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Se non ora quando?

Primo Levi
Langue: italien


Primo Levi

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1982
Se non ora quando?
Se non ora quando?

Musicata da Andrea Polini, interpretata anche dall'Orchestra Bequadro
Ci riconoscete? Siamo le pecore del ghetto,
Tosate per mille anni, rassegnate all’offesa.
Siamo i sarti, i copisti ed i cantori
Appassiti nell’ombra della Croce.
Ora abbiamo imparato i sentieri della foresta,
Abbiamo imparato a sparare, e colpiamo diritto.

Se non sono io per me, chi sarà per me?
Se non cosi, come? E se non ora, quando?

I nostri fratelli sono saliti al cielo
Per i camini di Sobibór e di Treblinka,
Si sono scavati una tomba nell’aria.
Solo noi pochi siamo sopravvissuti
Per l’onore del nostro popolo sommerso
Per la vendetta e la testimonianza.

Se non sono io per me, chi sarà per me?
Se non cosi, come? E se non ora, quando?

Siamo i figli di Davide e gli ostinati di Massada.
Ognuno di noi porta in tasca la pietra
Che ha frantumato la fronte di Golia.
Fratelli, via dall’Europa delle tombe
Saliamo insieme verso la terra
Dove saremo uomini fra gli altri uomini.

Se non sono io per me, chi sarà per me?
Se non cosi, come? E se non ora, quando?

envoyé par dq82 - 5/5/2017 - 10:25



Langue: français

Version française – SI PAS MAINTENANT QUAND ? – Marco Valdo M.I. – 2017
Chanson italienne – Se non ora quando? – Primo Levi – 1982
Musique d’Andrea Polini, interprétée l’Orchestra Bequadro

Exodus 1947
SI PAS MAINTENANT QUAND ?

Nous sommes les moutons du ghetto, vous nous reconnaissez ?
Tondus pendant mille ans, à l’offense résignés.
Nous sommes les tailleurs, les copistes et les voix
Flétries à l’ombre de la Croix.
Maintenant, nous connaissons les sentiers des bois,
Nous avons appris à tirer, et nous tirons droit.

Si je ne suis pas pour moi, qui sera pour moi ?
Si pas ainsi, comment ? Et si pas maintenant, quand ?

Nos frères sont montés dans les airs
Par les cheminées de Sobibór et de Treblinka,
Ils se sont creusé une tombe en l’air.
Nous seuls avons survécu
Pour l’honneur de notre peuple perdu,
Pour le témoignage et la vendetta.

Si je ne suis pas pour moi, qui sera pour moi ?
Si pas ainsi, comment ? Et si pas maintenant, quand ?

Nous sommes les fils de David et les obstinés de Massada.
Chacun de nous a en poche la pierre
Qui le front de Goliath brisa.
Frères, fuyons l’Europe des tombes,
Allons ensemble vers la terre
Où nous serons des hommes parmi les autres hommes.

Si je ne suis pas pour moi, qui sera pour moi ?
Si pas ainsi, comment ? Et si pas maintenant, quand ?

envoyé par Marco Valdo M.I. - 24/9/2017 - 18:47


Se non sono io per me, chi sarà per me?
Se non cosi, come? E se non ora, quando?

il ritornello e la spiegazione della frase nella cultura ebraica

Indagine sull’etica del sapere, tra individuo e collettività

Amata da molti, spesso citata, talvolta trasformata in motto, bandiera, programma d’intenti. E’ la più famosa delle massime raccolte nei Pirke’ Avot, l’agile testo che è uso rileggere ogni anno tra Pesach e Shavuot: “Se io non sono per me, chi è per me? Ma quando io sono per me stesso, che cosa sono io? E se non ora, quando?”.

Il detto, attribuito a Hillel il vecchio, per la propria duttilità e immediatezza viene spesso utilizzato come se fosse un proverbio, adatto a molte situazioni diverse. I bundisti e i sionisti l’hanno fatto proprio, considerandolo un appello all’azione. Primo Levi lo ha ripreso nel titolo ma anche nel contenuto del suo unico romanzo, Se non ora, quando?. Anche in questi giorni in cui cerchiamo una difficile ripartenza dopo due mesi di isolamento domestico e chiusura di tante attività, viene spesso citato come richiamo alla responsabilità. Le misure di contenimento del virus, inoltre, hanno inevitabilmente favorito la discussione sul rapporto tra responsabilità individuale e collettiva. Eppure, nonostante l’apparente chiarezza e semplicità di queste parole, nella tradizione ebraica sono numerose le interpretazioni che hanno cercato di scavare sotto le parole di Hillel e tra gli spazi che le separano. Vediamone alcune.

La lettura più diffusa fa della massima un invito a responsabilità e impegno individuale. In ebraico “essere per” si dice lihiot le, che significa “essere d’aiuto”, “sostenere” e anche “salvare”. La prima delle tre frasi che compongono il detto sembra quindi avvicinarsi al significato del comune adagio “aiutati che Dio – o il cielo, se preferite – ti aiuta”. Che cosa denota invece l’espressione “essere per me stesso” della seconda frase? Può indicare un soggetto isolato dagli altri, oppure senza aiuto altrui, o ancora indipendente o capace di valutare il proprio fine in autonomia e forse altre cose ancora. Infine, e siamo alla terza frase, “ora” indica qualsiasi momento del presente oppure un tempo preciso?

Maimonide, lettore di Aristotele e filosofo, spiega la massima alla luce di un’idea di ampia fiducia nelle capacità intellettuali dell’uomo. “Se io non sono per me” significa che ogni mio atto dipende dalla mia responsabilità. Poiché l’uomo dispone della libertà, ha le forze e il dovere di scegliere in autonomia la propria strada. “Se non ora, quando”, infine, indica la giovinezza, perché è in questo momento della vita che scegliamo le vie da percorrere nei decenni che seguiranno e, passato questo tempo, tornare indietro e cambiare direzione è molto difficile. La fiducia nella ragione, nelle capacità innate dell’uomo e nelle possibilità dell’educazione, punti fermi del modello di Maimonide, eserciteranno grande influenza su molti dei commentatori successivi. Tra coloro che seguono la lettura di Maimonide c’è Ovadià da Bertinoro, che però, a proposito della terza parte del detto, aggiunge una nuova interpretazione. “Ora” si riferisce non solo alla giovinezza, ma anche a questo mondo, cioè alla vita stessa. Quello che possiamo fare, dobbiamo farlo adesso, in questo mondo, perché dopo la morte non sarà più possibile.

Se non sono io per me… filosofia di una massima dei Pirke’ Avot

Paolo Rizzi - 22/1/2024 - 09:25




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