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Langue: yiddish


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Di Nakht
[1929]

Liuba Lewicka.
Liuba Lewicka.


Una canzone scritta nel 1929 a New York da due immigrati dall'Europa dell'est, ebrei. Si tratta di
Aaron Domnits (versi), proveniente forse dalla Bielorussia, e Mikhl Gelbart (musica), proveniente da Łódź, in Polonia, l'autore di מחנות גײען e di molte altre canzoni yiddish.
Chiedo ovviamente (ed umilmente) aiuto a Riccardo per il testo yiddish, che ho trovato qui ma solo come file d'immagine in formato png.
Propongo poi di seguito una traslitterazione in caratteri latini (anche questa da verificare) e una traduzione francese, trovate sempre alla pagina indicata. La traduzione italiana l'ho trovata invece su “Tutti mi chiamano Ziamele: musiche yiddish” di Claudio Canal
Trovo la canzone interpretata da:
Shoshana Kalisch, nel disco collettivo “We Died in Hell—They Called it Passchendaele” del 1993;
June Tabor (ma credo si tratti di un adattamento in inglese) nel suo disco “Aleyn” del 1997 (La Tabor era presente anche nella compilazione citata al punto precedente);
Belinda Silbert, nel disco del compositore e sassofonista Rus Nerwich intitolato “Beyond the Walls”.



Però ho preferito attribuire il brano a Liuba Lewicka (viene scritto anche come Liuba Levitska, 1909-1943), cantante lirica e di cabaret polacca, ebrea, che ebbe la sfortuna di iniziare la propria intensa e breve carriera alla vigilia dello scoppio della guerra e, dopo l'occupazione tedesca, si trovò prigioniera con la propria famiglia nel ghetto di Vilnius. Lì continuò a dare concerti per gli abitanti e ad insegnare canto e si meritò il soprannome di “usignolo del ghetto”, una fama consolidatasi nel gennaio del 1942 quando Liuba Lewicka partecipò con altri artisti ad un concerto durante il quale intonò, tra le altre canzoni, anche “Di Nakht”, accolta dagli astanti in un religioso e commosso silenzio, una dedica di fatto ai compagni di sventura che i nazisti avevano già liquidato nei dintorni di Vilnius, nella foresta di Ponar (Ponary in polacco, Paneriai in lituano), uno dei più famigerati luoghi di esecuzioni di massa effettuate dai nazisti nel corso dell'Olocausto...



Nel gennaio del 1943 Liuba Lewicka fu fermata da Franz Murer, capo della Gestapo, che già l'aveva angariata tempo prima, accusandola di avergli lanciato uno sguardo di sfida e di essere una simpatizzante comunista... Ora Liuba Lewicka era molto nota nel ghetto e Murer voleva a tutti i costi un pretesto per umiliarla... Sottoposta a perquisizione, le fu trovato addosso un sacchetto di piselli che Liuba voleva portare alla madre inferma.



Arrestata, fu condotta nella prigione di Łukiszki, nel centro di Vilnius, diretta da un altro ufficiale nazista, tal Martin Weiss, un sadico torturatore e assassino che fu poi tra i responsabili della liquidazione finale del ghetto. Era noto con il soprannome di “Weiss, das Schwarz”, ossia “Bianco, il Nero”...



Anche in prigione Liuba Lewicka non si perse d'animo e si mise a cantare per gli altri prigionieri, in particolare per quelli che venivano frequentemente condotti a morte... La sua condotta non poteva essere sopportata oltre dai nazisti... Fu Weiss in persona ad incaricarsi dell'eliminazione dello scomodo “usignolo”: il 26 gennaio Liuba Lewicka fu caricata in macchina e condotta verso Ponar. Alla guida c'era Weiss e insieme a lui la sua giovane fidanzata, tal Helen Degner, membro della Gestapo e sorella di Hans Degner, un altro sadico assassino che angariava e uccideva i prigionieri ebrei addetti al campo di volo di Wilno-Porubanek...



Una volta arrivati nel luogo dell'esecuzione, Liuba Lewicka rifiutò di subire l'ultima umiliazione inferta a tutte le vittime, rifiutò di eseguire l'ordine di spogliarsi nuda di fronte ai propri carnefici... A questo punto Helen Degner la abbattè con un colpo di pistola a bruciapelo, sotto lo sguardo compiaciuto dell'amante Martin Weiss...



I nazisti agli ordini di gente come Weiss, come Franz Murer e come Bruno Kittel – ex attore e musicista, un altro dei boia di Vilnius - in meno tre anni, tra il 1941 ed il 1944, riuscirono ad eliminare presso Ponar tra i 70.000 e i 100.000 ebrei polacchi e lituani... Dopo la guerra Weiss fu processato e condannato all'ergastolo ma è possibile che poi sia stato rilasciato nei primi anni 50, comunque non si sa che fine abbia poi fatto; di Bruno Kittel non si seppe più nulla, probabilmente si rifece una vita da qualche parte grazie alla rete di copertura di cui godettero molti ex ufficiali nazisti; Murer fu processato in Austria nel 1963 ma venne assolto da ogni imputazione...

(fonti: Gli ultimi giorni di Vilnius, "Gerusalemme di Lituania", di Marco Piccolino; “The tragic fate of a singer”, capitolo dal libro “Price of Concord” di Markas Petuchauskas, 2015)
די נאַכטס'איז קײנער מיט מיר אין דער נאַכט,
די נאַכט, נאָר אַלײן איז מיט מיר.
אױף װעגן פֿאַרכמורעט און שטום,
די שטילקײט אַלײן װאַנדערט אום.

איך גײ, ס'איז אַ װײַטער דער װעג,
פֿאַרװאָלקנט און טױב איז די נאַכט.
װוּהין, פֿרעג דעם ריטעם פֿון די טריט.
זײ גיבן קײן ענטפֿער דיר ניט.

ס'איז קײנער מיט מיר אין דער נאַכט,
די נאַכט, נאָר אַלײן איז מיט מיר.
װאָס װײַטער און װײַטער אַהין -
װוּהין, שטילע װעגן, װוּהין?



envoyé par Bernart Bartleby - 2/11/2016 - 22:27




Langue: yiddish

Traslitterazione in caratteri latini da Poèmes s'enfuir
(Con diverse correzioni basate sul testo originale)
DI NAKHT

S’iz keyner mit mir in der nakht,
Di nakht, nor aleyn iz mit mir.
Oyf vegn farkhmuret un shtum,
Di shtilkeyt aleyn vandert um.

Ikh gey, s’iz a vayter der veg,
Farvolknt un toyb iz di nakht.
Vuhin, freg dem ritm fun di trit.
Zey gibn keyn entfer dir nit.

S’iz keyner mit mir in der nakht,
Di nakht, nor aleyn iz mit mir.
Vos vayter un vayter ahin –
Vuhin, shtile vegn vuhin ?

envoyé par Bernart Bartleby - 2/11/2016 - 22:32




Langue: français

Traduzione francese da Poèmes s'enfuir
CETTE NUIT

Je suis tout seul dans cette nuit
L’obscurité est ma seule compagnie
Sur ces routes d’un noir si dense
Le silence est le seul qui danse.

J’erre : longue est ma route
Sourde elle est, du ciel la voûte.
Où ? Où ? Demande au rythme de tes pas.
La réponse, ton oreille ne l’entendra pas.

Ja suis seul dans cette nuit
L’obscurité est ma seule compagnie.
Toujours plus loin, seul et désespéré
Le silence, où va-t-il me guider ?

envoyé par Bernart Bartleby - 2/11/2016 - 22:33




Langue: italien

Traduzione italiana di Claudio Canal dal suo Tutti mi chiamano Ziamele: musiche yiddish”, Editrice La Giuntina 1990.
LA NOTTE

Non c’è nessuno con me nella notte,
Solo la notte è con me.
Sulle strade scure e mute,
Vaga solo il silenzio.

Io vado, il mio cammino è lungo,
Nuvolosa e sorda è la notte
Dove, dove, chiede il ritmo di ogni passo.
Ma non si dà nessuna risposta.

Non c’è nessuno con me nella notte,
Solo la notte è con me.
Qualcosa verrà, qualcosa ci sarà.
Ma dove, strada silenziosa, dove?

envoyé par Bernart Bartleby - 2/11/2016 - 22:40




Langue: finnois

Traduzione finlandese / Finnish translation / Traduction finnoise / פֿינישע איבערסעצונג: יוהאַ רעמע / Suomennos: Juha Rämö


Ketään ei ole kanssani yössä,
yö yksin on seuranani.
Pimeillä ja äänettömillä kaduilla
vain hiljaisuus vaeltaa.

Kuljen tietäni niin pitkää,
pilvinen ja kuuro on yö.
Minne, kysyy askelten rytmi.
Mutta vastausta en saa.

Ketään ei ole kanssani yössä,
yö yksin on seuranani.
Kauemmas ja vielä etäämmälle -
minne, äänetön tie, minne?

envoyé par Juha Rämö - 4/11/2016 - 13:18


Mi dispiace solo di essere riuscito a trovare le foto dei carnefici e non quella di Liuba Lewicka, l'interprete di questo dolente canto...

B.B. - 3/11/2016 - 08:37


Forse ho trovato una foto di Liuba Lewicka ma non riesco a contribuirla in formato immagine...

B.B. - 3/11/2016 - 13:23


Il testo è stato inserito anche in forma visualizzabile e stampabile; in questo caso però è stata mantenuta, a fianco, anche l'immagine da cui è stato riprodotto. La trascrizione è stata corretta; quella proveniente da Poèmes s'enfuir contiene parecchi errori. L'immagine di Liuba Lewicka è stata inserita immediatamente sopra l'introduzione; è stata riprodotta utilizzando i mezzi informatici più all'avanguardia, vale a dire uno screenshot seguito da un copiaincolla su Paint (!!!). Ha probabilmente ragione chi ci dice che siamo un sito "1.0", però funziona. Salud!

Riccardo Venturi - 3/11/2016 - 16:12


Grassie Riccardo, come sempre.
Saluzzi

B.B. - 3/11/2016 - 16:36


Scusa, ma per capire...
Rispetto alla traslitterazione da Poèmes s'enfuir, che poi è identica a quella adottata da Claudio Canal nel suo libro pure citato nell'intro, io nella tua vedo solo due differenze: un "dir" al posto di un "mir" e un "is" al posto di un "iz"...

Non è che voglio pistinare, ma io prima di postarla avevo guardato il vademekum che mi avevi fornito a suo tempo per riconoscere le interpolazioni cruccheggianti, e mi sembrava a posto... E poi tu mi dici che ci sono parecchi errori! Ma allora con 'sto idish non me la kaverò mai!!!

B.B. - 3/11/2016 - 18:43


Per quel che riguarda il nostro Martin Weiss (da non confondersi con il più ancora tristemente noto Martin Gottfried Weiss, comandante nei campi di Dachau, Neuengamme e Majdanek, impiccato nel 1946) potete leggervi quanto a lui dedicato su “Hitler's Death Squads: The Logic of Mass Murder”, un libro di Helmut Langerbein pubblicato negli USA nel 2004. Il capitoletto s'intitola significativamente “The exemplary murderer” e descrive come un normale ragazzino cresciuto in una normale famiglia di Karlsruhe, padre amorevole di tre bambini, amante degli animali e dei cavalli in particolare, un uomo stimato nella propria comunità, a partire dal 1941 si trasformò velocemente in un assassino di massa, prima facendo il suo apprendistato in un Einsatzgruppe, uno squadrone della morte, e fino a diventare il comandante della polizia e dei servizi di sicurezza nazista a Vilnius, uno dei principali responsabili delle continue esecuzioni di massa nella vicina foresta di Ponary e della liquidazione del ghetto ebraico della città lituana...





Per quanto riguarda invece il suo collaboratore Bruno Kittel (da non confondersi con un omonimo violinista e direttore d'orchestra, e nemmeno con Otto Kittel, asso della Luftwaffe), che nel 1943 rilevò il capo della Gestapo Franz Murer giusto per effettuare la liquidazione finale del ghetto di Vilnius, vi invito a leggervi questo contributo su Executed Today, un bellissimo sito che racconta quanto male l'uomo ha inferto e continua ad infliggere ai propri simili in nome della Legge o di Dio o di non so cos'altro...



Bruno Kittel aveva studiato teatro e recitazione a Berlino e Francoforte, era un buon attore, un giovane bello, elegante, piacevole che amava l'arte, la musica. Era pure un bravo sassofonista. Il nazismo gli diede la ribalta che cercava. Fu uno dei più giovani ufficiali delle SS-Totenkopfverbände, le famigerate unità SS “Teste di morto” adibite alla custodia dei campi di concentramento. Efficiente e zelante, Bruno Kittel non si accontentò di portare “burocraticamente” a termine la liquidazione del ghetto di Vilnius nel settembre del 1943 ma, nelle settimane successive, le sue unità rastrellarono ulteriormente il ghetto ormai deserto alla ricerca degli ebrei che si fossero nascosti per sfuggire alla deportazione... E li snidarono tutti, uccidendoli spesso sul posto. Poi, non pago, intensificò i controlli sulla parte non ebraica della città per essere sicuro che anche lì non si fossero nascosti degli ebrei (diverse centinaia infatti lavoravano fuori del ghetto, in un paio di basi dove venivano riparati i veicoli militari)... Nel novembre del 1943, l'unità comandata da Bruno Kittel sorprese tre membri di una famiglia ebrea scampati alla liquidazione e che fingevano di essere cattolici privi di documenti... Gli Zalkind – un giovane, sua moglie e il loro bambino – furono arrestati e internati per gli accertamenti. Poi Kittel decise che dovevano essere giustiziati di fronte ai prigionieri, come esempio per tutti. Fece erigere un patibolo e li impiccò con le sue mani, a cominciare dal bimbo. L'esecuzione del padre richiese tre ripetizioni, perchè la corda si scioglieva, ma Kittel gli disse che se anche il nodo si fosse sciolto 100 volte, lui lo avrebbe comunque impiccato... Terminato lo spettacolo, Kittel scelse a caso 50 uomini tra i prigionieri che assistevano e li trasferì a Ponary dove furono tutti fucilati...



La ferocia, la crudeltà e lo zelo di gente come Weiss, Murer e Kittel non poterono essere minimamente compensate dal diverso agire di alcuni loro colleghi, mosche bianche in quel verminaio di assassini. Uno di questi fu – a dispetto dei suoi baffetti alla Hitler – tal Karl Plagge, maggiore della Wermacht (non un SS) responsabile dell'Heereskraftfahrpark 562 (HKP 562) di Vilnius, un campo dove si provvedeva alla riparazione dei veicoli dell'esercito. Nelle officine di Karl Plagge lavorarono molte centinaia di ebrei e lui si adoperò per la sopravvivenza loro e delle loro famiglie, dando spesso razioni di cibo molto più abbondanti e migliori e fornendo vestiti più pesanti per l'inverno e legna da ardere e medicine. Nel 1943, quando gli fu chiaro che entro poco il ghetto sarebbe stato liquidato, Karl Plagge cercò di proteggere i suoi operai e le loro famiglie, difendendo di fronte alle SS l'indispensabilità di quei lavoratori per lo sforzo bellico della Germania. Il suo tentativo si infranse contro gli “exemplary murderers” descritti poc'anzi, ma Karl Plagge riuscì comunque a far trasferire circa 1.200 ebrei – 500 uomini e le loro famiglie – nel suo campo poco prima che il ghetto fosse liquidato. E' anche possibile che il signor Zalkind, impiccato con la sua famiglia da Bruno Kittel, fosse un operaio dell'HKP 562...
Il 1 luglio 1944, quando l'Armata Rossa era ormai alle porte di Vilnius, Karl Plagge radunò i suoi prigionieri e, davanti ad ufficiali delle SS, tenne un discorso a double entendre in cui annunciava che il campo sarebbe stato abbandonato e che gli internati sarebbero stati trasferiti sotto la scorta delle SS “che sono notoriamente un'organizzazione dedita alla protezione dei rifugiati”, così disse testualmente Karl Plagge, avvertendo gli ebrei che sarebbero stati tutti ammazzati e che dovevano nascondersi se volevano avere la speranza di sopravvivere... Così accadde, e sempre per mano del bellissimo e raffinattisimo boia Bruno Kittel, ma circa 250 prigionieri riuscirono comunque a salvarsi grazie all'avvertimento ricevuto da Plagge.

Targa commemorativa di  Karl Plagge nella sua città natale Darmstadt. “In ringraziamento per il suo essere umano durante un tempo inumano, con la speranza che il suo esempio sia da guida per le future generazioni. Gli ebrei sopravvissuti del campo HKP di Vilnius, 1941-1944”
Targa commemorativa di Karl Plagge nella sua città natale Darmstadt. “In ringraziamento per il suo essere umano durante un tempo inumano, con la speranza che il suo esempio sia da guida per le future generazioni. Gli ebrei sopravvissuti del campo HKP di Vilnius, 1941-1944”


Nel 2003 il nome di Plagge Karl (morto nel 1957) è stato iscritto come Giusto delle Nazioni allo Yad Vashem di Gerusalemme.

Bernart Bartleby - 3/11/2016 - 22:54


C'è anche un misterioso "vegtn" al posto di "vegn", e per me tre errori del genere in un testo non particolarmente lungo sono già parecchi; ma qui, come è noto, si cozza contro la mia insopportabile pignoleria, che con l'andar degli anni sta diventando ancor più indigeribile. Me ne rendo conto, ma la cosa non era certamente rivolta a te, BB, che hai fatto davvero un ottimo lavoro. Salud!

Riccardo Venturi - 3/11/2016 - 23:09


Devo aggiungere che il gigantesco "lavoro" effettuato dai nazisti nella sistematica eliminizione degli ebrei di Vilnius non sarebbe stato possibile senza la stretta collaborazione delle "Ypatingasis būrys", le squadre speciali della polizia lituana (che i polacchi chiamavano semplicemente "Strzelcy Ponarscy", "I fucilatori di Ponary"), composte da una nutrita schiera di volontari provenienti dalla Lietuvos Šaulių Sąjunga, un'organizzazione paramilitare nazionalista, fascista e antisemita.

Ma anche senza ricorrere a polizie e forze paramilitari locali, in tutto l'Est Europa - e fin dai decenni precedenti la seconda guerra mondiale, e anche dopo - furono molto spesso comuni cittadini, i carnefici della porta accanto, a fare a pezzi i loro vicini ebrei, come documenta l'impressionante sequenza fotografica del pogrom di Kaunas, sempre in Lituania, del giugno 1941 realizzata dal fotografo della Wermacht Wilhelm Gunsilius.

Bernart Bartleby - 4/11/2016 - 08:15


Ponary, settembre 1941. Esecuzione di alcuni uomini e di un bimbo ebrei. Alcuni dei carnefici armati di fucile vestono abiti civili, sono certamente abitanti del posto.
Ponary, settembre 1941. Esecuzione di alcuni uomini e di un bimbo ebrei. Alcuni dei carnefici armati di fucile vestono abiti civili, sono certamente abitanti del posto.

Bernart Bartleby - 4/11/2016 - 08:32


La propaganda e la comunicazione più fruibili, in Lituania ("...e la collina delle croci, e quanto s'è patito, e i tedeschi tanto cattivi, e i russi peggio de' tedeschi...") tendono eloquentemente a sorvolare su tutto questo.
Confermo quanto già scritto alcuni mesi fa, con particolare riferimento a quanto segue.

Un viaggio sul Baltico con passaggio in Polonia, compiuto nel 2005, mi ha mostrato una realtà da villan rifatti in cui non si tiene alcun conto della giustizia sociale ed in cui domina su tutto il consumismo più ebete e ridicolo. Pareva fossero chic persino quei cosi statunitensi che consumano quanto una locomotiva e che qui si vedono in qualche rara comparsata pubblicitaria.
In Lituania uscimmo dall'aeroporto di Vilnius per andare in centro con un autobus urbano che scoprimmo affollato di uomini tra i venti ed i quaranta tutti sotto l'effetto dell'eroina.
Tutti, ripeto.
L'hotel dove alloggiavamo aveva tre funzioni: hotel, casino' e casino senza accento. Quest'ultimo cespite doveva essere il più consistente visto il libro fotografico presente in ogni stanza.
Musei e luoghi di visita in genere intrisi di vittimismo piagnucoloso. Ma quanto son cattivi i tedeschi, e i russi peggio dei tedeschi, e noi povero popolo conculcato e oppresso che gli occidentali ci hanno abbandonato [così imparate a fidarvi, cialtroni...!], e la collina delle croci, e i martiri della repressione, e beh sì, va beh, qualche centinaio di migliaia di ebrei ammazzati, ma cosa volete che sia.
Una perentoria lapide su una parete del municipio in cui l'ubriacone Bush statuiva che i nemici della Lituania erano i nemici dell'AmeriKKKa mi fece includere Vilnius e la Lituania in generale come posti dove non tornare per alcun motivo.

Nel corso dello stesso viaggio comprai un libretto sulla storia degli ebrei in Lettonia. La traduzione è a disposizione del primo che la chiede.

Io non sto con Oriana - 5/11/2016 - 10:06




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