Quanto è importante la narrazione
per farci cogliere da una vera emozione
che ci sconvolga per bene come può fare un film
ad esempio sui deportati
che a guardarlo ci diciamo "mai più",
e poi se un dramma affine
ci è ogni giorno sotto gli occhi, ad esempio alla TV,
la realtà ci droga e non sentiamo nulla
se non fastidio
per le coscienze immacolate?
È la realtà che ci disintegra
e nulla c'è che ci reintegra
Quanto è importante la narrazione
per riportarci a una vera emozione
con le retoriche bandite
e il pianto a vuoto rinsecchito, risucchiato, svanito,
che si rifiuti del disdegno posticcio,
del compianto un po' molliccio
e di una commozione che si accende solamente
fra una bistecca sul fuoco
e una mela gustata poco a poco?
È la realtà che ci disintegra
e nulla c'è che ci reintegra
Quanto è importante la narrazione
per ricondurli a una qualche emozione
che non sia il fiato populista della pancia,
quelli che non hanno la lungimiranza,
la memoria, la pena, l'indulgenza,
che hanno in testa il tornaconto
e sequenze di presenti ammonticchiati
sul nulla di esistenze accartocciate
e poi schiacciate, rase al suolo, appiccicate
all'ignoranza e all'insipienza?
È la realtà che ci disintegra
e nulla c'è che ci reintegra
per farci cogliere da una vera emozione
che ci sconvolga per bene come può fare un film
ad esempio sui deportati
che a guardarlo ci diciamo "mai più",
e poi se un dramma affine
ci è ogni giorno sotto gli occhi, ad esempio alla TV,
la realtà ci droga e non sentiamo nulla
se non fastidio
per le coscienze immacolate?
È la realtà che ci disintegra
e nulla c'è che ci reintegra
Quanto è importante la narrazione
per riportarci a una vera emozione
con le retoriche bandite
e il pianto a vuoto rinsecchito, risucchiato, svanito,
che si rifiuti del disdegno posticcio,
del compianto un po' molliccio
e di una commozione che si accende solamente
fra una bistecca sul fuoco
e una mela gustata poco a poco?
È la realtà che ci disintegra
e nulla c'è che ci reintegra
Quanto è importante la narrazione
per ricondurli a una qualche emozione
che non sia il fiato populista della pancia,
quelli che non hanno la lungimiranza,
la memoria, la pena, l'indulgenza,
che hanno in testa il tornaconto
e sequenze di presenti ammonticchiati
sul nulla di esistenze accartocciate
e poi schiacciate, rase al suolo, appiccicate
all'ignoranza e all'insipienza?
È la realtà che ci disintegra
e nulla c'è che ci reintegra
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(Cristiano Godano - intervista)
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“Credo la poesia nasca dall’intuizione più che dall’analisi. Quel giorno ne ho avuta una abbastanza folgorante e per fortuna invece di pensare che un giorno più in là ne avrei potuto parlare (smarrendo così l’impatto “a caldo” dell’ispirazione), sono riuscito a trattenerla e a trasformarla subito in canzone. Siamo bombardati da brutture, costantemente, dai media ma anche da Internet: chiunque voglia vedere qualsiasi tipo di cosa può farlo in pochi secondi. Pensiamo al numero crescente di ragazzi che si filmano mentre fanno cose insensate. In questo senso, la narrazione (in senso buono di fabula), è un elemento necessario, che attrae l’uomo da millenni, poiché l’uomo ha bisogno di questa dimensione per mantenere l’empatia, la pietà. Sono aspetti umani che stiamo smarrendo perché siamo ormai avvezzi a tutto. Il potere archetipico del mito è ancora importante, forse ne abbiamo ancora più bisogno oggi. Quindi, sebbene la riflessione sulla manipolazione del linguaggio mi appartenga molto, in questo caso intendo la narrazione in senso positivo”.
(Cristiano Godano - altra intervista)