Con stupore li invitammo a fumare
impauriti dalle cannonate
ci presentarono un nuovo dio
restò muto, senza penne d’aquila
ci insegnarono a sparare
a bere whiskey a grandi sorsate
cosa vuol dire rubare
e come lasciarci dimenticare
L’American Fur Company
ci portò a spasso per Piccadilly
in carrozze trainate da cani
affittare cavalli costava troppo
poi ci dipinsero facce e mani
ci dissero di non stare brilli
ci presero le bottiglie
ma anche mogli e figlie
Inseguendo mandrie di bisonti
tra i palazzi grigi
come in un tempo lento
che mi riporti la memoria
immaginando praterie e monti
nelle banlieu di Parigi
sogno topi muschiati nella stanza
e Denti D’Alce che danza
Dopotutto l’acculturazione
è appena preferibile al massacro
e a quei buffi cappelli
ma non nego le comodità
di qualche misteriosa invenzione
uomo bianco, medicine e sacro
ha alleggerito la Danza del Sole
dal quarto piano in ascensore
Corvo Rosso spennato
fulminato dalla polmonite
dentro pelli di daino
nella vetrina dell’American Museum
io rimasi quasi intatto
graziato dalle baionette
coi miei aculei d’istrice
urlando sotto voce
Una penna ogni nemico ucciso
una striscia rossa ogni ferita
il corpo cosparso di grasso d’orso
all’Indian Gallery fa un gran caldo
Lupo Che Inganna deriso
dalla folla che lo scruta
attraverso una rete per galline
e carta da parati con verdi colline
Con settanta nevi e primavere
e la memoria ormai incoerente
sento il gusto di lingue di bisonte
mangiate coi fratelli bianchi
ma non ritrovo il senso
del nostro donare
per un’identità sepolta
per una libertà capovolta
impauriti dalle cannonate
ci presentarono un nuovo dio
restò muto, senza penne d’aquila
ci insegnarono a sparare
a bere whiskey a grandi sorsate
cosa vuol dire rubare
e come lasciarci dimenticare
L’American Fur Company
ci portò a spasso per Piccadilly
in carrozze trainate da cani
affittare cavalli costava troppo
poi ci dipinsero facce e mani
ci dissero di non stare brilli
ci presero le bottiglie
ma anche mogli e figlie
Inseguendo mandrie di bisonti
tra i palazzi grigi
come in un tempo lento
che mi riporti la memoria
immaginando praterie e monti
nelle banlieu di Parigi
sogno topi muschiati nella stanza
e Denti D’Alce che danza
Dopotutto l’acculturazione
è appena preferibile al massacro
e a quei buffi cappelli
ma non nego le comodità
di qualche misteriosa invenzione
uomo bianco, medicine e sacro
ha alleggerito la Danza del Sole
dal quarto piano in ascensore
Corvo Rosso spennato
fulminato dalla polmonite
dentro pelli di daino
nella vetrina dell’American Museum
io rimasi quasi intatto
graziato dalle baionette
coi miei aculei d’istrice
urlando sotto voce
Una penna ogni nemico ucciso
una striscia rossa ogni ferita
il corpo cosparso di grasso d’orso
all’Indian Gallery fa un gran caldo
Lupo Che Inganna deriso
dalla folla che lo scruta
attraverso una rete per galline
e carta da parati con verdi colline
Con settanta nevi e primavere
e la memoria ormai incoerente
sento il gusto di lingue di bisonte
mangiate coi fratelli bianchi
ma non ritrovo il senso
del nostro donare
per un’identità sepolta
per una libertà capovolta
envoyé par dq82 - 12/6/2017 - 17:56
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