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Massimo Priviero
Langue: italien


Massimo Priviero

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[2017]
All'Italia
italia

Un album che parla di emigrazione, un vero e proprio concept-album che omaggia storie di vita degli Italiani di ieri e di oggi, parlando di rinascita, di rinnovamento, di forza.

Un medico volontario. Partito quasi per caso verso un’esperienza che, specie negli ultimi decenni, ha caratterizzato molti italiani impegnati profondamente in associazioni di volontariato che sono spesso tra le migliori del mondo. Immagina di comunicare con un amico che conduce la propria esistenza in modo diciamo più “normale” rispetto a lui. La sua scelta, all’inizio assai complicata, si è viceversa rapidamente rivelata irrinunciabile. Soprattutto, al di là di luoghi comuni e di difficoltà immaginabili, essa è assolutamente felice nella scoperta di quanto valore può esserci dentro l’acquisizione degli essenziali valori umani.

Quand’ero ragazzo, alla fine del mio liceo, mi iscrissi ad una facoltà scientifica dell’università di Padova dove andai a vivere e a dividere un piccolo appartamento da studente con un mio amico dell’epoca. In realtà fu proprio in quei mesi che realizzai quanto invece volessi indirizzare la mia vita in ben altra direzione. In due parole, a tarda primavera tornai a casa mia a Jesolo e de-viai i miei studi verso una facoltà letteraria a Venezia, assai più agevole da raggiungere e dandomi una tempistica assolutamente dilatata per potermi consentire il viaggio nella musica che avevo in testa e che pure andava insieme alla necessità di un personale sostentamento economico fatto dei lavori saltuari che mi cercavo. Nella mia esperienza padovana ero diventato amico di un ragazzo, Marco, col quale spesso dividevo serate diciamo di buona musica e di altrettanto buon vino. Lui, diversamente da me, aveva preso molto sul serio i suoi studi di medicina. Capitò che anch’io fossi presente qualche anno dopo alla sua festa di laurea. Fui felice quando mi disse che sarebbe partito di lì a poco per un esperienza di medico al seguito del Cuamm, un’associazione formidabile che operava in Africa. Per tanti anni continuammo a sentirci e a volte a vederci a ridosso del Natale e cioè nell’unico periodo in cui rientrava per una decina di giorni in Italia. Marco se n’era andato all’inizio con l’idea di un’esperienza temporanea che presto era però diventata il senso fondamentale della sua vita di medico. Quel che mi colpiva e ancora mi colpisce di lui era ed è l’assoluta positività e l’entusiasmo della sua scelta che gli anni non si sono mai intaccati. Formidabile. Con una chiarezza di fondo nell’anima che non lascia spazio a risentimenti o a rimpianti rispetto ad altre scelte che sarebbero state possibili nella sua esistenza. Già dopo poco tempo aveva acquisito una straordinaria capacità nel distinguere il valore delle cose, nel bene come nel male, e di considerare quanto l’essenziale potesse essere il senso di tutto. Il valore di una scelta. Il valore di una vita salvata. Il valore dell’acqua che scende e che può cambiare il destino di un raccolto che serve a sfamare la gente. Il valore di un sorriso e di un grazie. Il valore di una conoscenza acquisita e messa al servizio di tuo fratello. Un giorno ridendo mi disse “Sai, dovresti provare in quello che scrivi e che suoni ad arrivare anche tu a questo dono essenziale che magari talvolta ti riesce di dare a chi ti ascolta”. Ci ho provato amico mio e ci provo ancora, sai. Ho provato e in parte ancora provo a fare esattamente questo. Spero di essere all’altezza di quel che fai tu ogni giorno. Ho cercato di fotografare chi sei nelle parole di questa canzone. Mi dirai tu, un giorno, se ci sono riuscito.
Massimo Priviero
Ti penso amico mio chissà tu come stai
Com’è girato il tuo destino dove ti troverai
L’ultima volta che ti ho visto era qualche anno fa
Per festeggiare la mia laurea ci siam bevuti il bar
Ero dottore in medicina dissi andrò via due mesi
Che ormai i miei anni qui li ho tutti spesi
E son partito volontario per il Mozambico
Chissà se crederai a quel che ora ti dico
Due ore dopo che arrivai sarei scappato via
Per dire addio e per tornare a casa mia
Più mi guardavo intorno e mi dicevo cosa faccio qua
In questo buco di ospedale in questa città
Ma per capire mi ci volle solo qualche giorno
Questa mia Africa c’è chi la chiama inferno
Guardavo facce disperate senza aver mai parole
Poi le guardavo meglio ed incontravo il sole
So bene che da voi su in occidente
Usate volti di bambini per commuover tanta gente
Ma se anche il Cristo in cui io credo fosse li
davanti Non lo vedreste perché siete distanti
Lo sai a volte mi domando se saprei tornare
Ma davvero io lì non saprei che fare
E a chi mi chiede oggi io che cosa sono
rispondo medico migrante ed italiano
Ti penso amico mio chissà tu cosa fai
Com’è girato il tuo destino dove ti troverai
Confesso a volte anch’io mi sento giù
Ma imparo a vivere da chi vive di più
Son qui nell’ospedale sta venendo sera
E siamo tutti più felici che finalmente piova
Ma se ti vengo in mente quando torni a casa
Non temer per la mia vita, qui è meravigliosa

envoyé par Dq82 - 13/12/2017 - 12:53




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