Puedo controlar
Toda la represión policial
No es que te engañe
Eso fue Cutral Có
Terminar con la ignorancia
Del pueblo era la posición
Y este gobierno
No lo comprendió, no...
Cuando se siente
Que a uno le mienten de frente
Y piensa perdido
Pelear hasta la muerte
Con fuerza con marchas
Y a no detenerse...
Por mas que repriman
Gendarmes con golpes
Con balas de goma
Con gases o muerte
Ojos que no ven
Corazón que no siente, no...
Este es el presidente
Es nuestro presidente
Este es tu presidente...
Hay que matar al presidente
Hay que matarlos a todos sì, sì
¿Si no para que me quedo acá
Si ni a mi crio puedo alimentar?
Tengo la esperanza
Que en la ciudad lo voy a cruzar
Y lo voy a matar...
Puedo controlar
Toda la represión policial
No es que te engañe
Eso fue Cutral Có
Terminar con la ignorancia
Del pueblo era la posición
Y este gobierno
No lo comprendió, no...
Cuando se siente
Que a uno le mienten de frente
Y piensa perdido
Pelear hasta la muerte
Con fuerza con marchas
Y a no detenerse...
Por mas que repriman
Gendarmes con golpes
Con balas de goma
Con gases o muerte
Ojos que no ven
Corazón que no siente, no...
Este es el presidente
Es nuestro presidente
Este es tu presidente...
Hay que matar al presidente
Hay que matarlos a todos sì, sì
¿Si no para que me quedo acá
Si ni a mi crio puedo alimentar?
Tengo la esperanza
Que en la ciudad lo voy a cruzar
Y lo voy a matar...
Hay que matar al presidente
Hay que matarlos a todos sì, sì
¿Si no para que me quedo acá
Si ni a mi crio puedo alimentar?
Tengo la esperanza
Que en la ciudad lo voy a cruzar
Y lo voy a matar...
Toda la represión policial
No es que te engañe
Eso fue Cutral Có
Terminar con la ignorancia
Del pueblo era la posición
Y este gobierno
No lo comprendió, no...
Cuando se siente
Que a uno le mienten de frente
Y piensa perdido
Pelear hasta la muerte
Con fuerza con marchas
Y a no detenerse...
Por mas que repriman
Gendarmes con golpes
Con balas de goma
Con gases o muerte
Ojos que no ven
Corazón que no siente, no...
Este es el presidente
Es nuestro presidente
Este es tu presidente...
Hay que matar al presidente
Hay que matarlos a todos sì, sì
¿Si no para que me quedo acá
Si ni a mi crio puedo alimentar?
Tengo la esperanza
Que en la ciudad lo voy a cruzar
Y lo voy a matar...
Puedo controlar
Toda la represión policial
No es que te engañe
Eso fue Cutral Có
Terminar con la ignorancia
Del pueblo era la posición
Y este gobierno
No lo comprendió, no...
Cuando se siente
Que a uno le mienten de frente
Y piensa perdido
Pelear hasta la muerte
Con fuerza con marchas
Y a no detenerse...
Por mas que repriman
Gendarmes con golpes
Con balas de goma
Con gases o muerte
Ojos que no ven
Corazón que no siente, no...
Este es el presidente
Es nuestro presidente
Este es tu presidente...
Hay que matar al presidente
Hay que matarlos a todos sì, sì
¿Si no para que me quedo acá
Si ni a mi crio puedo alimentar?
Tengo la esperanza
Que en la ciudad lo voy a cruzar
Y lo voy a matar...
Hay que matar al presidente
Hay que matarlos a todos sì, sì
¿Si no para que me quedo acá
Si ni a mi crio puedo alimentar?
Tengo la esperanza
Que en la ciudad lo voy a cruzar
Y lo voy a matar...
Contributed by Bernart Bartleby - 2016/3/23 - 23:54
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Scritta da Hernán de Vega
Canzone d’apertura di “Arriba las manos, esto es el Estado”, album d’esordio della band cumbia-ska-hip hop-reggae-punk-rock argentina.
Un titolo manifesto ed una canzone programmatica.
Cutral Có (nome mapuche che in spagnolo significa “Agua de fuego”) è il nome di una città della provincia di Neuquén, nella regione patagonica argentina.
Il governo argentino passò buona parte dell’800 a sterminare i nativi patagonici e poi, all’inizio del 900, proprio nella provincia di Neuquén furono scoperti grossi giacimenti petroliferi. La gente cominciò ad accorrere, richiamata dai posti di lavoro offerti dalla compagnia statale Yacimientos Petrolíferos Fiscales. Le condizioni di vita in quei primi insediamenti erano davvero precarie, tanto che in origine il nome del poblado che nel 1935 sarebbe stato battezzato Cutral Có era “Barrio Peligroso”. Ma all’inizio degli anni 30 alcuni personaggi illuminati, tra cui spiccava il dottor Zani, unico medico condotto della zona, si adoperarono per il riconoscimento ufficiale del poblado, immaginando così che il governo si sarebbe fatto carico almeno degli oneri di urbanizzazione... Le richieste caddero nel vuoto, ma le opere fondamentali per la comunità vennero comunque realizzate grazie alle offerte volontarie dagli abitanti stessi. Nel 1951 vennero indette le prime elezioni municipali e anche queste furono autogestite, nella totale assenza del governo centrale.
Si può ben capire da questa genesi che a Cutral Có il livello di democrazia reale fu sempre molto alto, visto che da subito la gente imparò a cavarsela per contro proprio.
Sicchè quando, a partire dai primi anni 90, dopo l’entrata in vigore del “Washington consensus” ed il varo delle politiche economiche ultraliberiste di marca statunitense destinate ai paesi in via di sviluppo, la privatizzazione selvaggia colpì anche le imprese pubbliche di petrolio e gas naturale, anche a Neuquén gli operai si videro gli stipendi ridotti ed i posti tagliati. S’immagini che la cessione della YPF alle multinazionali straniere fece sì che a Cutral Có e Plaza Huincul la disoccupazione che nel 1992 era al 3.5% passò nel 1996 al 26%!
Nel giro di qualche anno povertà e disoccupazione disarticolarono le comunità della provincia.
Nel giugno del 1996 e poi nell’aprile del 1997 gli abitanti del vecchio “Barrio Peligroso” organizzarono delle grosse proteste, le cosiddette “puebladas de Cutral Có y Plaza Huincul”, meglio conosciute come “cutralcazos”, che furono le prime grandi manifestazioni in Argentina contro il governo di Menem, corrotto e predone, le prime in cui vennero messi in atto Los métodos piqueteros che poi si diffusero in tutta la nazione con la crisi del 1998-2002, avendo il loro culmine nella cacciata del governo De La Rúa nel dicembre del 2001.
Ai “cutralcazos”, alla montante protesta sociale, il governo centrale rispose in un primo momento con il riconoscimento dei piqueteros e delle loro richieste di attenzione. Ma nel 1997 le nuove proteste, questa volta portate avanti dagli insegnanti contro i gravi tagli sull’educazione, furono affrontate con l’invio di massicce forze di polizia a contrastare i blocchi stradali. Il 12 aprile la polizia aprì il fuoco sui manifestanti, uccidendo Teresa Rodríguez, 24 anni, madre di tre figli, e ferendo un’altra ventina di persone. Il poliziotto assassino all’epoca non fu individuato ma quando nel 2007 a Neuquén venne arrestato il capo della polizia, identificato come autore dell’assassinio del docente e sindacalista Carlos Fuentealba, si scoprì che costui, tal José Darío Poblete, era uno dei poliziotti che dieci anni prima si trovavano sul luogo dell’omicidio di Teresa Rodríguez.
Teresa Rodríguez è divenuta il simbolo delle proteste di quegli anni e parecchie delle organizzazioni di piqueteros portano ancora oggi il suo nome.