Ich hab’ meine Tante geschlachtet,
Meine Tante war alt und schwach;
Ich hatte bei ihr übernachtet
Und grub in den Kisten-Kasten nach.
Da fand ich goldene Haufen,
Fand auch an Papieren gar viel
Und hörte die alte Tante schnaufen
Ohn’ Mitleid und Zartgefühl.
Was nutzt es, daß sie sich noch härme –
Nacht war es rings um mich her –
Ich stieß ihr den Dolch in die Därme,
Die Tante schnaufte nicht mehr.
Das Geld war schwer zu tragen,
Viel schwerer die Tante noch.
Ich faßte sie bebend am Kragen
Und stieß sie ins tiefe Kellerloch. –
Ich hab’ meine Tante geschlachtet,
Meine Tante war alt und schwach;
Ihr aber, o Richter, ihr trachtet
Meiner blühenden Jugend-Jugend nach.
Meine Tante war alt und schwach;
Ich hatte bei ihr übernachtet
Und grub in den Kisten-Kasten nach.
Da fand ich goldene Haufen,
Fand auch an Papieren gar viel
Und hörte die alte Tante schnaufen
Ohn’ Mitleid und Zartgefühl.
Was nutzt es, daß sie sich noch härme –
Nacht war es rings um mich her –
Ich stieß ihr den Dolch in die Därme,
Die Tante schnaufte nicht mehr.
Das Geld war schwer zu tragen,
Viel schwerer die Tante noch.
Ich faßte sie bebend am Kragen
Und stieß sie ins tiefe Kellerloch. –
Ich hab’ meine Tante geschlachtet,
Meine Tante war alt und schwach;
Ihr aber, o Richter, ihr trachtet
Meiner blühenden Jugend-Jugend nach.
envoyé par Bernart Bartleby - 9/10/2016 - 17:21
Langue: italien
Traduzione italiana di Alessandro Fambrini e Nino Muzzi dalla loro ricerca intitolata “A mezzanotte dormono i borghesi. Anarchia e cabaret nella Germania del primo Novecento” pubblicata sulla rivista Labirinti dell'Università di Trento, 2006.
LO ZIICIDA
Ho massacrato la mia zietta,
mia zia era vecchia e inetta;
ero ospite nella sua abitazione
e frugavo in un cassettone,
in cui ho trovato un bel mare
d’oro e parecchi contanti.
Ascoltavo la vecchia ansimare
senza provar sentimenti.
A che serve che si affanni ancora?
Era notte, l’ora più oscura.
L’ho accoltellata al costato
e di colpo il suo affanno è cessato.
Il bottino un pesante fardello,
ma ancor più pesante la zia.
A fatica l’afferrai per il collo
e la trascinai nella stia.
Ho massacrato la mia zietta,
mia zia era vecchia e inetta;
ma voi, giudici, aspirate a di più:
al fior della mia gioventù.
Ho massacrato la mia zietta,
mia zia era vecchia e inetta;
ero ospite nella sua abitazione
e frugavo in un cassettone,
in cui ho trovato un bel mare
d’oro e parecchi contanti.
Ascoltavo la vecchia ansimare
senza provar sentimenti.
A che serve che si affanni ancora?
Era notte, l’ora più oscura.
L’ho accoltellata al costato
e di colpo il suo affanno è cessato.
Il bottino un pesante fardello,
ma ancor più pesante la zia.
A fatica l’afferrai per il collo
e la trascinai nella stia.
Ho massacrato la mia zietta,
mia zia era vecchia e inetta;
ma voi, giudici, aspirate a di più:
al fior della mia gioventù.
envoyé par Bernart Bartleby - 9/10/2016 - 17:22
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Parole e musica di Frank Wedekind (1864-1918), scrittore, drammaturgo e chansonnier, uno dei principali precursori del Kabarett tedesco. Nella raccolta intitolata “Die vier Jahreszeiten”, pubblicata a Monaco di Baviera nel 1905.
Interpretata da Helmuth Lohner (1933-2015), attore e registra teatrale austriaco, in “Helmut Lohner Singt Wedekind-Lieder - Ich Hab' Meine Geschlachtet”, disco interamente dedicato alle chansons di Wedekind, pubblicato nel 1975.
Una delle canzoni più note di Wedekind, quando si esibiva al Kabarett di Monaco chiamato “Die elf Scharfrichter”, “Gli Undici Boia”.
(da “Kabarett! Satira, politica e cultura tedesca in scena dal 1901 al 1967”, a cura di Paola Sorge. LIT Edizioni 2015)