E-tal ar groaz
Dirak ar C'hrist maen en noazh,
Seizh arched saprenn
Zo tremenet er wenodenn.
Seizh arched saprenn
Bleniet gant an Ankou didruez,
Seizh arched saprenn nevez
O deus kuitaet ar gêriadenn-mañ,
Dindan barradoù sklas ar goañv,
'Vit bered ar barrez.
Seizh maouez kozh, kabac'h ha dizant,
Er goañv-mañ a zo maro,
Ha torret eo bremañ ganto,
E seizh ti-plouz a Gêrnevez,
Ar walenn aour, gwalenn ar yezh,
Ar walenn aour a unane
Kalonoù nevez
Ar vugale
Ouzh Kalonoù ar re gozh.
Torret eo ar walenn aour,
Torret eo ar walenn,
Ar chadenn vurzhudus
A eree an amzer-vremañ
Ouzh pellder
An amzer dremenet.
Seizh maouez kozh a zo maro,
Seizh maouez a vire, ganto,
Soublet war flammoù uhel an oaled,
Spered,
Kened,
Ha yezh an Tadoù.
Seizh arched prenn,
Dirak ar C'hrist maen,
Ha ganto eo aet da hesk
Eienenn fresk
Awen
Ar ouenn.
E Kêrnevez,
War c'hlannoù glas al lenn,
A-hed ar bodoù kelvez,
Ne vo mui klevet bremañ
Nemet
Yezh
An Estren.
Evel-hen e kane Jakou Kerloaz,
Dirak ar C'hrist maen en noazh,
E-tal ar groaz.
Dirak ar C'hrist maen en noazh,
Seizh arched saprenn
Zo tremenet er wenodenn.
Seizh arched saprenn
Bleniet gant an Ankou didruez,
Seizh arched saprenn nevez
O deus kuitaet ar gêriadenn-mañ,
Dindan barradoù sklas ar goañv,
'Vit bered ar barrez.
Seizh maouez kozh, kabac'h ha dizant,
Er goañv-mañ a zo maro,
Ha torret eo bremañ ganto,
E seizh ti-plouz a Gêrnevez,
Ar walenn aour, gwalenn ar yezh,
Ar walenn aour a unane
Kalonoù nevez
Ar vugale
Ouzh Kalonoù ar re gozh.
Torret eo ar walenn aour,
Torret eo ar walenn,
Ar chadenn vurzhudus
A eree an amzer-vremañ
Ouzh pellder
An amzer dremenet.
Seizh maouez kozh a zo maro,
Seizh maouez a vire, ganto,
Soublet war flammoù uhel an oaled,
Spered,
Kened,
Ha yezh an Tadoù.
Seizh arched prenn,
Dirak ar C'hrist maen,
Ha ganto eo aet da hesk
Eienenn fresk
Awen
Ar ouenn.
E Kêrnevez,
War c'hlannoù glas al lenn,
A-hed ar bodoù kelvez,
Ne vo mui klevet bremañ
Nemet
Yezh
An Estren.
Evel-hen e kane Jakou Kerloaz,
Dirak ar C'hrist maen en noazh,
E-tal ar groaz.
envoyé par Richard Gwenndour - 7/3/2017 - 13:29
Langue: italien
Traduzione italiana di Richard Gwenndour
7-3-2017 13:31
7-3-2017 13:31
DAVANTI ALLA CROCE
Davanti alla croce
Davanti al nudo Cristo di pietra
Sette bare d'abete
Sono passate sul sentiero.
Sette bare d'abete
Portate dalla Morte spietata,
Sette bare d'abete nuovo
Hanno lasciato questo paese,
Sotto i gelidi colpi dell'inverno
Per il cimitero della parrocchia.
Sette vecchie, esauste, sdentate,
In quest'inverno sono morte
E ora è spezzato assieme a loro
In sei tuguri di Kêrnevez
L'anello d'oro, l'anello della lingua,
L'anello d'oro che univa
I cuori nuovi
Dei bambini
Ai cuori dei vecchi.
È spezzato l'anello d'oro,
È spezzato l'anello
Della catena meravigliosa
Che legava il presente
Al passato
Lontano.
Sette vecchie sono morte,
Sette donne che serbavano, con loro,
Chine sulle alte fiamme del focolare,
Lo spirito,
La bellezza
E la lingua dei Padri.
Sette bare di legno
Davanti al Cristo di pietra,
E assieme a loro si è seccata
La fresca fonte,
Il soffio vitale
Della stirpe.
A Kêrnevez,
Sulle verdi rive del lago,
Lungo i noccioleti
Non sarà più udita, ora,
Che la lingua
Dello Straniero.
Così cantava Jakou Kerloaz
Davanti al nudo Cristo di pietra,
Davanti alla croce.
Davanti alla croce
Davanti al nudo Cristo di pietra
Sette bare d'abete
Sono passate sul sentiero.
Sette bare d'abete
Portate dalla Morte spietata,
Sette bare d'abete nuovo
Hanno lasciato questo paese,
Sotto i gelidi colpi dell'inverno
Per il cimitero della parrocchia.
Sette vecchie, esauste, sdentate,
In quest'inverno sono morte
E ora è spezzato assieme a loro
In sei tuguri di Kêrnevez
L'anello d'oro, l'anello della lingua,
L'anello d'oro che univa
I cuori nuovi
Dei bambini
Ai cuori dei vecchi.
È spezzato l'anello d'oro,
È spezzato l'anello
Della catena meravigliosa
Che legava il presente
Al passato
Lontano.
Sette vecchie sono morte,
Sette donne che serbavano, con loro,
Chine sulle alte fiamme del focolare,
Lo spirito,
La bellezza
E la lingua dei Padri.
Sette bare di legno
Davanti al Cristo di pietra,
E assieme a loro si è seccata
La fresca fonte,
Il soffio vitale
Della stirpe.
A Kêrnevez,
Sulle verdi rive del lago,
Lungo i noccioleti
Non sarà più udita, ora,
Che la lingua
Dello Straniero.
Così cantava Jakou Kerloaz
Davanti al nudo Cristo di pietra,
Davanti alla croce.
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Musica, recitazione e canto di Alan Stivell
Poesia di Yann Sohier (1933/35)
Album: Trema'n inis
Musique, récitation et chant d'Alan Stivell
Poème de Yann Sohier (1933/35)
Album: Trema'n inis
Sonerezh, dibunadur ha kan: Alan Stivell
Barzhoneg Yann Sohier [1933/35]
Album: Trema'n inis
Figlio di un gendarme a cavallo, Yann Sohier (all'anagrafe francese: Jean Lucien Léon Marie Sohier) visse l'infanzia e l'adolescenza in varie località bretoni (il padre, lasciata la gendarmeria, si era impiegato come esattore delle tasse). Nel 1921 si diplomò maestro elementare alla Scuola Normale di Saint-Brieuc. Nativo di Loudéac, vale a dire di una località dell'Alta Bretagna dove il bretone non si parlava oramai più da secoli, Yann Sohier sente tuttavia talmente forte la sua appartenenza che si sforza di imparare il bretone, riuscendo a leggerlo e a scriverlo correntemente, seppure non sia mai riuscito a parlarlo veramente.
Fin dalla sua fondazione aderisce all'Unvaniezh Yaouankiz Vreizh (Unione della Gioventù di Bretagna) e diviene simpatizzante del Partito Comunista Francese, sebbene non vi si iscriva mai. Dopo il servizio militare a Guingamp, presso il 48° Reggimento di Fanteria, diviene uno strenuo antimilitarista. Cerca di perfezionare la sua conoscenza del bretone legandosi d'amicizia con uno specialista di lingue celtiche, il frate François Unguen; viene quindi nominato maestro elementare alle scuole di Plouguiel, vicino a Tréguier (in Bassa Bretagna e in zona di lingua bretone).
Nel 1929 si sposa con una giovane collega, Anne Le Den (di Lannilis), egualmente militante e collaboratrice della rivista pedagogica An Eost (“La Messe”). Nel 1931 nasce la figlia Mona Annig, la futura filosofa e ricercatrice Mona Ozouf. In questo periodo, la sua attività culturale e politica diviene di grande spessore: partecipa al Congresso Panceltico di Quimper del 1924 sotto la bandiera di Breiz Atao (“Bretagna Sempre”), movimento indipendentista nato come rivista e che Yann Sohier aveva cofondato nel 1919. Breiz Atao darà poi vita al Partito Autonomista Bretone, di cui Yann Sohier diviene attivista venendo eletto all'unanimità, nel 1929, segretario generale della Federazione del Trégor. In occasione del congresso di Guingamp (1931) il Partito Autonomista Bretone diviene “Partito Nazionale Bretone” (PNB); ma, all'epoca, Yann Sohier sta già allontanandosi dalle sue posizioni, il cui ultranazionalismo percepisce oramai come fascista.
Nel gennaio 1933 Yann Sohier fonda una sua propria rivista, Ar Falz (“La falce”), e in meno di due anni ne fa il centro di tutto un movimento in favore dell'insegnamento in bretone nella scuola laica. Le sue posizioni si ispirano a quelle dello scrittore Émile Masson e divengono fortemente libertarie e internazionaliste, quindi contrarie alla deriva del “bretonismo” come strumento reazionario e clericale (aveva qualificato gli ex sodali di Breiz Atao come “idioti”). Scrive con una pletora di pseudonimi evocativi: Yann ar Ruz (“Yann il Rosso”), Mestr skol bihan (“Maestrino”), Fañch Divadou, Yann Keryel.. Nel contempo lavora al suo manuale di lingua bretone, Me a lenno (“Io leggerò”, ma anche "Imparerò"), che viene pubblicato postumo solo nel 1941 con un'assai controversa prefazione di Roparz Hemon.
La figlia Mona viene allevata e educata in bretone (specialmente dalla madre: come detto, Yann Sohier non era capace di parlarlo bene); è in questo periodo che Yann Sohier scrive E-tal ar groaz. La sua attività politica rallenta; in disaccordo totale col Partito Nazionale Bretone e col suo leader Olier Mordrel (dichiaratamente fascista), frequenta a più riprese Marcel Cachin, comunista bretone e direttore dell'Humanité, l'organo ufficiale del PCF. Dopo che, nel 1934/35, Ar Falz si trova a dover affrontare grosse difficoltà finanziarie, Yann Sohier muore in giovane età, il 21 marzo 1935, per un attacco fulminante di broncopolmonite. Alle sue esequie, la sua bara è ricoperta dal Gwenn ha Du e la moglie grida: “La Bretagne aux Bretons!”
In Yann Sohier si assiste ad una caratteristica importante e precipua di molto nazionalismo e indipendentismo bretone: l'impegno per la conservazione, la salvaguardia e lo sviluppo della lingua bretone da un lato, e l'emancipazione delle classi popolari dall'altro. La lotta per la lingua bretone non fu mai, per Sohier, uno strumento di reazione, ma di progresso laico. Era sicuramente una personalità multiforme, ma tale caratteristica appare normale a chiunque conosca almeno un po' la storia e le figure dell'indipendentismo bretone, che saranno poi molto più evidenti tra le fine degli anni '60 e tutti gli anni '70.
Yann Sohier era sia incondizionatamente bretone, sia incondizionatamente antimilitarista. Era un antifascista viscerale, dato che vedeva pericolose derive fasciste nel Bretonismo: “Bretonisti! Il fascismo vi minaccia. Il fascismo sarà domani la prigione per tutti i militanti bretoni!”, ebbe a scrivere su Ar Falz. Era laico e anticlericale, in opposizione a molto Bretonismo di stampo ecclesiastico e reazionario; fu sempre fautore della scuola laica e libera, con libero insegnamento del bretone. Era internazionalista e fautore del diritto di tutti i popoli all'autodeterminazione in relazioni di fratellanza. Ebbe senz'altro anche forti contraddizioni: ad esempio, era affascinato dall'Unione Sovietica ed amico di Marcel Cachin, ma rimase membro del Partito Nazionale Bretone che rigettava il principio della lotta di classe pur ergendosi a difensore del proletariato bretone.
Fondamentalmente, Yann Sohier rimase un libertario e questo può servire a spiegare anche posizioni di movimenti bretoni attuali, come Breizhistance, che propugna una Bretagna indipendente e anarchica (Breizh Dizalc'h ha Diveliel) e che vede nella lingua bretone non uno strumento e un simbolo di reazione e di “tradizione identitaria”, ma di apertura al mondo in opposizione ad uno stato che ha totalmente disatteso i suoi grandi princìpi di “Libertà, Uguaglianza e Fratellanza” e ha invece esercitato un'azione di oppressione, di sterminio fisico e culturale e di guerra.
In questo contesto va letta e ascoltata questa sua unica poesia, E-tal ar groaz, che non a caso Alan Stivell mise in musica ed interpretò nell'album militante Trema'n inis, assai vicino a tutte queste posizioni durante il “Rinascimento musicale bretone” di quel periodo. Rinascimento musicale che, in definitiva, rispecchiava spesso tutto ciò che era stato espresso trent'anni prima anche da Yann Sohier. La lotta per una Bretagna indipendente e libertaria (Stivell stesso arrivò a dire: Socialista) non poteva essere separata da quella per la lingua bretone, fatta oggetto di sterminio e di eradicazione da parte dello stato centrale francese e dai suoi agenti armati (la polizia, l'esercito). La “tradizione”, per Sohier, non ha alcun senso se è sinonimo di conservazione e di vuoto tradizionalismo clericale.
In tutto questo, però, l'immagine che Yann Sohier associa allo sterminio della lingua bretone è quella di un villaggio, Kêrnevez, dove al cimitero, di fronte a un “Cristo nudo in pietra”, si trovano le bare di sette vecchie morte durante l'inverno. Nel paesino sono le ultime sette persone che hanno parlato il bretone: assieme a loro, muore anche la lingua e, d'ora in avanti, non si sentirà che quella dello Straniero. Non si tratta, in Bretagna, di una situazione simbolica, ma pienamente reale: in decine di paesi come Kêrnevez il bretone è veramente scomparso, come lingua parlata dalla nascita, assieme alla morte degli ultimi anziani parlanti. E' certo che attualmente, in Bretagna, non esistano più parlanti monolingui nonostante la relativa ripresa di un bretone che non è comunque più quello naturale che era un tempo, bensì una lingua unificata e, in certa parte, artificiale. Le assonanze in -ez, l'insistenza sul numero sette (seizh in bretone) e la stessa sua struttura ne fanno una poesia assai musicale, una vera e propria litania che accompagna le bare delle sette vecchie alla loro dimora. [RGw]