto,
me l'hanno ucciso, non ritornerà.
envoyé par B.B. - 4/4/2018 - 10:55
Langue: catalan
Vorrei contribuire qui anche la versione catalana di Maria Del Mar Bonet, su testo di Albert García, dall'album "Salmaia" del 1995.
Mi pare importante sottolineare come una stessa intensa musica, quella di Zülfü Livaneli, abbia suscitato tanti testi diversi ma profondamente simili. Infatti ho la sensazione che l'originale non sia dedicato ad un eroe qualunque ma un eroe vero, Nâzım Hikmet, scomparso nel 1963 e grande amico di Bedri Rahmi Eyüboğlu; quello di Lefteris Papadopoulos è invece probabilmente dedicato a tutti i giovani martiri della dittatura in Grecia e recentemente Dalaras ne ha dedicato l'interpretazione a Vangelis Giakoumakis, un giovane cretese di vent'anni che dopo essere stato a lungo bullizzato e torturato da alcuni suoi compagni, all'inizio del 2015 fu ritrovato morto, non ho capito se suicidatosi o ucciso dai suoi stessi carnefici; “A les portes de l'oblit” è invece sicuramente dedicata ad Ovidi Montllor, prematuramente scomparso nel 1995.
Verificate se le mie intuizioni sono giuste o campate in aria (non mastico nè il turco, nè il greco, nè il catalano)...
Mi pare importante sottolineare come una stessa intensa musica, quella di Zülfü Livaneli, abbia suscitato tanti testi diversi ma profondamente simili. Infatti ho la sensazione che l'originale non sia dedicato ad un eroe qualunque ma un eroe vero, Nâzım Hikmet, scomparso nel 1963 e grande amico di Bedri Rahmi Eyüboğlu; quello di Lefteris Papadopoulos è invece probabilmente dedicato a tutti i giovani martiri della dittatura in Grecia e recentemente Dalaras ne ha dedicato l'interpretazione a Vangelis Giakoumakis, un giovane cretese di vent'anni che dopo essere stato a lungo bullizzato e torturato da alcuni suoi compagni, all'inizio del 2015 fu ritrovato morto, non ho capito se suicidatosi o ucciso dai suoi stessi carnefici; “A les portes de l'oblit” è invece sicuramente dedicata ad Ovidi Montllor, prematuramente scomparso nel 1995.
Verificate se le mie intuizioni sono giuste o campate in aria (non mastico nè il turco, nè il greco, nè il catalano)...
A LES PORTES DE L'OBLIT
Quan la mort s'emporta un amic que vols,
el seu nom no troba on passar la nit,
va cercant-te els llavis o el darrer escrit,
i entre les paraules fa el seu niu de dol.
Quan la mort s'emporta un amic que vols,
el seu nom travessa portes de l'oblit,
de vegades crida quan estàs dormint,
si el teu somni el deixa fora dels records.
Quan l'amic et deixa solament el nom,
fes-li un llit on pugui començar a dormir,
fes que no el desperti cap record mesquí,
broda amb la memòria el millor llençol.
Quan la mort s'emporta un amic que vols,
el seu nom no troba on passar la nit,
va cercant-te els llavis o el darrer escrit,
i entre les paraules fa el seu niu de dol.
Quan la mort s'emporta un amic que vols,
el seu nom travessa portes de l'oblit,
de vegades crida quan estàs dormint,
si el teu somni el deixa fora dels records.
Quan l'amic et deixa solament el nom,
fes-li un llit on pugui començar a dormir,
fes que no el desperti cap record mesquí,
broda amb la memòria el millor llençol.
envoyé par B.B. - 4/4/2018 - 23:33
A onor del vero per la versione greca e la sua traduzione hanno fatto tutto Riccardo e lo spirito di GPT, ovvero il Greek Team... B.B. si è limitato a reperire il video su YouTube...
Brigitte Bardot - 4/4/2018 - 22:45
Brigicci Bardò, Bardò,
Brigicci Bijou, Bijou...!
Pardonnez-moi, j'ai vraiment bu comme un polonais ce soir...
Brigicci Bijou, Bijou...!
Pardonnez-moi, j'ai vraiment bu comme un polonais ce soir...
RV en trip du passé - 4/4/2018 - 23:22
Moi aussi, mon ami, j'ai bu comme un trou, tant que je crois être Brigitte Bardot dans sa jeunesse... Veux tu coucher avec moi, mon petit ours?!?
B.B. (strafatto d'alcol, posseduto da Brigitte Bardot e trasformato in una French Drag Queen) - 4/4/2018 - 23:44
Caro B.B. sarebbe interessante conoscere la verità, comunque nulla vieta di pensare che la canzone sia specificatamente pensata per Nazim Hikmet. Nel mio archivio ho tutti i dischi di Livaneli, nel 1978 gli ha consacrato un intero LP dal titolo " Nazım Türküsü".
Il brano che tu citi cantato da Maria Del Mar Bonet è presente anche nella raccolta in doppio CD tributo internazionale collettivo a Z.L. "Dünya Solistlerinden Livaneli Şarkıları" nel quale sono raccolte alcune delle canzoni di Livaneli registrate nel corso degli anni in molte lingue: spagnolo, catalano, greco, inglese, tedesco, arabo, olandese, giapponese, ebraico...l'Italia spicca per la versione di "Boyle olacak" allo....."Zecchino d'Oro" nella edizione del 2006:
...saremo mille voci
un coro che cantando cancellerà
le lingue, le distanze
non conteranno niente...
Lo scriverò nel vento
Il brano che tu citi cantato da Maria Del Mar Bonet è presente anche nella raccolta in doppio CD tributo internazionale collettivo a Z.L. "Dünya Solistlerinden Livaneli Şarkıları" nel quale sono raccolte alcune delle canzoni di Livaneli registrate nel corso degli anni in molte lingue: spagnolo, catalano, greco, inglese, tedesco, arabo, olandese, giapponese, ebraico...l'Italia spicca per la versione di "Boyle olacak" allo....."Zecchino d'Oro" nella edizione del 2006:
...saremo mille voci
un coro che cantando cancellerà
le lingue, le distanze
non conteranno niente...
Lo scriverò nel vento
Flavio Poltronieri - 5/4/2018 - 12:20
Caro Flavio, intanto è sempre un piacere leggerti. In particolare mi è piaciuto molto un tuo recente commento, davvero poetico, tra Jean Vigo, Leonard Cohen e Fabrizio De Andrè.
Quanto a "Il mio eroe", penso davvero che si tratti di Hikmet: "Quanta forza può rimanere dopo tredici anni di prigione?". E non fu al carcere e alla tortura il grande poeta proprio dal 1938 al 1950?
Per questo toglierei il brano dal percorso "Eroi" che, già dall'immagine che lo contraddistingue, raccoglie più che altro canzoni sulla "carne da cannone" che non ha saputo sottrarsi al proprio destino. Lo metterei invece in "Dalle galere del mondo" e in "Vittime della repressione" e anche nelle "Canzoni d'amore".
Cosa ne pensi?
Saluti
Quanto a "Il mio eroe", penso davvero che si tratti di Hikmet: "Quanta forza può rimanere dopo tredici anni di prigione?". E non fu al carcere e alla tortura il grande poeta proprio dal 1938 al 1950?
Per questo toglierei il brano dal percorso "Eroi" che, già dall'immagine che lo contraddistingue, raccoglie più che altro canzoni sulla "carne da cannone" che non ha saputo sottrarsi al proprio destino. Lo metterei invece in "Dalle galere del mondo" e in "Vittime della repressione" e anche nelle "Canzoni d'amore".
Cosa ne pensi?
Saluti
B.B. - 5/4/2018 - 21:48
Caro B allora unisciti all'ipotetica combriccola infantile di "scampati (o scappati) chierichetti" o "teppistelli poetici del mancato altare"...
Io non mi destreggio nel sito, per cui qualsiasi tua decisione in merito alla collocazione delle canzoni mi trova d'accordo. Come avrai notato oggi ho avuto qualche attimo di tempo da dedicare a Livaneli e spero qualcuno ne sarà contento, è troppo poco conosciuto in Italia, proprio ora lo stò ascoltando cantare un pezzo probabilmente sulle censure, scritto e musicato dalla grande diva turca Sezen Aksu, "Hakim Bey" ovvero "Vostro Onore" che più o meno dice:
Voglio sporgere denuncia contro tutti i divieti. Anche se mi leghi la lingua, vostro onore, non la fermerai. Lascia che i poliziotti arrivino dagli avamposti ma la mia mente è in fuga e non verrà imprigionata. Non ti senti bene quando stai zitto, né quando non lo fai. Potrai fermare la lingua, vostro onore, ma non lo spirito nella carne. Non mettere ostacoli ala scrittura, non resisteranno.....
Io non mi destreggio nel sito, per cui qualsiasi tua decisione in merito alla collocazione delle canzoni mi trova d'accordo. Come avrai notato oggi ho avuto qualche attimo di tempo da dedicare a Livaneli e spero qualcuno ne sarà contento, è troppo poco conosciuto in Italia, proprio ora lo stò ascoltando cantare un pezzo probabilmente sulle censure, scritto e musicato dalla grande diva turca Sezen Aksu, "Hakim Bey" ovvero "Vostro Onore" che più o meno dice:
Voglio sporgere denuncia contro tutti i divieti. Anche se mi leghi la lingua, vostro onore, non la fermerai. Lascia che i poliziotti arrivino dagli avamposti ma la mia mente è in fuga e non verrà imprigionata. Non ti senti bene quando stai zitto, né quando non lo fai. Potrai fermare la lingua, vostro onore, ma non lo spirito nella carne. Non mettere ostacoli ala scrittura, non resisteranno.....
Flavio Poltronieri - 5/4/2018 - 23:14
a proposito del tuo precedente intervento, queste sono le parole di Pablo Neruda:
......facevo visita di continuo, a Mosca o in campagna, a altro grande poeta: il turco Nazim Hikmet, leggendario scrittore incarcerato per 18 anni dai governi del suo paese. Nazim, accusato di voler organizzare un sollevamento nella marina turca, fu condannato a tutte le pene dell'inferno. Il processo ebbe luogo su una nave da guerra. Mi raccontavano come lo fecero camminare fino all'esaurimento sul ponte della nave, e poi lo misero nel locale delle latrine, dove gli escrementi raggiungevano il mezzo metro sul pavimento. Il mio fratello poeta si sentì venir meno. Il puzzo lo faceva traballare. Allora pensò: i miei carnefici mi stanno sicuramente osservando da qualche parte, vogliono vedermi cadere, vogliono contemplarmi con disprezzo. Con superbia le sue forze risorsero. Cominciò a cantare, dapprima a bassa voce, poi a voce più alta, a squarciagola alla fine. Cantò tutte le canzoni, tutti i versi d'amore che ricordava, le sue poesie, le romanze dei contadini, gli inni di lotta del suo popolo. Cantò tutto quello che sapeva. Così trionfò sull'immondizia e sul martirio. Quando mi raccontava queste cose gli dissi: « Fratello mio, hai cantato per tutti noi. Non abbiamo più bisogno di dubitare, di pensare a quello che faremo. Ormai sappiamo tutti quando dobbiamo cominciare a cantare ». Mi parlava anche dei dolori del suo popolo. I contadini sono brutalmente perseguitati dai signori feudali della Turchia. Nazim li vedeva arrivare alla prigione, li vedeva dare in cambio di tabacco il tozzo di pane che ricevevano come unica razione. Cominciavano a guardare l'erba del cortile distrattamente. Poi con attenzione, quasi con gola. Un bel giorno si portarono qualche filo d'erba alla bocca. In seguito la strappavano a ciuffi che divoravano in gran fretta. Alla fine mangiavano l'erba a quattro zampe, come cavalli. Fervente antidogmatico Nazim è vissuto per lunghi anni in esilio in Unione Sovietica. Il suo amore per questa terra che lo accolse, è espresso in questa frase sua: « Io credo nel futuro della poesia. Credo perché vivo nel paese in cui la poesia rappresenta l'esigenza più indispensabile dell'anima ». In queste parole vibrano molti segreti che da lontano non si riesce a vedere. L'uomo sovietico, che ha libero accesso a tutte le biblioteche, a tutte le aule, a tutti i teatri, è al centro della preoccupazione degli scrittori. Non bisogna dimenticarselo quando si discute del destino dell’azione letteraria. Da una parte, le nuove forme, il necessario rinnovamento di quanto esiste, deve superare e rompere i modelli letterari. Dall'altra come si fa a non accompagnare i passi di una profonda e spaziosa rivoluzione? Come allontanare dai temi centrali le vittorie, i conflitti, gli umani problemi, la fecondità, il movimento la germinazione di un immenso popolo che affronta un cambiamento totale di regime politico, economico, sociale? Come si fa a non essere solidali con quel popolo attaccato da feroci invasori, circondato da implacabili colonialisti, oscurantisti di ogni clima e di ogni risma? La letteratura e le arti potrebbero assumere un atteggiamento di aerea indipendenza rispetto ad avvenimenti tanto essenziali?...
......facevo visita di continuo, a Mosca o in campagna, a altro grande poeta: il turco Nazim Hikmet, leggendario scrittore incarcerato per 18 anni dai governi del suo paese. Nazim, accusato di voler organizzare un sollevamento nella marina turca, fu condannato a tutte le pene dell'inferno. Il processo ebbe luogo su una nave da guerra. Mi raccontavano come lo fecero camminare fino all'esaurimento sul ponte della nave, e poi lo misero nel locale delle latrine, dove gli escrementi raggiungevano il mezzo metro sul pavimento. Il mio fratello poeta si sentì venir meno. Il puzzo lo faceva traballare. Allora pensò: i miei carnefici mi stanno sicuramente osservando da qualche parte, vogliono vedermi cadere, vogliono contemplarmi con disprezzo. Con superbia le sue forze risorsero. Cominciò a cantare, dapprima a bassa voce, poi a voce più alta, a squarciagola alla fine. Cantò tutte le canzoni, tutti i versi d'amore che ricordava, le sue poesie, le romanze dei contadini, gli inni di lotta del suo popolo. Cantò tutto quello che sapeva. Così trionfò sull'immondizia e sul martirio. Quando mi raccontava queste cose gli dissi: « Fratello mio, hai cantato per tutti noi. Non abbiamo più bisogno di dubitare, di pensare a quello che faremo. Ormai sappiamo tutti quando dobbiamo cominciare a cantare ». Mi parlava anche dei dolori del suo popolo. I contadini sono brutalmente perseguitati dai signori feudali della Turchia. Nazim li vedeva arrivare alla prigione, li vedeva dare in cambio di tabacco il tozzo di pane che ricevevano come unica razione. Cominciavano a guardare l'erba del cortile distrattamente. Poi con attenzione, quasi con gola. Un bel giorno si portarono qualche filo d'erba alla bocca. In seguito la strappavano a ciuffi che divoravano in gran fretta. Alla fine mangiavano l'erba a quattro zampe, come cavalli. Fervente antidogmatico Nazim è vissuto per lunghi anni in esilio in Unione Sovietica. Il suo amore per questa terra che lo accolse, è espresso in questa frase sua: « Io credo nel futuro della poesia. Credo perché vivo nel paese in cui la poesia rappresenta l'esigenza più indispensabile dell'anima ». In queste parole vibrano molti segreti che da lontano non si riesce a vedere. L'uomo sovietico, che ha libero accesso a tutte le biblioteche, a tutte le aule, a tutti i teatri, è al centro della preoccupazione degli scrittori. Non bisogna dimenticarselo quando si discute del destino dell’azione letteraria. Da una parte, le nuove forme, il necessario rinnovamento di quanto esiste, deve superare e rompere i modelli letterari. Dall'altra come si fa a non accompagnare i passi di una profonda e spaziosa rivoluzione? Come allontanare dai temi centrali le vittorie, i conflitti, gli umani problemi, la fecondità, il movimento la germinazione di un immenso popolo che affronta un cambiamento totale di regime politico, economico, sociale? Come si fa a non essere solidali con quel popolo attaccato da feroci invasori, circondato da implacabili colonialisti, oscurantisti di ogni clima e di ogni risma? La letteratura e le arti potrebbero assumere un atteggiamento di aerea indipendenza rispetto ad avvenimenti tanto essenziali?...
Flavio Poltronieri - 7/4/2018 - 20:41
B.B. afferma: "Mi pare importante sottolineare come una stessa intensa musica, quella di Zülfü Livaneli, abbia suscitato tanti testi diversi..." ebbene, caro, nel disco citato di Maria del Mar Bonet, la cosa non riguarda solamente "Yiğidim aslanım", identica operazione di sovrapposizione di un testo di Albert García sulla musica di una canzone già interpretata da Livaneli avviene addirittura in ben altri tre brani: "Merhaba", "Leylim Ley" e "Çırak aranıyor". Colgo l'occasione per precisare però che i versi cantati in catalano non hanno riferimenti a quelli turchi, solo la melodia li accomuna.
Flavio Poltronieri - 15/4/2018 - 17:07
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musica: Zülfü Livaneli
Nel disco “Günlerimiz” del 1980