Langue   

Son ar Bonedoù Ruz

Gweltaz Ar Fur
Langue: breton


Gweltaz Ar Fur

Liste des versions


Peut vous intéresser aussi...

Ne bado ket atao
(Alan Stivell)
Diaspora
(Gweltaz Ar Fur)
Piw 'zo mestr?
(Gweltaz Ar Fur)


[1973]
Pozhioù: Gweltaz Ar Fur
Sonerezh: Iwerzhon hengounel
Testo: Gweltaz Ar Fur
Musica: Tradizionale irlandese
Paroles: Gweltaz Ar Fur
Musique: Traditionnelle irlandaise
Album: Bonedoù Ruz

gwbon


Con Gweltaz Ar Fur, o Gildas Le Fur in versione francese, abbiamo già avuto a che fare con la canzone scritta da suo padre, Er soudarded zo gùisket é ru. Un autore tanto fondamentale quanto poco noto della rinascenza musicale bretone, la cui parabola si è intrecciata indissolubilmente con quella di Glenmor e di Gilles Servat. Dal suo album "Bonedoù Ruz" del 1975, una canzone dedicata ad un episodio-chiave delle lotte in Bretagna, la rivolta dei Berretti Rossi del 1675; ma per tutto ciò che riguarda tale fatto, si rimanda a Hañvezh ar bonedoù ruz dei Tri Yann, pagina nella quale la Rivolta è raccontata fin nei minimi dettagli. [R.Gw.]
Er bloaz mil c'hwec'h kant pemzek ha tri-ugent
e oa savet e Breizh un dispac'h braz
E Karaez Ar Balp en Naoned Goulven Salaun
O deus savet ar Vreizhiz evit pezh zo 'vat

Anv an dud-se zo ar Bonedoù Ruz
Torr-e-benn o yud-brezel ha marv d'ar gwaskour
Evit ar sunerien a vo ar mallozh ruz
War-sav 'ta 'vit Frankiz paotred an Arvor

O servij ar Roue nemet an noblañs
Tud ar bobl o deus nac'het o gwirioù direizh
Ha dragoned - a larer - zo deuet a vro-Frañs
Evit distreiñ hor breudeur davit ar gwir feiz

Miliadoù zo marv ha miliadoù c'hoazh
Miliadoù 'n savo hag en em savo c'hoazh
Ha ma breudeur a-vremañ pa'z en em savit-hu
Dalc'hit soñj atav eus ar Bonedoù Ruz

Er bloaz mil c'hwec'h kant pemzek ha tri-ugent
e oa savet e Breizh un dispac'h braz
E Karaez Ar Balp en Naoned Goulven Salaun
O deus savet ar Vreizhiz evit pezh zo 'vat.

envoyé par Richard Gwenndour - 1/2/2016 - 21:53



Langue: italien

Traduzione italiana di Richard Gwenndour
1° febbraio 2016
CANZONE DEI BERRETTI ROSSI

Nell'anno mille e seicentosettantacinque
scoppiò in Bretagna una grande rivolta
a Carhaix, Le Balp; a Nantes, Goulven Salaun
sollevarono i Bretoni per la giustizia. [1]

Quella gente fu chiamata "Berretti Rossi",
"Spaccategli la testa" il loro grido di battaglia, e morte al tiranno;
per l'oppressore furono la maledizione più nera [2],
si rivoltano per la Libertà, dunque, i ragazzi d'Armorica

Al servizio del Re non restano che i nobili,
il popolo ha ripudiato i loro privilegi odiosi
dei Dragoni, si dice, sono arrivati dalla Francia
per ricondurre i nostri fratelli alla vera fede

A migliaia son morti, e ancora altre migliaia,
a migliaia insorgeranno e insorgeranno ancora.
E voi, fratelli miei, che state insorgendo adesso
ripensate sempre ai Berretti Rossi.
[1] Alla lettera: "per ciò che è buono".

[2] In bretone, come si è visto oramai da parecchie canzoni che contengono tale tipica espressione, la maledizione estrema non è "nera", bensì rossa.

1/2/2016 - 22:10


Manca solo un'oretta alla trasformazione notturna... Ma non ce la metti una webcam per assistere alla transustanziazione?
Sono morbosamente curioso...

Ciao, grazie - comme toujours - per la traduzione di Des Morgens um halb fünfe...

B.B. - 1/2/2016 - 22:05


Webcam? Sono contrario all'uso di tali diavolerie moderne. Al massimo posso provvedere ad una lanterna magica a manovella. Comunque sconsiglierei di assistere alla trasformazione, anche perché si vedrebbe pure il letamaio cui è ridotta casa mia, ci sono oramai libri di bretone al posto del porta-carta igienica e carta igienica al posto dei libri di bretone; resti di torta di ceci, piatti da lavare da tre giorni, caffettiere in posizioni oscene, e poi alle 23 mi spuntano strani peli e comincio a ululare alla Luna (ululì? ululà!). Dammi retta, meglio aver poco a che fare con me in questo periodo...

Richard Gwenndour - 1/2/2016 - 22:24


Il testo è accreditato sia a Gweltaz che a M. Hanly.

Flavio Poltronieri - 2/2/2016 - 20:13


"Les Voyages du bonnet rouge" è una canzone composta da Sallé nel 1792, durante la Rivoluzione francese. È interpretata sull'aria di "On doit soixante mille francs", musica di Champein. Francesca Solleville l'ha proposta nel doppio LP "Musique, citoyennes!", pubblicato per il bicentenario della Rivoluzione nel 1989, una raccolta di canzoni rivoluzionarie composte tra il 1789 e il 1794.


Le bonnet de la liberté
Brille et voyage avec fierté
En dépit des despotes. (bis)
Sa course embrasse l’univers
Partout il va briser les fers
Des braves sans-culottes.

Déjà ce signe rédempteur
Imprime une juste terreur
Sur le front des despotes.
Ils s’arment en vain contre lui !
Les sceptres tombent aujourd’hui
Devant les sans-culottes.

A Rome, à Londres, à Berlin,
A Vienne, à Madrid, à Turin,
On voit les fiers despotes,
Sur ce bonnet, en lettres d’or,
Lire tous l’arrêt de leur mort,
Au gré des sans-culottes.

L’esclave, enfant de Mahomet,
Libre en recevant ce bonnet
Va frapper ses despotes. (bis)
Déjà sous les yeux du sultan
Il bénit le nouveau turban
Des Français sans-culottes.

Enfin, de Paris au Japon
De l’Africain jusqu’au Lapon,
L’égalité se fonde.
Tyrans, le sort en est jeté :
Le bonnet de la liberté
Fera le tour du monde.

Flavio Poltronieri - 29/9/2019 - 18:08




Page principale CCG

indiquer les éventuelles erreurs dans les textes ou dans les commentaires antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org