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Si hei dr Wilhälm Täll ufgfüert

Mani Matter
Langue: alémanique


Mani Matter

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(Mani Matter)
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[1966]
Testo e musica: Mani Matter
Worte und Musik: Mani Matter
Lyrics and Music: Mani Matter
Paroles et Musique: Mani Matter
Album: I han en Uhr erfunde ("Ho trovato un orologio")

loewennott


All'osteria „Il Leone“ di Nottiswil, un immaginario paesino della Svizzera profonda, una sera va in scena il „Guglielmo Tell“ di Schiller, con modalità da sceneggiata napoletana: metà del paese recita, e l'altra metà è il pubblico, munito di enormi boccali di birra. Chiamare Mani Matter il „Brassens svizzero“ non è granché originale, dato che Mani Matter stesso, fin dai suoi primissimi inizi, aveva dichiarato a chiare lettere di ispirarsi in tutto e per tutto a Brassens. Certo è che, tra le canzoni di Mani Matter, questa è una delle più „brassensiane“ in assoluto, financo nella musica; come Brassens, si esibiva da solo con la sua chitarra e non è da escludere che anche i suoi baffoni neri non fossero, in fondo, „ispirati“ pure loro da Tonton Georges. Quel che veramente, però, distingue Mani Matter è l'ambientazione locale, il suo adattare i motivi brassensiani alla piccola e ristretta realtà svizzera prendendola sì spesso in giro amabilmente, ma colpendola al tempo stesso ferocemente nei suoi modi di essere e nei suoi miti.

Torniamo così a Nottiswil: la recita collettiva del „Guglielmo Tell“ comincia come da copione, con le nobili parole di Frau Stauffacher (interpretata dalla perpetua del parroco) rivolte al sarto del paese; e c'è da immaginarsi come questa comunità di paesino s'impegni nella recita, che non deve essere certo la prima dato che il sarto, stavolta, è talmente „preso“ da non rimproverare alla perpetua d'essersi fatta fare un vestito di scena troppo caro (che egli ha dovuto, presumibilmente, donare per l'occasione). Ad un certo punto entra in scena il maestro del paese, che fa Guglielmo Tell; suo figlio, però, nel bel mezzo della recita comincia a fargli domande sceme una dietro l'altra, tirando per le lunghe proprio al momento della scena madre, prima del mitico e drammatico tiro alla mela. Un altro recitante, che interpreta un soldato della Guardia asburgica di Gessler, si spazientisce e dice al ragazzo di farla finita e di sbrigarsi, con alcune considerazioncelle espresse ad alta voce. E' il patatrac: uno di Altdorf, vale a dire un partigiano di Guglielmo Tell, si rivolta e tira un ceffone alla Guardia, la quale gli risponde con un'alabardata in piena pancia. Scoppia la rissa, condotta coscienziosamente con alabarde finte, spade di cartone, pezzi di quinta del sipario, manate, calci e, naturalmente, bicchierate (dimodoché „la birra si mescola al sangue“). Tutto va avanti per un paio d'ore, il locale viene distrutto, l'oste è disperato, sua moglie si aggiusta le ossa rotte e l'assicurazione paga. Segue un'alquanto maligna considerazione finale da parte dell'autore, altra caratteristica pienamente brassensiana.

La prima edizione del Guglielmo Tell di Schiller (1805)
La prima edizione del Guglielmo Tell di Schiller (1805)


Sarebbe facile considerare tutto ciò come un quadretto, una macchietta comica (e, comunque, l'effetto comico è assicurato); si deve però tenere presente l'autentica messa in ridicolo dello stesso mito fondante della Svizzera, una cosa che nel 1966, quando uscì la canzone, non da tutti fu buttata giù con facilità (e gli svizzeri, poi, non sono certamente celebri per il sense of humour). Nelle mani di Mani Matter, mi si scusi il bisticcio, il Sacro Mito Elvetico viene, in pratica, ridotto a una rissa di paese, „mai prima in uno stile più naturale“: e non si esclude quindi che il fatto storico, se mai ci sia stato, non sia stato veramente più simile a tutto ciò che alla leggenda dalla quale pare essere nata una Confederazione intera con tanto di drammi schilleriani e opere di Rossini. Quel che si sottintende nella canzone, ma neanche poi così tanto sottinteso, è che i „grandi miti“ hanno spesso un'origine assai terra-terra, da rissa in osteria. Altro che Guglielmo Tell, altro che sacro patto del Rütli, bensì una clamorosa scazzottata che ricorda da vicino i film di „Trinità“ con Bud Spencer e Terence Hill. Il tutto mentre si recita un dramma che, in Svizzera, ha carattere pressoché di sacra scrittura. Si capisce quindi molto meglio sia l'impianto brassensiano della canzone, sia ciò cui Mani Matter aveva mirato: „tutti son buoni a prendersela così, la Libertà“. Il che, va detto, equivale pienamente a quei due sacchi di dinamite che lo stesso Mani Matter dichiarava di voler usare, prima o poi.

Al di fuori della Svizzera, certo, non è inusuale prendere per i fondelli la leggenda di Guglielmo Tell; fa parte, generalmente parlando, anche della non enorme simpatia di cui la Svizzera e gli svizzeri godono (godono si fa per dire). Così, ad esempio, viene quasi naturale accostare questa canzone di Mani Matter al Figlio di Guglielmo Tell di Davide Van De Sfroos, solo per fare un esempio. Ma Mani Matter, a suo tempo, come dire, „agì dall'interno“, da svizzero da un lato profondissimo che ben sapeva dove andare a colpire, e dall'altro da svizzero „mezzosangue“ (era mezzo olandese da parte di madre). Come Brassens (e come De André, Nohavica e altri) ha dovuto quindi essere „neutralizzato“, e non c'è modo migliore per neutralizzare qualcuno che tributandogli un affetto quasi smodato, con la trasformazione in icona e mito nazionale. La sua tragica fine in giovane età ha senz'altro dato il suo contributo a tutto questo. Com'è andata a finire? Ve lo racconto brevemente. Riguardo a questa canzone, che parlava di una recita fittizia, da essa è stata tirata fuori una recita autentica, a cura del „Theater am Tatort“ („Teatro sul Luogo del Delitto“), che la riproduce in pieno: dura le due ore espresse nella canzone e prevede un'autentica rissa finta tra il pubblico e i recitanti. Poiché Nottiswil non esiste, è stato creato con tanto di cartello stradale: nella località di Madiswil (paesino di 2216 abitanti nel Canton Berna) esiste veramente una locanda e osteria adatta con tanto di sala teatrale, e di fronte a tale osteria, presso la quale si recita la canzone di Mani Matter, è stata posta una bella targa stradale che indica „Nottiswil – BE“, del tutto ufficiale come le normali targhe stradali svizzere. Non solo: come si può vedere sotto il titolo, la locanda/osteria, che propriamente si chiama "Gasthof zum Bären" (Locanda dell'Orso) è stata all'ingresso ribattezzata "Gasthof Löwen" con tanto di titolo della canzone di Mani Matter. Il tutto sponsorizzato dalla Kambly, notissimo (e ottimo) biscottificio svizzero. [RV]

nottitarga
Si hei dr Wilhälm Täll ufgfüert im Löie z Nottiswil
da bruchts viel Volk, gwüss z halbe Dorf, hett mitgmacht i däm Schpil,
die andri Helfti isch im Saal gsy, bim 'ne grosse Bier,
als Publikum, het zuegluegt und isch gschpannt gsy, was passier.

Am Aafang isch es schön gsy, do het als Schtouffacherin,
d Frou Pfarrer mit dem Schnyder gret, i Wort vo tiefem Sinn,
und als isch grüert gsy, sy het dasmal nid gseit, ds Chleid sig z tüür,
und är het guet ufpasst das är der Fade nid verlüür.

Uf zmal, churz vor em Öpfelschuss, der Lehrer chunnt als Täll,
sy Sohn, dä fragt 'ne dis und äis, do rüeft der einde schnäll,
wo un'drem Huet als Wach isch gschtande, so dass jede ghört,
wiso fragt dä so dumm, het dä ir d Schuel denn nüt rächts gleert.

E Fründ vom Täll, e Maa us Altdorf, zwickt em eis ufs Muul,
und dise wo dr Huet bewacht, git ume, gar nid fuul,
und schtoost ihm mit syr Helebarde eine zmitts in Buuch,
da chunnt scho ds Volk vo Uri z schpringe, donner jetzt geits ruuch.

Die einte, die vo Öschterrich, die näh für d Wach Partei,
die andre, die vo Altdorf, für ä Täll, ei Schlegerei,
mit Helebarde, Kartonschwärt, Kulisse, schlöh sy dry,
dr Täll ligt und'rem Gessler scho, da mischt der Saal sech y.

Jetz chöme Gläser z Flüge, jede schtillt sy gheimi Wuet,
es chrose Disch u Bänk und s Bier vermischt sech mit em Bluet.
Der wirt rouft sech sys Haar, d frou schinet broch'ni Glider y,
zwo Schtund lang het das duuret, da isch Öschtrich gschlage gsy.

Si hei dr Wilhälm Täll ufgfüert im Löie z Nottiswil
und gwüss no niene in naturalistischerem Schtyl,
d Versicherig het zahlt - hingäge eis weiss ig sithär,
sy würde d Freiheit gwinne, wenn sy däwäg zgwinne wär,
sy würde d Freiheit gwinne, wenn sy däwäg zgwinne wär.

envoyé par Gaspard de la Nuit - 31/1/2016 - 23:54




Langue: italien

Traduzione italiana di Gaspard de la Nuit
31 gennaio 2016

maniihan
HANNO DATO IL GUGLIELMO TELL

Hanno dato il Guglielmo Tell al „Leone“ di Nottiswil,
come sempre tanta gente, praticamente metà del paese, ha partecipato alla recita,
l'altra metà invece era in sala, davanti a una grossa birra,
a fare il pubblico, assistendo ansiosamente a quel che succedeva.

All'inizio è stato simpatico quando, facendo la moglie di Stauffacher, [1]
la perpetua del parroco ha parlato col sarto, con profonde parole,
e poiché si era commosso, stavolta non ha detto che il vestito era troppo caro,
ed è stato ben attento a non perdere il filo.

All'improvviso, poco prima di tirare alla mela, arriva il maestro che fa il Tell,
suo figlio gli fa un sacco di domande; e allora uno della Guardia [2]
salta fuori e gli urla: „Sbrigati!“, in modo che tutti sentano,
„Perché fa domande così idiote, non ha imparato nulla a scuola?“

Un amico del Tell, uno di Altdorf [3], gli tira un ceffone nel muso,
e quello della Guardia, senza starci a pensare, si rigira
e lo colpisce con l'alabarda proprio in piena pancia
e allora accorre tutta la gente di Uri, cavolo, ora sì che c'è casino.

Gli uni, quelli per l'Austria, si schierano con la Guardia;
gli altri, quelli di Altdorf, per Tell: un massacro !
Si combatte con alabarde, spade di cartone, con le quinte,
Tell è stato messo sotto da Gessler [4], e allora ci si mette tutta la sala.

Ora volano bicchieri, ognuno dà sfogo alla sua ira repressa,
si spaccano tavoli e panche, la birra si mescola al sangue.
L'oste si strappa i capelli, la moglie si rimette a posto le ossa rotte,
è andata avanti per due ore, poi l'Austria è stata sconfitta.

Hanno dato il Guglielmo Tell al „Leone“ di Nottiswil,
e, certo, mai prima in uno stile più naturale!
L'assicurazione ha pagato, ma da allora io so una cosa:
a prendersela così, tutti son buoni, la libertà,
a prendersela così, tutti son buoni, la libertà!
[1] Secondo la leggenda, basata sul racconto di Aegidius Tschudi, Werner Stauffacher sarebbe stato uno dei tre firmatari del Patto del Rütli del 1° agosto 1291 (da notare che di Guglielmo Tell non si fa nessuna menzione nelle versioni più antiche della leggenda). Il racconto di Tschudi risale comunque al XVI secolo. Werner Stauffacher sarebbe stato il rappresentante del cantone di Schwyz (quello che avrebbe dato nome a tutta la Svizzera), Walter Fürst quello del Canton Uri e Arnold von Melchtal per il cantone di Unterwalden. Per un certo periodo vennero chiamati tutti e tre „Guglielmo Tell“. Nel documento storico del giuramento di unione (la „Carta Federale Svizzera“), che esiste, si tratta però dei tre landamani cantonali che rispondevano alle firme di Konrad ab Yberg, Werner von Attinghausen e Konrad Baumgarten.

[2] Si tratta della Guardia agli ordini di Albrecht Gessler, figura altrettando leggendaria di quella di Guglielmo Tell. Secondo la leggenda, Albrecht Gessler sarebbe stato il landfogto (o balivo) asburgico di Altdorf, la cui spietata tirannia avrebbe portato alla ribellione guidata da Guglielmo Tell. Nel dramma schilleriano, Gessler è agli ordini diretti dell'Imperatore d'Austria, che intende deliberatamente provocare il popolo svizzero affinché si rivolti e fornisca all'Austria il pretesto per invadere la Svizzera.

[3] Altdorf è la capitale del Canton Uri; ha attualmente quasi 9000 abitanti. A Altdorf („Borgovecchio“) è ambientata tutta la leggenda di Guglielmo Tell, ed è quindi una località che ha un'importanza nazionale in Svizzera. Vi sorge un famosissimo monumento a Guglielmo Tell. A causa del vento di favonio, è anche nota per essere una delle località più calde di tutta la Svizzera: me ne sono accorto la volta che ci sono stato per andare a vedere, appunto, il monumento a Guglielmo Tell. Una delle due o tre volte che ho bollito dal caldo in Svizzera.

Altdorf: Il monumento a Guglielmo Tell in una vecchia foto.
Altdorf: Il monumento a Guglielmo Tell in una vecchia foto.


[4] V. nota 2

31/1/2016 - 23:54




Langue: français

Version française – ON A JOUÉ GUILLAUME TELL – Marco Valdo M.I. – 2016
Chanson alémanique (Schwyzertüütsch) – Si hei dr Wilhälm Täll ufgfüert – Mani Matter – 1966
Paroles et Musique: Mani Matter
Album: I han en Uhr erfunde ("Ho trovato un orologio")

À la taverne « Le Lion » de Nottiswil, un village imaginaire de la Suisse profonde, un soir on joue le « Guillaume Tell » de Schiller, à la façon d’un mélodrame napolitain : une moitié du village sur scène, et l’autre moitié est le public, muni d’énormes cruches de bière. Appeler Mani Matter le « Brassens suisse » n’est pas chose originale, vu que Mani Matter lui-même, depuis ses tout débuts, avait déclaré ouvertement s’inspirer de Brassens. Il est certain que, parmi les chansons de Mani Matter, celle-ci est une des plus « brassensiennes » (pour le contenu on pense évidemment à l’Hécatombe) dans l’absolu, jusque dans la musique ; comme Brassens, il se produisait seul avec sa guitare et il n’est pas à exclure que même ses moustaches noires n’étaient pas, au fond, inspirées elles aussi de Tonton Georges. Ce qui vraiment, cependant, distingue Mani Matter est l’ambiance locale, son adaptation des motifs « brassensiens » à la petite et étroite réalité suisse en la prenant souvent en dérision aimablement, mais en la frappant en même temps férocement dans ses façons d’être et dans ses mythes.

Retournons ainsi à Nottiswil : la pièce collective du Guillaume Tell commence comme dans le scénario, avec les nobles mots de Frau Stauffacher (interprétée par la pasteure), adressés au tailleur du village ; et on s’imagine cette communauté locale tellement férue de théâtre, que ce ne doit pas être la première fois qu'elle joue et que le tailleur, cette fois, est tellement « pris » qu’il reproche à la pasteure de s’être fait faire un costume de scène trop cher (qu’il a dû, on suppose, offrir pour l’occasion). À un certain moment, entre en scène l’instituteur du village, qui joue Guillaume Tell ; son fils, cependant, au beau milieu de la scène commence à lui poser des questions stupides une après l’autre, en retardant vraiment le moment crucial de la scène mère, juste avant le mythique et dramatique tir à la pomme. Un autre acteur, qui interprète un soldat de la Garde des Habsbourg de Gessler, s’impatiente et dit au garçon de s’arrêter et de se dépêcher, avec certaines considérations exprimées à haute voix. Et patatras : un d’Altdorf, à savoir un partisan de Guillaume Tell, se retourne et fout une claque au Garde, qui répond avec une « hallebardade » en plein ventre. La bagarre éclate, elle se déroule consciencieusement avec fausses hallebardes, épées de carton, pièces de décor, gifles, coups de pied et, naturellement, des verres (« la bière se mélange au sang » ). Tout se passe en deux heures, le local est détruit, l’aubergiste est désespéré, sa femme arrange les os cassés et l’assurance paye. Il s’ensuit une considération finale finaude de la part de l’auteur, autre caractéristique pleinement « brassensienne ».

Il serait facile considérer tout cela comme un tableau, une petite historiette comique (et, de toute façon, l’effet comique est assuré) ; on doit cependant remarquer l’authentique ridiculisation du mythe fondateur de la Suisse, chose qui en 1966, quand sortit la chanson, ne fut pas acceptée par tous avec facilité (et puis, les Suisses ne sont certainement pas célèbres pour leur sens de l’humour). Dans les mains de Mani Matter, qu’on excuse ma remarque, le Mythe Sacré Helvétique est, en pratique, réduit à une bagarre de village, « Et jamais dans un style aussi naturaliste ! » et il n’est pas exclu que le fait historique, si jamais il y a eu, n’ait pas été vraiment plus semblable à tout cela plus qu’à la légende dont semble être née une Confédération entière avec tant de drames schilleriens et d’œuvres de Rossini. Ce que sous-entend la chanson… est que les « grands mythes » ont souvent une origine fort terre-à-terre, de bagarre en taverne. Autre chose que Guillaume Tell, autre chose que Pacte sacré des Rütli, mais plutôt une sensationnelle peignée qui rappelle les films avec Bud Spencer et Terence Hill. Le tout pendant qu’on joue un drame qui, en Suisse, a caractère presque que d’écriture sacrée. On comprend donc mieux l’ambiance brassensienne de la chanson, ce que Mani Matter avait visé : « On gagne la liberté, quand on se bat comme ça ! » . Ce qui, soit dit en passant, équivaut pleinement à ces deux sacs de dynamite que le même Mani Matter déclarait vouloir utiliser, tôt ou tard.

Hors de Suisse, il n’est pas inhabituel de se moquer de la légende de Guillaume Tell ; cela fait partie, généralement parlant, aussi de la médiocre sympathie dont la Suisse et les Suisses jouissent (jouissent, façon de parler). Ainsi, par exemple, il est presque naturel de relier cette chanson de Mani Matter au fils de Guillaume Tell de Davide Van De Sfroos, pour donner un exemple. Mais Mani Matter, en son temps, comment dire, « agit de l’intérieur » , très profondément suisse d’un côté qui savait bien où frapper, et de l’autre, suisse « métis » (il était à moitié hollandais par sa mère). Comme Brassens (et comme De André, Nohavica et autres) a dû donc être « neutralisé » , et il n’y a pas meilleure manière pour neutraliser quelqu’un qu’en lui portant une affection presque immodérée, en le transformant en icône et mythe nationaux. Sa tragique fin en jeune âge a sans doute apporté sa contribution à tout ceci.

Comment cela finit-il ? Je vous le raconte brièvement. En ce qui concerne cette chanson, qui parlait d’une pièce fictive, il en a été tiré une pièce authentique, par le « Theater am Tatort » (Théâtre sur le Lieu du crime), qui la reproduit ; elle dure les deux heures de la chanson et prévoit une authentique bagarre simulée entre le public et acteurs. Comme Nottiswil n’existe pas, on l’a créée avec même un panneau de signalisation, dans la localité de Madiswil (village de 2216 habitants dans le Canton Berne), où existe vraiment une auberge et taverne avec aussi une salle théâtrale, et face à cette taverne, où on joue la chanson de Mani Matter, a été placée une belle plaque routière qui indique « Nottiswil – BE » , similaire aux plaques routières suisses. Pas seulement : comme on peut le voir sous le titre, l’auberge/taverne, qui s’appelle « Gasthof zum Bären » (Auberge de l’Ours) a été à l’entrée rebaptisée « Gasthof Löwen » avec le titre de la chanson de Mani Matter. Le tout sponsorisé par Kambly, la très connue (et excellente) biscuiterie suisse. [RV]
ON A JOUÉ GUILLAUME TELL

Au « Lion » de Nottiswil, on a donné le Guillaume Tell de Schiller
Il y avait la foule, la moitié du village, dans la pièce se retrouvait,
L’autre moitié par contre était dans la salle, devant de grandes bières,
À faire le public, regardant et écoutant avec attention ce qui se passait.

Au début, tout allait bien, jouant la femme de Stauffacher,
La pasteure disait au tailleur des mots d’une grande sagesse,
Mais émue, elle n’a pas dit cette fois, l’habit est si cher,
Et il lui a répondu de ne pas perdre le fil de son texte.

Au moment de tirer la pomme, arrive l’instituteur qui jouait Tell,
Son fils pose des tas de questions, alors un Garde
Lui crie tellement fort que tout le monde peut l’entendre :
Comment pose-t-il des questions si stupides, n’a-t-il donc rien appris à l’école ?

Un ami de Tell, un gars de Altdorf, le frappe dans la figure,
Et le garde, réagit, sans réfléchir, enchaîne
Et lui colle un coup de hallebarde dans le ventre,
Alors, accourt tout le peuple de Uri, et la bagarre se déchaîne.

Les uns, ceux pour l’Autriche, prennent le parti du Garde ;
Les autres, ceux d’Altdorf, pour Tell : un massacre !
Avec des hallebardes, des épées de carton, avec les décors,
Tell tombe sous Gessler, toute la salle s’y met alors.

Les verres se mettent à voler, la colère refrénée éclate,
On brise les tables et les bancs, la bière au sang se mélange,
L’aubergiste s’arrache les cheveux, sa femme répare les dégâts,
L’affaire a duré deux heures, l’Autriche l’a dans le baba.

On a donné le Guillaume Tell au « Lion » de Nottiswil,
Et jamais dans un style aussi naturaliste !
L’assurance a payé – et je sais une chose depuis,
On gagne la liberté, quand on se bat comme ça.
On gagne la liberté, quand on se bat comme ça !

envoyé par Marco Valdo M.I. - 3/2/2016 - 21:28




Langue: français

Version française – ON A JOUÉ GUILLAUME TELL – Marco Valdo M.I. – 2016 (nouvelle version)
Chanson suisse en Schwyzertüütsch – Si her dr Wilhälm Täll ufgfüert – Mani Matter – 1966 

guillaume-tell


Il te souviendra, Lucien l’âne mon ami, que j’avais antérieurement proposé une version française de cette chanson de Mani Matter; remettant de l’ordre dans mes chansons en vue de l’édition des Rêves, j’ai retrouvé l’ancienne version et je me suis décidé à en tenter une nouvelle.

C’est toujours ainsi avec les traducteurs et les recréateurs de textes poétiques. Ils veulent toujours améliorer leurs textes, Marco Valdo M.I. mon ami. Et toi, tu fais pareil et c’est fort bien. On a deux versions pour le prix d’une, du coup.

Il te souviendra aussi, Lucien l’âne mon ami, qu’on avait déjà rencontré à Zurich en Suisse alémanique, aux temps des exils, Hugo Ball au Cabaret Voltaire, Erika Mann au Moulin à Poivre, Max Werner Lenz au Cabaret Cornichon. Tous modelèrent la forme artistique de leur époque qui jusque-là était développée en Allemagne – principalement dans les milieux nocturnes de Berlin et de Munich.
Après la guerre, dans les années 50, dans le sens contraire, Hazy Osterwald et son Sextett venaient de Berne pour faire un tabac en Allemagne. Il accompagnait à sa manière le Miracle économique et la conjoncture.
Cette fois, il s’agit encore d’un chanteur, d’un artiste qui trouva à se mettre à l’unisson de son temps.
Comme en Allemagne avec Franz-Josef Degenhardt, en Italie avec Fabrizio De André, Paco Ibañez en Espagne, Jacques Brel en Belgique, on vit naître en Europe des chanteurs à texte à la suite de Georges Brassens en France, apparut en Suisse alémanique Mani Matter.
Juriste, comme Franz-Josef Degenhardt, Mani Matter va rapidement construire son propre langage et adapter la forme à une manière de récit aux accents particuliers.

Certes, dit Lucien l’âne en ouvrant grand les yeux et les oreilles. Mais encore ? Parle-moi de Mani Matter, que j’avais bien croisé sur un chemin alpin, un soir d’été et de villégiature ; mais nous n’avions pas eu le temps de faire beaucoup connaissance ; il passait à toute allure en automobile. On ne nous avait même pas présentés l’un à l’autre ; et puis, maintenant que j’y pense, avec le recul, il aurait mieux été inspiré de se déplacer à dos d’âne ; je l’aurais volontiers porté. J’aurais dû insister, mais pouvais-je savoir que je serais amené à en parler ici avec toi ?

Eh bien, répond Marco Valdo M.I., allons-y dans l’ordre et la discipline et prenons tes questions à la queue leu-leu, comme elles sont venues. Donc, je reviens à Mani Matter – vois comme la chanson est quelquefois prémonitoire, dont une des compositions les plus connues fut « Appréhensions ».

Oui, dit Lucien l’âne, et alors ? Appréhensions ? Tout le monde peut avoir des appréhensions et puis, qu’est-ce que ça veut dire exactement Appréhensions ?

Voyons ça. Appréhensions, dit Marco Valdo M.I. très souriant, a un double sens ; le second sens dérivant du premier. Le premier veut dire en gros, compréhension anticipée et le second, marquant un penchant au pessimisme, signifie un ressenti anticipé d’événements fâcheux. Dans le cas de la chanson de Mani Matter, on peut tout à fait parler d’appréhensions, lui qui mourut à 36 ans d’un accident automobile. Maintenant, au départ, Mani Matter – de son nom de ville : Hans-Peter Matter, dans ses loisirs, était un joyeux troubadour bernois et exerçait ses talents professionnels comme juriste à la Ville de Berne, jusqu’au jour où le démon de la chanson l’emporta. La particularité de Mani Matter, c’est qu’il a écrit et chanté tout son répertoire en « Schwyzertüütsch », plus éloigné de l’allemand courant que l’italien ne l’est du suédois et encore, ce devait être du Bärndütsch (bernois) et non du Zuritüütsch (Zurichois) ; ce qui lui a assuré longtemps une relative célébrité alémanique. Cela dit, Mani Matter ne manquait ni d’humour, ni d’espièglerie.

Oui, mais qu’en est-il de la chanson ?, insiste Lucien l’âne. J’aimerais quand même savoir ce qu’elle raconte.

Sans doute, Lucien l’âne mon ami, toi qui as tant voyagé et qui est passé souvent au travers des Alpes connais-tu la légende suisse de Guillaume Tell, le mythe fondateur de ce pays si sourcilleux et tout aussi légendairement, calme et ordonné. L’exploit de l’archer ou de l’arbalétrier Guillaume Tell qui symbolise par son geste – il tira une flèche dans la pomme posée sur la tête de son propre fils, la résistance et la finale victoire des Suisses sur l’occupant autrichien. C’est là, comme toutes les légendes fondatrices une chose quasi-sacrée, dont il est malvenu de rire et de se moquer. Cet exploit héroïque fut pour l’écrivain et dramaturge allemand Schiller, l’occasion d’écrire un morceau de bravoure et sa pièce devint une célébration de la Suisse jusque dans les villages les plus reculés des cantons les plus montagneux. Et la chanson de Mani Matter, à cet égard, est véritablement sacrilège. Elle raconte une représentation dans un village qui tourne finalement au pugilat et ensuite, à l’émeute locale après une série d’épisodes comiques dignes de Spike-Jones ou des Monty-Pythons. Cette aventure a été reprise par un théâtre, par le « Theater am Tatort » (Théâtre sur le Lieu du crime), bagarre comprise. Mais c’était bien des années plus tard. Pour les détails, voir la chanson de Mani Matter.

Eh bien, dit Lucien l’âne, voyons-la et puis, reprenons notre tâche qui, je le rappelle, est de tisser le linceul de ce vieux monde querelleur, conformiste, héroïque, patriotique et cacochyme.

Heureusement !

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane.
ON A JOUÉ GUILLAUME TELL

Au « Lion » de Nottiswil, on jouait le Guillaume Tell de Schiller.
Il y avait foule : la moitié du village sur la scène s’activait,
L’autre moitié dans la salle, devant de grandes bières,
Bon public, regardait et écoutait ce qui se passait.

Au début, dans le rôle de la femme de Stauffacher,
La pasteure débitait son texte au tailleur
Émue, elle omit certaine réplique et sans cœur,
L’artisan lui reprocha cet oubli. Ainsi, commença l’affaire.

À l’instant crucial de la pomme, le fils de l’instituteur qui jouait Tell,
Pose à son père d’assommantes questions, alors un garde – un effet de l’alcool ?
Si fort que tout le monde l’entend, le héros interpelle :
Cet enfant n’a-t-il donc rien appris à l’école ?

Furieux, un ami de Tell, un gars d’Altdorf, le frappe à la figure,
Et le garde, sans réfléchir, immédiatement enchaîne
Et leste, lui flanque un coup de pied au ventre ;
Accourt tout le peuple d’Uri et la bagarre se déchaîne.

Les uns, pour l’Autriche, prennent le parti du garde ;
Les autres, d’Altdorf, celui de Tell : on se cogne sans remords
Avec les épées de carton, avec les décors, avec les hallebardes,
Tell tombe sur Gessler, toute la salle s’en mêle alors.

La colère éclate, les verres volent, en un instant.
Au sang se mêle la bière, on brise les tables et les bancs.
L’aubergiste s’arrache les cheveux, sa femme compte les dégâts.
L’affaire dure deux heures, l’Autriche l’a dans le baba.

Au « Lion » de Nottiswil, on a joué le Guillaume Tell de Schiller
Dans un style hautement naturaliste et avec tant et tant de bières.
L’assurance a payé – et moi, j’ai appris,
Comment dans ce petit pays d’Uri,
On gagne la liberté,
Quand on se bat comme ça.
On gagne la liberté,
Quand on se bat comme ça !

envoyé par Marco Valdo M.I. - 9/11/2016 - 22:28


"L'assicurazione ha pagato" è geniale. Troppo tipicamente svizzero!

Lorenzo - 10/11/2016 - 23:35




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