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Promised Land

Chuck Berry
Language: English


Chuck Berry

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Related Songs

Racists
(Anti-Flag)
Too Much Monkey Business
(Chuck Berry)
Raggedy
(Pete Seeger)


[1964]
Versi di Chuck Berry
Sulla melodia della folk song “The Wabash Cannonball”
Nell'album intitolato “St. Louis to Liverpool”

St. Louis to Liverpool Promides Land


The biblical story of the Exodus had long been a source of hope and inspiration for African Americans dating back to the era of slavery. In 1965 rock & roll pioneer Chuck Berry released a song called “Promised Land” that tells the story of a “poor boy” who leaves his home in Norfolk, Virginia to try and make it big in Los Angeles. He boards a Greyhound bus that takes him through many of the cities and towns where the Freedom Riders had encountered resistance and violence a few years before the song’s release. The bus on which Berry’s protagonist rides bypasses the town of Rock Hill, South Carolina where the Riders first encountered armed white resistance but makes a note of Alabama where the worst violence was experienced in Anniston, Birmingham, and Montgomery with the lines “had most trouble/it turned into a struggle/hallway across Alabam.”




Il racconto biblico dell'Esodo è sempre stato una fonte di speranza e di ispirazione per gli afro americani, risalente al periodo della schiavitù. Nel 1965 il pioniere del rock & roll Chuck Berry uscì con una canzone chiamata "Terra Promessa", che racconta la storia di un "povero ragazzo", che lascia la sua casa a Norfolk, in Virginia per cercare di raggiungere la grande Los Angeles. Salito su di un autobus della famosa linea Greyhound, il protagonista attraversa molte delle città e paesi dove solo qualche anno prima la carovana dei Freedom Riders – la prima grande esperienza collettiva del movimento dei diritti civili – aveva incontrato la reazione violenta di gruppi di bianchi organizzati da KKK e altre entità della galassia segregazionista. Nella canzone Chuck Berry passa per Rock Hill, South Carolina, dove ci furono le prime aggressioni, e fa poi riferimento all'Alabama, dove si registrarono le violenze peggiori, ad Anniston, Birmingham, e Montgomery, sottolineate dal verso "ha avuto i guai peggiori / si sono trasformati in scontro / nel passaggio attraverso l'Alabama."
(from Nathan Todd, “Songs of the Civil Rights Movement”)
I left my home in Norfolk Virginia
California on my mind.
Straddled that Greyhound, rode him past Raleigh
On across Caroline.

Stopped in Charlotte and bypassed Rock Hill
And we never was a minute late.
We was ninety miles out of Atlanta by sundown
Rollin' 'cross the Georgia state.

We had more trouble it turned into a struggle
Half way 'cross Alabam
And that 'hound broke down and left us all stranded
In downtown Birmingham.

Straight off, I bought me a through train ticket
Ridin' cross Mississippi clean
And I was on that midnight flier out of Birmingham
Smoking into New Orleans.

Somebody help me get out of Louisiana
Just help me get to Houston town.
There's people there who care a little 'bout me
And they won't let the poor boy down.

Sure as you're born, they bought me a silk suit
Put luggage in my hands
And I woke up high over Albuquerque
On a jet to the promised land.

Workin' on a T-bone steak a la carte
Flying over to the Golden State
The pilot told me in thirteen minutes
We'd be headin' in the terminal gate.

Swing low sweet chariot, come down easy
Taxi to the terminal zone
Cut your engines, cool your wings,
And let me make it to the telephone.

Los Angeles give me Norfolk Virginia
Tidewater four ten O nine
Tell the folks back home this is the promised land callin'
And the poor boy's on the line.

Contributed by Bernart Bartleby - 2017/2/15 - 22:46


Addio Chuck Berry, pioniere del rock: aveva 90 anni
di ERNESTO ASSANTE


Si è spento in Missouri il musicista che con la sua memorabile chitarra firmò l'era del rock 'n roll attraverso brani risultati intramontabili come 'Johnny B Goode' e 'Roll Over Beethoven'


"La mia voce è andata, i miei polmoni non funzionano più bene, non ci vedo molto. Ma voglio ancora fare musica". Aveva detto così pochi mesi fa Chuck Berry, in ottobre, quando aveva compiuto novant'anni. Era nel suo stile, era il suo modo di vivere, era il suo modo di intendere il rock'n'roll. E il suo stile, il suo suono, le sue parole, hanno contribuito a cambiare in maniera radicale la musica popolare alla metà del secolo scorso. Musica che dopo l'avvento di Chuck Berry, di Elvis Presley, di Little Richard, di Jerry Lee Lewis, non è stata più la stessa. Berry, uno dei grandi padri fondatori del rock'n'roll è morto, ieri, a Saint Louis, la città che lo aveva visto nascere nel 1926. E per il mondo della musica è davvero un grande, immenso, lutto. Perché senza Chuck Berry non avremmo avuto gran parte della musica popolare dagli anni Cinquanta ad oggi, non avremmo avuto il rock, quantomeno nella forma in cui fino ad oggi lo abbiamo conosciuto.

"Se volete chiamare il rock in un altro modo chiamatelo Chuck Berry", aveva detto John Lennon sottolineando come lui e una intera generazione di musicisti in tutto il mondo aveva "visto la luce" attraverso il bacino roteante di Elvis e la chitarra elettrica di Chuck Berry. E ancora di più attraverso i testi delle canzoni di Berry, che avevano per la prima volta trattato i temi e gli argomenti cari alla gioventù, ad una categoria sociale che solo pochi anni prima, non esistevano nemmeno. Parlando di musica siamo certi che Brian Wilson non avrebbe potuto scrivere gran parte dei primi e fondamentali hit dei Beach Boys, Keith Richards e i Rolling Stones non avrebbero scritto gli stessi hit, John Lennon non sarebbe stato il "working class hero" del rock inglese. Perché Chuck Berry ha costruito le fondamenta della musica popolare moderna ed è stato ma uno dei principali responsabili della rivoluzione sociale, culturale e artistica che dalla metà del Novecento ha cambiato il volto dell'occidente, usando una chiave semplice, diretta, immediata, imbattibile, quella della musica, quella del rock'n'roll.

Dei suoi novant'anni, settanta li aveva passati nella musica, nel blues, nel rock, in quella straordinaria miscela di musica bianca e nera che lui stesso aveva contribuito a creare e che, dagli anni Cinquanta aveva dominato come autore, cantante e chitarrista. Suonava e cantava da quando era bambino, ma non era un ragazzo tranquillo, di quelli cresciuti cantando nelle chiese. No, Chuck aveva frequentato le prigioni da giovanissimo e poi, una volta uscito, aveva fatto molti lavori diversi, continuando quella di musicista come seconda attività. Come nelle migliori leggende fu Muddy Waters, il re del blues, a indirizzarlo verso Leonard Chess, straordinario discografico chicagoano, che gli fece incidere il 21 maggio del 1955 il suo primo hit, Maybellene, seguito da Roll over Beethoven, Rock'n'roll music, Sweet Little Sixteen e soprattutto da Johnny B. Goode, il suo brano più famoso e importante, pietra miliare della musica popolare moderna e del rock'n'roll.
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Tutto bene fino al 1959, quando Berry finì nuovamente in galera, accusato di aver fatto sesso con una minorenne. Quando ne venne fuori gli anni Sessanta avevano fatto fare un lungo giro all'orologio della musica, erano arrivati i Beatles, i Rolling Stones, e soprattutto i Beach Boys, che avevano preso la musica di Berry e l'avevano trasformata, facendola diventare beat, surf, e poi rock. Berry inizialmente fatica a tornare al successo, nonostante scriva ancora canzoni memorabili, come You never can tell e No particular place to go. Ma saranno proprio i nuovi eroi del rock, Lennon e Richards su tutti, a riportarlo all'attenzione del pubblico giovanile, permettendo ad altri brani come My ding a ling e Memphis Tennessee di diventare dei classici, interpretati da centinaia di artisti in tutto il mondo. Berry ha continuato negli anni la sua attività di musicista, fino al 1979, e proprio di recente era tornato a realizzare un album, a novant'anni, intitolato semplicemente Chuck.
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Era un uomo difficile, rabbioso, solitario, non aveva mai voluto avere una band, e anche quando altri lo avevano aiutato, come Lennon e Richards, non aveva mai abbassato la guardia, convinto com'era di essere il re, il più grande, quello che aveva aperto la porta a tutti gli altri. Ma era anche un genio assoluto, la sua musica, le sue canzoni, i riff della sua chitarra, hanno modellato parte dell'immaginario popolare degli anni Cinquanta e Sessanta, e per molti versi dovrebbero essere insegnati come l'abc ad ogni aspirante musicista in ogni parte del mondo.

repubblica.it

Dq82 - 2017/3/19 - 10:44




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