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Sky Pilot

The Animals
Langue: anglais


The Animals

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Sito scomunicato
[1968]
Scritta da Eric Burdon
Album: The Twain Shall Meet

skp

"A Sky Pilot is a military chaplain, hence the lyric "He blesses the boys as they stand in line."
Sound effects of fighting, gunfire, airplanes, and bagpipes were used. The pipe band was the Royal Scot's Dragoon Guards, a Highland regiment. Lead singer Eric Burdon tape-recorded them at a school and used the pipe music during the middle of the song along the war sound effects.
Burdon received an angry letter from the British government for his use of the pipe music. The tune he used was All The Bluebonnet's Are Over The Border, which is a classic Scottish war piece written as an anti-war epic during the Vietnam war.
This got little airplay as it was over 7 minutes long. It also employs a string section and a trumpet.
The single was split into 2 parts to fit on the 45. You had to flip the record to hear the whole song."
(from Songfacts)

"Sky Pilot", ovvero "colui che guida verso il cielo" è un'espressione sinonimo di "prete". Il refrain gioca tra significato letterale e figurato. In fin dei conti, questa canzone degli Animals è una sorta di "Lettera aperta ai cappellani militari" come la famosa del nostro Don Milani, maestro in Barbiana.

Ho scritto questo non per pistineria, ma perchè, nella mia limitata comprensione dell'inglese, non avevo colto subito a pieno il significato del brano... ora ci sono arrivato! Bravo! Grazie! (Scusate, ho fatto tutto da solo!)
(Alessandro)
He blesses the boys, as they stand in line
The smell of gun grease and their bayonets they shine
He's there to help them all that he can
To make them feel wanted he's a good holy man

Sky Pilot
Sky Pilot
How high can you fly?
You'll never, never, never, reach the sky

He smiles at the young soldiers, tells them it's all right
He knows of their fear in the forthcoming fight
Soon there'll be blood and many will die
Mothers and fathers back home they will cry

Sky Pilot
Sky Pilot
How high can you fly?
You'll never, never, never, reach the sky

He mumbles a prayer and it ends with a smile
The order is given, they move down the line
But he'll stay behind, and he'll meditate
But it won't stop the bleeding, or ease the hate

As the young men move out into the battle zone
He feels good, with God you're never alone
He feels so tired as he lays on his bed
Hopes the men will find courage in the words that he said

Sky Pilot
Sky Pilot
How high can you fly?
You'll never, never, never, reach the sky

You're soldiers of God you must understand
The fate of your country is in your young hands
May God give you strength
Do your job real well
If it all was worth it
Only time it will tell

In the morning they return
With tears in their eyes
The stench of death drifts up to the skies
A young soldier so ill looks at the sky pilot
Remembers the words
"Thou shalt not kill"

Sky Pilot
Sky Pilot
How high can you fly?
You'll never, never, never, reach the sky



Langue: italien

Versione italiana di Riccardo Venturi e di Lorenzo Masetti (per le ultime due strofe)
PILOTA NEL CIELO

Benedice i ragazzi mentre stanno al fronte
l'odore del grasso, le baionette splendenti
è là per aiutarli e far tutto quel che può
per farli sentire voluti, è un vecchio e sant'uomo

Pilota nel cielo
pilota nel cielo
quanto alto puoi volare?
Non arriverai mai, mai, mai al cielo

Sorride ai soldatini, gli dice che tutto va bene
conosce le loro paure nella battaglia a venire
presto scorrerà il sangue e molti moriranno
madri e padri rimasti a casa piangeranno

Pilota nel cielo
pilota nel cielo
quanto alto puoi volare?
Non arriverai mai, mai, mai al cielo

Mormora una preghiera e finisce con un sorriso
l'ordine è dato, si muovono verso il fronte
ma lui rimarrà nelle retrovie a meditare
e non fermerà il massacro né placherà l'odio

Mentre i ragazzi si spingono alla zona di combattimento
lui si sente bene, con Dio non sei mai solo
si sente tanto stanco mentre se ne sta a letto
spera che gli uomini saranno incoraggiati dalle sue parole

Pilota nel cielo
pilota nel cielo
quanto alto puoi volare?
Non arriverai mai, mai, mai al cielo

Siete soldati di Dio, dovete capire
che il destino del vostro paese è nelle vostre giovani mani
Possa Dio darvi la forza
Fate il vostro lavoro e fatelo bene.
Se ne valeva la pena
solo il tempo lo dirà

Nel mattino ritornano
con le lacrime agli occhi
il tanfo di morte sale su nel cielo
Un giovane soldato così infermo guarda al pilota nel cielo
ricorda le parole
"Non uccidere"

Pilota nel cielo
pilota nel cielo
quanto alto puoi volare?
Non arriverai mai, mai, mai al cielo



Langue: espagnol

Versione spagnola di Gustavo Sierra Fernandez
PILOTO DEL CIELO

Bendice a los chicos mientras están en fila
el olor de la grasa de las armas
y las bayonetas que abrillantan
está ahí para ayudarles en todo lo que pueda
para hacerles sentirles útiles, es un buen hombre santo.

Piloto del cielo,
¿a cuánta altura puedes volar?

Nunca, nunca, nunca alcanzarás el cielo.
Sonríe a los jóvenes soldados
les dice que está bien
sabe de sus miedos en la próxima batalla
pronto habrá sangre y muchos morirán
las madres y padres de vuelta a casa llorarán.

Piloto del cielo,
¿a cuánta altura puedes volar?

Masculla una oración y la termina con una sonrisa
la orden ha sido dada
se mueven hacia la línea
pero él se quedará atrás y meditará
pero eso no parará la sangría ni mitigará el odio
Mientras los jóvenes se adentran en la zona de batalla
él se siente bien, con Dios nunca estás solo
Se siente cansado y se echa en su cama
confía en que los hombres encontrarán el valor
en las palabras que dijo.

Piloto del cielo,
¿a cuánta altura puedes volar?

Sois soldados de Dios, debéis comprender
que el destino de vuestro país está en vuestras jóvenes manos
Que dios os dé fuerza
haced vuestra labor muy bien.
Si todo eso valía la pena
sólo el tiempo lo dirá
Por la mañana vuelven
con lágrimas en sus ojos
el hedor de la muerte se eleva a los cielos
un soldado muy enfermo mira al piloto del cielo
recuerda las palabras
“No matarás.”
Piloto del cielo,
¿a cuánta altura puedes volar?
Nunca, nunca, nunca alcanzarás el cielo.

4/3/2012 - 19:04


Ascoltando la canzone mi sono accorto che il testo qui sopra è incompleto. Infatti, apparentemente il brano termina dopo 4 minuti circa con quello che potrebbe sembrare un epilogo, in stile quasi hendrixiano (distorsioni sonore, rumori di battaglia, fischio di proiettili, suono di cornamuse,...), ma poi riprende con altre due strofe ed il ritornello a finire.

Alessandro - 15/11/2005 - 15:48


Le due strofe finali sono state aggiunte e tradotte (spero senza errori...). Ciao!

Lorenzo - 15/11/2005 - 15:59


Ottima precisazione, Alessandro. È interessante rileggere più di 40 anni dopo le parole di Don Lorenzo Milani.
Don Lorenzo Milani
Lettera ai cappellani Militari Toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febbraio 1965.

Nella lettera don Milani rispondeva a questo comunicato, pubblicato sulla Nazione di Firenze del 12 febbraio 1965:

Nell'anniversario della Conciliazione tra la Chiesa e lo Stato italiano, si sono riuniti ieri, presso l'Istituto della Sacra Famiglia in via Lorenzo il Magnifico, i cappellani militari in congedo della Toscana. Al termine dei lavori, su proposta del presidente della sezione don Alberto Cambi, è stato votato il seguente ordine del giorno: «I cappellani militari in congedo della regione toscana, nello spirito del recente congresso nazionale dell'associazione, svoltosi a Napoli, tributano il loro riverente e fraterno omaggio a tutti i caduti d'Italia, auspicando che abbia termine, finalmente, in nome di Dio, ogni discriminazione e ogni divisione di parte di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise, che morendo si sono sacrificati per il sacro ideale della Patria. Considerano un insulto alla Patria e ai suoi caduti la cosiddetta "obiezione di coscienza" che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, è espressione di viltà». L'assemblea ha avuto termine con una preghiera di suffragio per tutti i caduti.

Il priore sa la potenza della propria parola e fa tutto in piena coscienza: «Sto scrivendo - confida alla madre - una lettera ai cappellani militari (...). Spero di tirarmi addosso tutte le grane possibili». E le grane non mancano: lettere minatorie, insulti, attacchi sui giornali fascisti, la minaccia di sospensione a divinis, e poi la denuncia e il processo. La condanna dopo la morte.
Lettera ai cappellani militari toscani che hanno sottoscritto il comunicato dell'11 febbraio 1965

Da tempo avrei voluto invitare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo.

Avremmo però voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola.

Io l'avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande pubblicamente.

PRIMO perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo. E nessuno, ch'io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di pensare che il solo esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci dentro di voi una qualche vostra incertezza interiore.

SECONDO perché avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la portata, vocaboli che sono più grandi di voi.

Nel rispondermi badate che l'opinione pubblica è oggi più matura che in altri tempi e non si contenterà né d'un vostro silenzio, né d'una risposta generica che sfugga alle singole domande. Paroloni sentimentali o volgari insulti agli obiettori o a me non sono argomenti. Se avete argomenti sarò ben lieto di darvene atto e di ricredermi se nella fretta di scrivere mi fossero sfuggite cose non giuste.

Non discuterò qui l'idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.

Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.

Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro idee pagano di persona.

Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei.

Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. È troppo facile dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non accettò nemmeno la legittima difesa.

Mi riferirò piuttosto alla Costituzione.

Articolo 11 «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli...».

Articolo 52 «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino».

Misuriamo con questo metro le guerre cui è stato chiamato il popolo italiano in un secolo di storia.

Se vedremo che la storia del nostro esercito è tutta intessuta di offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro coscienza. E poi dovrete spiegarci chi difese più la Patria e l'onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? Basta coi discorsi altisonanti e generici. Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati. L'obbedienza a ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione sommaria dei partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l'esecuzione d'ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidente aggressione, l'ordine d'un ufficiale ribelle al popolo sovrano, la repressione di manifestazioni popolari?

Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di ogni guerra. Quando ve ne sono capitate davanti agli occhi o avete mentito o avete taciuto. O volete farci credere che avete volta volta detto la verità in faccia ai vostri «superiori» sfidando la prigione o la morte? se siete ancora vivi e graduati è segno che non avete mai obiettato a nulla. Del resto ce ne avete dato la prova mostrando nel vostro comunicato di non avere la più elementare nozione del concetto di obiezione di coscienza.

Non potete non pronunciarvi sulla storia di ieri se volete essere, come dovete essere, le guide morali dei nostri soldati. Oltre a tutto la Patria, cioè noi, vi paghiamo o vi abbiamo pagato anche per questo. E se manteniamo a caro prezzo (1000 miliardi l'anno) l'esercito, è solo perché difenda colla Patria gli alti valori che questo concetto contiene: la sovranità popolare, la libertà, la giustizia. E allora (esperienza della storia alla mano) urgeva più che educaste i nostri soldati all'obiezione che all'obbedienza.

L'obiezione in questi 100 anni di storia l'han conosciuta troppo poco. L'obbedienza, per disgrazia loro e del mondo, l'han conosciuta anche troppo.

Scorriamo insieme la storia. Volta volta ci direte da che parte era la Patria, da che parte bisognava sparare, quando occorreva obbedire e quando occorreva obiettare.

1860. Un esercito di napoletani, imbottiti dell'idea di Patria, tentò di buttare a mare un pugno di briganti che assaliva la sua Patria. Fra quei briganti c'erano diversi ufficiali napoletani disertori della loro Patria. Per l'appunto furono i briganti a vincere. Ora ognuno di loro ha in qualche piazza d'Italia un monumento come eroe della Patria.

A 100 anni di distanza la storia si ripete: l'Europa è alle porte.

La Costituzione è pronta a riceverla: «L'Italia consente alle limitazioni di sovranità necessarie...». I nostri figli rideranno del vostro concetto di Patria, così come tutti ridiamo della Patria Borbonica. I nostri nipoti rideranno dell'Europa. Le divise dei soldati e dei cappellani militari le vedranno solo nei musei.

La guerra seguente 1866 fu un'altra aggressione. Anzi c'era stato un accordo con il popolo più attaccabrighe e guerrafondaio del mondo per aggredire l'Austria insieme.

Furono aggressioni certo le guerre (1867-1870) contro i Romani i quali non amavano molto la loro secolare Patria, tant'è vero che non la difesero. Ma non amavano molto neanche la loro nuova Patria che li stava aggredendo, tant'è vero che non insorsero per facilitarle la vittoria. Il Gregorovius spiega nel suo diario: «L'insurrezione annunciata per oggi, è stata rinviata a causa della pioggia».

Nel 1898 il Re «Buono» onorò della Gran Croce Militare il generale Bava Beccaris per i suoi meriti in una guerra che è bene ricordare. L'avversario era una folla di mendicanti che aspettavano la minestra davanti a un convento a Milano. Il Generale li prese a colpi di cannone e di mortaio solo perché i ricchi (allora come oggi) esigevano il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla polenta con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro. Ebbero quel che volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i soldati non ci fu né un ferito né un obiettore. Finito il servizio militare tornarono a casa a mangiar polenta. Poca perché era rincarata.

Eppure gli ufficiali seguitarono a farli gridare «Savoia» anche quando li portarono a aggredire due volte (1896 e 1935) un popolo pacifico e lontano che certo non minacciava i confini della nostra Patria. Era l'unico popolo nero che non fosse ancora appestato dalla peste del colonialismo europeo.

Quando si battono bianchi e neri siete coi bianchi? Non vi basta di imporci la Patria Italia? Volete imporci anche la Patria Razza Bianca? Siete di quei preti che leggono la Nazione? Stateci attenti perché quel giornale considera la vita d'un bianco più che quella di 100 neri. Avete visto come ha messo in risalto l'uccisione di 60 bianchi nel Congo, dimenticando di descrivere la contemporanea immane strage di neri e di cercarne i mandanti qui in Europa?

Idem per la guerra di Libia.

Poi siamo al '14. L'Italia aggredì l'Austria con cui questa volta era alleata.

Battisti era un Patriota o un disertore? È un piccolo particolare che va chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti?

Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una «inutile strage»? (l'espressione non è d'un vile obiettore di coscienza ma d'un Papa canonizzato).

Era nel '22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l'esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Se i suoi preti l'avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con l'Obbedienza «cieca, pronta, assoluta» quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo (50.000.000 di morti). Così la Patria andò in mano a un pugno di criminali che violò ogni legge umana e divina e riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo. In quei tragici anni quei sacerdoti che non avevano in mente e sulla bocca che la parola sacra «Patria», quelli che di quella parola non avevano mai voluto approfondire il significato, quelli che parlavano come parlate voi, fecero un male immenso proprio alla Patria (e, sia detto incidentalmente, disonorarono anche la Chiesa).

Nel '36 50.000 soldati italiani si trovarono imbarcati verso una nuova infame aggressione: Avevano avuto la cartolina di precetto per andar «volontari» a aggredire l'infelice popolo spagnolo.

Erano corsi in aiuto d'un generale traditore della sua Patria, ribelle al suo legittimo governo e al popolo suo sovrano. Coll'aiuto italiano e al prezzo d'un milione e mezzo di morti riuscì a ottenere quello che volevano i ricchi: blocco dei salari e non dei prezzi, abolizione dello sciopero, del sindacato, dei partiti, d'ogni libertà civile e religiosa.

Ancor oggi, in sfida al resto del mondo, quel generale ribelle imprigiona, tortura, uccide (anzi garrota) chiunque sia reo d'aver difeso allora la Patria o di tentare di salvarla oggi. Senza l'obbedienza dei «volontari» italiani tutto questo non sarebbe successo.

Se in quei tristi giorni non ci fossero stati degli italiani anche dall'altra parte, non potremmo alzar gli occhi davanti a uno spagnolo. Per l'appunto questi ultimi erano italiani ribelli e esuli dalla loro Patria. Gente che aveva obiettato.

Avete detto ai vostri soldati cosa devono fare se gli capita un generale tipo Franco? Gli avete detto che agli ufficiali disobbedienti al popolo loro sovrano non si deve obbedire?

Poi dal '39 in là fu una frana: i soldati italiani aggredirono una dopo l'altra altre sei Patrie che non avevano certo attentato alla loro (Albania, Francia, Grecia, Egitto, Jugoslavia, Russia).

Era una guerra che aveva per l'Italia due fronti. L'uno contro il sistema democratico. L'altro contro il sistema socialista. Erano e sono per ora i due sistemi politici più nobili che l'umanità si sia data.

L'uno rappresenta il più alto tentativo dell'umanità di dare, anche su questa terra, libertà e dignità umana ai poveri.

L'altro il più alto tentativo dell'umanità di dare, anche su questa terra, giustizia e eguaglianza ai poveri.

Non vi affannate a rispondere accusando l'uno o l'altro sistema dei loro vistosi difetti e errori. Sappiamo che son cose umane. Dite piuttosto cosa c'era di qua dal fronte. Senza dubbio il peggior sistema politico che oppressori senza scrupoli abbiano mai potuto escogitare. Negazione d'ogni valore morale, di ogni libertà se non per i ricchi e per i malvagi. Negazione d'ogni giustizia e d'ogni religione. Propaganda dell'odio e sterminio d'innocenti. Fra gli altri lo sterminio degli ebrei (la Patria del Signore dispersa nel mondo e sofferente).

Che c'entrava la Patria con tutto questo? e che significato possono più avere le Patrie in guerra da che l'ultima guerra è stata un confronto di ideologie e non di patrie?

Ma in questi cento anni di storia italiana c'è stata anche una guerra «giusta» (se guerra giusta esiste). L'unica che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana.

Da un lato c'erano dei civili, dall'altra dei militari. Da un lato soldati che avevano obbedito, dall'altra soldati che avevano obiettato.

Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i «ribelli», quali i «regolari»?

È una nozione che urge chiarire quando si parla di Patria. Nel Congo p. es. quali sono i «ribelli»?

Poi per grazia di Dio la nostra Patria perse l'ingiusta guerra che aveva scatenato. Le Patrie aggredite dalla nostra Patria riuscirono a ricacciare i nostri soldati.

Certo dobbiamo rispettarli. Erano infelici contadini o operai trasformati in aggressori dall'obbedienza militare. Quell'obbedienza militare che voi cappellani esaltate senza nemmeno un «distinguo» che vi riallacci alla parola di San Pietro: «Si deve obbedire agli uomini o a Dio?». E intanto ingiuriate alcuni pochi coraggiosi che son finiti in carcere per fare come ha fatto San Pietro.

In molti paesi civili (in questo più civili del nostro) la legge li onora permettendo loro di servir la Patria in altra maniera. Chiedono di sacrificarsi per la Patria più degli altri, non meno. Non è colpa loro se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in prigione.

Del resto anche in Italia c'è una legge che riconosce un'obiezione di coscienza. È proprio quel Concordato che voi volevate celebrare. Il suo terzo articolo consacra la fondamentale obiezione di coscienza dei Vescovi e dei Preti.

In quanto agli altri obiettori, la Chiesa non si è ancora pronunziata né contro di loro né contro di voi. La sentenza umana che li ha condannati dice solo che hanno disobbedito alla legge degli uomini, non che son vili. Chi vi autorizza a rincarare la dose? E poi a chiamarli vili non vi viene in mente che non s'è mai sentito dire che la viltà sia patrimonio di pochi, l'eroismo patrimonio dei più?

Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei profeti. Certo il luogo dei profeti è la prigione, ma non è bello star dalla parte di chi ce li tiene.

Se ci dite che avete scelto la missione di cappellani per assistere feriti e moribondi, possiamo rispettare la vostra idea. Perfino Gandhi da giovane l'ha fatto. Più maturo condannò duramente questo suo errore giovanile. Avete letto la sua vita?

Ma se ci dite che il rifiuto di difendere se stesso e i suoi secondo l'esempio e il comandamento del Signore è «estraneo al comandamento cristiano dell'amore» allora non sapete di che Spirito siete! che lingua parlate? come potremo intendervi se usate le parole senza pesarle? se non volete onorare la sofferenza degli obiettori, almeno tacete!

Auspichiamo dunque tutto il contrario di quel che voi auspicate: Auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Libertà, Verità.

Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima.

Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano.

Lorenzo Milani sac.

16/11/2005 - 11:45


L'espressione Sky Pilot sembra addirittura risalire ai tempi del Far West ed era usata sarcasticamente dai cowboys per indicare un sacerdote e un predicatore. Per quanto possa sembrare improbabile, ho desunto questa notizia da un vecchio fumetto di Tex del 1974, in mio possesso. A quel tempo, negli albi, le storie erano precedute in ogni numero da un'interessantissima rubrica, "Così parlavano nel West", dove venivano riportate espressioni e modi di dire in uso all'epoca, con dettagliate spiegazioni.

Riccardo Venturi - 3/4/2009 - 16:31




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