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Chançon royale IV bis: Ballade moult morale

Eustache Deschamps


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[XIV° secolo]
Un “canto reale” composto da Eustache Deschamps, o Eustache Morel [1345-1405]
Testo trovato su questo sito belga dedicato alla poesia medievale.



Il “chant royal” è stato un genere poetico, prossimo alla “ballade”, in voga in Francia tra il XIV ed il XVI secolo. Si chiamava così perchè originariamente i decasillabi venivano composti in onore del re, dei nobili, ma in seguito furono introdotti temi di tutt'altro genere, come questo trattato da Eustache Deschamps, che pure nella dispedita finale rivolge il suo appello morale al nobile di turno (Carlo VI, o Luigi I d'Orléans?).

Si tratta infatti di una feroce satira contro i potenti feudatari dell'epoca – quella sanguinosa e tetra della Guerra dei 100 anni, di cui Deschamps fu testimone diretto – paragonati a scimmie, lupi, orsi e leoni, fiere insaziabili che hanno letteralmente tosato, spelato, divorato, annientato il loro popolo di servi, descritti qui come tutti gli animali erbivori domestici. Sono loro i protagonisti di questa terribile lamentazione, dove ogni strofa finisce con la preghiera “Guardatevi dai barbieri!”
Une brebis, une chievre, un cheval
Qui charruoit en une grant aree,
Et deux grans buefs qui tirent en un val
Pierre c'om ot d'un hault mont descavee,
Une vache sanz lait, moult descharnee,
Un povre asne qui ses crochés portoit
S'encontrent la, et aux bestes disoit:
Je viens de court. Mais la est un mestiers
Qui tond et ret les bestes trop estroit.
Pour ce vous pry, gardéz vous des barbiers.

Lors li chevaulx dit: ― Trop m'ont fait de mal.
Jusques aux os m'ont la char entamee:
Souffrir ne puis cuilliere ne poitral.
Les buefs dient: Nostre pel est pellee.
La chievre dit: ― Je suy toute affolee.
Et la vache de son veel se plaingnoit,
Que mengié ont. Et la brebis disoit:
― Pendu soit il qui fist forcés premiers.
Car trois foiz l'an n'est pas de tondre droit.
Pour ce vous pry, gardéz vous des barbiers.

Ou temps passé tuit li occidental
Orent long poil et grant barbe mellee.
Une foiz l'an tondoient leur bestal,
[Et conquistrent mainte terre a l'espee.
Une fois l'an firent fauchier la pree:]
Eulz, le bestal, la terre grasse estoit
En cel estat, et chascun labouroit.
Ayses furent lors noz peres premiers.
Autrement va, chascun tond ce qu'il voit:
Pour ce vous pry, gardéz vous des barbiers.

Et l'asne dit: Qui pert le principal
Et rest le cuir, sa terre est mal fondee:
A erre muert. Rien ne demeure ou pal
Dont la terre puist lors estre amendee.
Le labour fault: plus ne convient c'om ree
Et si fault il labourer qui que soit,
Ou li barbiers de famine mourroit.
Mais joye font des peaulx les pelletiers.
Dueil feroient, qui les escorcheroit:
Pour ce vous pry, gardéz vous des barbiers.

La chievre donc respondi a estal:
― Singes et loups ont ceste loy trouvee,
Et ces gros ours du lyon curial
Qui de no poil ont la gueule estoupee,
[Trop souvent est nostre barbe couppee]
Et nostre poil, dont nous avons plus froit.
Rere trop pres fait le cuir estre roit:
Ainsi vivrons envis ou voulentiers.
Vive qui puet: trop sommes a destroit:
Pour ce vous pry, gardéz vous des barbiers.

L'envoy

Noble lyon, qui bien s'aviseroit
Que par raison son bestail ne tondroit,
Quant il seroit temps et lieu et mestiers.
Qui trop le tond, il se gaste et deçoit,
Et au besoing nulle rien n'en reçoit :
Pour ce vous pry, gardéz vous des barbiers.

Contributed by Bernart Bartleby - 2017/6/27 - 16:43



Language: Italian

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
27-6-2017 23:53

Due parole del traduttore. La traduzione è nel “consueto” italiano più o meno secentesco che mi diverto (sì, lo confesso) a fare a volte per questo genere di cose, cercando di restare comunque comprensibile. Ma il francese trecentesco di Eustache Deschamps è lingua tanto flessibile quanto difficile e oscura, e c'è stato quindi bisogno forzato di qualche nota esplicativa pe' lettori moderni.
CANZON REALE IV BIS
BALLATA ASSAI MORALE

Una Pecora, una Capra, et un Cavallo
In un gran Campo intenti a l'aratura,
E du' gran Bovi a tirar in un Valle
Un masso estratto d'un'alta Montagna,
Una Vacca scarnita e sanza Latte,
Un pover'Asino che 'l suo Basto portava
'E s'incontrorno; dicea l'Asino alli altri,
“Vengo da Corte; ma là gli è Praticha
Tosare di mestier le bestie a pelo.
Indi v'imploro: state attenti a li Barbieri!

Diss'allor il Cavallo: Sì bene m'han conciato,
Fino alle Ossa la carne m'han scalcato!
Non reggo più 'l Collare e 'l Pectorale.
La pelle nostra -dicon li Bovi- gli è raschiata.
Dice la Capra: Ohimè, sono ammattita.
Piangea la Vacca che 'l Vitel suo li havevan preso
E divorato; dicea la Pecora a gran fiato,
Sia appeso chi le Forbici ha inventato!
Non è Iustitia tosarci tre volte all'Anno!
Indi v'imploro: state attenti a li Barbieri!

Nel Temp' andato, tutti li Occidentali [1]
Ebber gran barba, e lungo pelo incolto;
Semel in Anno tosavano 'l bestiame,
E pur conquiser molte Terre a fil di spada.
Semel in Anno li Pascoli tagliavano,
Loro, le Bestie e la Terra e gli eran grassi
In quell'Istato, e ogni uno laborava.
Vivean li patri nostri in contentezza,
Ma or, tutto 'e si ve' sì altro da ieri.
Indi v'imploro: state attenti a li Barbieri!

E disse l'Asino: Chi perde 'l principale,
Ovver la pelle, non ha di che campare;
La bestia more; nulla sotto a le zanne
Se la Terra puot' esser loro tolta.
Niun la lavora; non convien più indugiare. [2]
E pur ogni uno 'e deve laborare,
Se no, pur li barbieri havrebbano a crepare!
Le pelli 'ntanto fan la Gioja de' pellettieri
Che pur quant'urlerebbano a scuojarli!
Indi v'imploro: state attenti a li Barbieri!

Rispuose dunque la Capra: Gli è per la Stalla
Che le Scimie e li Lupi hanno escogitato
Tal Legge, e que' grand'Orsi del Lion di Corte; [3]
Del nostro Pelo la gola omai hanno intasata.
Troppo spesso la Barba ci è tagliata,
E 'l nostro pelo, per cui più freddo habbiamo;
Tosarci troppo ci fa la Pelle dura e secca,
Così 'e viviamo, di mal grado o volentieri.
Viva chi puote; troppo siam disperati,
Indi v'imploro: state attenti a li Barbieri!

Congedo

Lione è nobil chi ben s'accorgerebbe
Ch'è iusto non tosar le proprie Bestie
Quando lo vuole 'l tempo, 'l loco e 'l mestiere.
Chi troppo tosa, si ruina e decade,
Et al Bisogno nulla ne ricava:
Indi v'imploro: state attenti a li Barbieri!
[1] Con “Occidentali” si indicavano all'epoca i Franchi che avevano conquistato le Gallie (in quanto, appunto, tale stirpe germanica proveniva da occidente). Ma è probabile che vi sia anche un'allusione a tale “buon tempo antico” (che era già antico allora) perché a quell'epoca il sistema fiscale feudale (vale a dire la “tosatura”) non era ancora nato.

[2] Nel testo di Deschamps si trovano generalmente forme antiche di parole moderne, ma il verbo reer “indugiare, ostacolare, frenare” non ha continuazione nel francese attuale, che si serve però di un suo composto, enrayer.

[3] Vale a dire: I feudatari (= i grand'orsi) del gran Leone di Corte (= il re) ed i loro sottoposti ed esattori (i lupi e le scimmie) hanno escogitato tale regime per tenerci tutti nella stalla (= il sistema feudale).

2017/6/27 - 23:53


Per BB come "criterio" se metterai altre ballate di Deschamps: la grafia del francese antico è ovviamente fluttuante, ma nei titoli a mio parere è sempre meglio scrivere "Ballade", con due "l" e come richiede la grafia moderna del termine. Anche perché "balade" in francese significa "passeggiata" (e il "baladeur" è il walkman...). Salud.

Riccardo Venturi - 2017/6/27 - 22:51


Ciao Riccardo, ho scritto "ballade" in introduzione ma la fonte belga citata (Diachronie) riporta "Titre - Balade moult morale"...

D'altra parte, il testo riportato da fr.wikisource è davvero molto diverso. Ho optato per il primo perchè mi sembrava più "filologico" e perchè quello della raccolta del 1861 mi sembrava un po' troppo corretto al francese corrente.

Saluti

B.B. - 2017/6/28 - 00:55


Interessante.
Scopro ora su Wiktionnaire che "balade" (passeggiata) e "ballade" (ballata) avrebbero la medesima origine storica:

"Du verbe balader, lui-même venant de ballade (« poème chanté ») en raison des saltimbanques qui se déplaçaient sans destination particulière et qui chantaient des ballades pour demander l’aumône."

B.B. - 2017/6/28 - 01:02


Anche secondo me hai fatto benissimo a utilizzare il testo che hai proposto, e condivido in pieno le tue motivazioni e osservazioni sul testo dato da fr.wikisource (comunque molto utile per le note). Quel che dici a proposito della "correzione al francese corrente" è assolutamente esatto (si veda ad esempio l'uso degli accenti, pressoché inesistente all'epoca). Quanto a "ballade" e "balade", ignoravo davvero che avessero un'origine comune; sembra quasi che sia avvenuto un traslato simile a quello dell'italiano "saltapicchiare" o roba del genere. Davvero grazie e complimenti per queste cose, BB. Salud (da un RV operato, laparoscopizzato e fasciato)

Riccardo Venturi - 2017/6/28 - 10:03




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