Nous vivions pourtant si loin des fureurs de la ville
quand le ciel d'un midi s'est éteint chez nous
le ruisseau courait entre prés et prairies tranquilles
quand les chevaux qui s'y roulaient devinrent fous
bien sûr nous sommes d'ouest et savons l'orage
mais les pluies nous désertaient sans raison
ce fut l'aride creusé, la brûlure en bocage
puis la chienne dégueulée noire au seuil de la maison
Que reviennent les vents de toute miséricorde
et dans leurs plis l'étoile du pardon
ils nous ont dit que le cap sera pointe morte
que les hommes d'ici un jour s'en iront
que reviennent les vents de toute miséricorde
et dans leurs plis l'étoile du pardon
Nous vivions pourtant si loin de l'horreur militaire
quand le chant du grillon chez nous s'est éteint
la vague poussait l'algue sous la verte lumière
quand les chaluts du matelot coiffèrent le sous-marin
bien sûr nous sommes de cœur, de paix, de tendresse
mais la colombe nous désertait sans raison
ce fut la peur panique, les pas ferrés de la détresse
puis l'ombre des barbelés de Dinheol à Crozon
Nous vivions pourtant si loin des terres désertes
quand l'humide octobre ici noyait le tison
le dernier vieillard a laissé porte ouverte
quand l'enfant désertant le menait en prison
bien sûr nous sommes du temps et savons le voyage
mais l'âtre et le feu n'éclairent plus le vagabond
ce fut la mort tonnante et la ronce au village
puis l'ortie brûlante au seuil de la maison
quand le ciel d'un midi s'est éteint chez nous
le ruisseau courait entre prés et prairies tranquilles
quand les chevaux qui s'y roulaient devinrent fous
bien sûr nous sommes d'ouest et savons l'orage
mais les pluies nous désertaient sans raison
ce fut l'aride creusé, la brûlure en bocage
puis la chienne dégueulée noire au seuil de la maison
Que reviennent les vents de toute miséricorde
et dans leurs plis l'étoile du pardon
ils nous ont dit que le cap sera pointe morte
que les hommes d'ici un jour s'en iront
que reviennent les vents de toute miséricorde
et dans leurs plis l'étoile du pardon
Nous vivions pourtant si loin de l'horreur militaire
quand le chant du grillon chez nous s'est éteint
la vague poussait l'algue sous la verte lumière
quand les chaluts du matelot coiffèrent le sous-marin
bien sûr nous sommes de cœur, de paix, de tendresse
mais la colombe nous désertait sans raison
ce fut la peur panique, les pas ferrés de la détresse
puis l'ombre des barbelés de Dinheol à Crozon
Nous vivions pourtant si loin des terres désertes
quand l'humide octobre ici noyait le tison
le dernier vieillard a laissé porte ouverte
quand l'enfant désertant le menait en prison
bien sûr nous sommes du temps et savons le voyage
mais l'âtre et le feu n'éclairent plus le vagabond
ce fut la mort tonnante et la ronce au village
puis l'ortie brûlante au seuil de la maison
Contributed by Bernart Barteby - 2017/7/14 - 13:14
Language: Italian
Versione italiana di Flavio Poltronieri
(dal volume "Koroll Ar C'hleze" - Danza della Spada - Raccolta di testi bretoni contemporanei - Flavio Poltronieri 1985)
Caro Bernart, sono testi complessi, questi. Contorti. Spesso avvolti di mistero. Ma nessuno si spaventi: prima di scrivere canzoni Glenmor ha fatto anche il venditore di aspirapolveri e di scatolette di conserva...e soffriva di tubercolosi (la sua Viviana gli è morta fra le braccia dell'identico male), prima di esibirsi nell'ottobre del 1959 a 28 anni per la prima volta a Parigi accompagnato dalla grande arpista Denise Mégevand.
(dal volume "Koroll Ar C'hleze" - Danza della Spada - Raccolta di testi bretoni contemporanei - Flavio Poltronieri 1985)
Caro Bernart, sono testi complessi, questi. Contorti. Spesso avvolti di mistero. Ma nessuno si spaventi: prima di scrivere canzoni Glenmor ha fatto anche il venditore di aspirapolveri e di scatolette di conserva...e soffriva di tubercolosi (la sua Viviana gli è morta fra le braccia dell'identico male), prima di esibirsi nell'ottobre del 1959 a 28 anni per la prima volta a Parigi accompagnato dalla grande arpista Denise Mégevand.
APOCALISSE
Eppure vivevamo così lontano dai furori della città
Quando il cielo di un mezzogiorno si è spento da noi
Il ruscello correva tra pascoli e prati tranquillo
Quando i cavalli che vi si rotolavano divennero folli
Certamente noi siamo dell'ovest e conosciamo il temporale
Ma le pioggie ci disertavano senza ragione
Fu l'arido scavato, la bruciatura nel boschetto
Poi il muso da cagna nera sulla soglia della casa
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Ci hanno detto che il capo sarà punta morta
Che gli uomini di qui un giorno se ne andranno
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Eppure vivevamo così lontano dall'orrore militare
Quando il canto del grillo da noi si è spento
L'onda spingeva l'alga sotto la luce verde
Quando la cagnara del marinaio coprì il sottomarino
Certamente noi siamo uomini di pace, di cuore, di tenerezza
Ma la colomba ci disertava senza ragione
Fu la paura panico, i passi ferrati dello sconforto
Poi l'ombra dei reticolati da Dinheol a Crozon
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Ci hanno detto che il capo sarà punta morta
Che gli uomini di qui un giorno se ne andranno
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Eppure vivevamo così lontano dalle terre deserte
Quando l'umido ottobre qui annegò il tizzone
L'ultimo vecchio ha lasciato la porta aperta
Quando il bambino disertando lo portava in prigione
Certamente noi siamo dei tempi e conosciamo il viaggio
Ma il focolare e il fuoco non illuminano più il vagabondo
Fu la morte tormenta e il rovo nel villaggio
Poi l'ortica ardente sulla soglia della casa
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Ci hanno detto che il capo sarà punta morta
Che gli uomini di qui un giorno se ne andranno
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Eppure vivevamo così lontano dai furori della città
Quando il cielo di un mezzogiorno si è spento da noi
Il ruscello correva tra pascoli e prati tranquillo
Quando i cavalli che vi si rotolavano divennero folli
Certamente noi siamo dell'ovest e conosciamo il temporale
Ma le pioggie ci disertavano senza ragione
Fu l'arido scavato, la bruciatura nel boschetto
Poi il muso da cagna nera sulla soglia della casa
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Ci hanno detto che il capo sarà punta morta
Che gli uomini di qui un giorno se ne andranno
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Eppure vivevamo così lontano dall'orrore militare
Quando il canto del grillo da noi si è spento
L'onda spingeva l'alga sotto la luce verde
Quando la cagnara del marinaio coprì il sottomarino
Certamente noi siamo uomini di pace, di cuore, di tenerezza
Ma la colomba ci disertava senza ragione
Fu la paura panico, i passi ferrati dello sconforto
Poi l'ombra dei reticolati da Dinheol a Crozon
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Ci hanno detto che il capo sarà punta morta
Che gli uomini di qui un giorno se ne andranno
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Eppure vivevamo così lontano dalle terre deserte
Quando l'umido ottobre qui annegò il tizzone
L'ultimo vecchio ha lasciato la porta aperta
Quando il bambino disertando lo portava in prigione
Certamente noi siamo dei tempi e conosciamo il viaggio
Ma il focolare e il fuoco non illuminano più il vagabondo
Fu la morte tormenta e il rovo nel villaggio
Poi l'ortica ardente sulla soglia della casa
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Ci hanno detto che il capo sarà punta morta
Che gli uomini di qui un giorno se ne andranno
Che ritornino i venti di ogni misericordia
E nelle loro pieghe la stella del perdono
Contributed by Flavio Poltronieri - 2017/7/14 - 20:06
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Paroles et musique: Milig ar Skañv [Glenmor]
Testo e musica: Milig ar Skañv [Glenmor]
Nell'album intitolato “La coupe et la mémoire”, sottotitolo “Grall: in mémoriam”, in ricordo dell'amico Xavier Grall (1930-1981)
Testo trovato su Glenmor an distro