Licht! Schwester, Licht!
Die Lampe scheint so trüb,
wie tausend Zentner liegt es schwer auf mir. Ich
bin so müde und die Luft im Saal ist heiß
und dumpf.
An meinen Schläfen hämmert’s und ach,
die Wunde brennt und bohrt und schneidet.
Wie soll ich heute tanzen noch wie soll ich?
Und doch ich muß, ich hab’ es ja versprochen.
Sie wird mit mir sein, sie die blonde Kleine.
Dort kommt sie schon die Treppe flink herauf
im weißen Kleid, auf weißen Seidenschuhen.
Hier bin ich… hier!
Nun bitte, deinen Arm.
Wir fliegen leicht und wie verklärt dahin.
Doch halt, was ist das? Meine Kompagnie?
Trompeter bläst Alarm?
Wie kommt ihr her?
Was wollt ihr da?
Schlaft euch doch endlich aus,
ihr seid ja auch so müde…
Trinken wollt ihr?
Die Zunge klebt am Gaumen?
Wasser, Wasser!
auch ich bin durstig wie meine Leute -
Da klingt der Walzer wieder.
Darf ich bitten?
Das ist der Walzer nicht…
Das ist ja der Sturm!
Hurra, mir nach, sie sollen uns nicht kriegen,
nur immer zielen, nicht ins’ Blinde feuern!
Die Bajonette auf! Stecht zu und trefft!
Brav, Leute, brav,
Der Hauptmann wird sich freuen,
nun geht zuruck und tretet sachte auf!…
Ich schließe nun die Augen zu und
möchte träumen, nur träumen, träumen
und vergessen, vergessen…
Nein, ich will tanzen,
hört ihr, tanzen will ich!
Kapelle spiel’!
Zum letzten Male heute sollt ihr
mir meinen Lieblingswalzer geigen,
den ich so oft gehört –
Und dann den Kriegsmarsch,
den wir alle sangen,
Erinnert euch, wir zogen damit fort…
Im Kugelregen klang er in den Ohren
und riss uns fort bis zu den Feindes Gräben…
Ich fühle deine Hand, laß sie auf meiner Stirne.
O, wie das kühlt. Wie gut du bist und lieb.
Nein, sei nur ruhig, ich bleibe nun bei dir.
Bin wieder dort wo einstens als Kind
in deinen Armen ich gelegen!
Als ich fortzog, sieh, ich tat es gern,
und kann nun sagen,
dass auch ich bereit war zu kämpfen
für den Ruhm und für das Recht.
Ich fasse deine Hand, das tut so wohl,
und sterbe ich, so sterbe ich als Held.
Sieh hin die helle Siegesfackel loht…
Auf frostverklebten Fenstern brennt das Morgenrot.
"Herr Stabsarzt, der Kadett vom Bette acht ist tot."
Die Lampe scheint so trüb,
wie tausend Zentner liegt es schwer auf mir. Ich
bin so müde und die Luft im Saal ist heiß
und dumpf.
An meinen Schläfen hämmert’s und ach,
die Wunde brennt und bohrt und schneidet.
Wie soll ich heute tanzen noch wie soll ich?
Und doch ich muß, ich hab’ es ja versprochen.
Sie wird mit mir sein, sie die blonde Kleine.
Dort kommt sie schon die Treppe flink herauf
im weißen Kleid, auf weißen Seidenschuhen.
Hier bin ich… hier!
Nun bitte, deinen Arm.
Wir fliegen leicht und wie verklärt dahin.
Doch halt, was ist das? Meine Kompagnie?
Trompeter bläst Alarm?
Wie kommt ihr her?
Was wollt ihr da?
Schlaft euch doch endlich aus,
ihr seid ja auch so müde…
Trinken wollt ihr?
Die Zunge klebt am Gaumen?
Wasser, Wasser!
auch ich bin durstig wie meine Leute -
Da klingt der Walzer wieder.
Darf ich bitten?
Das ist der Walzer nicht…
Das ist ja der Sturm!
Hurra, mir nach, sie sollen uns nicht kriegen,
nur immer zielen, nicht ins’ Blinde feuern!
Die Bajonette auf! Stecht zu und trefft!
Brav, Leute, brav,
Der Hauptmann wird sich freuen,
nun geht zuruck und tretet sachte auf!…
Ich schließe nun die Augen zu und
möchte träumen, nur träumen, träumen
und vergessen, vergessen…
Nein, ich will tanzen,
hört ihr, tanzen will ich!
Kapelle spiel’!
Zum letzten Male heute sollt ihr
mir meinen Lieblingswalzer geigen,
den ich so oft gehört –
Und dann den Kriegsmarsch,
den wir alle sangen,
Erinnert euch, wir zogen damit fort…
Im Kugelregen klang er in den Ohren
und riss uns fort bis zu den Feindes Gräben…
Ich fühle deine Hand, laß sie auf meiner Stirne.
O, wie das kühlt. Wie gut du bist und lieb.
Nein, sei nur ruhig, ich bleibe nun bei dir.
Bin wieder dort wo einstens als Kind
in deinen Armen ich gelegen!
Als ich fortzog, sieh, ich tat es gern,
und kann nun sagen,
dass auch ich bereit war zu kämpfen
für den Ruhm und für das Recht.
Ich fasse deine Hand, das tut so wohl,
und sterbe ich, so sterbe ich als Held.
Sieh hin die helle Siegesfackel loht…
Auf frostverklebten Fenstern brennt das Morgenrot.
"Herr Stabsarzt, der Kadett vom Bette acht ist tot."
envoyé par Bernart Bartleby - 12/1/2018 - 22:22
Langue: italien
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
16 gennaio 2018 09:53
16 gennaio 2018 09:53
FEBBRE
Luce, infermiera, luce! [1]
La lampada sembra così opaca,
mi sento addosso mille quintali. Io
sono così stanco, nella sala l'aria
è calda e umida.
Mi sento come martellare nel sonno, e ahimé,
la ferita brucia, tràpana, taglia.
Come posso ancora ballare, oggi, come posso?
Eppure devo, eh sì, lo ho promesso.
Lei sarà con me, lei, la biondina.
Già sta salendo, svelta, le scale
con un vestito bianco, con scarpe bianche di seta.
Io sono qui....qui!
Ora ti prego, dammi il braccio.
Voliamo leggeri, tutto si trasfigura.
Ma fermo. Che c'è? La mia Compagnia?
Il trombettiere suona l'allarme?
Come siete arrivati qui?
Cosa volete?
Ma insomma, dormite anche voi,
anche voi siete sì tanto stanchi...
Volete da bere?
La lingua s'incolla al palato?
Acqua, acqua!
Anch'io ho sete come quelli con me,
e allora risuona ancora il valzer.
Posso invitarvi a ballare?
Ma non è il valzer...
È l'assalto, sì!
Urrà, seguitemi, non dovete prenderci! [2]
Sempre e solo puntarci, e non sparare alla cieca!
Su la baionetta! Sbudellate, colpite!
Bravi ragazzi, bravi! [3]
Il capitano sarà contento,
ora ritiratevi e comportatevi con calma!...
Ora chiudo gli occhi, e
vorrei sognare, solo sognare, sognare
e dimenticare, dimenticare...
No, voglio ballare,
sentite, voi, ballare voglio!
Orchestrina, suona!
Oggi, per l'ultima volta, dovete
strimpellarmi [4] il mio valzer preferito,
che tanto spesso ho sentito -
E poi, la marcia militare
che tutti noi cantavamo,
vi ricordate, avanzavamo cantandola...
Sotto la pioggia di pallottole ci risuonava nelle orecchie
e ci trascinava fino alle tombe del nemico...
Sento la tua mano, lasciamela sulla fronte.
Com'è fredda. Come sei buona, e amorosa.
No, stai tranquilla, rimango accanto a te.
Sono ancora qua, dove un tempo, da ragazzino
stavo disteso tra le tue braccia!
Quando avanzavo, vedi, lo facevo volentieri,
e posso soltanto dire
che anch'io ero pronto a combattere
per la gloria e per il diritto.
Ti prendo la mano, fa tanto bene,
e muoio, così muoio da eroe.
Vedi là come arde la luminosa fiaccola della vittoria...
Dalla finestra serrata dal gelo entra la luce ardente del mattino.
“Signor capitano medico, l'allievo ufficiale del letto 8 è morto.”
Luce, infermiera, luce! [1]
La lampada sembra così opaca,
mi sento addosso mille quintali. Io
sono così stanco, nella sala l'aria
è calda e umida.
Mi sento come martellare nel sonno, e ahimé,
la ferita brucia, tràpana, taglia.
Come posso ancora ballare, oggi, come posso?
Eppure devo, eh sì, lo ho promesso.
Lei sarà con me, lei, la biondina.
Già sta salendo, svelta, le scale
con un vestito bianco, con scarpe bianche di seta.
Io sono qui....qui!
Ora ti prego, dammi il braccio.
Voliamo leggeri, tutto si trasfigura.
Ma fermo. Che c'è? La mia Compagnia?
Il trombettiere suona l'allarme?
Come siete arrivati qui?
Cosa volete?
Ma insomma, dormite anche voi,
anche voi siete sì tanto stanchi...
Volete da bere?
La lingua s'incolla al palato?
Acqua, acqua!
Anch'io ho sete come quelli con me,
e allora risuona ancora il valzer.
Posso invitarvi a ballare?
Ma non è il valzer...
È l'assalto, sì!
Urrà, seguitemi, non dovete prenderci! [2]
Sempre e solo puntarci, e non sparare alla cieca!
Su la baionetta! Sbudellate, colpite!
Bravi ragazzi, bravi! [3]
Il capitano sarà contento,
ora ritiratevi e comportatevi con calma!...
Ora chiudo gli occhi, e
vorrei sognare, solo sognare, sognare
e dimenticare, dimenticare...
No, voglio ballare,
sentite, voi, ballare voglio!
Orchestrina, suona!
Oggi, per l'ultima volta, dovete
strimpellarmi [4] il mio valzer preferito,
che tanto spesso ho sentito -
E poi, la marcia militare
che tutti noi cantavamo,
vi ricordate, avanzavamo cantandola...
Sotto la pioggia di pallottole ci risuonava nelle orecchie
e ci trascinava fino alle tombe del nemico...
Sento la tua mano, lasciamela sulla fronte.
Com'è fredda. Come sei buona, e amorosa.
No, stai tranquilla, rimango accanto a te.
Sono ancora qua, dove un tempo, da ragazzino
stavo disteso tra le tue braccia!
Quando avanzavo, vedi, lo facevo volentieri,
e posso soltanto dire
che anch'io ero pronto a combattere
per la gloria e per il diritto.
Ti prendo la mano, fa tanto bene,
e muoio, così muoio da eroe.
Vedi là come arde la luminosa fiaccola della vittoria...
Dalla finestra serrata dal gelo entra la luce ardente del mattino.
“Signor capitano medico, l'allievo ufficiale del letto 8 è morto.”
[1] L'attacco ricorda, secondo me volutamente, il famoso Mehr Licht!... pronunciato, secondo la tradizione, da Goethe in punto di morte.
[2] Come annotazione linguistica, occorre notare che il termine tedesco generale per “guerra”, Krieg, è un deverbale a morfema zero del comunissimo verbo kriegen “acchiappare, afferrare”. La guerra, quindi, come “acchiappino” e non è escluso che tutto debba ricondursi proprio ai giochi infantili. In tedesco non è rimasta traccia in tale senso dell'antico termine germanico mantenuto nell'inglese war e nelle lingue romanze (*werra), ma da termini come wirr "disordinato, scompigliato", Wirre "disordine, casino", verwirren "mettere in disordine, scompigliare", si vede qual è il suo significato primitivo.
[3] Ad sensum. “Leute” significa semplicemente “gente”, “voialtri”.
[4] Geigen significa alla lettera “suonare il violino”.
[2] Come annotazione linguistica, occorre notare che il termine tedesco generale per “guerra”, Krieg, è un deverbale a morfema zero del comunissimo verbo kriegen “acchiappare, afferrare”. La guerra, quindi, come “acchiappino” e non è escluso che tutto debba ricondursi proprio ai giochi infantili. In tedesco non è rimasta traccia in tale senso dell'antico termine germanico mantenuto nell'inglese war e nelle lingue romanze (*werra), ma da termini come wirr "disordinato, scompigliato", Wirre "disordine, casino", verwirren "mettere in disordine, scompigliare", si vede qual è il suo significato primitivo.
[3] Ad sensum. “Leute” significa semplicemente “gente”, “voialtri”.
[4] Geigen significa alla lettera “suonare il violino”.
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Versi di Erwin Weill (1885-1942), poeta austriaco, ebreo.
Musica di Lehár Ferenc, meglio conosciuto con il nome tedesco di Franz Lehár (1870-1948), compositore austriaco di origine ungherese. Tondichtung für Tenor und grosses Orchester nel suo ciclo intitolato "Aus eiserner Zeit", 1915.
Brano compreso nella raccolta “Maudite guerre (Les musiciens et la Grande Guerre, Vol. 22)” (“Ihr verfluchten Kriege! Liederabend zum Ersten Weltkrieg”), nell’interpretazione di Karola Theill (pianoforte), Fionnuala McCarthy (soprano) e Klaus Häger (baritono)
In "Febbre" Erwin Weill descriveva le allucinazioni di un soldato morente. Il compositore Lehár sapeva bene di cosa Weill parlasse, perchè suo fratello, gravemente ferito al fronte, si trovava all'epoca ricoverato in un ospedale di Vienna. Questa circostanza personale gli suggerì la scelta del testo per la sua composizione.
Nel 1915 sia Weill che Lehár avevano di fronte l'orrore della Grande Guerra ma non potevano sapere che anni più tardi sarebbero stati travolti da un orrore ancora più grande... Erwin Weill, ebreo, nel novembre del 1941 fu internato a Theresienstadt e poche settimane dopo, nel gennaio del 1942, fu trasferito e immediatamente ucciso in uno dei campi di concentramento più feroci, il KZ Kaiserwald di Riga, in Lettonia, comandato da un ufficiale delle SS di nome Eduard Roschmann, un sadico assassino che dopo la guerra, aiutato dalla rete segreta di solidarietà nazista coordinata da esponenti della curia romana di allora, riuscì a fuggire in Sud America.
Simon Wiesenthal, il famoso cacciatore di nazisti, lo inseguì a lungo e per braccarlo si fece aiutare addirittura dallo scrittore americano Frederick Forsyth, che modellò su Eduard Roschmann il protagonista del suo romanzo "The Odessa File" del 1972, portato nel 1974 sul grande schermo da Robert Neame nel suo "Dossier Odessa", con Maximilian Schell nella parte del nazista fuggiasco. Fu proprio il successo del libro e del film a infrangere la quiete relativa in cui Eduard Roschmann (che aveva assunto il falso nome di Federico Wegener) aveva vissuto fino a quel momento. Il boia morì poi di un infarto in Paraguay nel 1977, senza aver mai smesso di scappare...
Meno tragico il destino di Franz Lehár. Ma anche lui fu costretto a fuggire in Svizzera perchè la moglie, Sofia Meth, era di famiglia ebrea. Pare che ad aiutarlo nella fuga fu Albert Göring, il fratello maggiore del gerarca nazista Hermann Göring, il quale invece era un imprenditore e un bon viveur che disdegnava i nazisti e la loro brutalità e che, approfittando della sua posizione, aiutò diversi ebrei e dissidenti e fu persino, seppur marginalmente, coinvolto in attività della resistenza...