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But fačunge, but maro pekal

Anonymous
Language: Romany


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[1940-45]
Canzone dei Rom in Austria, composta nei campi di concentramento e conservata nell’Annuario del Centro di Documentazione della Resistenza Austriaca.
Testo trovato nel programma di sala dello spettacolo "Tutto ciò che mi resta", concerto per il Giorno della Memoria, Roma, 2015, a cura di Viviana Kasam e Marilena Citelli Francese.
Il brano è interpretato da Myriam Fuks, voce, Marian Balog, voce, Roby Lakatos, violino, Marian Serban, cymbalon, Francesco Gesualdi, fisarmonica, Massimo Ceccarelli, contrabbasso.




"L’origine di questo pezzo e sconosciuta, ma venne probabilmente composta nello Tzigane Lager di Auschwitz. La musica romaní composta nei lager costituisce un patrimonio vastissimo di melodie e canzoni di cui e molto difficile ricostruire la genesi e anche stabilirne l’effettiva origine concentrazionaria, poiché i musicisti tzigani si tramandano tutto oralmente e non conoscono la grafia musicale. (Il pianista Francesco Lotoro, trovatosi spesso a suonare con i maggiori virtuosi di musica Rom, non ha mai fornito loro gli spartiti, ma si e sempre sentito dire “Fammi sentire come fa”, e loro con un orecchio davvero impressionante riproducono all’istante quanto ascoltato). Questo contatto fra Rom ed ebrei nei campi di concentramento portò a una contaminazione della musica: i musicisti ebrei, infatti, spesso si ispiravano alle melodie dei roma.
"But fačunge", melodia dei Roma-Lovara (slovacchi), è una delle più belle canzoni Rom e parla del treno che porta a Auschwitz."
But fačunge, but maro pekal
igem šukar čaja sinal
šei ma činen, šej ma maren
kaj mra da gropo lakhlom.

Igem šukar čaja sinal
kai me vi da lakhlom
šej ma činen, šej ma maren
kale romen Auschwitz tarden.

Contributed by Bernart Bartleby - 2018/1/27 - 19:27



Language: Italian

Traduzione italiana dal programma di sala dello spettacolo "Tutto ciò che mi resta".
CONGELAVANO PER TANTO TEMPO, CUOCEVANO TANTO PANE

Congelavano per tanto tempo, cuocevano tanto pane
Ho delle bellissime ragazze
puoi picchiarmi, puoi picchiarmi quanto vuoi
troverò in ogni modo la mia strada.

Ho delle bellissime ragazze
le ho conosciute
puoi picchiarmi, puoi picchiarmi quanto vuoi
i neri Roma furono deportati a Auschwitz.

Contributed by B.B. - 2018/1/27 - 19:27


Invito Riccardo a dare un'occhiata a questa pagina, se linguisticamente può considerarsi a posto.
Grazie
Saluti

B.B. - 2018/1/27 - 19:28


Ho controllato tutto e direi che va quasi tutto bene, a parte una piccola incongruenza che ho corretto: se nella prima strofa c'era scritto ...šei ma maren e nella seconda ...šej ma maren , ho riportato tutto a quest'ultima grafia. Il romanes della canzone, tra l'altro, corrisponde bene alla variante centrorientale (austriaca, ungherese, ceca, slovacca) del Romsko-český a česko-romský slovník che ho a casa e di cui devo aver già parlato qua dentro, da qualche parte. Un'altra osservazione (la cui importanza è molto relativa, comunque), è la grafia "Auschwitz": nella grafia romanes standard dovrebbe essere Aušvic, ma la pronuncia di quel posto orrendo non cambia comunque. A parte la piccola correzione di cui sopra, lascio quindi tutto così come hai messo. Casomai una nota sui Rom Lovara (o "Lovari"): nella tradizione suddivisione dei popoli Rom, i Lovari erano specialisti nell'arte di ammaestraere i cavalli. Lo si capisce dal loro stesso nome, che è l'ungherese lovar "fantino, cavallaio", derivato da , plurale lovak "cavallo".

Riccardo Venturi - 2018/1/28 - 18:18


Grazie Riccardo,
allora penso che sia da correggere nella prima strofa il primo "šei" in "šej" così come nella seconda strofa "činem" in "činen", giusto?
Saluti

B.B. - 2018/1/28 - 23:21


Esatto, e provvedo. Mi era sfuggita. Salud!

Riccardo Venturi - 2018/1/29 - 02:40




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