In del Trisòld in via Buchètt
sem in sédes, darsètt
tücc del Fascio del partì
tücc insèmm e riunì
Se 'l padrún con la sua lista
ne farà girà i battista
sachernún (*), sem sucialista
rangiarèmm i cúnt un dì.
sem in sédes, darsètt
tücc del Fascio del partì
tücc insèmm e riunì
Se 'l padrún con la sua lista
ne farà girà i battista
sachernún (*), sem sucialista
rangiarèmm i cúnt un dì.
(*) Credo si tratti della “lombardizzazione” dell'imprecazione francese “sacré nom [de Dieu]”...
Contributed by Bernart Bartleby - 2016/8/9 - 21:56
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Canzone dei militanti socialisti milanesi
Sull'aria di “Sèmm in vun, semm in dú", canto numerativo ottocentesco, una marcetta militare ancora molto popolare durante la seconda guerra mondiale.
Il testo - prima ancora di riscontrarlo sul solito ottimo Il Deposito – l'ho trovato sul libro di Nanni Svampa “La mia morosa cara – Canti popolari milanesi e lombardi”, la cui prima pubblicazione risale al 1977 (riedito giusto 30 anni dopo)
Nell'interpretazione del Nuovo Canzoniere Milanese, la canzone fa parte della raccolta discografica "Il bosco degli alberi. Storia d'Italia dall'Unità a oggi attraverso il giudizio delle classi popolari", rappresentazione popolare in due tempi a cura di Gianni Bosio e Franco Coggiola (1971)
Queste due quartine in dialetto milanese sono un po' figlie (o forse madri?) del famoso Inno dei lavoratori di Filippo Turati, che l'autore presentò pubblicamente nel 1886 – guarda il caso – proprio nella trattoria Tresoldi di via Bocchetto (non distante da piazza Affari), ritrovo abituale dei socialisti milanesi, militanti nel Partito Operaio. E proprio quell'anno l'accentuazione della prospettiva internazionalista e rivoluzionaria, impressagli nel corso del suo congresso, scatenò contro il Partito la reazione governativa. Il suo organo di stampa, “Il Fascio Operaio”, venne chiuso, molti dirigenti furono arrestati e imprigionati con gravissime accuse, di sedizione e incitamento all'odio... E tra le prove portate a loro carico vi fu anche questa canzoncina, il cui testo stava su di un foglietto trovato in tasca ad uno dei fermati... Non bisogna dimenticare che il 1886 fu anche l'anno delle grandi manifestazioni - in Italia, in Europa e negli USA – per le otto ore, e che a Chicago i violentissimi scontri armati tra operai, da una parte, e polizia, crumiri e vigilantes, dall'altra, sfociarono poi nella strage di Haymarket e nella conseguente impiccagione di alcuni dirigenti anarchici, innocenti.
Da sottolineare che il termine “Fascio” - usurpato decenni dopo dal fascismo mussoliniano - era nato nei primi anni 70 dell'800 per definire le prime organizzazioni internazionaliste sorte in Italia (a Bologna nel 1871 e a Firenze nel 1872). Le sezioni dei Fasci Operai erano legate ai mestieri e agivano autonomamente, ma se una di esse entrava in sciopero o aveva dei problemi con l'apparato repressivo tutte le altre sezioni accorrevano in solidarietà, con mobilitazioni e collette. Questo il senso dell'uso del termine fascio: tante realtà distinte ma strettamente legate insieme. Al proposito si ricordi pure l'esperienza dei “Fasci siciliani dei lavoratori”, anch'essa duramente repressa dal governo Crispi nel 1894.