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Ba'r meskach

Bernez Tangi
Langue: breton


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Kanaouenn soudard
(anonyme)
Gwalldaol
(Tri Bleiz Die)


[2001]
Dal cd “Eured an diaoul” (Le Nozze del diavolo)
D'après le cd "Eured an diaoul" (Les Noces du Diable)

eured“La Bretagne a-t-elle autant de charmes pour border de sable l'horizon”, diceva un giovane Gilles Servat. Dopo Glenmor “la primogenitura”, Stivell “la limpidezza”, Servat “la bellezza”, Gwernig “la migrazione” ecco Tanguy “la sporcizia”:
“...solitario sono corso verso la morte e la battaglia...non mi hanno ancora preso, la mia pelle non è in vendita, non sono ancora cotto, il vecchio non è ancora morto...è l'ultima volta che annunciano la pace...è l'ultima volta che annuncio la guerra...il disordine nel cuore delle vostre chiese creerà un gran tumulto, quando l'onda è là, è troppo tardi per il dispiacere, quando il cerchio non è più tondo, siete stregati...io mescolerò le lettere del vostro alfabeto, i bambini lasceranno le vostre case per seguire il suono del mio flauto nelle montagne...chi amerà capirà la bellezza”.

Bernez Tangi. Bardo d'oggi in Bretagna. Bardo che guarda con gli occhi della sua infanzia: “Mamma, che giochi il jack di picche con gli spiriti malati, le stelle si sparpagliano qua e là al vento del sud, la tromba in cantina è debole e morente...alla libreria Guyomarc'h ci allevano le pecore, il cigno una volta piumato è un pasto di festa per i vermi, il cuginetto dell'orologiaio non succhia che latte fermentato... l'apostolo pronuncia incessantemente delle frasi in francese, nessun cavallo nitrisce sulla sabbia rossa del cortile della scuola…Bisogna partire subito per la battaglia di Kerguidu?”

Questa è una lingua di favole e leggende ma che sono contorte come radici. Una lingua di rocce di granito ai bordi della Riviera d'Argento. Queste parole sono sculture di poesia. Nessuna delle sue canzoni assomiglia a quella che la segue. Assomigliano tutte invece molto a quella terra: aspre, crude, reali e assolutamente libere da vincoli musicali, nè folk, nè jazz, nè rock, le parole raccontano su un solo di cornamusa come su uno blues di chitarra elettrica, con voce ruvida e gutturale tutte storie tragiche: di mulinai violentatori, di innocenti fuggitivi, di piogge acide, di Bobby Sands, di bevitori di sangue, di George Jackson, dell'incubo nucleare, dell'angoscia del quotidiano o dell'emigrazione verso Lampedusa, di amori interdetti per decreto… visioni allucinate e allucinanti di una intensità drammatica che per alcuni risulterà insopportabile. Bernez si confronta con i suoi demoni, rasentando tormenti e follia in un corpo a corpo assoluto con il dramma (e quando racconta dell'ospedale psichiatrico parla di un delirio che lui stesso ha vissuto in prima persona). Si percepisce chiaramente che questi gwerzioù sono per lui un esorcismo, un misto di autobiografia e fantasia “...il tuo uomo ci ha lasciati per un altro paese, un'altra città, è partito vagabondo di corpo e di spirito per l'altra parte delle stelle, ha mormorato giusto prima – ditegli di ricordarsi del mio destino di operaio – è inutile piangere, meglio cantare e bere qualche birra anche se amara, solo la mia memoria è sobria, la borghesia e i borghesi addormentati nelle loro ville, sono loro che dirigono la legge dell'architettura che regna sul mondo, in ogni paese, in ogni villaggio non ci sarebbero case senza il sangue dei muratori mescolato alla malta….”

Flavio Poltronieri - Flav Kadorvrec'her
M eus an’ve’et mat ar paotr
pa ’n’eus lakaet an tan en aod
bet eo bet ’ ti ar chaloni
bet eo bet chef ur bagad bigi

’M eus an’ve’et mat ar plac’h
da eil devezh an dispac’h
’ oa-hi ga’ pevar micherour
’vont da gaout tud o klask sikour

D’ar poent-se e lâran deoc’h
ne oa na gwinizh na kerc’h
holl ar re-se oa chaseourien
den ’bet ’vit reiñ an aluzen

An hini ’n eus an’ve’et an amzer-se
’ vo dall ’vit peurest e vuhez
met, gouest eo, sur da viken
da derriñ ar seizh chadenn

Krog e oa emgann ar razhed
ar re voan, ar re galet
kalz e oant ’vit pign’ ga’ r menez
ur bern evit koll o ene

Bremañ an oabl ’vit kantvedoù
a vo leun ga’ gwad ha daeloù
ar morioù goloet ga’ erc’h
preñved doñv betek an nec’h

’Dalv ke’ ’boan deoc’h klask ar fin
deus hor bloavezhioù rivin
boued o spered zo breinadur
’ chomit ket da c’hortoz Arzhur

’M eus an’ve’et mat ar paotr
bet eo bet soudard ha martolod
bet eo bet diwaller-moc’h
lazhet ’n’eus ’vit ar peoc’h

’M eus an’ve’et mat ar plac’h
he deus renet un toull-bac’h
gwerzhet ’ deus ur wech he c’horf
en ur winstub lous en Altdorff

An daou-se zo ’barzh ar vered
war o bez armeoù a red
n’eo ket brav dibab en noz
ar pezh zo gwir, ar pezh zo faos.

envoyé par Flavio Poltronieri - 6/8/2017 - 12:24



Langue: italien

Traduzione italiana di Flavio Poltronieri

Bernez Tangi.
Bernez Tangi.
NELLA CONFUSIONE

Quel ragazzo l'ho conosciuto
Quando ha incendiato la spiaggia
E' entrato nella casa del canonico
E comandato una squadra di navi

Ho conosciuto la ragazza
Il secondo giorno della rivoluzione
In compagnia di quattro operai
Volava in aiuto a persone in difficoltà

A quell'epoca ve lo dico
Non c'erano né frumento né avena
Tutti erano dei cacciatori
E nessuno dava l'elemosina

Chi ha conosciuto quei tempi
Sarà cieco per il resto dei suoi giorni
Ma sarà in grado per sempre
Di spezzare le sette catene

Fu l'inizio della battaglia dei ratti
I magri e i forti
Una moltitudine all'assalto della montagna
E molti per perdere la propria anima

Ora il cielo per secoli
Sarà riempito di sangue e lacrime
I mari coperti di neve
Di parassiti sottomessi, invase le più alte sfere

Non cercate la fine
Dei nostri anni di rovine
Il loro nutrimento spirituale è il marciume
Non aspettate Re Artù

Questo ragazzo, l'ho conosciuto
E' stato soldato e marinaio
E' stato anche porcaro
Ha ucciso in nome della pace

La ragazza anche, l'ho conosciuta
Ha diretto una prigione
Un giorno ha venduto il suo corpo
In una sordida enoteca di Altdorff

Ora riposano al cimitero
Degli eserciti calpestano le loro tombe
Non è facile nella notte
Distinguere il vero dal falso

envoyé par Flavio Poltronieri (Flav Kadorvrec'her) - 6/8/2017 - 19:22




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