Indugia un po' sull'orizzonte, e l'orizzonte è rosa,
Ma tre attimi dopo è verde; quattro dopo è viola.
Mi accendo una sigaretta, il fumo non versa parola.
Oggi una folla scomposta, carognesca, irosa
Ha dato un ultimo assalto al Dollaro Depositato;
Non c'era nulla. Altri l'avevano già svacantato.
Il gelataio che scappa, corvi che volano neri.
C'è un camion, nelle urla s'immerge come un U-boot
Tirando giù dalla base la statua di Cornelius Coot.
Oggi, dicono, è cambiato tutto; disegnano l'odio,
Scompare quella certa innocenza rosa e finta
E domani l'orizzonte avrà quella vera, di tinta.
Per l'ultima volta guardo il caleidoscopio
Dell'invenzione, d'infanzie trascinate a riva
Succedersi in fughe dove soltanto la morte è viva.
Oggi, dicono, lo Zio ha sparato, ha tirato
Nel mucchio, è stato fatto a pezzi, squartato;
Il capitale ha raccolto quello che ha seminato.
Dicono pure che è insorto il Quartiere Agonia
Travolto da un'onda di sangue azzurrato,
D'ogni colore, sia acceso, sia piano o sfumato.
Si andava, si andava da tempo verso la tempesta,
Verso la livellazione terribile del fortunale,
Verso lo sprofondo di quel ventino fatale.
Nessun lieto fine mentre il sole affoga marrone
Volgari avventure, finite, estirpate, tradite,
Assurde vignette perdute nel nulla, sparite.
Rinascono in altri colori di un'altra terra,
In altri disegni, in altre sconfitte, nell'altro destino,
In altre storie, altre meraviglie d'un altro bambino.
Mi prendo il futuro e ce ne andiamo svegli
Verso quell'oscuro troppo spesso annunciato,
Verso un mondo nuovo che forse è già stato.
Ma tre attimi dopo è verde; quattro dopo è viola.
Mi accendo una sigaretta, il fumo non versa parola.
Oggi una folla scomposta, carognesca, irosa
Ha dato un ultimo assalto al Dollaro Depositato;
Non c'era nulla. Altri l'avevano già svacantato.
Il gelataio che scappa, corvi che volano neri.
C'è un camion, nelle urla s'immerge come un U-boot
Tirando giù dalla base la statua di Cornelius Coot.
Oggi, dicono, è cambiato tutto; disegnano l'odio,
Scompare quella certa innocenza rosa e finta
E domani l'orizzonte avrà quella vera, di tinta.
Per l'ultima volta guardo il caleidoscopio
Dell'invenzione, d'infanzie trascinate a riva
Succedersi in fughe dove soltanto la morte è viva.
Oggi, dicono, lo Zio ha sparato, ha tirato
Nel mucchio, è stato fatto a pezzi, squartato;
Il capitale ha raccolto quello che ha seminato.
Dicono pure che è insorto il Quartiere Agonia
Travolto da un'onda di sangue azzurrato,
D'ogni colore, sia acceso, sia piano o sfumato.
Si andava, si andava da tempo verso la tempesta,
Verso la livellazione terribile del fortunale,
Verso lo sprofondo di quel ventino fatale.
Nessun lieto fine mentre il sole affoga marrone
Volgari avventure, finite, estirpate, tradite,
Assurde vignette perdute nel nulla, sparite.
Rinascono in altri colori di un'altra terra,
In altri disegni, in altre sconfitte, nell'altro destino,
In altre storie, altre meraviglie d'un altro bambino.
Mi prendo il futuro e ce ne andiamo svegli
Verso quell'oscuro troppo spesso annunciato,
Verso un mondo nuovo che forse è già stato.
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[2016]
Testo dell'Anonimo Toscano del XXI secolo
Musica dei bambini del Quartiere Agonia
Scrive il misterioso Anonimo Toscano del XXI secolo: “Tramonto a Paperopoli promana, in linea di massima, da un lontano ricordo dell'infanzia e da un incubo ad occhi aperti terribilmente realista. Il lontano ricordo dell'infanzia è quello di una delle più celebri storie di Paperino, se non addirittura la più celebre in assoluto: Zio Paperone e il ventino fatale, del 1952 (fu pubblicata, in Italia, nel n° 37 di “Topolino”). Sarei ancora capace, a distanza di quarantacinque e rotti anni da quando per la prima volta la lessi, di recitare a memoria intere vignette, che ho tuttora negli occhi. Da quella storia prende l'avvio l'incubo ad occhi aperti, che ne è come una continuazione realista e visionaria al tempo stesso. Se nella storia originale l'avidità di zio Paperone viene punita con lo sprofondo di tutto il denaro del suo Deposito, dopo che vi è stato gettato un ventino raccolto da Paperino per far passare un bel Natale ai bambini poveri del quartiere Agonia (l'avaro zio Paperone aveva rifiutato il suo contributo), nell'incubo ad occhi aperti è scoppiata una tremenda rivolta in una Paperopoli spettrale. La popolazione di Paperopoli è insorta; nel quartiere Agonia non si accetta più la “generosa donazione” natalizia che mantiene lo status quo, ma ci si ribella ben sapendo che la rivoluzione non è un pranzo di gala, e neppure natalizio. Zio Paperone spara sulla folla e viene fatto a pezzi; si tira giù la statua coloniale del “padre fondatore” Cornelius Coot mentre io sto lì a guardare nell'andirivieni policromo dei cieli delle vignette. Di tutto questo sono spettatore quasi immobile, fumatore incallito in un mondo dove a tutti è oramai vietato fumare, hanno tolto persino l'eterno sigaro dalla bocca dell'ispettore Manetta. Sed multa renascentur, come si enuncia allorché l'incubo si dissolve in una speranza di un altrove che è, al tempo stesso, futuro e passato mentre il presente s'incendia.”