Il y a les dormeurs ceux qui dorment tout le temps
Ou bien qui se réveillent de temps en temps
S'ils n'ont pas le temps de vivre pas le temps
Ils s'entrainent à mourir en rêvant
Il y a les joueurs impénitents
Quand ils embrassent un poing de dés brûlants
Sont prêts à se damner en chantant
Pour devenir un soir un enfant
Il y a les poètes les paysans
Qui regardent le ciel tout tremblants
Ils tissent leur misère en plein vent
Ils sont sûrs que personne ne les entend
Il y a les fous il y a les enfants
Qui traversent nos murs et nos tourments
Et les mots qu'ils nous disent souvent
C'est le vent dans leur tête en passant
Je me souviens des temps qui durent longtemps
Défilés de ma vie en un instant
J'attends depuis des jours j'attends
J'attendrai bien encore un moment
Car je suis un dormeur et je dors tout le temps
Même si j' me réveille de temps en temps
Je n'ai pas le temps de vivre pas le temps
Je m'entraîne à mourir en rêvant
Ou bien qui se réveillent de temps en temps
S'ils n'ont pas le temps de vivre pas le temps
Ils s'entrainent à mourir en rêvant
Il y a les joueurs impénitents
Quand ils embrassent un poing de dés brûlants
Sont prêts à se damner en chantant
Pour devenir un soir un enfant
O réveillez moi
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
O réveillez moi
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
O réveillez moi
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
Il y a les poètes les paysans
Qui regardent le ciel tout tremblants
Ils tissent leur misère en plein vent
Ils sont sûrs que personne ne les entend
Il y a les fous il y a les enfants
Qui traversent nos murs et nos tourments
Et les mots qu'ils nous disent souvent
C'est le vent dans leur tête en passant
O réveillez moi
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
O réveillez moi
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
O réveillez moi
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
Je me souviens des temps qui durent longtemps
Défilés de ma vie en un instant
J'attends depuis des jours j'attends
J'attendrai bien encore un moment
Car je suis un dormeur et je dors tout le temps
Même si j' me réveille de temps en temps
Je n'ai pas le temps de vivre pas le temps
Je m'entraîne à mourir en rêvant
O réveillez moi
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
O réveillez moi
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
O réveillez moi
Je veux apprendre à vivre
Je n'étais pas là
Il n'y a pas si longtemps de ça
Contributed by Riccardo Venturi - 2017/2/3 - 16:51
Language: Italian
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
3-2-2017 16:52
3-2-2017 16:52
IL DORMIGLIONE
Ci sono i dormiglioni, quelli che dormono sempre
Oppure si svegliano di tanto in tanto
Se non hanno il tempo di vivere, se non ce l'hanno
Sognando si allenano a morire
Ci sono i giocatori impenitenti
Quando serrano un pugno di dadi ardenti
Cantando sono pronti a dannarsi
Per diventare bambini una sera
Ci sono i poeti, i contadini
Che guardano tutti tremando il cielo
Tessono la loro miseria in pieno vento
E sono certi che nessuno li sente
Ci sono i folli, ci sono i bambini
Che ci attraversano i muri e le pene
E le parole che ci dicono sovente
Sono il vento che passa loro in testa
Mi ricordo dei tempi che durano a lungo
Mi son sfilati via dalla vita in un istante
E attendo da giorni, da giorni attendo
E certo attenderò ancora un momento
Perché sono un dormiglione, dormo sempre
Anche se mi sveglio di tanto in tanto
Non ho il tempo di vivere, non ce l'ho
E dormendo mi alleno a morire
Ci sono i dormiglioni, quelli che dormono sempre
Oppure si svegliano di tanto in tanto
Se non hanno il tempo di vivere, se non ce l'hanno
Sognando si allenano a morire
Ci sono i giocatori impenitenti
Quando serrano un pugno di dadi ardenti
Cantando sono pronti a dannarsi
Per diventare bambini una sera
Svegliatemi
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Svegliatemi
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Svegliatemi
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Ci sono i poeti, i contadini
Che guardano tutti tremando il cielo
Tessono la loro miseria in pieno vento
E sono certi che nessuno li sente
Ci sono i folli, ci sono i bambini
Che ci attraversano i muri e le pene
E le parole che ci dicono sovente
Sono il vento che passa loro in testa
Svegliatemi
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Svegliatemi
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Svegliatemi
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Mi ricordo dei tempi che durano a lungo
Mi son sfilati via dalla vita in un istante
E attendo da giorni, da giorni attendo
E certo attenderò ancora un momento
Perché sono un dormiglione, dormo sempre
Anche se mi sveglio di tanto in tanto
Non ho il tempo di vivere, non ce l'ho
E dormendo mi alleno a morire
Svegliatemi
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Svegliatemi
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Svegliatemi
Voglio imparare a vivere
Io non c'ero
Non dura poi così a lungo
Caro Riccardo vorrei integrare il tuo interessante contributo. Il gruppo non "decise di cambiare strada" semplicemente perché il gruppo all'epoca non esisteva più.
Gabriel era negli Stati Uniti e progettava un disco da solo che fosse adatto al pubblico americano, ne aveva in mente anche un altro per il pubblico francese ma purtroppo le case discografiche contattate non furono disponibili. Finalmente Gilber Castro fondatore della Celluloid si mostrò interessato a patto che l'album uscisse sotto nome dei Malicorne, senza dubbio più vendibili. Fu così che a malincuore nel febbraio del 1986 contatto' gli ultimi compari con l'intento di mettere insieme una specie di Malicorne per l'occasione. Marie non voleva partecipare ma un disco senza di lei non avrebbe mai potuto uscire a nome Malicorne. Così infine accetto' portando un paio di vecchie canzoni che Gabriel riarrangio' ovvero "Robe blanche, robe noire" ispirata a "Je suis comme je suis" di Jacques Prevert e "La nuit des sorcieres" (che propongo di inserire nella sezione dedicata) il cui testo è ispirato a "La nuit des halles" di Claude Seignolle sulla presenza delle streghe a Parigi...
Gabriel era negli Stati Uniti e progettava un disco da solo che fosse adatto al pubblico americano, ne aveva in mente anche un altro per il pubblico francese ma purtroppo le case discografiche contattate non furono disponibili. Finalmente Gilber Castro fondatore della Celluloid si mostrò interessato a patto che l'album uscisse sotto nome dei Malicorne, senza dubbio più vendibili. Fu così che a malincuore nel febbraio del 1986 contatto' gli ultimi compari con l'intento di mettere insieme una specie di Malicorne per l'occasione. Marie non voleva partecipare ma un disco senza di lei non avrebbe mai potuto uscire a nome Malicorne. Così infine accetto' portando un paio di vecchie canzoni che Gabriel riarrangio' ovvero "Robe blanche, robe noire" ispirata a "Je suis comme je suis" di Jacques Prevert e "La nuit des sorcieres" (che propongo di inserire nella sezione dedicata) il cui testo è ispirato a "La nuit des halles" di Claude Seignolle sulla presenza delle streghe a Parigi...
Flavio Poltronieri - 2017/2/3 - 17:43
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Paroles et musique: Gabriel Yacoub / Malicorne
Testo e musica: Gabriel Yacoub / Malicorne
Album: Les cathédrales de l'industrie
Come ho detto in questo commento, domani 4 febbraio è il compleanno di Gabriel Yacoub, che compie 64 anni (when I am 64...). Vorrei continuare questo particolare e personale hommage d'anniversaire proponendo questa canzone, che mi ossessiona non so da quanti anni. Mi ossessiona perché, come tutte le cose della mia vita, al tempo stesso mi rimanda ad altro e a me stesso, al lontano e al vicino, all'incomprensione costellata di bagliori di comprensione; Gabriel Yacoub, in breve. Che cos'è, insomma, Dormeur? Potrebbe, chissà, sembrare una sorta di parallelo, o di séguito, del Fannullone di De André (e Paolo Villaggio); ma non è una favola. E' un testo cupo, e duro in alcuni punti, che della favola non ha niente e che invece ha tutto della tragedia umana di chi non ha saputo cogliere e vivere la vita e che si ritrova, sognando e dormendo, a “allenarsi a morire”. Oppure, potrebbe essere una raccolta di emarginati, di portatori di minorità, di ultimi: contadini, poeti, folli, bambini. I contadini e poeti equiparati, tutti a guardare il cielo, gli uni per la pioggia e gli altri per un'ispirazione, arandolo nella fatica, nella miseria e nell'indifferenza. I folli e i bambini ugualmente equiparati, i soli ad esprimere in parole il vento della vita. Oppure ancora, il racconto di che cosa comporta la scelta del sonno; quel sonno che ritorna non di rado nei testi di Yacoub quasi fosse un invito a una sommessa e sensuale rivolta contro il lavoro e l'alienazione in un cantiere d'estate: la femme qui dort nue sur la plage menace ma vie de l'enfer... Questo ed altro, probabilmente, in un intrico d'intrichi nei quali, quasi a voler recuperare la dimensione della fiaba, si potrebbe ricordare che, in francese, Dormeur è pure il nome di “Pisolo”, il dolce dormiglione dei Sette Nani. Quando i Malicorne, dopo anni in cui avevano abbinato in modo unico e irripetibili i brani della più antica tradizione popolare francese con un mélange sterminato di sonorità assemblate in un progressive di alto lignaggio, decisero di cambiare strada proponendo scritture in proprio, molti storsero il naso e continuano a storcerlo tuttora; non sono tra questi. In realtà, la soluzione di continuità fu solo apparente anche se non da tutti fu colto questo aspetto. Sia detto da uno che, nel fare ancora gli auguri a Gabriel Yacoub (che, naturalmente, non li leggerà mai), dichiara di aver dormito sempre poco. [RV]