Not the best of starts - Just five and a half - Family torn apart
So you moved around - up near Mackay town - Never settling down
And a man named Bruce would look after you - Coach and father too
By the age of eight you were doin' great - Champion of your State
And they'll try to stop you
But they're never goin' to
Let her run -- let Cathy run
So you found your fame first Commonwealth games Gold in the relay
A sweet victory for the world to see makin' history
Just sixteen years old youngest to win gold a positive role
What you showed us there it was held dear
Young Aussie of the Year
And they'll try to stop you
But they're never goin' to
Let her run -- let Cathy run
When Cathy runs two worlds collide
It makes no difference if you're black or white
When Cathy runs I feel a nation fill with pride
Two hundred years of racial tension stand aside
When Cathy runs, When Cathy runs
It was triple gold games of '94 - though you stood tall
You were criticised for a flag you prized - it showed your two sides
Those two sides of you displayed proud and true - for the world to view
And awareness came to replace the blame -- those two sides are the same
And they'll try to stop you
But they're never goin' to
Let her run -- let Cathy run
When Cathy runs two worlds collide
It makes no difference if you're black or white
When Cathy runs I feel a nation fill with pride
Two hundred years of racial tension stand aside
When Cathy runs, When Cathy runs
Atlanta saw your best - could be nothing less - yet second to Perec
It was finally yours - at Athens we saw - World Champion in the Four
Now we're being told its Olympic Gold that Sydney holds
Those medals may come but you've already won the heart of a Nation
And we'll never stop you
doin' what you do so well.
Let her run -- let Cathy run
When Cathy runs two worlds collide
It makes no difference if you're black or white
When Cathy runs I feel a nation fill with pride
Two hundred years of racial tension stand aside
When Cathy runs, When Cathy runs
So you moved around - up near Mackay town - Never settling down
And a man named Bruce would look after you - Coach and father too
By the age of eight you were doin' great - Champion of your State
And they'll try to stop you
But they're never goin' to
Let her run -- let Cathy run
So you found your fame first Commonwealth games Gold in the relay
A sweet victory for the world to see makin' history
Just sixteen years old youngest to win gold a positive role
What you showed us there it was held dear
Young Aussie of the Year
And they'll try to stop you
But they're never goin' to
Let her run -- let Cathy run
When Cathy runs two worlds collide
It makes no difference if you're black or white
When Cathy runs I feel a nation fill with pride
Two hundred years of racial tension stand aside
When Cathy runs, When Cathy runs
It was triple gold games of '94 - though you stood tall
You were criticised for a flag you prized - it showed your two sides
Those two sides of you displayed proud and true - for the world to view
And awareness came to replace the blame -- those two sides are the same
And they'll try to stop you
But they're never goin' to
Let her run -- let Cathy run
When Cathy runs two worlds collide
It makes no difference if you're black or white
When Cathy runs I feel a nation fill with pride
Two hundred years of racial tension stand aside
When Cathy runs, When Cathy runs
Atlanta saw your best - could be nothing less - yet second to Perec
It was finally yours - at Athens we saw - World Champion in the Four
Now we're being told its Olympic Gold that Sydney holds
Those medals may come but you've already won the heart of a Nation
And we'll never stop you
doin' what you do so well.
Let her run -- let Cathy run
When Cathy runs two worlds collide
It makes no difference if you're black or white
When Cathy runs I feel a nation fill with pride
Two hundred years of racial tension stand aside
When Cathy runs, When Cathy runs
Contributed by Dq82 - 2018/1/2 - 14:38
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2016
Searching for Rewind
Cathy Freeman medaglia d'oro sui 400 metri alle Olimpiadi di Sidney. Nel giro d'onore sfilò anche con la bandiera aborigena, nonostante il divieto, così come aveva fatto già ai giochi del Commonwealth nel 1994.
Dopo il suo ritiro sportivo si è dedicata a svariate attività sociali ed educative per gli aborigeni.
I soprusi vendicati in pista dall'oro di Cathy Freeman
di Emanuela Audisio
Partì, arrivò, vinse. Era la sua corsa, il suo paese, il suo pubblico. Fece una cosa umile: stette lì inginocchiata sulla pista, davanti a 112.524 spettatori. Finalmente non era più prigioniera, ma simbolo di un paese, di una riconciliazione, di un futuro.
Aveva la bocca e la lingua secca, e un body integrale che la faceva sembrare una crociata fuori posto. Invece Cathy Freeman era al posto giusto: prima nei 400 metri, primo oro aborigeno e prima atleta, ultima tedofora, ad avere successo. Era lei che aveva acceso il braciere di Sydney nel Duemila, era lei ora che accendeva uno stadio impazzito. Quando Donna Fraser, inglese, rivale-amica, cercò di congratularsi, Cathy non rispose, quasi imbambolata. Donna capì e disse. “Era nel suo mondo, un posto speciale”. Quel mondo che in Australia per molto tempo non aveva meritato né dignità né rispetto. Ignorato, soppresso, dimenticato. Sua nonna apparteneva alla “stolen generation”, a quei bambini rubati alle aborigene per essere cresciuti dai bianchi. Al padre di Cathy, giocatore di rugby che nel ‘36 fu invitato a giocare in Gran Bretagna, l’Australia negò il passaporto. La famiglia di Cathy non aveva mezzi: sua madre aveva dovuto lasciare la scuola a 12 anni per lavorare come telefonista a due euro e mezzo a settimana, né poteva viaggiare senza permesso governativo, negato anche il permesso di parlare ai bianchi. Per quello Cathy non correva sola: ma per lei, per loro. Per i quattrocentomila aborigeni rimasti (una volta erano due milioni), per i 57 anni di età media di vita contro i 79 del resto della popolazione, perché basta restare indietro. Ma se la tua corsia è piena di rivendicazioni è chiaro che si è in troppi: ogni spazio, ogni angolo è imbottito. Aveva 27 anni, era alla sua terza partecipazione olimpica, era stata argento ad Atlanta ‘96, era imbattuta dal ‘98. Rischiò di soffocare Cathy: non era più solo sport. E lei lo sapeva. Per questo nel ‘94 dopo aver vinto i Giochi del Commonwealth si era avvolta nella bandiera aborigena e qualcuno della sua delegazione aveva protestato: come si permette? Ma lei aveva insistito e l’aveva rifatto. E la gente aveva apprezzato, finalmente si poteva ricucire uno strappo, tornare con lo sport a superare anche la segregazione. Ma doveva vincere quella gara, dimostrare che il suo ex manager si sbagliava. Lui l’aveva descritta così: “Pigra, lenta, con tendenza alla pinguedine, una tipica aborigena”. La tipica aborigena filò via sul rettilineo e si mise alle spalle il mondo. Non fu facile, perché la giamaicana Graham provò a farsi avanti e per un attimo Cathy sembrò sorpassata. Dov’erano finiti i sogni che aveva da ragazzina? Erano ancora lì, non ancora marci, ma si trattava di resistere alla fatica. Graham e le altre si piantarono, Katy ritrovò la spinta: 49’’11, miglior tempo stagionale, ma non personale. Non esultò, non ebbe nessun gesto di rivendicazione, al contrario stette lì ferma in ginocchio, con le mani sul viso. Disse solo: “È un sollievo ”. E al pubblico: “Le vostre urla mi hanno attraversato il corpo”. Poi, a piedi nudi, agitò una bandiera a doppia faccia, australiana e aborigena. E corse ad abbracciare la madre, vestita solo con una giacca della tuta, a ricordo che non bisogna mai dimenticarsi da dove si parte. Cathy aggiunse: “Quest’oro è di tutti quelli che lo vorranno. Resto una persona normale, che crede nella vita sia importante stare bene ed essere amate”. Il paese ricambiò: quel giro di pista è al terzo posto nella classifica degli eventi più visti in tv in Australia dopo la cerimonia inaugurale dei Giochi e la morte di Lady D. Così Cathy con una corsa vinse la sua libertà. E dimostrò che anche gli aborigeni avevano diritto a un podio nella vita di tutti i giorni. Come diceva il suo tatuaggio sulla spalla: “Cos I’m free’”. Perché sono libera.
(uscito su la Repubblica il 20 luglio 2012 e contenuto nell'ebook "Quel giorno ai Giochi")