Proponiamo questo canto qua,
di moda tanti lustri fa
tra case partigiane e ghetti,
era il tempo dei moschetti,
dei giornali carta straccia
messi al rogo dalla feccia,
di strade e muri galeotti
colorati a questi motti:
“Roma de Travertino,
rifatta de cartone,
saluta l’imbianchino
suo prossimo padrone”(1).
Me ne frego(2) del tuo manganello,
del monarca tuo zimbello,
del tuo camerata ariano
e del tuo amico al Vaticano.
Me ne frego delle tue squadracce,
di tutte quelle brutte facce,
del tuo “Eya, eya, alalà”(3),
anzi intono questo canto qua, che fa:
“Eh, ya, ya, ya, yai,
ma che brutta fine farai”.
Questa canto andava forte
al calare della notte,
poco dopo il coprifuoco
iniziava il pandemonio
nei casolari di campagna
e nei rifugi di montagna,
tutti innanzi ad un falò
si iniziava gli sfottò:
“Roma capitolina,
fatta de borgate,
se pija l’Abissinia,
vo’ diventà imperiale”.
Me ne frego del tuo manganello,
del monarca tuo zimbello,
del tuo camerata ariano
e del tuo amico al Vaticano.
Me ne frego delle tue squadracce,
di tutte quelle brutte facce,
del tuo “Eya, eya, alalà”,
anzi intono questo canto qua che fa:
“Eh, ya, ya, ya, yai,
ma che brutta fine farai..."
Roma dagli avi albani
impone l'autarchia
Co quattro minerali
vuo' sta in economia
poi spedisce al gelo
co scarpe de cartone
coperti da un telo
soldati dal baffone
si abbuffa d'oro e fedi
rubati in pieno sonno
con la scusa che deve
deve pijasse mezzo mondo
Me ne frego del tuo manganello,
del monarca tuo zimbello,
del tuo camerata ariano
e del tuo amico al Vaticano.
Me ne frego delle tue squadracce,
di tutte quelle brutte facce,
del tuo “Eya, eya, alalà”,
anzi intono questo canto qua che fa:
“Eh, ya, ya, ya, yai,
ma che brutta fine farai..."
tutti a testa in giu!"
di moda tanti lustri fa
tra case partigiane e ghetti,
era il tempo dei moschetti,
dei giornali carta straccia
messi al rogo dalla feccia,
di strade e muri galeotti
colorati a questi motti:
“Roma de Travertino,
rifatta de cartone,
saluta l’imbianchino
suo prossimo padrone”(1).
Me ne frego(2) del tuo manganello,
del monarca tuo zimbello,
del tuo camerata ariano
e del tuo amico al Vaticano.
Me ne frego delle tue squadracce,
di tutte quelle brutte facce,
del tuo “Eya, eya, alalà”(3),
anzi intono questo canto qua, che fa:
“Eh, ya, ya, ya, yai,
ma che brutta fine farai”.
Questa canto andava forte
al calare della notte,
poco dopo il coprifuoco
iniziava il pandemonio
nei casolari di campagna
e nei rifugi di montagna,
tutti innanzi ad un falò
si iniziava gli sfottò:
“Roma capitolina,
fatta de borgate,
se pija l’Abissinia,
vo’ diventà imperiale”.
Me ne frego del tuo manganello,
del monarca tuo zimbello,
del tuo camerata ariano
e del tuo amico al Vaticano.
Me ne frego delle tue squadracce,
di tutte quelle brutte facce,
del tuo “Eya, eya, alalà”,
anzi intono questo canto qua che fa:
“Eh, ya, ya, ya, yai,
ma che brutta fine farai..."
Roma dagli avi albani
impone l'autarchia
Co quattro minerali
vuo' sta in economia
poi spedisce al gelo
co scarpe de cartone
coperti da un telo
soldati dal baffone
si abbuffa d'oro e fedi
rubati in pieno sonno
con la scusa che deve
deve pijasse mezzo mondo
Me ne frego del tuo manganello,
del monarca tuo zimbello,
del tuo camerata ariano
e del tuo amico al Vaticano.
Me ne frego delle tue squadracce,
di tutte quelle brutte facce,
del tuo “Eya, eya, alalà”,
anzi intono questo canto qua che fa:
“Eh, ya, ya, ya, yai,
ma che brutta fine farai..."
tutti a testa in giu!"
(1) Cit. Trilussa, riferito alla visita di Hitler in Italia nel 1938
(2) Un motto "crudo" come lo definì lo stesso poeta, tratto dal dialetto romanesco. Il motto apparve per la prima volta nei manifesti lanciati dagli aviatori del Carnaro su Trieste. Il motto era ricamato in oro al centro del gagliardetto azzurro dei legionari fiumani. In seguito venne utilizzato dalle Squadre d'azione fasciste.
Sembra che il motto sia stato ripreso da un discorso avvenuto il 15 giugno 1918 a Giavera del Montello tra il Capitano Zaninelli e il Maggiore Freguglia, suo comandante durante la battaglia del solstizio. Freguglia chiamò Zaninelli e gli disse che con la sua compagnia doveva attaccare un caposaldo Austriaco a Casa Bianca; Freguglia aggiunse che era una missione suicida, ma che andava portata a termine ad ogni costo. Zaninelli guardò Freguglia e rispose: "Signor comandante io me ne frego, si fa ciò che si ha da fare per il re e per la patria". Si vestì a festa e andò incontro alla morte. Ora Casa Bianca si chiama Casa Zaninelli proprio in suo onore.
(3) Grido di guerra suggerito da D'Annunzio al posto del "barbarico" hip, hip, hip, urrà! durante una cena alla mensa del Campo della Comina, nella notte del 7 agosto 1918. Il giorno seguente gli aviatori ebbero ciascuno una bandierina di seta tricolore su cui il Vate scrisse di suo pugno il nuovo grido di battaglia, con la data e la firma. Divenne presto di uso comune e dopo la guerra fu ripreso dalla propaganda fascista. Il grido ha origini classiche. L'eia o heia è una parola greca, usata da Eschilo e anche da Platone; inoltre si diffuse nel Medioevo e cantato dai Crociati. L’alalà (onomatopea tratta dal verbo greco ἀλαλάζω, alalázo), è un grido di guerra o di caccia, usato da Pindaro e da Euripide, si trova anche nel Carducci e nel Pascoli.
(2) Un motto "crudo" come lo definì lo stesso poeta, tratto dal dialetto romanesco. Il motto apparve per la prima volta nei manifesti lanciati dagli aviatori del Carnaro su Trieste. Il motto era ricamato in oro al centro del gagliardetto azzurro dei legionari fiumani. In seguito venne utilizzato dalle Squadre d'azione fasciste.
Sembra che il motto sia stato ripreso da un discorso avvenuto il 15 giugno 1918 a Giavera del Montello tra il Capitano Zaninelli e il Maggiore Freguglia, suo comandante durante la battaglia del solstizio. Freguglia chiamò Zaninelli e gli disse che con la sua compagnia doveva attaccare un caposaldo Austriaco a Casa Bianca; Freguglia aggiunse che era una missione suicida, ma che andava portata a termine ad ogni costo. Zaninelli guardò Freguglia e rispose: "Signor comandante io me ne frego, si fa ciò che si ha da fare per il re e per la patria". Si vestì a festa e andò incontro alla morte. Ora Casa Bianca si chiama Casa Zaninelli proprio in suo onore.
(3) Grido di guerra suggerito da D'Annunzio al posto del "barbarico" hip, hip, hip, urrà! durante una cena alla mensa del Campo della Comina, nella notte del 7 agosto 1918. Il giorno seguente gli aviatori ebbero ciascuno una bandierina di seta tricolore su cui il Vate scrisse di suo pugno il nuovo grido di battaglia, con la data e la firma. Divenne presto di uso comune e dopo la guerra fu ripreso dalla propaganda fascista. Il grido ha origini classiche. L'eia o heia è una parola greca, usata da Eschilo e anche da Platone; inoltre si diffuse nel Medioevo e cantato dai Crociati. L’alalà (onomatopea tratta dal verbo greco ἀλαλάζω, alalázo), è un grido di guerra o di caccia, usato da Pindaro e da Euripide, si trova anche nel Carducci e nel Pascoli.
envoyé par dq82 - 8/2/2016 - 15:11
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La donna, la taverna, il dado
feat. Enrico Capuano