Ele sabe dos caminhos
Dessa minha terra
No meu corpo se escondeu
Minhas matas percorreu
Os meus rios
Os meus braços
Ele é o meu guerreiro
Nos colchões de terra
Nas bandeiras, bons lençóis
Nas trincheiras, quantos ais, ai
Cala a boca
Olha o fogo
Cala a boca
Olha a relva
Cala a boca, Bárbara
Cala a boca, Bárbara
Ele sabe dos segredos
Que ninguém ensina
Onde guardo o meu prazer
Em que pântanos beber
As vazantes
As correntes
Nos colchões de ferro
Ele é o meu parceiro
Nas campanhas, nos currais
Nas entranhas, quantos ais, ai
Cala a boca
Olha a noite
Cala a boca
Olha o frio
Cala a boca, Bárbara
Cala a boca, Bárbara
Dessa minha terra
No meu corpo se escondeu
Minhas matas percorreu
Os meus rios
Os meus braços
Ele é o meu guerreiro
Nos colchões de terra
Nas bandeiras, bons lençóis
Nas trincheiras, quantos ais, ai
Cala a boca
Olha o fogo
Cala a boca
Olha a relva
Cala a boca, Bárbara
Cala a boca, Bárbara
Ele sabe dos segredos
Que ninguém ensina
Onde guardo o meu prazer
Em que pântanos beber
As vazantes
As correntes
Nos colchões de ferro
Ele é o meu parceiro
Nas campanhas, nos currais
Nas entranhas, quantos ais, ai
Cala a boca
Olha a noite
Cala a boca
Olha o frio
Cala a boca, Bárbara
Cala a boca, Bárbara
envoyé par Bernart Bartleby - 8/7/2016 - 22:20
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Scritta da Chico Buarque de Hollanda con il cineasta Ruy Guerra (che era stato anche il primo marito di Nara Leão)
Testo trovato sul sito di Chico Buarque
Nel disco intitolato “Calabar: o elogio à traição”, colonna sonora di uno spettacolo teatrale dedicato alla figura di Domingos Fernandes Calabar (1600-1635), un mulatto, facoltoso imprenditore zuccheriero del Pernambuco brasiliano che tradì gli spagnoli (che in quel periodo dominavano il Portogallo) per allearsi con i nemici olandesi. Catturato, finì malamente garrotato e poi squartato...
Dopo aver “annientato” Geraldo Vandré, i militari brasiliani si trovarono subito un altro artista da perseguitare con particolare accanimento. Oltre a soffrire un anno di esilio in Italia, Chico Buarque vide censurate parzialmente o totalmente molte sue canzoni, come “Apesar de você”.
Quella di “Calabar” era una vera e propria operazione di “sovversione”. Un personaggio che in tutti i libri di storia era disegnato come vigliacco e traditore, veniva riabilitato da Buarque e Guerra come uno che non era interessato al tornaconto personale ma a che migliorassero le condizioni di vita del popolo oppresso dai colonialisti, portoghesi o spagnoli che fossero. Infatti, come sostengono pure alcuni storici (a torto o a ragione, non posso approfondire qui la cosa), Calabar era convinto che gli olandesi avesso più rispetto della libertà di coscienza e di quelle civili e religiose... Ma la provocazione di Buarque e Guerra non mirava in realtà al “revisionismo” di un episodio risalente al XVII secolo, non era questo che interessava loro: l’obiettivo era il regime militare, la sua censura, la sua informazione ingessata che faceva passare ogni cosa al popolo come se fosse verità colata e incontestabile...
Essendo l’operazione molto ben mascherata (Buarque era diventato un maestro del “dire senza dire”) “Calabar” non fu censurato in toto e gli autori furono costretti ad apportare modifiche al testo di qualche brano, ma non riuscirono a salvare “Vence na vida quem diz sim”, troppo esplicita fin dal titolo, sostituita da una versione solo strumentale.
La censura colpì anche la copertina del disco che, riproducendo il titolo come una scritta su di un muro, era in odore di “sovversione”. Chico Buarque decise di sostituirla con una completamente bianca e senza titolo, per protesta, ma le vendite andarono così male che la Philips decise di ristampare il disco con in copertina una foto di Chico Buarque ed il titolo banale di “Chico Canta”
Nello specifico della canzone, Chico Buarque riesce magistralmente a nascondere il nome del traditore riabilitato addirittura nel titolo, “Cala a boca, Bárbara”, dove Bárbara è il vero nome della compagna di Domingos Fernandes Calabar, una donna che ne condivise gli ideali e ne tenne viva la memoria dopo il suo assassinio. Nello spettacolo è proprio lei che parla del suo amato, del suo amante, descrivendo il suo corpo rimpianto come la terra per la quale lui lottava.
Ed è pure un’ipotesi per nulla peregrina che con l’operazione “Calabar” Chico Buarque e Ruy Guerra volessero in realtà celebrare un “traditore” ben più recente di quello seicentesco, il capitano dell’esercito brasiliano Carlos Lamarca, che a metà degli anni 60 passò alla guerriglia divenendo un dirigente della Vanguarda Popular Revolucionária. Nemico numero 1 del regime militare, fu ucciso in combattimento nel 1971. Si veda su di lui l’introduzione alla canzone Tocaia di Sérgio Ricardo.
Anche Lamarca ebbe un grande amore, la guerrigliera Iara Iavelberg, che venne individuata ed eliminata poche settimane prima di lui...