Il est mort connue du bois sec.
Ça pouvait être n'importe qui,
Un enfant de l'Andalousie
Ou un frère du soldat Schveik.
Il est mort, la guerre est finie.
On lui fait des funérailles,
Chacun retourne à son travail.
Il est mort et je suis en vie.
Il est mort comme un feu de paille,
ça s'est passé très loin d'ici.
C'est loin l'Afrique et loin l'Asie,
Des mercenaires et ses G.I.
Il est mort de n'avoir su vivre
Quand il fallait vivre à genoux,
Noyé de sang, noyé de boue.
La mort enfin l'a rendu libre.
Il est mort comme du bois sec.
Ça pouvait être n'importe qui,
Le frère de Théodoraki,
Un enfant de Zorba le Grec.
Il est mort, je suis en exil
Et je meurs un peu avec lui,
Chaque fois que tombe la nuit
Sur le soleil du mois d'avril.
Il est mort comme du bois sec.
Ça pouvait être n'importe qui,
Le frère de Théodoraki,
Un enfant de Zorba le Grec.
Il est mort, je suis en exil
Et je meurs un peu avec lui,
Chaque fois que tombe la nuit
Sur le soleil du mois d'avril.
Il est mort, pitié pour ses cendres.
Ce n'est ni l'heure ni l'endroit
Pour demander des comptes à rendre,
Mais les mots viennent malgré moi.
Ça pouvait être n'importe qui,
Un enfant de l'Andalousie
Ou un frère du soldat Schveik.
Il est mort, la guerre est finie.
On lui fait des funérailles,
Chacun retourne à son travail.
Il est mort et je suis en vie.
Il est mort comme un feu de paille,
ça s'est passé très loin d'ici.
C'est loin l'Afrique et loin l'Asie,
Des mercenaires et ses G.I.
Il est mort de n'avoir su vivre
Quand il fallait vivre à genoux,
Noyé de sang, noyé de boue.
La mort enfin l'a rendu libre.
Il est mort comme du bois sec.
Ça pouvait être n'importe qui,
Le frère de Théodoraki,
Un enfant de Zorba le Grec.
Il est mort, je suis en exil
Et je meurs un peu avec lui,
Chaque fois que tombe la nuit
Sur le soleil du mois d'avril.
Il est mort comme du bois sec.
Ça pouvait être n'importe qui,
Le frère de Théodoraki,
Un enfant de Zorba le Grec.
Il est mort, je suis en exil
Et je meurs un peu avec lui,
Chaque fois que tombe la nuit
Sur le soleil du mois d'avril.
Il est mort, pitié pour ses cendres.
Ce n'est ni l'heure ni l'endroit
Pour demander des comptes à rendre,
Mais les mots viennent malgré moi.
envoyé par Riccardo Venturi - 14/1/2007 - 18:13
Langue: italien
Versione italiana di Riccardo Venturi
14 gennaio 2007
14 gennaio 2007
REQUIEM PER UNO QUALUNQUE
È morto come legna secca.
Poteva essere chiunque,
un figlio dell'Andalusia
o un fratello del soldato Sc'vèik. [*]
È morto, la guerra è finita.
Gli si fanno i funerali,
ognuno poi torna al lavoro.
Lui è morto, e io sono vivo.
È morto come un fuoco di paglia,
è successo molto lontano da qui.
Lontana è l'Africa, lontana è l'Asia
dei mercenari e dei G.I.
È morto per non aver saputo vivere
quando bisognava vivere in ginocchio,
annegato nel sangue e nel fango,
la morte infine lo ha liberato.
È morto come legna secca.
Poteva essere chiunque,
il fratello di Theodorakis,
un figlio di Zorba il Greco. [**]
Lui è morto, io sono in esilio
e muoio un poco con lui,
ogni volta che cade la notte
sul sole del mese d'aprile [***]
È morto come legna secca.
Poteva essere chiunque,
il fratello di Theodorakis,
un figlio di Zorba il Greco.
Lui è morto, io sono in esilio
e muoio un poco con lui,
ogni volta che cade la notte
sul sole del mese d'aprile
È morto, pietà per le sue ceneri.
Non è né il momento, né il luogo
per chiedere conti da rendere,
ma le parole mi vengono mio malgrado.
È morto come legna secca.
Poteva essere chiunque,
un figlio dell'Andalusia
o un fratello del soldato Sc'vèik. [*]
È morto, la guerra è finita.
Gli si fanno i funerali,
ognuno poi torna al lavoro.
Lui è morto, e io sono vivo.
È morto come un fuoco di paglia,
è successo molto lontano da qui.
Lontana è l'Africa, lontana è l'Asia
dei mercenari e dei G.I.
È morto per non aver saputo vivere
quando bisognava vivere in ginocchio,
annegato nel sangue e nel fango,
la morte infine lo ha liberato.
È morto come legna secca.
Poteva essere chiunque,
il fratello di Theodorakis,
un figlio di Zorba il Greco. [**]
Lui è morto, io sono in esilio
e muoio un poco con lui,
ogni volta che cade la notte
sul sole del mese d'aprile [***]
È morto come legna secca.
Poteva essere chiunque,
il fratello di Theodorakis,
un figlio di Zorba il Greco.
Lui è morto, io sono in esilio
e muoio un poco con lui,
ogni volta che cade la notte
sul sole del mese d'aprile
È morto, pietà per le sue ceneri.
Non è né il momento, né il luogo
per chiedere conti da rendere,
ma le parole mi vengono mio malgrado.
NOTE ALLA TRADUZIONE
[*] Il riferimento è ad uno dei capolavori assoluti della letteratura antimilitarista, "Il buon soldato Sc'vèik" del cèco Jaroslav Hašek. Il libro è, o dovrebbe, essere troppo noto per presentarlo, ma lo facciamo comunque per sommi capi: sono le grottesche avventure di un tranquillo commerciante di cani praghese, il signor Švejk (qui abbiamo mantenuto la grafia tradizionale italiana "Sc'vèik" della storica edizione di Feltrinelli), catapultato all'improvviso nella prima guerra mondiale. Con la sua forza e la sua ingenuità di uomo qualunque, il soldato Sc'vèik riuscirà a sopravvivere in mezzo agli orrori della guerra, raccontandone le vicende da osservatore apparentemente candido e con un'ironia che fanno dell'opera di Hašek una satira assolutamente dirompente ed eterna della guerra e della sua idiozia.
[**] Un altro riferimento letterario, al capolavoro di Nikos Kazantzakis "Zorba il Greco" (nell'originale: Βίoς και πολιτεία του Αλέξη Zoρμπά, cioè: "Vita e opere di Alexis Zorbàs"), da cui fu tratto un altrettanto famoso film interpretato dal grande Anthony Quinn. "Zorba il Greco" è una storia; è la storia di un uomo libero. Sì, ci sta benissimo in questa canzone!
[***] Ancora un riferimento al 21 aprile, la data del colpo di stato dei Colonnelli in Grecia.
[*] Il riferimento è ad uno dei capolavori assoluti della letteratura antimilitarista, "Il buon soldato Sc'vèik" del cèco Jaroslav Hašek. Il libro è, o dovrebbe, essere troppo noto per presentarlo, ma lo facciamo comunque per sommi capi: sono le grottesche avventure di un tranquillo commerciante di cani praghese, il signor Švejk (qui abbiamo mantenuto la grafia tradizionale italiana "Sc'vèik" della storica edizione di Feltrinelli), catapultato all'improvviso nella prima guerra mondiale. Con la sua forza e la sua ingenuità di uomo qualunque, il soldato Sc'vèik riuscirà a sopravvivere in mezzo agli orrori della guerra, raccontandone le vicende da osservatore apparentemente candido e con un'ironia che fanno dell'opera di Hašek una satira assolutamente dirompente ed eterna della guerra e della sua idiozia.
[**] Un altro riferimento letterario, al capolavoro di Nikos Kazantzakis "Zorba il Greco" (nell'originale: Βίoς και πολιτεία του Αλέξη Zoρμπά, cioè: "Vita e opere di Alexis Zorbàs"), da cui fu tratto un altrettanto famoso film interpretato dal grande Anthony Quinn. "Zorba il Greco" è una storia; è la storia di un uomo libero. Sì, ci sta benissimo in questa canzone!
[***] Ancora un riferimento al 21 aprile, la data del colpo di stato dei Colonnelli in Grecia.
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Parole e musica di Georges Moustaki
Album: Bobino 70
Yussef Mustacchi, all'anagrafe registrato anche con la forma italiana del nome tra parentesi (Giuseppe), è nato a Alessandria d'Egitto da genitori greci dell'isola di Corfù. Greci ed ebrei (si chiamavano Sarah e Nessim). A Alessandria d'Egitto, che era città mediterranea, o meglio la città mediterranea per eccellenza, nella storia. Città dove tutto si fondeva. Dove potevano nascere sia Giuseppe Ungaretti che Kostandinos Kavafis. Come Kavafis, Moustaki ha messo piede in Grecia, in vita sua, non molte volte (Kavafis due sole volte); ciononostante, la Grecia è in lui. È una Grecia che non ha bisogno della fisicità e che si estende oltre ogni cosa. Logico che, ai tempi della "dittatura dei Colonnelli", Moustaki abbia scritto diverse canzoni dedicate al tragico periodo che la Grecia stava vivendo, tra le quali questa, per la quale non esitiamo a utilizzare l'epiteto di bellissima. Dedicata a "uno qualunque", una qualsiasi vittima di una qualsiasi guerra, di una qualsiasi polizia, di una qualsiasi repressione, di un qualsiasi paese. Gli autori del libriccino della Savelli già nominato, dedicato alla canzone francese ma in realtà in massima parte ai tre "mostri sacri", Ferré, Brel e Brassens, avrebbero dovuto porre maggiore attenzione prima di liquidare Moustaki con due parole, sebbene benevole.