Jón Arason var kaþólskur segja sannfróðir
og siðskiptin taldi hann hin verstu mál
og hann orti vísur til ungra og sætra stelpna
sem hann unni ásamt guði og páfa af lífi og sál.
Og hann hafði segja þeir einnar minnstar mætur
á Marteini saurnum Lúter og hyski hans
ef einhver er til sem ábyggilega er helgaður
þá er það Marteinn – grillspjóti andskotans.
En þeir sörguðu af honum hausinn herra minn trúr
herjans þrælarnir gömlum og sonum hans tveimur
ó það liggur svo berlega í augum uppi Snati minn
hve átakanlega vondur hann er þessi heimur.
og siðskiptin taldi hann hin verstu mál
og hann orti vísur til ungra og sætra stelpna
sem hann unni ásamt guði og páfa af lífi og sál.
Og hann hafði segja þeir einnar minnstar mætur
á Marteini saurnum Lúter og hyski hans
ef einhver er til sem ábyggilega er helgaður
þá er það Marteinn – grillspjóti andskotans.
En þeir sörguðu af honum hausinn herra minn trúr
herjans þrælarnir gömlum og sonum hans tveimur
ó það liggur svo berlega í augum uppi Snati minn
hve átakanlega vondur hann er þessi heimur.
Contributed by Riccardo Venturi - 2016/11/12 - 07:26
Language: Italian
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
11 novembre 2016
Stante quanto affermato nell'introduzione, andiamo un po' a vedere come, all'inizio della sua storia musicale, il giovane Megas affrontava in chiave rockettara (si dice così anche in islandese: rokkari), dissacrandole del tutto, la storia e la cultura tradizionale islandese. Questa canzone (scritta da Megas probabilmente ancora da ragazzo) parla di una figura e di un episodio molto famosi nella storia islandese: l'uccisione di Jón Arason, l'ultimo vescovo cattolico dell'isola, avvenuta nel 1550.
La storia religiosa dell'Islanda è una storia di imposizioni. Dopo la colonizzazione dell'isola (anno 874) da parte dei transfughi norvegesi sfuggiti alla tirannia del re Aroldo Bellachioma (Háraldr Hárfagr, o Harald Hårfager), il sistema religioso germanico tradizionale fu mantenuto fino all'introduzione “ex lege” del Cristianesimo, votata a maggioranza dall'Alþingi (il parlamento islandese) esattamente nell'anno 1000. Ciò non toglie che il Cristianesimo (e il cattolicesimo) islandese stentarono assai a radicarsi veramente, e si trattò sempre e comunque di un Cristianesimo decisamente periferico, in un paese veramente fuori dal mondo, del tutto adattato alla realtà locale e in alcuni casi assolutamente aberrante. La figura di Jón Arason è, a tale riguardo, del tutto esemplare. Persona gioviale, sanguigna e gaudente, il vescovo cattolico (nato nel 1484) viveva more uxorio con una donna dalla quale aveva avuto diversi figli, ne aveva avuti altri da altre donne e, essendo un ottimo e dotato poeta, scriveva canzoni e poesie per belle e giovani ragazze (fatto ricordato precisamente in questa canzone). Al contempo, fu una figura importante nella storia culturale del paese: dopo la sua nomina a vescovo di Hólar (una delle due diocesi islandesi assieme a Skálholt), avvenuta nel 1522, introdusse la prima stamperia dell'isola e, nel 1530, produsse il primo libro a stampa d'Islanda (il Breviarium Holense, poi andato perduto). Non è esagerato affermare che, attorno a quegli anni, Jón Arason aveva un potere talmente vasto da poter essere considerato il vero e proprio padrone dell'Islanda, appartenente fin dal XIV secolo alla corona di Danimarca.
Nel 1537, il re Cristiano III di Danimarca promulgò l'ordinanza con la quale la riforma Luterana veniva introdotta come religione di stato nei suoi domini; Jón Arason si rifiutò di applicarla in Islanda. Ovviamente, l'introduzione del Luteranesimo avrebbe significato la fine del suo potere, ma sicuramente nella sua decisione vi era anche una componente di volontà di non subire imposizioni da parte dei danesi. Jón scrisse una lettera al Re nel 1540, e Cristiano III, per così dire, non la prese bene. Nel 1541, Cristiano III inviò una spedizione militare in Islanda, che riuscì a catturare l'altro vescovo, quello di Skálholt, e a ridurre la sua diocesi all'obbedienza. Hólar, la diocesi di Jón Arason, rimase cattolica fino al 1550; la resistenza fu sostenuta anche da papa Paolo III (Farnese) in persona, con una lettera di incoraggiamento scritta a Jón Arason. Nell'autunno del 1550, però, gli inviati di Cristiano III, guidati dal balivo Christian Skriver, riuscirono ad impadronirsi anche della diocesi di Hólar e catturarono il vescovo Jón Arason assieme ai suoi due figli, Ari e Björn Jónsson; tutti e tre furono decapitati senza processo il 7 novembre 1550 presso Skálholt, mentre una delle figlie del vescovo guidava inutilmente un gruppo armato per tentare di salvare il padre. L'anno successivo, a suggello dell'impresa, il Re danese inviò in Islanda un contingente di 300 uomini; fu anche istituito un processo postumo a Jón Arason, che naturalmente legalizzò la sua esecuzione. Dev'essere comunque notato che la popolazione della diocesi aveva solidarizzato con Jón Arason: poco dopo, alcuni pescatori fecero fare una bruttissima fine al balivo Christian Skriver.
Da allora, l'Islanda fu “riformata” a forza (si noti che il termine islandese per “riforma luterana”, sið(a)skipti, significa letteralmente “secessione”). Una diocesi cattolica non esistette più fino al 1823, ma i cattolici rimasti sono tutt'oggi poche decine. Tutto questo coincise col periodo probabilmente più buio della storia dell'isola, con l'introduzione del Monopolio Commerciale e con le carestie e lo spopolamento da esso provocati con il “gentile” concorso di un buon numero di catastrofi naturali (come l'eruzione del Laki del 1783). La figura di Jón Arason esemplifica comunque bene la peculiarità di tutta la storia islandese: pur essendo un paese luterano, Jón è praticamente “venerato” come campione dell'indipendenza islandese e della resistenza al colonialismo danese (perché di colonialismo a tutto tondo si trattò). Indi per cui, a Jón Arason, l'ultimo vescovo cattolico islandese, sono stati eretti monumenti un po' ovunque, ed il luogo della sua esecuzione è monumento nazionale. E' rimasta comunque una figura imbarazzante; ad esempio, la Chiesa Cattolica, nonostante la sua resistenza al Luteranesimo ed il suo martirio, si è guardata bene dal santificarlo. Perché era tutt'altro che un santo.
11 novembre 2016
Stante quanto affermato nell'introduzione, andiamo un po' a vedere come, all'inizio della sua storia musicale, il giovane Megas affrontava in chiave rockettara (si dice così anche in islandese: rokkari), dissacrandole del tutto, la storia e la cultura tradizionale islandese. Questa canzone (scritta da Megas probabilmente ancora da ragazzo) parla di una figura e di un episodio molto famosi nella storia islandese: l'uccisione di Jón Arason, l'ultimo vescovo cattolico dell'isola, avvenuta nel 1550.
La storia religiosa dell'Islanda è una storia di imposizioni. Dopo la colonizzazione dell'isola (anno 874) da parte dei transfughi norvegesi sfuggiti alla tirannia del re Aroldo Bellachioma (Háraldr Hárfagr, o Harald Hårfager), il sistema religioso germanico tradizionale fu mantenuto fino all'introduzione “ex lege” del Cristianesimo, votata a maggioranza dall'Alþingi (il parlamento islandese) esattamente nell'anno 1000. Ciò non toglie che il Cristianesimo (e il cattolicesimo) islandese stentarono assai a radicarsi veramente, e si trattò sempre e comunque di un Cristianesimo decisamente periferico, in un paese veramente fuori dal mondo, del tutto adattato alla realtà locale e in alcuni casi assolutamente aberrante. La figura di Jón Arason è, a tale riguardo, del tutto esemplare. Persona gioviale, sanguigna e gaudente, il vescovo cattolico (nato nel 1484) viveva more uxorio con una donna dalla quale aveva avuto diversi figli, ne aveva avuti altri da altre donne e, essendo un ottimo e dotato poeta, scriveva canzoni e poesie per belle e giovani ragazze (fatto ricordato precisamente in questa canzone). Al contempo, fu una figura importante nella storia culturale del paese: dopo la sua nomina a vescovo di Hólar (una delle due diocesi islandesi assieme a Skálholt), avvenuta nel 1522, introdusse la prima stamperia dell'isola e, nel 1530, produsse il primo libro a stampa d'Islanda (il Breviarium Holense, poi andato perduto). Non è esagerato affermare che, attorno a quegli anni, Jón Arason aveva un potere talmente vasto da poter essere considerato il vero e proprio padrone dell'Islanda, appartenente fin dal XIV secolo alla corona di Danimarca.
Nel 1537, il re Cristiano III di Danimarca promulgò l'ordinanza con la quale la riforma Luterana veniva introdotta come religione di stato nei suoi domini; Jón Arason si rifiutò di applicarla in Islanda. Ovviamente, l'introduzione del Luteranesimo avrebbe significato la fine del suo potere, ma sicuramente nella sua decisione vi era anche una componente di volontà di non subire imposizioni da parte dei danesi. Jón scrisse una lettera al Re nel 1540, e Cristiano III, per così dire, non la prese bene. Nel 1541, Cristiano III inviò una spedizione militare in Islanda, che riuscì a catturare l'altro vescovo, quello di Skálholt, e a ridurre la sua diocesi all'obbedienza. Hólar, la diocesi di Jón Arason, rimase cattolica fino al 1550; la resistenza fu sostenuta anche da papa Paolo III (Farnese) in persona, con una lettera di incoraggiamento scritta a Jón Arason. Nell'autunno del 1550, però, gli inviati di Cristiano III, guidati dal balivo Christian Skriver, riuscirono ad impadronirsi anche della diocesi di Hólar e catturarono il vescovo Jón Arason assieme ai suoi due figli, Ari e Björn Jónsson; tutti e tre furono decapitati senza processo il 7 novembre 1550 presso Skálholt, mentre una delle figlie del vescovo guidava inutilmente un gruppo armato per tentare di salvare il padre. L'anno successivo, a suggello dell'impresa, il Re danese inviò in Islanda un contingente di 300 uomini; fu anche istituito un processo postumo a Jón Arason, che naturalmente legalizzò la sua esecuzione. Dev'essere comunque notato che la popolazione della diocesi aveva solidarizzato con Jón Arason: poco dopo, alcuni pescatori fecero fare una bruttissima fine al balivo Christian Skriver.
Da allora, l'Islanda fu “riformata” a forza (si noti che il termine islandese per “riforma luterana”, sið(a)skipti, significa letteralmente “secessione”). Una diocesi cattolica non esistette più fino al 1823, ma i cattolici rimasti sono tutt'oggi poche decine. Tutto questo coincise col periodo probabilmente più buio della storia dell'isola, con l'introduzione del Monopolio Commerciale e con le carestie e lo spopolamento da esso provocati con il “gentile” concorso di un buon numero di catastrofi naturali (come l'eruzione del Laki del 1783). La figura di Jón Arason esemplifica comunque bene la peculiarità di tutta la storia islandese: pur essendo un paese luterano, Jón è praticamente “venerato” come campione dell'indipendenza islandese e della resistenza al colonialismo danese (perché di colonialismo a tutto tondo si trattò). Indi per cui, a Jón Arason, l'ultimo vescovo cattolico islandese, sono stati eretti monumenti un po' ovunque, ed il luogo della sua esecuzione è monumento nazionale. E' rimasta comunque una figura imbarazzante; ad esempio, la Chiesa Cattolica, nonostante la sua resistenza al Luteranesimo ed il suo martirio, si è guardata bene dal santificarlo. Perché era tutt'altro che un santo.
SULLA CRUDELE MORTE DI JÓN ARASON
Jón Arason era cattolico, dicono i sapienti
E la Riforma, la vedeva peggio della peste.
Componeva canti per giovani e dolci ragazze
Che lui amava anima e cuore assieme a dio e al papa.
E aveva, dicono, ancor meno simpatia
Per quel Martin Lutero di merda e la sua marmaglia.
Se c'è qualcuno che senz'altro è consacrato,
è quel Martino, sì, ma a essere arrostito da Satana.
E gli falciarono la testa, mio autentico signore,
I servi del diavolo [1], al vecchio e ai suoi due figli.
Eh, è talmente evidente, Snati [2] mio,
Quanto tremendamente cattivo sia questo mondo.
Jón Arason era cattolico, dicono i sapienti
E la Riforma, la vedeva peggio della peste.
Componeva canti per giovani e dolci ragazze
Che lui amava anima e cuore assieme a dio e al papa.
E aveva, dicono, ancor meno simpatia
Per quel Martin Lutero di merda e la sua marmaglia.
Se c'è qualcuno che senz'altro è consacrato,
è quel Martino, sì, ma a essere arrostito da Satana.
E gli falciarono la testa, mio autentico signore,
I servi del diavolo [1], al vecchio e ai suoi due figli.
Eh, è talmente evidente, Snati [2] mio,
Quanto tremendamente cattivo sia questo mondo.
Language: English
English translation by Riccardo Venturi
November 12, 2016, 07:47
November 12, 2016, 07:47
ON JÓN ARASON'S CRUEL DEATH
Jón Arason was a Papist, wise men say,
And he held Reformation worse than plague.
He wrote songs for young and sweet girls
He loved in body and soul, like God and the Pope.
And, wise men say, he liked still less
That filthy Martin Luther and his rabble.
Is there someone, no doubt, who's consecrated,
It's that Martin, yea, but to Satan's spit.
And those serfs of the devil [1], my only true Lord,
Reaped the old man's and his two sons' head.
And it stands so clearly to reason, my dear Snati, [2]
How terribly evil is this world.
Jón Arason was a Papist, wise men say,
And he held Reformation worse than plague.
He wrote songs for young and sweet girls
He loved in body and soul, like God and the Pope.
And, wise men say, he liked still less
That filthy Martin Luther and his rabble.
Is there someone, no doubt, who's consecrated,
It's that Martin, yea, but to Satan's spit.
And those serfs of the devil [1], my only true Lord,
Reaped the old man's and his two sons' head.
And it stands so clearly to reason, my dear Snati, [2]
How terribly evil is this world.
Language: Finnish
Traduzione finlandese / Finnish translation / Traduction finnoise / Finnska þýðing / Suomennos: Juha Rämö
JÓN ARASONIN JULMASTA KUOLEMASTA
Jón Arason, viisaat kertovat, oli katolilainen,
jolle uskonpuhdistus oli pahempi kuin rutto.
Hän teki lauluja nuorille ja kauniille tytöille
ja rakasti ruumiillaan ja sielullaan niin kuin Jumala ja paavi.
Ja vielä enemmän, viisaat kertovat, hän inhosi
kirottua Martin Lutheria ja tämän roskajoukkoa.
Jos kukaan koskaan on siunattu,
niin tuo Martin, mutta saatanan nimeen.
Ja nuo paholaisen, ainoan oikean herrani palvelijat
veivät pään vanhalta mieheltä ja hänen kahdelta pojaltaan.
Mikäpä voisi selvemmin kertoa, uskollinen koirani Snati,
tämän maailman käsittämättömästä pahuudesta.
Jón Arason, viisaat kertovat, oli katolilainen,
jolle uskonpuhdistus oli pahempi kuin rutto.
Hän teki lauluja nuorille ja kauniille tytöille
ja rakasti ruumiillaan ja sielullaan niin kuin Jumala ja paavi.
Ja vielä enemmän, viisaat kertovat, hän inhosi
kirottua Martin Lutheria ja tämän roskajoukkoa.
Jos kukaan koskaan on siunattu,
niin tuo Martin, mutta saatanan nimeen.
Ja nuo paholaisen, ainoan oikean herrani palvelijat
veivät pään vanhalta mieheltä ja hänen kahdelta pojaltaan.
Mikäpä voisi selvemmin kertoa, uskollinen koirani Snati,
tämän maailman käsittämättömästä pahuudesta.
Contributed by Juha Rämö - 2017/11/7 - 12:18
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Testo e musica: Megas [Magnús Þór Jónsson]
Lyrics and music: Megas [Magnús Þór Jónsson]
Orð og tónlist: Megas [Magnús Þór Jónsson]
Album: Megas 1972
Nel 1972, il sig. Magnús Þór Jónsson, islandese, era un giovanotto di ventisette anni (è nato il 7 aprile 1945) innamorato del rock e di Elvis Presley; il rock & roll era arrivato in Islanda verso il 1956, ma gli interessi musicali del giovanissimo Magnús dovettero essere rimandati a dopo la scuola media. Verso il '68, ventitreenne, Magnús aveva già composto 14 canzoni, diverse delle quali comparvero nel suo primo album; nel frattempo, ai tempi del liceo, si era fatto notare anche per brevi componimenti ed articoli scritti per il giornale scolastico, che avevano provocato un putiferio. Diceva di ispirarsi a Bob Dylan e a Ray Davies, ma le sue canzoni erano molto “islandesi”, prendendo di mira in modo satirico e solforoso la sacra storia del suo paese, i suoi miti e la sua cultura con testi considerati non di rado “diabolici” e offensivi. Il '68 islandese aveva trovato la sua figura, ma all'inizio si esibiva solamente per i suoi amici nei circoli di estrema sinistra (diremmo adesso: nei centri sociali).
Nel 1972, gli studenti islandesi dell'università di Oslo si autotassarono per permettere a Magnús di pubblicare il suo primo album, che comparve con lo pseudonimo di “Megas” (la traduzione greca del suo nome, dato che “Magnús” è il latino magnus, grande). L'album, noto da allora come “Megas 1972” contiene alcune delle canzoni scritte fino ad allora, in cui i testi solforosi (e non di rado blasfemi) sono accompagnati da una tenue musica acustica suonata da artisti popolari norvegesi. L'album provocò qualcosa di piuttosto inusuale in Islanda: fu infatti totalmente bandito dalla radio nazionale (allora, la TV trasmetteva solo per tre ore al giorno, e la radio era il mezzo di comunicazione più importante). In breve, fu censurato. In Islanda si può toccare ogni cosa, tranne l'eredità storica e culturale; questo fece sì che Megas divenisse una figura di culto nella crescente scena alternativa, ma anche che gli fosse di fatto impedito di pubblicare altri album. Scelse quindi di pubblicare i suoi testi e gli spartiti in tre volumetti.
Nel 1975, tre anni dopo, Megas riuscì ad esibirsi, e a cantare le sue canzoni, assieme al gruppo electric rock Judas; dato il successo, riuscì a pubblicare altri due album con testi ancora più duri e sarcastici: Millilending (“Transito”), nel 1975, e Fram og aftur blindgötuna (“Davanti e dietro al vicolo cieco”) nel 1976. Tutti i tabù della società islandese erano presi di mira, compresa la letteratura classica e la storia del paese rivista in un'ottica sarcasticamente “revisionista”. L'Islanda si divise, con una minoranza assai ostile ed una maggioranza che manifestò una sorta di entusiasmo liberatorio. Megas, tra le altre cose, maneggiava la lingua islandese con autentica maestria poetica, una caratteristica che, in un certo senso, lo avvicinava proprio al retaggio culturale che stroncava senza pietà.
Nel 1977, Megas pubblicò Á bleikum náttkjólum (“In candida camicia da notte”), accompagnato dal popolare gruppo folk rock Spilverk Þjóðanna. I tempi erano decisamente cambiati, e l'album fu votato come il miglior album islandese della storia. Nell'album, gli stili musicali sono svariatissimi; molti critici ritengono che contenga anche la primissima canzone punk islandese. Alla fine degli anni '70 Megas era una figura di riferimento; all'improvviso, dopo aver pubblicato un album di canzoni per bambini, si ritirò totalmente dalla scena musicale, si diplomò all'istituto delle belle arti (era sempre stato anche un apprezzato pittore) e si mise a lavorare come scaricatore di porto.
Non ricomparve sulla scena musicale che nel 1983, collaborando con altri gruppi e suonando come guest in diversi album. Nel 1985 si unì ai KUKL in un nuovo progetto chiamato MEGAKUKL, facendo tournées per tutta l'Islanda e incidendo una ventina di canzoni che però non sono mai state inserite in album. Nel 1986 Megas ricominciò la sua attività in proprio con l'album Í góðri trú (“In buona fede”). Nel 1990, Megas pubblicò l'album Hættuleg hljómsveit & glæpakvendið Stella (“Un gruppo pericoloso e Stella la criminale”), e diede inizio ad un nuovo progetto musicale coi KUKL, chiamato proprio Hættuleg Hljómsveit (“Gruppo Pericoloso”). Da notare che kukl, in islandese antico, significa “stregoneria”. Nel progetto con Megas, i KUKL si erano portati dietro, come vocalist, una giovane cantante venticinquenne che aveva già raggiunto una certa notorietà e che aveva già collaborato con loro: tale Björk Guðmundsdóttir, vale a dire Björk.
Megas è attualmente considerato uno dei più importanti artisti islandesi, sebbene non abbia mai raggiunto alcuna notorietà al di fuori dall'Islanda (a differenza di Björk, dei Sigur Rós e di altri). E' certamente, ed a ragione, considerato il “padre” del rock islandese, ma non ha mai scritto nulla se non nella sua lingua. Paradossalmente, ma non troppo, le sue canzoni che prendono di mira tutto e tutti nella storia e nella cultura islandese, non possono che rivolgersi che agli islandesi stessi e in tale storia e cultura sono comunque immerse fino al midollo delle ossa. Non si tratta di brani generalmente "esportabili" in un contesto più generale, anche se alcuni motivi di fondo hanno valenza sicuramente adattabile. All'età di settantuno anni, Megas è tutt'oggi attivo e autentico "decano" della scena musicale e artistica islandese. [RV]