E il tram ti lascia qui
all'ultima fermata
in un cappotto grande
come non è la vita
che torna vita solo
in fondo ad un quartiere
la santità dei ragazzi
il prezzo dell'amore
e mentre la sera gela le ringhiere
ti appoggi nelle tasche
arrotoli il Corriere
E questa notte Roma è tutta nera nera
tutto il disprezzo degli altri
è falsa letteratura
ma nessun parafango può schiacciare un cuore
e tra cartoni e lamiere nasce un raggio di sole
Ho sognato qua la mia libertà
era una farfalla sopra la mia bocca
era l'amore
ho sognato qua la mia umanità
erano felici anche gli infelici
che nessuno sa
che nessuno sa
E questa luna sporca con i riccioli neri
ti stringe il cuore al cappotto
tra i dialetti e gli odori
a volte una carezza può piegare i ginocchi
portare lividi nuovi sui lividi vecchi
ma dove non arriva la parola del mondo
tra prati e borgate nasce un altro canto
Ho sognato qua la mia libertà
era l'innocenza oltre le bandiere
era l'amore
ho sognato qua la mia umanità
erano felici anche gli infelici
che nessuno sa
che nessuno sa
E questa notte Roma è tutta nera nera
tra i prati e le borgate nasce un nuovo canto
all'ultima fermata
in un cappotto grande
come non è la vita
che torna vita solo
in fondo ad un quartiere
la santità dei ragazzi
il prezzo dell'amore
e mentre la sera gela le ringhiere
ti appoggi nelle tasche
arrotoli il Corriere
E questa notte Roma è tutta nera nera
tutto il disprezzo degli altri
è falsa letteratura
ma nessun parafango può schiacciare un cuore
e tra cartoni e lamiere nasce un raggio di sole
Ho sognato qua la mia libertà
era una farfalla sopra la mia bocca
era l'amore
ho sognato qua la mia umanità
erano felici anche gli infelici
che nessuno sa
che nessuno sa
E questa luna sporca con i riccioli neri
ti stringe il cuore al cappotto
tra i dialetti e gli odori
a volte una carezza può piegare i ginocchi
portare lividi nuovi sui lividi vecchi
ma dove non arriva la parola del mondo
tra prati e borgate nasce un altro canto
Ho sognato qua la mia libertà
era l'innocenza oltre le bandiere
era l'amore
ho sognato qua la mia umanità
erano felici anche gli infelici
che nessuno sa
che nessuno sa
E questa notte Roma è tutta nera nera
tra i prati e le borgate nasce un nuovo canto
Contributed by L.L. - 2016/11/14 - 18:37
Sarà...ma mi perdonate se io continuo a preferire Pierpaolo il rivoluzionario...? (Salud)
(Tra l'altro, chissà che nella scelta del nome da parte degli Squallor non ci sia proprio entrato monsignor Pasolini...)
(Tra l'altro, chissà che nella scelta del nome da parte degli Squallor non ci sia proprio entrato monsignor Pasolini...)
Riccardo Venturi - 2016/11/15 - 21:47
Riccardo, è ora di passare dai diciassette anni e mezzo ai diciotto... (Salud)
L.L. - 2016/11/16 - 20:41
Carissimo, di anni ne ho oramai parecchi più di diciassette e mezzo e anche di diciotto; sarà anche per questo che Pasolini ha cominciato da un bel po' a puzzarmi di banale e sopravvalutata acquasantiera. In questo può starsene tranquillamente a far compagnia a Califano, che perlomeno era uno dei rari amici di Piero Ciampi, questo va detto. Naturalmente esprimo miei pareri, assai maturati nella mia evoluzione da diciassettenne e mezzo a diciottenne. Come tali sono e devono essere opinabili, ma tutte 'ste "pasolinate" mi stanno cominciando a farmi sentire il bisogno di un maalox. Ovviamente con immutata stima; sai com'è, on n'est pas serieux quand on a dix-sept ans...(Salud)
Riccardo Venturi - 2016/11/16 - 21:48
Riccardo, condivido con te l'apprezzamento per il Pierpaolo degli Squallor :-) Però mi piace anche questa canzone (e non solo questa) di Califano che, a mio parere, avrà avuto pure tanti difetti (forse altri glieli hanno anche appiccicati) ma che, sempre secondo me, era uno che con le parole ci sapeva fare. E se, come hai scritto tu, era amico di Piero Ciampi ci sarà pure stato un motivo, oltre al comune passatempo etilico.
Vito Vita - 2023/1/14 - 10:59
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Ormai si contano le canzoni «in morte» di Pier Paolo Pasolini: dal Lamento di Giovanna Marini a De André, De Gregori, etc. Che io sappia, ce n'è soltanto una che racconta Pasolini «vivo»: è questa, interpretata da un insospettabile Franco Califano. Un ritratto del poeta di Casarsa nei suoi primi, duri anni romani, quando insegnava nella scuola media di Ciampino. Certo tutto doveva dividere questi due uomini, così diversi sotto ogni profilo: il «cattolico apostolico romano, liberale, anticomunista» Califano e il comunista «reazionario» Pasolini. O forse no.